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Giovane nel corpo, vecchio dentro, tanto orrore, le ho provate tutte


BiagioG

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BiagioG

Ciao a tutti, vi leggo da un po' ma mi sono deciso a iscrivermi solo oggi.
Ho 22 anni. E' tanto tempo che combatto inutilmente, sono molto demoralizzato, deluso dalla società che mi circonda (in particolare dal mondo dei giovani), dalla vita, disilluso e senza aspettative per il futuro. Sono costantemente insoddisfatto, so che è soltanto colpa mia, della mia testa, del mio modo di pensare, di vedere le cose, non imputo la colpa a qualcun altro. Questa mia visione probabilmente mi si è radicata negli anni a causa di continue delusioni, umiliazioni. O forse era solo il mio carattere ad essere troppo debole.
Mi reputo uno studente universitario modello, ho ottimi voti e frequento un corso di laurea che sicuramente mi procurerà un buon lavoro, ma questo non mi rende felice. Non mi piace quello che faccio. Non mi piace come siamo costretti a vivere in questa società, come si comportano gli altri (non è colpa loro ripeto, è solo colpa della mia visione delle cose). Sono triste. Sono insoddisfatto. Dovrei godermi la vita, questi sono gli anni migliori, invece l'unica cosa che riesco a fare è lavorare (e ciò non mi piace, mi deprime). Mi chiedo se questa sia davvero depressione. O se è l'età. Ormai sono anni che vado avanti così. E' peggiorata la situazione. So che in questi anni si forma il carattere, e che poi è difficile cambiarlo. Ecco io ho paura. Ho paura di vivere il resto della mia vita così, triste, insoddisfatto, incapace di godermela.
Ora vorrei cercare di capire perché sono diventato così. Nessuno nasce "malato". Lo si diventa, a causa dell'ambiente esterno. Sono sempre stato, fin da bambino, un po' particolare. Non avevo molti amici, mi sentivo inferiore agli altri, avevo paura delle brutte figure. Ero molto piccolo per la mia età, basso, estremamente magro. Però ero sereno. Molto felice. Non ho mai avuto pensieri negativi. Il perché? Perché vedevo la mia vita come un continuo miglioramento. Non dovevo far altro che aspettare. E impegnarmi. E nel tempo non avrei fatto altro che migliorare. Questo mi bastava. "Oggi fa schifo? Sì, ma domani sarà meglio". Nuoto. Palestra. Stile di vita sano. Studio. Impegno. Bisogna farsi il ... per ottenere qualcosa dalla vita. Questo era il mio motto. E così ho fatto. Ero ancora un illuso. Ero ancora ignorante. Ma ero felice. C'era la speranza per un domani migliore.
Non mi passò mai nemmeno per la testa di approcciare una ragazza. Ero troppo piccolo (fisicamente). Rispetto ai miei coetanei sembravo un bambino. Non avevo il coraggio di avvicinarle, ero molto insicuro. Non sono mai stato un tipo di quelli che vanno in giro a combinare sveltine un po' con tutte. Mi sono sempre nascosto dietro alla scusa che sono un bravo ragazzo e cerco una tipa seria con cui avere una rapporto d'amore. Vero: mi piacerebbe moltissimo. Complice però il fatto che avevo un pene piccolo, non minuscolo ma piccolo (12cm): mi ha sempre creato disagi (e tutt'ora mi crea forti complessi anche se io per primo razionalmente sò che non dovrebbero esserci, credo sia sindrome del pene piccolo), anche in piscina e palestra, non facevo mai le docce pubbliche per esempio. Avrei avuto vergogna di mostrarlo a una sconosciuta per una sveltina (anche per primo capisco essere la cosa più naturale di questo mondo). Anche per questo motivo cercavo una ragazza con cui avere una vera relazione. Sono molto orgoglioso (o meglio temo, sì temo, le brutte figure, forse per le continue prese in giro in giovane età) e non avrei sopportato di essere deriso per le dimensioni del mio pene.
In seconda liceo ho conosciuto la prima ragazza ad avermi affascinato. O meglio lei venne a conoscere me, nella gita scolastica (considerate che era comunque una tipa molto socievole di suo e parlava con tutti). Così ci provai, dopo qualche tempo, dopo averla conosciuta, in modo delicato, come un bambino ingenuo (ero inesperto a differenza di tutti i miei coetanei), invitandola ad uscire un pomeriggio. Lei mi disse di no, ma fu altrettanto delicata nel farlo. Ci rimasi però malissimo. Molto male, mi ero non posso dire innamorato ma molto affezionato e mi aveva illuso. Al tempo ero ancora troppo piccolo fisicamente (dovevo ancora cominciare ad andare in palestra), ero asociale, ero chiuso, timidissimo ecco la parola giusta. Così non mi demoralizzai. Mi dissi. devo crescere, devo migliorare. Domani sarà un giorno migliore. Come al solito.
Arrivò la moto (non ho citato i miei genitori fino ad ora perché sono perfetti), mio padre me la regalò. Sono sempre stato molto fortunato. Questo è stato il periodo più bello della mia vita. Ero esaltato, sempre divertito. Ero cresciuto. Ero diventato alto. Il nuoto gettò le basi per il mio fisico: le spalle larghe. Ma ero magrissimo.
Dopo quasi 2 anni (non uscivo praticamente mai, avevo qualche ottimo amico conosciuto a scuola, ci frequentavamo in ambiente domestico) ne approcciai un'altra, conosciuta tramite un mio amico. Questa volta lei non fu delicata. Mi derise con tutte le sue amiche. Mi distrusse psicologicamente (anche se non ero profondamente interessato come con la prima). E' impressionante la perfidia femminile certe volte, allora lo compresi.

