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Come fate a sopravvivere al vostro corpo emozionale ?


Stefi1975

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^'V'^

Ciao, mi piacerebbe avere delle delucidazioni in merito a questa teoria dei 21 giorni.

Cercando per 10 minuti su Google ho scoperto che c'è stato un articolo pubblicato sull'European Journal of Social Psychologyè che, tramite un'esperimento su 96 soggetti, demoliva completamente questa teoria.

I dati di questo esperimento hanno dimostrato che per costruire un'abitudine ci vogliono in media 66 giorni ed il tempo necessario varia in base ai seguenti fattori:

- Complessità dell'azione da compiere: ci vorrà molto meno tempo per abituarsi a bere un bicchiere d'acqua al giorno prima di colazione che per fare 50 addominali al giorno prima di colazione;

- Convinzioni personali: alcuni tipi di persone con personalità "resistenti" ci impiegavano più tempo rispetto agli altri.

Dici di non scordare i 21 giorni, che è scienza pura applicata, cioè qualcosa di esatto e provato, ma sembra non sia proprio così..

Non voglio assolutamente criticare, io non sono per niente esperto in questo campo ma sono curioso di capire dove sta la verità perché vorrei applicare questa teoria a molte cose che faccio.

Poi ho una domanda da rivolgere a te Aivia: il discorso sulle visualizzazioni mi ha affascinato non poco e mi si è accesa una lampadina, anzi un faro in testa.

Cioè tu mi stai dicendo che quello che il mio cervello ha sempre fatto automaticamente per anni e anni (ed io ho sempre ripudiato) in realtà è un esercizio che se applicato con costanza correttamente può risultare utilissimo per affrontare situazioni nuove?

Parlo del fatto di visualizzare nella propria mente come avverrebbe ipoteticamente, per esempio, un imminente colloquio di lavoro o un approccio ad una ragazza.

Il mio cervello lo fa di continuo, incessantemente, non sono mai riuscito a fermarlo in questo ed ho sempre pensato fosse una cattiva abitudine perché poi quando quella situazione si verificava realmente non corrispondeva mai a come l'avevo visualizzata.

Ciao...

Personalmente e in accordo con dei video sulla neuroplasticità che ho visto ad un corso con un neuroscienziato, sostengo che servano 21 gg per

- Creare familiarità con qualcosa di nuovo ( ad esempio il gesto di bere dal bicchiere e l'esecuzione del crunch x gli addominali)

- Creare un inizio di filamento tra i neuroni riguardo quel movimento.

Da qui a parlare di abitudini automatiche, come giustamente fa notare lo studio che citi, ce ne passa.

Tra saper bere da un bicchiere ed avere l'automatismo di berne uno prima di colazione, ce ne passa.

Per creare abitudini automatiche serve la formazione di un'autostrada, fra i neuroni coinvolti.

Non basta il filo che si crea in 21 gg.

Riguardo invece a ciò che il tuo cervello fa spontaneamente e che censuri...

Non si tratta di credere che il colloquio di lavoro sarà uguale a quello che hai visualizzato.

Ma di capire che grazie al fatto che lo hai vissuto e rivissuto, lo affronti meno da pivello e con meno ansia da novità.

Fregatene però del finale positivo.

Non è quello il punto.

Se immagini sempre di superare il colloquio si chiama sega mentale.

Arriverai in ansia che la realtà sia più cruda.

Immagina invece finali in cui vieni scacciato, ucciso dall'esaminatore, fregatene di pensare positivo.

Pensa invece che sei pronto a qualsiasi scenario.

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cabeleira

Diciamo che la mente non sa capire se un'esperienza è reale o vividamente immaginata.

Quando sogni, infatti, ci credi.

Si, quando sogno e mi ricordo quel che ho sognato, ci credo.

Ma, sogno raramente, sovente, sognavo ad occhi aperti quando ero a scuola, a volte mi capita ancora.

Oppure, quando rilascio la tensione, m'investono pensieri ed immagini.

Alcuni addirittura mi catturano, magari mi metto a parlare da solo come se fossi di fronte ad una persona reale, pur sapendo che questa non esiste.

I sogni però, me li ricordo raramente. E mi sono spesso chiesto come mai....

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Frankso

Riflettevo ...leggendo qua e la nel forum ....e mi chiedevo come gestite voi le emozioni in una relazione ...

come superate , se realmente ne siete in grado, quella chimica complessa alla quale il corpo risponde come un automa e che a volte porta sofferenza ?

Dove individuate i limiti in una strategia di sopravvivenza emozionale ? e queste tecniche sono in grado realmente di modificare il proprio atteggiamento ??

Interessante discussione.

Credo che la vera sopravvivenza sia accettare il bagaglio emozionale. In ogni sua forma come transitorio.

Facile a dirsi non sempre a farsi.

Forse sono troppo riduttivo e semplicistico ma credo l'accettazione sia la vera via.

Non in ultimo avere a mente una Ocean a gambe aperte in fondo al tunnel, come dice V.

Che in qualche modo restituisce il carattere transitorio delle emozioni. Senza perdersi dentro.

Il problema è scoprire quale sia per ognuno quell' obbiettivo.

Non è sempre facile e spesso cambia.

Modificato da Frankso
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