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Perchè alcuni sentono di non valere nulla


charlie

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GiacBar

Anch'io la pensavo esattamente come te, ero arrivato a toccare il fondo e riuscivo solo a ODIARE i miei genitori, nel modo più profondo. Col tempo ho cambiato idea. Se ti va, dagli un'occhiata ;)http://www.italianse...ti-in-famiglia/. Più o meno i concetti sono gli stessi di questo thread, con in più il mio punto di vista. Oppure continua così, in fondo se stai bene è ok giusto? :D

Sì, avevo già letto la tua storia e sono molto felice per te, davvero.

Sinceramente, già verso i 14 anni, mi ero messo nell'ottica di non poter più contare su mia madre; ormai per me era solo un peso da cui liberarmi al più presto, e cercavo di distarmi il più possibile per non pensare a lei.

Anni ed anni di sofferenze non si cancellano, ed io non ho mai avuto alcun interesse a riallacciare un rapporto con lei, perchè non c'è nulla da risanare, ormai lei è fuori dalla mia vita, perchè io con lei non vivo più, e va bene così.

Comunque mi fa molto piacere che almeno tu abbia potuto cambiare le cose; è un tuo progresso personale che ti ha risparmiato tanti rimpianti futuri.

Per quanto mi riguarda, non c'è nessuna persona sulla quale io possa contare davvero, se non me stesso.

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ivan72

Charlie, i tuoi post sono molto interessanti e ricchi di introspezione psicologica. ti chiedi come cambiare questa sensazione di non valere nulla.ti consiglio caldamente la lettura degli eccellenti libri di Karen Horney che affronta questo tema che lei definisce "la tirannia del dover essere"

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charlie

sta solo a noi eliminare il modo di pensare cattivo, e darci un modo di pensare giusto, la mente si adeguerà da sola e troverà lei i modi per risolvere i problemi eper adattarsi alle situazioni

Esattamente, è quello che intendevo dicendo che entrare nel frame "io valgo", ma deve essere sentito veramente, fin dentro all'inconscio, sarebbe la soluzione definitiva, perchè poi tutto il resto dovrebbe venire di conseguenza.

Charlie sarà anche vero quel che dici però poi ti accorgi che basta poco per cambiare quest strutture mentali.

-) cominciare a cambiare, con un'escalation di atteggiamenti "corretti" che pian piano, grazie a feedback positivi, ti mettono nella giusta strada. Infondo è proprio per questo che la maggior parte di noi segue questo forum. E così facendo è anche meglio che "andare all'orgine delle paure", dato che non si hanno le competenze per interpretare.

Io sono sempre più convinto che, lasciate tutte le scuse e le seghe mentali, alla fine noi DECIDIAMO sempre, anche quando decidiamo di non decidere

Hai ragione, Karien.. cioè, io non dico che non si possa cambiare, è innegabile che con i feedback positivi si cambia. E condivido perfettamente la frase che decidiamo anche decidendo di non decidere. Io a volte sono un po' pessimista, è vero (anche questo è un retaggio..), però innegabilmente ho avuto periodi di sicurezza interiore, energia, esaltazione e successi non da poco, per cui è una cosa che POSSO, provare, la sensazione di valore e fiducia in se stessi. E' che mi capita troppo raramente e troppo in modo dipendente dagli eventi esterni.

E mi sembra di aver visto che si può entrare in presunti MODI di cambiare e liberarsi del marchio del passato, che solo apparentemente sembrano funzionare.

Il perdono non è mai un dovere.

GiacBar.. questa frase è molto forte, e mi fa riflettere... ed è tremendamente vera. Io non intendevo dire che si è obbligati a perdonare... sarebbe un controsenso in termini, mi sono espresso male. Non sai quanto ho battagliato io contro i miei genitori in passato.. penso che il diavolo in persona l'avrei odiato di meno ;)

Poi, con gli anni, sono arrivato al punto che ho capito che non hanno coscienza dei danni che possono aver fatto, nè mai ce l'avranno, nè mai potrebbero sospettarne vedendo ad esempio per strada un altro genitore che dice "tu sei uno zero" al figlio (per fare un esempio).