In quel periodo smessi di andare in moto (la passione della mia vita) e tutt'ora non ci vado più, per motivi economici. Così iniziò il declino. Mi iscrissi in palestra, ci diedi davvero dentro, versai sudore e sangue, e crescevo. Avevo raggiunto uno stato mentale perfetto. Grazie anche lo studio della filosofia a scuola. Avevo raggiunto una quasi perfetta atarassia. Ero freddo. Inscalfibile, indifferente a tutto. Non uscivo, non parlavo. Studiavo, mi allenavo come una bestia, mangiavo, dormivo. Ottenni ottimi risultati in tutto, zero distrazioni. Stavo benissimo, se così si può dire. Forse semplicemente "non stavo" proprio, ero riuscito a soffocare ogni sentimento, sofferenza compresa. Era bellissimo.
Un giorno come un altro, il giorno della mia fine lo chiamo, in palestra mi feci male, un grave infortunio. Dovetti smettere. Ma quella era diventata la mia vita. Così l'atarassia si trasformò in depressione, credo. Questo perché crollò l'ideale che sempre mi aveva spinto ad andare avanti: "resisti che domani sarà meglio, non devi far altro che aspettare, crescere e migliorare sempre fino a che non otterrai quello che desideri". Infatti iniziai a dimagrire. Smisi di mangiare, di avere appetito, non mi restava che studiare. In due anni persi tutto quello che molto duramente avevo guadagnato (a livello fisico) e tornai ad essere il sottosviluppato di sempre ... metabolismo veloce). La palestra però ha cambiato il mio carattere e ciò è rimasto. Lo ha rinforzato, ora non mi faccio mettere in piedi in testa da nessuno. Non ho mai fatto male per primo, ma sono diventato molto cattivo con chi mi fa un torto. Molto.
Mi demoralizzai, mi resi conto che non è sempre un'ascesa, che non si può continuare a migliorare. Iniziai da qui ad avere incessanti pensieri per il futuro, sul domani. Dicevo: ho 18 anni. E sono ridotto così. Non può far altro che peggiorare. Inizierò a invecchiare, ad avere problemi di salute (complice un forte calo della vista, a me che ci ho sempre visto perfettamente!). Inversione di tendenza: più il tempo passa e peggio sarà. E pensare che già adesso mi fa schifo. Diventai molto cinico e pessimista. Negativo è la parola giusta. Anzi: disfattista.

