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Linguaggio del corpo e ipnosi - Chiedete quello che volete qui


loscamos

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loscamos

Ho notato che nel forum c'è parecchia ignoranza in generale su questi argomenti. Chi legge libri, chi guarda video e chi alla fine di tutto fa un minestrone di tutto ma non ci capisce nulla. Ho aperto questo post così chi vuole saperne di più o semplicemente chiedere qualcosa su questi due argomenti possa farlo. In primis sul vostro linguaggio del corpo. Perché sento molti parlarne a vanvera avendo letto un libro o due ma non conoscono il ruolo del contesto, del cluster e di altri argomenti fondamentali. Quindi fatevi avanti.

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littlemanit

Innanzi tutto sarebbe carino che tu specificassi con quale qualifica risponderai alle varie domande.

Cosa ti rende più esperto di altri?

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loscamos

Oltre ad aver letto una quantità enorme di testi ho seguito i corsi con i migliori esperti italiani e stranieri di linguaggio del corpo. Uno su tutto Joe Navarro, Pacori e molti altri. Sono espero in microespressioni e certificato con il METT Advanced Level. Ho seguito corsi di ipnosi con Paret, Jacquin, Benemeglio, Pacori e molti altri. Per il resto le presentazioni contano a poco. Se la prossima domanda sarà chi sono, come mi chiamo, cosa faccio, perché non spunta il mio nome online, la risposta è sempre la stessa. Non sono affari vostri. Per tutto il resto sono qui.

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Reverie

Potresti iniziare con il postare qualche articolo su argomenti di tua competenza e mostrarci in questo modo cosa effettivamente sai dirci, ed eventualmente spunteranno fuori le domande.

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littlemanit

Oltre ad aver letto una quantità enorme di testi ho seguito i corsi con i migliori esperti italiani e stranieri di linguaggio del corpo. Uno su tutto Joe Navarro, Pacori e molti altri. Sono espero in microespressioni e certificato con il METT Advanced Level. Ho seguito corsi di ipnosi con Paret, Jacquin, Benemeglio, Pacori e molti altri. Per il resto le presentazioni contano a poco. Se la prossima domanda sarà chi sono, come mi chiamo, cosa faccio, perché non spunta il mio nome online, la risposta è sempre la stessa. Non sono affari vostri. Per tutto il resto sono qui.

Devo essere stato frainteso amico. La mia non era una provocazione. Il fatto è che siamo su internet. Chiunque può dire qualsiasi cosa. E siccome sei iscritto da poco, non ti conosciamo.

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loscamos
Inviato (modificato)

Come riconoscere le emozioni negli altri

Tristezza

Abbassamento delle palpebre e sollevamento degli angoli interni sopracciglia

Sguardo basso e abbassamento sopracciglia

Flessione verso il basso della bocca, se troppo accentuata potrebbe indicare negazione o scetticismo.

Spinta del labbro inferiore verso l'alto (broncio) precede la tristezza.

Rabbia

Palpebre inferiori e superiori sono tese (leggera seccatura / messa a fuoco di qualcosa)

Sopracciglia leggermente abbassate e convergenti, e palpebre inferiori lievemente tese. (Rabbia controllata o lieve)

Le palpebre inferiori sono tese quelle superiori sono sollevate e vi è un abbassamento delle sopracciglia

Nella rabbia la mascella spesso protesa all'infuori.

Labbra serrate e labbro inferiore verso l'alto -- rabbia controllata.

Labbra serrate e tensione palpebre inferiori -- rabbia lieve

Labbra assottigliate rabbia molto precoce

Quando le labbra sono assottigliate è un sintomo molto affidabile di rabbia; ne è spesso un segno molto precoce, oppure può indicare una rabbia molto controllata.

La rabbia si manifesta nella bocca anche con il labbro superiore sollevato e quello inferiore abbassato, ed entrambi sono assottigliati. La bocca ha un aspetto squadrato.

Sorpresa e paura

Palpebre superiori appena sollevate possono indicare attrazione o interesse.