Per cui il mio perdono in realtà è un aver preso coscienza che oltre un certo punto non si possono rendere conto. Del resto non hanno studiato pedagogia, e quindi, oltre un certo punto, non c'era L'INTENZIONE di farmi crescere insicuro, anzi.

Per il resto, li ritengo comunque responsabili del mio "timbro" di insicurezza. Ma ovviamente questo non cambia nulla della mia situazione, io vorrei rimediare ai loro errori, per un mio futuro migliore, e vorrei trovare il modo migliore e più rapido per farlo.

Charlie post fantastico, motivante per me che rientro, come molti altri a quanto pare, in questa situazione. +1! :D

Grazie Giorgio.. mi fa piacere sapere che in qualche modo sono riuscito a trasmetterti motivazione ;)

Per quanto mi riguarda, non c'è nessuna persona sulla quale io possa contare davvero, se non me stesso.

Questa è una grande convinzione però.. già parti avvantaggiato rispetto ad altri, perchè tu conti su te stesso, e chi conta su se stesso ha fiducia, in se stesso! Probabilmente tu hai saputo reagire bene, in un certo senso, a quello che ti è capitato.. Pensa invece a chi amputato nella fiducia in se stesso fin dall'infanzia, si ritrovi a pensare di poter contare solo su quelli che ha intorno.. :lookaround:

Charlie, i tuoi post sono molto interessanti e ricchi di introspezione psicologica. ti chiedi come cambiare questa sensazione di non valere nulla.ti consiglio caldamente la lettura degli eccellenti libri di Karen Horney che affronta questo tema che lei definisce "la tirannia del dover essere"

Ti ringrazio Ivan, vado subito a fare una ricerca ;)

Modificato da charlie
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GiorgioCatania

..., mi ero messo nell'ottica di non poter più contare su mia madre; ormai per me era solo un peso da cui liberarmi al più presto, e cercavo di distarmi il più possibile per non pensare a lei....Per quanto mi riguarda, non c'è nessuna persona sulla quale io possa contare davvero, se non me stesso.

Io non ho idea di come siano andate le cose a te, quindi non posso permettermi di giudicare. Da come parli sembra che tu ne abbia passate tante e mi dispiace. Come ha detto charlie prima, almeno sei riuscito a reagire bene, capendo che puoi contare solo su te stesso. E' questo ti fa onore, davvero, perché non è una cosa da tutti. B)

Però vorrei prendere spunto da quanto hai detto per sottolineare una cosa molto importante: riallacciare e migliorare i rapporti con i propri genitori e familiari (e in generale con qualunque persona alla quale si è o si è stati legati) non vuol dire che devi contare su di loro. Anzi, vale il contrario: se io riallaccio i rapporti e li miglioro fino a renderli buoni o buonissimi sono IO ad aver preso in mano la situazione, IO ad aver guidato le persone a me care fino al punto di comprenderci, quindi IO ho agito, NON loro:

NON sono IO a dover contare su di loro, ma il contrario.

Non ho mai pensato di dover contare su qualcuno (anche se ogni tanto una mano dall'esterno fa comodo :) ), tanto meno sui miei genitori. Tra l'altro loro mi mettono i bastoni tra le ruote in tutto quello che voglio fare perché non condividono nulla ne di quello che penso ne di quello che faccio (compreso ciò che vorrei per il mio futuro!!), quindi di sicuro non potrò mai contare su di loro, tranne in casi eccezionali che spero non si verifichino mai...

E' una mia semplice riflessione, tutto qui, spero possa essere d'aiuto a qualcuno! ;)

Modificato da GiorgioCatania
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  • 7 anni dopo...
Il 13/12/2010 alle 22:22 , charlie ha scritto:

Intanto grazie a tutti di avermi risposto... sapere di condividere un problema è già una consolazione, anche se poi credo che ognuno dovrà trovare il suo modo personale di risolverlo...

Lo so ragazzi.. è dura.. e sembra non finire mai. Certo col tempo piano piano si migliora.. ma a me sembra che ci sto mettendo troppo, e comincio a pensare che così non funziona. Che continuando così non ne esco, o forse ne sarò fuori a 90 anni.