Iniziai l'università (nella quale sono diventato molto sicuro di me, soprattutto nel rapporto col prossimo: tendo a imporre il mio carattere sugli altri) avevo raggiunto un nuovo stato mentale, non era atarassia, ma menefreghismo, semplicemente me ne fregavo della mia condizione pietosa (fisicamente), me ne fregavo di quello che pensavano gli altri. Però non stavo bene. Perché questo menefreghismo è contro il mio carattere. Ho iniziato a provare schifo per ciò che mi stava attorno, nulla aveva senso, nulla doveva averlo alla fine.
Provo un costante senso di vuoto. Di noia. Tristezza, malinconia. Perché fare tutto ciò, se non ha senso, non serve a nulla. Sono confuso. Nulla mi diverte. Nulla. Non c'è più niente, neppure i vecchi interessi. Pensare che ero una persona così solare..
Non si può dire che non ci provo. Ci provo in ogni momento, non mollo mai. Faccio il mio dovere scolastico (che poi alla fine quale dovere? Chi me lo fa fare? I doveri sono una cosa che ci siamo inventati noi; ... il super-io e i sensi di colpa. Dovremmo solo goderci la vita. Peccato non riuscirci!), cerco di uscire, di non stare mai fermo, di frequentare gli amici (quelli d'infanzia; ma mi sento solo). Lo faccio ma mi annoio sempre e comunque. Mi impegno ma senza risultati. Sono arrivato alla conclusione che non riesco più a divertirmi.
Nelle discoteche sono schifato dai comportamenti dei miei coetanei. Sono schifato dalle ragazze che si ubriacano e fanno le troie. Uno schifo. Una tristezza. Odio loro e le discoteche. Anzi no: odio me stesso, perché è colpa mia, della mia testa. Loro non fanno nulla di male, loro pensano a divertirsi e io crepo d'invidia, perché ci provo ma non ci riesco. Tutta colpa mia. Che schifo anche le feste universitarie.
Cosa vorrei? Sento un vuoto, e nell'ultimo anno ho iniziato a credere che il mio sia un problema molto semplice. Credo una mancanza di affetto (non quello famigliare, quello c'è sempre stato), affetto di altro tipo. Mi servirebbe una ragazza, ho bisogno di affezionarmi. Ho bisogni anche fisici, probabilmente. Freud direbbe semplicemente che sto male perchè non appago tali bisogni, sto andando contro la mia natura.
Ho 22 anni e sono in uno stato pietoso. Non ho mai avuto una ragazza, non ho mai baciato nessuna (altro che baciare, neanche ci sono mai uscito), non so cosa voglia dire. Forse è questo il problema mi dico, non ho mai provato quelle cose che ti dovrebbero riempire la vita, praticamente è come se per me non esistessero, per questo mi sembra così vuota. Io non voglio la prima che passa, la prima che ci sta come fanno molto dei miei coetanei. Io sono molto esigente, io voglio quella perfetta (secondo il mio ideale), quella che mi piace davvero, mi è in grado di farmi provare qualcosa, di affascinarmi, di sucitare in me interesse. Quella speciale.
All'inizio di quest'anno ero diventato abbastanza sereno. Ero quasi tornato sull'ottica che il tempo migliora le cose. In un altro senso però: aspetta che prima o poi incontri quella giusta, quella che davvero fa per te, quella speciale. Di nuovo illuso (quasi). Pensavo che erano passati molti anni dall'ultima volta, che ero cambiato. Ero cresciuto, migliorato (dentro). Vero. Ero molto sicuro di me, carismatico: ottimi risultati agli esami, buon rapporto con i professori. Non avevo paura di nessuno. Gente terrorizzata dagli insegnanti, dalle prove orali. Io mi divertivo.
Un giorno vidi lei: Marta. Mi battè forte il cuore. Non sò di preciso cosa mi prese, cosa accadde. Così di colpo, in un istante.. non mi successe mai nulla di simile. Lei aveva qualcosa, nella sua bellezza, nei suoi modi di fare, di parlare che mi aveva stregato. Sembrava così timida, chiusa, insicura, vulnerabile. Da proteggere. Questa era l'impressione che avevo. Mi faceva tenerezza. Forse perché io di natura sono molto protettivo, credo che sarei un ottimo padre.
Ero finalmente molto conteno. Iniziai ad osservarla, giorno dopo giorno. Lei lo notò. E anche lei iniziò ad osservarmi, nei corridoi, quando ci incrociavamo. Una parola: stupenda. Ero troppo felice per essere vero. Forse l'avevo trovata. La ragazza speciale che tanto ho atteso. Quando la vedevo mi batteva il cuore forte. Chissà cosa significa. Forse è solo fisiologico, forse il sangue scorre più rapido pompato dal cuore per prepare il pene all'accoppiamento, o forse no, c'è qualcosa di più.