Se le palpebre si sollevano maggiormente per uno o due secondi potrebbe trattarsi di sorpresa.

Se invece si sollevassero gradualmente si tratterebbe di paura.

Le sopracciglia da paura sono accompagnate da palpebre superiori sollevate palpebre inferiori tese e sopracciglia convergenti.

SE LE PALPEBRE INFERIORI NON FOSSERO TESE SI TRATTEREBBE DI SORPRESA.

Nella sorpresa la mascella cade (a bocca aperta), nella paura le labbra sono tese e ritratte verso gli occhi.

Nota: Quando le sopracciglia sono semplicemente inarcate, è un segnale ambiguo: il più delle volte questo movimento è un segno d’accentuazione, usato per sottolineare una data parola quando si parla, con un contemporaneo aumento di volume nella voce; può però anche esprimere un “punto interrogativo”. Alcune ricerche ci inducono a ritenere che, se la persona conosce la risposta alla domanda che sta facendo compie un movimento con le sopracciglia, se non conosce la risposta si avrà più probabilmente la convergenza verso il basso. Questo può anche essere un segno d’esclamazione o di incredulità, specialmente se compare mentre si ascolta parlare qualcuno. È raro che le sole sopracciglia alzate(senza un sollevamento anche delle palpebre) siano un segno di sorpresa.

Disgusto e disprezzo

Esistono due espressioni facciali molto diverse che caratterizzano il disgusto: arricciare il naso e sollevare labbro superiore, e hanno spesso luogo insieme.

Il naso è arricciato, le sopracciglia sono abbassate e convergenti, le guance sono tirate verso l'alto e spingono in su le palpebre inferiori. (Non bisogna concentrarsi sugli occhi i muscoli delle palpebre sono rilassati)

Si solleva il labbro superiore (Anche da un solo lato) (Si può tenere anche l'angolo del labbro serrato)

Nota: Questi segni si possono combinare anche con altre emozioni come per esempio disprezzo e piacere; nel quale l’espressione combina la tensione dell’angolo della bocca con un accenno di sorriso, che produce un’aria sprezzante e compiaciuta.

Sorriso di Duchenne

Duchenne diceva che nessuno può contrarre volontariamente il muscolo orbicularis oculi. Esso è composto da due parti. Una più interna che tende le palpebre e la pelle ad esse immediatamente sottostante e una più esterna che circonda l'orbita spingendo in basso le sopracciglia e la pelle ad esse sottostante e contraendo verso l'alto la pelle sotto l'occhio e le guance. Egli si sbagliava infatti mente la parte interna del muscolo può essere contratta volontariamente quella esterna no.

Nel vero sorriso si spingono in basso le sopracciglia e la pelle ad esse sottostante e si contrae verso l'alto la pelle sotto l'occhio e le guance.

Quindi le guance sono più sollevate e le sopracciglia leggermente abbassate.

I sorrisi di cortesia implicano invece il solo movimento delle labbra.

Il sorriso può ovviamente essere mischiato ad altre emozioni. Se si solleva il labbro superiore mentre si sorride questo indicherà disgusto. Ancora se si mischiano piacere e disprezzo si avrà una espressione di autocompiacimento.

Note fondamentali

Perlopiù, quando le microespressioni hanno luogo durante una conversazione e fanno a gara con le parole il tono di voce e la gestualità per ottenere l'attenzione dell'interlocutore, non vengono notate; ce le facciamo scappare anche perché spesso, anziché osservarle attentamente, siamo distratti dal pensiero della prossima cosa che diremo.

Tuttavia, non tutti gli indizi comportamentali di una menzogna sono emozionali: possono anche essere cognitivi (generati dal pensiero); poiché questo libro parla di emozioni, descrivo il ruolo di queste ultime più dettagliatamente, ma per farsi un quadro completo di come si valuta la sincerità è importante sapere qualcosa anche sul ruolo del pensiero. Le emozioni influenzano il pensiero (un'emozione forte come la paura può rendere difficile pensare con chiarezza), e il pensiero influenza le emozioni (pensare alle conseguenze dell'essere colti in fallo o del non essere creduti può amplificare la paura).