E' solo l'ATTEGGIAMENTO con se stessi, che ci porta dove finiremo. Dall'atteggiamento che abbiamo dentro la nostra mente, possiamo prenderci il mondo, o chiuderci in un angolino buio. Come si può cambiare questo atteggiamento negativo così fortemente radicato?

Diciamo che in sostanza siamo stati MARCHIATI in un certo modo, abbiamo preso un determinato STAMPO. E ok. Altre persone avranno ricevuto stampi migliori, altre peggiori del mio o del vostro. Ma il punto è: il mio atteggiamento mentale verso me stesso, che mi hanno imposto, non mi piace. Come lo cambio?

E questa è già una impasse!!! Perchè dal momento che critico l'atteggiamento che ho verso me stesso, sono sempre sotto allo stesso modus operandi di dirmi che così come sono non valgo un cazzo!! Capito? Non faccio nulla di diverso, mi sto sempre criticando, mi critico-perchè-mi-critico.

E lo stesso messaggio lo comunico al mio inconscio con le azioni.

Ad esempio una persona che si sente debole perchè l'hanno accusato di non avere la forza di sollevare un fuscello per tutta l'infanzia, si iscriverà in palestra, e diventerà sempre più grosso e capace di sollevare pesi sempre più grandi. Ma si sentirà sempre un debole, perchè quello che sta facendo è di sostenere e CONVALIDARE il messaggio originario, e vivere e fare cose a partire da quello. Spende la vita a negare di essere debole. Ha bisogno di dimostrare e dimostrarsi che quel messaggio che lo gambizza non è vero, che l'ha superato. Ma a questo punto sarà quasi mr.olimpia, e quindi in realtà c'è dentro fino al collo.

Stavo quindi pensando che non è dalle azioni-per-dimostrare-di-valere che si può ottenere un reale e massiccio cambiamento. Voglio dire.. io posso anche studiare anni seduzione e arrivare ad avere 10 hb10 che mi inseguono notte e giorno, ma a parte che con quest'ottica la strada è molto più impervia.. e dubito di arrivarci.. ma anche se ci arrivassi non è detto che io poi non mi critichi che so.. perchè mi sono venuti i capelli bianchi o non ho i soldi per comprarmi l'elicottero.

E allora saranno cambiate le condizioni esterne, ma dentro di me io mi vedrò sempre nello stesso modo o quasi, e il messaggio originario continuerà a tornare, in mezzo alle mie azioni, a sussurrarmi ad ogni occasione "tu non vali un cazzo".

E forse comincio a capire perchè molti personaggi famosi e di successo e che avevano tutto (apparentemente) si sono dati alla droga o alcuni addirittura si sono suicidati.

(e non sto dicendo che mi voglio drogare o ammazzare eh.. non sia mai non sono messo così male.. ;))

Però ecco.. sto pensando che la soluzione non è farsi tutta una vita di lotta rimanendo dentro il frame "io non valgo un cazzo, è per questo che faccio tutto questo, che voglio le hb, che voglio i soldi, che voglio non avere più paura di nulla, ecc" .. bisognerebbe trovare il modo di uscirne.

Cioè di poter ribaltare il messaggio e dirsi "tu vali". Di entrare nel frame "tu vali". Poi da lì ti prendi il mondo inevitabilmente, e senza faticare. Perchè per uno che è conscio di valere, credo che sia tutto un altro vivere.

Qui stiamo forse invertendo la causa con l'effetto invece. Il frame "tu non vali un cazzo" è la causa. Ed eventuali successi l'effetto del lavoro che si fa per desiderare di negarlo.

Invece gli eventuali successi dovrebbero essere l'effetto naturale del frame "tu vali". E sono due cose completamente diverse!!

Ma ora.. come fare? Si può fare? Pnl, tecniche di autoconvincimento & company mi sembrano palliativi anch'essi...

Ciao Charlie, 

rispolvero questo tuo vecchio posto che trovo molto interessante. Sei riuscito ad uscire da questa impasse?