Volevo conoscerla. Ma era sempre con le sue amiche (e amici).
Un giorno la trovai sola, e feci una cosa che non avevo mai fatto in vita mia. Stupii me stesso. Andai lì da lei, in modo naturale, ma col cuore a mille. E le parlai, la volli conoscere. Quanto era bella quando parlava.
Nei giorni a venire mi fece stare molto male. Lo so sono io che sono uno stupido, ma vederla parlare con altri ragazzi con così tanta confidenza, così divertita mi accendeva strane lampadine in testa, che mi bruciavano. Le parlai ancora. Mi resi conto che amava uscire con le amiche, andare in posti molto frequentati (come tutte le altre), discoteche, nelle feste unversitarie, classiche feste dove sono tutti ubriachi e fanno porcate (mi era giunta voce da una nostra conoscenza in comune che una volta aveva fatto un'esperienza a tre ma non so se e' vero). Ciò mi fece stare malissimo. Mi faceva pensare..lei è molto bella..chissà come si diverte lì e con chi..chissà quanti ragazzi migliori di me le orbitano attorno, forse fa anche lei quelle schifezze che fanno tutte le altre, e perché non dovrebbe farle..Sono tutte uguali. Anzi no sono io che sono strano, diverso, malato poiché odio questo loro modo di comportarsi invece di approfittarne. Questi pensieri mi torturano, penso a lei tutto il giorno, mi deprimo, alla sera non riesco a dormire. Dopo averci parlato 2 volte le chiesi ingenuamente se le andava di fare un giro nel pomeriggio (volevo conoscerla). Mi disse di no. Non mi guardava neanche in faccia mentre le parlavo, sembrava infastidita. Quel giorno sono stato malissimo. Probabilmente avrei dovuto andare lì con una bottiglia di birra in una mano e una sigaretta nell'altra (anche se odio la birra e non fumo) e dirle: "We vieni con me che ti porto in un posto figo". A quanto pare vanno di moda gli ...
Realizzai che dall'ultima volta gli anni erano passati. Ma non era cambiato nulla. Ero sempre io. Mi relaziono con tutti senza problemi. Invece con lei no, mi sciolgo come cioccolato al sole. Da fuori sembro un duro, un freddo. In realtà dentro ho il cuore troppo tenero per ottenere qualcosa di buono.
Ha vent'anni, è una bella ragazza ed è normale che faccia tutte quelle cose che fanno le sue coetanee, che abbia rapporti sessuali quotidianamente, che abbia sperimentato la sessualita' in molti modi, non è mica una fallita come me. Questi pensieri sono una tortura. Le parlai ancora nei giorni avvenire, sempre solo in ambiente scolastico. E' molto colta, ha buon gusto, sembra una brava ragazza. E' intelligente, molto timida. Ma è normale che faccia certe cose. Che faccia certe esperienze. Mi uccide il pensiero che qualcun altro abbia il privilegio di farle provare piacere e viceversa lei faccia provare piacere a qualcuno. Mi sento un pazzo a scrivere queste cose ma sono vere.
Ormai e' crollato tutto. Quando mi allenavo avevo un gran bel fisico. Guardo talvolta le mie foto in costume e non mi riconosco. Ero molto muscoloso e molto definito. Fisico da copertina. Spalle larghe. Ho perso nei 2 anni molti chili di massa muscolare. Sono un chiodo adesso. Forse è questo il motivo del mio fallimento.
Non la rivedrò più (non dipende da me). Ogni tanto le scrivevo su facebook. L'ho vista allontanarsi per l'ultima volta. Ovviamente dopo averla invitata invano un'ultima volta.
Ho fallito.
E' passato più di un mese dalla fine di tutto. Mi dicevo: passerà. E stavo come una merda. Invece penso sempre a lei e sto sempre peggio. Per quanto ancora mi perseguiterà?
Era meglio se me ne stavo al mio posto. Dicono che ogni lasciata è persa, e che te ne penti se non ci provi. Cazzate. Io ci ho provato è questo è il risultato. Non mi capiterà più di incontrare un'altra ragazza come lei.
Se avete letto fino a qui vi ringrazio. Spero di non avervi annoiato, o fatto perdere tempo. O peggio spero di non avervi dato un'immagine di me troppo banale.
E adesso? Adesso l'ennesimo senso di vuoto. Malinconia, tristezza, odio per tutto. Radicata l'idea che dovrò vivere male il resto degli anni. Si aggiungono pensieri su Marta, che mi torturano, non mi lasciano mai in pace. Chissà cosa sta facendo in questo momento? Quanto è bella. Quanto è speciale. Speciale ma forse allo stesso tempo è come tutte le altre. Mi batte forte il cuore quando penso a lei. Anche solo se vedo che è online su Facebook.
Che schifo. Ma è solo colpa mia, di nessun altro.