Gli indizi cognitivi più palesi di una possibile menzogna sono le contraddizioni in cui la persona cade raccontando cos'ha fatto o cos'ha in programma di fare. Alcune contraddizioni però si verificano anche nelle testimonianze sincere, dunque bisogna esser cauti nello stabilire la sincerità di qualcuno basandosi sul suo contraddirsi: è raro che un racconto complesso riferito più volte rimanga sempre identico; la gente aggiunti dettagli originariamente dimenticati o si dimentica di raccontarne altri la seconda volta, e ciò crea l'apparenza di una contraddizione.

Un altro indizio (ovvio ma utile) del fatto che qualcosa non quadra è dato dall'esitazione con cui una persona risponde a una domanda a cui ci si aspetterebbe una replica veloce se fosse sincera. Ad esempio, se mia moglie mi chiede cosa ci faceva la mia macchina parcheggiata davanti all'Hotel St. Regis alle due di ieri pomeriggio, dovrei sapere la risposta; l'esitazione solleva il sospetto che io fossi impegnato in qualcosa di losco e che, non aspettandomi di venire notato, non abbia preparato in anticipo una scusa. D'altro canto, anche una domanda su chi si candiderà alle prossime presidenziali potrebbe causarmi altrettanta I esitazione, visto che non ne so molto di politica e non ho riflettuto granché sulla risposta; ma quest'esitazione non sarebbe sospetta.

Oltre all'esitazione, vi sono ancora altri due elementi da considerare prima di interpretare qualunque comportamento come un indizio di una possibile menzogna. Innanzitutto, contano molto i cambiamenti nel comportamento, in particolare quelli che avvengono quando c'è un mutamento nell'oggetto di una conversazione. Ad esempio, se esito sempre quando parlo di eventi passati o cerco di rievocarli, la mia esitazione non dovrebbe essere considerata un segno di inganno a meno che non differisca notevolmente dall'esitazione che ho manifestato in precedenza durante la conversazione (se aumenta marcatamente, potrebbe indicare che sto cercando di imbastire una storia su due piedi per nascondere qualcosa; se diminuisce altrettanto marcatamente, può indi-

care che ho già fatto la prova generale della risposta). In secondo luogo, anche una notevole esitazione di fronte a una domanda la cui risposta dovrebbe essere semplice può essere causata da una dinamica totalmente innocente: anche se non sto facendo nessun doppio gioco, potrei esitare perché mi sto chiedendo come mai mia moglie sia così sospettosa; magari sto addirittura decidendo se è

il caso di chiederglielo.

Poiché le contraddizioni e le esitazioni possono indicare che si sta pensando a qualcosa che non ha nulla a che fare con la menzogna, io t chiamo questi segnali comportamentali punti caldi anziché segnali di una menzogna: indicano infatti dei momenti in cui occorre procurarsi più informazioni. Bisogna aver escluso ogni altra possibile spiegazione del comportamento della persona prima di concludere che un cambiamento comportamentale sia una prova di insincerità.

Tutti mostrano, nel migliore dei casi, solo "punti caldi".

La voce e la gestualità rivelano svariati segnali del pensiero che occupa la persona in quel momento: vi sono incertezze mnemoniche che di norma non si hanno quando si è sinceri; ma anche ricordare benissimo i dettagli può essere tipico di chi mente. John Dean, consulente giuridico del presidente Nixon, descrive nel proprio libro l'accuratezza con cui preparò un resoconto dettagliato degli eventi, pensando che corredarlo di numerosi particolari lo avrebbe reso più credibile; tuttavia, se i destinatari di quel resoconto fossero stati al corrente delle ricerche sulla memoria, avrebbero reagito all'esatto opposto, poiché ricordarsi di tanti dettagli mai annotati all'epoca dei fatti è cosa molto rara.