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  • 1 mese dopo...
Wrathchild

Scovata questa discussione, peccato sia così vecchia. Mi ci rispecchio 100%, ma so che la via di uscita c'è, e questa via è conoscere sé stessi, conoscere chi siamo davvero e non chi i nostri genitori vorrebbero che siamo. Mi sento solo di dire, per ora, a chiunque si rispecchi nelle parole di Charlie, inseguite i *vostri* sogni, e siate chi siete. Io sto ritrovando me stesso nella musica e nella pesca, attività che ho sempre amato ma che per anni ho messo "da parte" per paura del giudizio di mia madre, di essere "il perditempo che strimpella la chitarra e va a pesca anziché fare qualcosa della sua vita", o ******* del genere. Seconda cosa, a volte ci vuole una terapia d'urto, ma in certi casi i genitori capiscono i loro errori. In tal caso, per me, è giusto perdonare. Mi piacerebbe approfondire la tematica: se qualcun altro lo vuole, non vedo perché non ripescare questo vecchio thread.

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herreros85

Be anche io mi ci ritrovo in questa discussione...pienamente.

Ovviamente autostima e insicurezza sono stati causati dall'ambiente famigliare in cui sono cresciuto.

Ma ai miei genitori non rimprovero nulla, non possono avere colpe, loro stessi sono stati cresciuti così e a loro volta i nostri nonni quindi dovremmo risalire al primo capostipite per dargli tutta la colpa...e poi?

No, io ritengo che ora tocchi proprio a noi uscirne, in che modo...beh...le risorse, le risposte sono dentro di noi...

Ma intanto diciamoci grazie per avere questa consapevolezza...c'è gente che non ha la consapevolezza e quindi non fa niente per cambiare, per uscirne continuandosi a lamentare...

Io, per esempio, ho iniziato veramente a crescere quando sono andato a vivere da solo...ho sofferto e ancora soffro da solo per tante cose e cerco, cerco, cerco, dentro di me, fuori di me, ovunque il modo per crescere, cambiare, essere ciò che desidero...a costo di metterci tutta la vita...

Questa società non aiuta per niente perché in giro è pieno di gente che ti dà soluzione alla cazzo di cane oppure gente preparata c'è ma purtroppo sono talmente poche queste persone che è veramente difficile imbattersi in esse.

Per ora le vere risposte le ho trovate dentro di me.

E bisogna soffrire, combattere l'ansia e le proprie paure...da soli, purtroppo è così...da soli, da soli, da soli...

I pensieri, la mente, le convinzioni disfunzionali sono tutte frutto del nostro vissuto.

Certo è che ormai ciò che è stato è stato...e comunque qualcosa del nostro passato per cui dire grazie c'è sempre...è che non lo vogliamo vedere...pure io...

I miei genitori mi hanno dato tutto in termini di soldi, istruzione, educazione...eppure questa bolla di sicurezza ha fatto comunque male...e quindi?

Dobbiamo dire vaffanculo preferivo nascere povero, non studiare, essere alcolizzato a 30 anni o tossicodipendente o malato di slot machine del cazzo, oppure ladro, criminale????

Ma la vita è una, le cose si possono cambiare dal presente in poi...il passato va accettato e magari dimenticato.

Del resto saremmo anche potuti nascere in siria di questi tempi e morire a 3 anni...così non avremmo mai avuto un problema nella nostra vita...quindi cos'è meglio?

Essere mai nati? nati e morti presto? o vivere la vita per il tempo che ci verrà concesso e dare sempre il massimo? 

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Crescendo63
On 12/17/2010 at 12:11 AM, GiacBar said:

Il perdono non è mai un dovere.

No, infatti. Però a volte è una necessità.

Leggi questo aneddoto:

Un ex prigioniero di un campo di concentramento nazista era andato a trovare un amico che aveva vissuto con lui la stessa tragica esperienza.
"Hai perdonato i nazisti?" chiese all'amico.
"Sì". "Io invece no. Nutro ancora un fortissimo odio nei loro confronti".
"In questo caso», gli spiegò con dolcezza l'amico, "sei ancora loro prigioniero".

 

Il perdono non serve a far star bene gli altri (o non solo). Serve soprattutto a far stare in pace te stesso :-)

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