  • Grazie! 1
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Dennis_Chambers

Troppo lungo.

E comunque ho letto le ultime righe, si risolve tutto in un solo modo: Scopati una ventina di ragazze poi torna qui.

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Cit Pick Up Artist:

Mi stupirebbe il contrario.

Quando dentro sei spento, morto, con un livello energetico pari a quello di un sasso, quella del socievole e allegro è una parte difficile da recitare e snervante da sostenere a lungo.

Quindi che fare? Essere se stessi o recitare?

Il tuo ''te stesso'' attuale deriva da tutto un sistema che non ti fa stare bene, quando stai con gli altri, certo, per un po' magari riesci a fare qualche sorriso e dire un paio di battute, poi ti esaurisci all'istante, sei assente.

Recitare il ruolo del ''felice e appagato'' e farlo funzionare non è roba che sanno fare in molti, soprattutto in lunghi periodi, ad orario continuato pressochè nessuno, salvo uomini molto molto particolari, personalità eccezionali del tutto fuori dalla norma, che dentro quella maschera ci vivono così bene che ormai non ci fanno più caso.

Innanzitutto devi renderti conto una volta per tutte che tu ti guardi un film, che il mondo di persone felici e serene che vedi è una gigantesca illusione, e non avrai mai un'idea realistica di quante nevrosi si nascondano dietro quei sorrisi che vedi. Non essere ingenuo.

E come succede ai tanti individui dotati di capacità di pensiero, anche tu stai usando male la tua intelligenza, che invece di essere un dono è la tua peggiore punizione. Se fossi perennemente sbronzo e non-pensante vedresti ben altra roba da quella che vedi.

Hai la fortuna di essere giovanissimo e di aver preso coscienza di questo ora, ergo cambierai molto più agilmente di quanto avresti potututo fare tra qualche anno. Quindi partiamo da questo presupposto.

Prova un attimo a pensare a cosa quelle ragazze che hai conosciuto abbiano potuto pensare di fronte ad un ragazzo muto. Se piacevi ad una di loro, la deduzione immediata è che a te di lei non te ne fregava un emerito cazzo, quando magari aspettava solo un tuo cenno per combinare qualcosa con te.

Ma te sta roba non la vedi, non puoi vederla, non la sai, la ignori totalmente, sei cieco e resti con le mani in tasca a pensare, questo è il discorso. Non entri in campo, non giochi, manco se ti chiama tutto lo stadio.

Domandati cosa ti tiene davvero in vita, se vivi perchè devi vivere, o perchè vuoi vivere.

Alla tua età hai tutto il diritto di non sapere che cazzo fare della tua vita, ci mancherebbe. Quindi non ti parlo nemmeno di porre alla tua esistenza uno scopo preciso. Ma nel PRESENTE, medita su cosa ti accenda dentro, cosa ti fa/potrebbe far sentire davvero vivo.

Non funziona la filastrocca del ''provare ad essere socievole'', salvo che questo non ti porti a conoscenze rilevanti nell'immediato. Ma se non saltano fuori, il carburante finisce e torni come prima.

Sono le radici dell'impianto che sono marce. Chiamalo equilibrio energetico, ruota della vita, chiamalo come vuoi, ma se metti tutte le tue radici nello stesso vaso dove più che sabbia secca non c'è, muori. Quando cominci a distribuire le radici in più vasi, la storia cambia e anche se comunque una radice resta nella sabbia asciutta, il resto ti permette comunque di rigenerarti e risolvere più in fretta e più facilmente la radice malandata.

E' tecnicamente SEMPLICE quello che devi fare, anche se non ci credi ancora. Dopo sarà tutto in discesa.