Se la bugia riguarda il modo in cui ci si sente al momento in genere è costituita da una di queste due componenti: l'emozione dissimulata e la copertura artefatta, ossia la maschera. Le maschere si adottano per due ragioni: innanzitutto perché è più facile camuffare un'emozione con un'espressione anziché con un volto vacuo e neutro; inoltre, perché la situazione che motiva la bugia richiede molto spesso non solo la dissimulazione (nel caso di Mary, ad esempio, del tormento) ma anche l'artificio (l'allegria di facciata). Il sorriso è la maschera più frequente perché perlopiù le situazioni sociali richiedono una condotta positiva, oltre alla dissimulazione di sentimenti spiacevoli; ma ogni emozione può essere usata per mascherarne un'altra, come ad esempio quando con la rabbia si maschera la paura.

Le espressioni facciali possono tradire in molti modi l'artificio. Uno di questi è l'asimmetria: le espressioni artefatte sono più asimmetriche di quelle spontanee e genuine, sebbene la differenza sia generalmente lieve e per niente facile da notare senza allenamento; l'asimmetria si può misurare con il FACS (Facial Action Coding System).

Duchenne de Boulogne è stato il primo a suggerire che l'assenza di movimenti muscolari basati sull'emozione, perlopiù impossibili da ricreare volontariamente, "smaschera i falsi amici"*. L'assenza di tali movimenti involontari suggerisce che l'espressione possa essere artefatta anziché genuina. In un sorriso, l'assenza di movimento della parte esterna del muscolo orbiculari oculis, alias AU 6 secondo la terminologia del FACS) distingue un sorriso artificiale da uno spontaneo; se il sorriso è lieve, o di portata moderata, notare l'assenza di questo movimento è facile perché non vi sono zampe di gallina e le guance non sono sollevate dall'azione muscolare, il che assottiglierebbe gli occhi. D'altro canto, un sorriso ampio, sebbene intenzionale, produrrà comunque tutti questi segni e renderà più difficile individuare l'artifizio, nel qual caso dovremo cercare un indizio molto più sottile: un lievissimo abbassarsi delle sopracciglia e della pelle fra le sopracciglia e la palpebra superiore, la cosiddetta "piega": è una differenza difficile da riconoscere, e perlopiù i sorrisi ampi ma artificiali ci ingannano, il che potrebbe spiegare anche perché si tratti di una maschera così comune.

Anche altre emozioni sono caratterizzate da movimenti muscolari difficili da ricreare volontariamente: la falsità di tristezza o tormento si riconosce se l'estremità interna delle sopracciglia non è sollevata; la finta paura probabilmente tralascia di sollevare e far convergere le sopracciglia; nella rabbia fasulla può mancare l'assottigliarsi delle labbra; per esprimere disgusto o disprezzo, invece, non vi sono movimenti difficili da eseguire volontariamente, sicché non vi è nulla che, qualora fosse assente, potrebbe dare adito al sospetto.

Un altro modo di identificare l'artificio sta a volte nella tempistica dell'espressione: se appare o scompare all'improvviso ci dovrebbe insospettire, a meno che questo rapido mutare dell'emozione non sia giustificato dal contesto della conversazione; analogamente, le espressioni che appaiono gradualmente o svaniscono pian piano devono essere coerenti con l'andamento della conversazione per essere affidabili (è una questione di congruenza contestuale, come ho già detto).

Oltre a rendere individuabili le espressioni artefatte, mentire sulle emozioni può produrre delle microespressioni rivelatrici dell'emozione celata: come una "fuga di notizie" che trapela dalla maschera. Ad esempio, siccome il sorriso non ha effetto sulle palpebre superiori, le sopracciglia e la fronte, l'emozione mascherata dal sorriso potrebbe trapelare comunque dalla parte superiore del viso: questi segni della parte superiore della faccia sono osservabili nella paura, rabbia, sorpresa e disprezzo.