Non focalizzarti sulle singole persone, ma sui movimenti: gira un po' di qui, un po' di là, spingiti verso attività nuove, sempre consapevole che metà delle cose che il tuo cervello ti dice sono balle e che ti sta ingannando.

Sei nel gruppo e non hai voglia di proferire parola. Se questo accade c'è un motivo, e quel motivo è che tu in quell'istante stai vivendo perchè ''devi'', non hai quell'energia interna, quell'entusiasmo che ti porterebbe NATURALMENTE a conversare, scherzare, cazzeggiare, porti in maniera totalmente differente con le ragazze con tutte le belle soddisfazioni carnali del caso.

La vita è piena di sorprese, ci sono persone che sono usciti da questo limbo per puro caso, in seguito ad eventi tra i più diversi: chi per un successo lavorativo, chi una passione scoperta, chi per una conoscenza fortunata, chi per un amore trovato, chi addirittura dopo un evento traumatico (delusioni, lutti, tentati suicidi, etc... ) che ha risvegliato in loro quella ''voglia di vivere'' che la depressione aveva impedito di far emergere.

Altri invece che questa svolta se lo sono proprio andate a cercare sforzandosi di aprirsi di più al mondo e alle nuove opportunità che sono davvero infinite.

Questo messaggio è rivolto a te, come a tutti coloro che si trovano nella tua situazione di coma esistenziale.

Sono cazzatelle ragazzi, anche se possiamo prenderci tanto sul serio, farci della retorica e trattare queste tematiche come questioni drammatiche, anche se quando ci stai dentro puoi viverla come una tragedia e meditarci chissà cosa, ciò non toglie l'oggettiva natura di cazzatella di queste situazioni causate dal pensiero umano contorto.

Ne prenderai coscienza non appena ti risveglierai dall'incubo, e allora sì che ti ci fai una risata.

E siccome a noi non piace perdere tempo, la risata fattela già ora, e comincia a buttarti in qualcosa che ti accenda lo spirito. Poi torni qui e ci racconti delle tue conquiste;)

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P.s: molla per un po' l'università, e dedicati ad altro. Prova come animatore, vai zaino in spalla in Australia, è il solo modo. Altrimenti tutto quello che hai nella testa ti divorerà inesorabilmente.

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Aleks89

Merito un premio solo per aver letto tutto! Comunque prima di tutto ti consiglio di leggere il libro "Le vostre zone erronee"...

Hai molto da lavorare su te stesso, fino ad ora hai lavorato solo fisicamente e mai mentalmente.

Ti consiglierei di fregartene del fisico e di uscire ad approcciare ragazze che non ti piacciono, ed anche solo per il gusto di parlare non per conquistarle... poi iniziaci anche a provare senza volerlo e se ci stanno ed hai ancora la mentalità di volerne una e speciale senza aver fatto le tue esperienze rifiutale...

Poi ti accorgerai che è meglio averne tante prima di quella unica e speciale; il motivo è semplice e lo capiresti leggendo il manuale di Franco... lui consiglia di avere tanti rapporti prima di averne uno speciale (nel momento in cui deciderai di volerne uno e non essere un "seduttore"); per di più è lui che dice di poter rifiutare una ragazza... ma poniti nella posizione di essere tu a decidere!

In poche parole: lavora su te stesso e fai esperienze con chi non ti interessa... ti sciogli e poi vedrai che avrai possibilità anche con quelle che ti interessano o QUELLA che ti interessa!

C'è sempre speranza!

PS: Si può sapere che infortunio hai avuto?

PPS: La vagina è profonda dagli 8 ai 12 cm, avere un pene grande può all'apparenza essere un vantaggio, ma per la donna l'importante è godere come non mai; a riguardo puoi imparare tanti modi per farla godere...

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Biagio, ti capisco, ho passato anch'io un periodo in cui tutto il mondo mi faceva schifo...in realtà si trattava del mondo interiore che mi soffocava

Io sono "guarito" con hobby e attività il più vario possibile

E mi raccomando, anche se soffri non perdere questa tua capacità di esprimere i tuoi tristi (o solo consapevoli) pensieri con uno stile così curato ;)

(Forse soffri della sindrome del bravo ragazzo)

Imho

EG

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webpe

lungo lungo.....comunque per me devi assolutamente allargare quel confine che ti sei imposto nella società.

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