Fino ad ora, siamo stati concentrati su come individuare le emozioni mascherate o artefatte: ovviamente, molte bugie non riguardano le emozioni, ma le azioni, i piani, i pensieri o i valori, e anch'esse possono dar luogo a "punti caldi" emozionali individuabili se il fatto di mentire suscita delle emozioni nella persona: quelle che si provano più frequentemente quando si mente sono paura, senso di colpa e, curiosamente, piacere.

La paura di venire colti in fallo è l'emozione che si prova più spesso quando si mente; tuttavia, la paura nasce solo quando la posta in gioco è alta, ossia quando il bugiardo ritiene che il potenziale guadagno o la punizione da evitare saranno ingenti; ma anche in questo caso non tutti temono di venire smascherati: se la persona a cui si mente ha fama di credulona, o se il bugiardo è già riuscito più volte in passato a far bere quella stessa bugia a quella persona o a una molto simile, è improbabile che provi o esprima paura.

Un'altra emozione che si può provare in occasione di certe menzogne è il senso di colpa: è improbabile che abbia luogo quando la bugia è autorizzata, ad esempio nel caso del poliziotto che indaga sotto copertura, della spia insediata in un altro paese o del rappresentante esplicitamente sollecitato a descrivere ingannevolmente un prodotto; quando però non è autorizzata, o c'è ambiguità sull'obbligo ad essere sinceri, ci si può sentire in colpa a mentire, specialmente se la persona a cui si mente non è generalmente considerata meschina o sleale, e se lei e il bugiardo condividono dei valori e si aspettano di avere una relazione duratura.

Un'altra emozione del mentire è quella che chiamo il piacere del raggiro, ossia quel puro gusto del rischio che si prova nell'affrontare la sfida di esercitare il controllo su un'altra persona; è verosimile che vi prendano parte il disprezzo, l'eccitazione e il piacere. È difficile da contenere e spesso induce alla millanteria, cosa che tradisce la bugia; avviene più probabilmente quando la persona a,cui si mente è considerata difficile da ingannare, e quando si mente in presenza di alleati a conoscenza dell'inganno.

Queste non sono le sole emozioni che si possono provare mentre si racconta una bugia di una certa gravità (ossia che comporti delle conseguenze consistenti per il bugiardo e per l'ingannato): è possibile che chi mente sia arrabbiato con il suo bersaglio per una varietà di ragioni ma creda di dover celare la rabbia per mentire più efficacemente; analogamente, il bugiardo può provare disgusto per la persona a cui mente; oppure può provare una qualunque di queste emozioni per se stesso, proprio per il fatto di stare mentendo.

Non esistono segni della menzogna in sé, ma solo "punti caldi": emozioni incongruenti con il contesto possono costituire un "punto caldo", ma le emozioni possono insorgere per molte ragioni, non solo perché si mente; è stato già rimarcato che i segnali delle emozioni non ci dicono che cosa le abbia suscitate, e corriamo il rischio di compiere l'errore, saltando alla conclusione che un'espressione che abbiamo notato si debba a una bugia, senza considerare gli altri fattori che potrebbero averla generata. Sebbene la tentazione di esprimere questo giudizio sia forte, occorre accettare l'ambiguità fino a quando avremo raccolto più informazioni e saremo certi che il "punto caldo" si debba davvero alla bugia e non a qualche altro elemento scatenante.

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Raccogliendo tutte le idee che abbiamo visto, un'emozione è definita dalle seguenti caratteristiche:

  • c'è una serie di sensazioni che esperiamo e di cui spesso siamo consapevoli;
  • un episodio emozionale può essere breve e durare solo pochi secondi, ma altre volte molto di più; se dura per ore, si tratta di un umore e non di un'emozione;
  • riguarda qualcosa che per noi conta;
  • viene esperita come se "ci succedesse", non come se la scegliessi- mo noi;
  • il processo di valutazione con cui monitoriamo costantemente l'ambiente circostante per rilevare elementi importanti per noi, in genere è automatico: non ne siamo coscienti, tranne quando ha una certa durata;
  • c'è un periodo di refrattarietà che inizialmente filtra le informazioni e le conoscenze immagazzinate nella nostra memoria, permettendoci di avere accesso solo a quelle che alimentano l'emozione che già proviamo. Esso può durare solo qualche secondo o per molto più tempo;
  • prendiamo consapevolezza di essere in balia dell'emozione dopo che essa è iniziata, quando la valutazione iniziale è completa. Una volta consci di trovarci nella morsa dell'emozione, possiamo valutare nuovamente la situazione;
  • esistono temi emozionali universali che riflettono la nostra storia evolutiva, oltre a molte variazioni sul tema apprese culturalmente che riflettono la nostra esperienza personale. In altre parole, ci facciamo prendere dall'emozione riguardo a questioni che contavano per i nostri antenati così come per altre che abbiamo personalmente scoperto essere importanti nella nostra vita;
  • il desiderio di esperire o meno un'emozione motiva gran parte dei nostri comportamenti;
  • un segnale efficiente (chiaro, rapido e universale) informa gli altri dello stato d'animo della persona che vive l'emozione.

Prima di concludere, verranno descritte alcune emozioni che non sono state trattate in questo libro: il senso di colpa, la vergogna e l'imbarazzo.

Queste emozioni non sembrano soddisfare l'ultimo criterio, poiché non hanno segnali efficaci che le rendano prontamente distinguibili l'una dall'altra, o dalla tristezza. Tuttavia, nel senso di colpa e nella vergogna ciò ha una giustificazione, poiché quando si provano queste emozioni non desideriamo che gli altri sappiano come ci sentiamo, dunque forse è per questo che l'evoluzione non ne ha prodotto un segnale. L'imbarazzo è più problematico: il rossore non si qualifica come un segnale universale di imbarazzo poiché nelle popolazioni di colore non è osservabile; è stato dimostrato che non esiste una singola espressione momentanea per l'imbarazzo, come invece ce ne sono per rabbia, paura, disgusto, disprezzo, tristezza e piacere; l'imbarazzo si manifesta invece attraverso una sequenza cronologica di espressioni; può essere che questa emozione sia arrivata tardi nella nostra storia evolutiva, e un segnale efficace non ha ancora avuto il tempo per svilupparsi.

L'invidia è un'altra emozione che soddisfa la maggior parte delle caratteristiche sopraelencate, eccetto per il fatto che non sembra avere un segnale.

Sebbene esse non abbiano segnali chiari ed efficaci, non dubito che anche imbarazzo, senso di colpa, vergogna ed invidia siano emozioni: ho scelto di non dedicarvi dei capitoli perché non ho fatto personalmente ricerche su di esse; non considero invece un'emozione la gelosia, bensì uno scenario emozionale nel quale si hanno tre attori: quello che teme di perdere l'attenzione dell'altro, l'altro, e il rivale. All'interno di questo copione, si può dire qualcosa su che emozione possa provare ciascuno degli attori, ma non c'è nulla di fisso: il rivale potrebbe sentirsi in colpa, vergognarsi, avere paura, essere arrabbiato o sprezzante, a seconda delle circostanze; la persona preoccupata di perdere l'interesse dell'altro potrebbe provare rabbia, paura, tristezza o disgusto; e anche la persona di cui si cerca l'attenzione potrebbe presentare tutta una varietà di emozioni.

Modificato da loscamos
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MagicHunter

Mi fa piacere che vengano aperte simili discussioni che risultano anche molto utili, ma perchè non approfondisci un po' di più l'aspetto della seduzione? come usare il BL a fini seduttivi?

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OdisseoIV

A proposito di emozioni ed espressioni facciali, segnalo questa splendida immagine che le riassume tutte (è in inglese ma vale la pena di studiarlo un pò)

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Den_

Ciao e benvenuto loscamos,

Che tipo di ipnosi pratichi e in quale sei maggiormente skillato ?

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