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SCOCCATA L'ORA X : basta, mollo l'universita' e lavoro


mirk90

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comeback

Beh Vincent, quello che pensa uno straniero di come vada (funzioni) l'università in Italia e di come vede i fuori corso, a me nel concreto non importa nulla. Parlo chiaramente in senso molto generale, logico che se vai in un Paese (io ero in Germania) dove il fuori corso è una nota stonata o disalleata rispetto al contesto, qualcosa rischi di pagarla.

Qui lo dico, e ribadisco quello che già ho espresso altrove, in generale l'università in Italia è difficile, specie in alcune tragiche università pubbliche. Ribadisco inoltre, un fatto ovvio per cui ingegneria o economia, non è certo scienze dell'educazione, cosi' tanto per intenderci.

Ho conosciuto migliaia di studenti, italiani e stranieri, e mi prendo la responsabilità di dire che quelli italiani non sono cosi' inferiori a quello che i dati dei fuori corso potrebbero farci pensare.

Inoltre, e lo vedo mettendo la mia esperienza davanti, non posso neanche dire che non si impegnino quanto o almeno i loro colleghi esteri.

Mi sono fatto un paio di idee sulle possibili motivazioni (e sono le stesse che direi ad uno straniero se dovesse iniziare a buttar giù qualche commento su un mondo che non conosce) :

- Arriviamo all'università poco preparati al momento della scelta, in altri Paesi europei già ai tempi delle delle scelte delle scuole superiori si inizia a comprendere chi andrà all'università e chi no, e a fare cosa. Inoltre da noi l'orientamento è pessimo, e si confonde nel 99% dei casi con università che vanno nelle scuole a far del marketing e ti dicono "vieni da noi a fare questo..." ma non si informano se tu ne sia capace.

Risultato : come già espresso tempo fa, c'è uno spreco di risorse e cosi' trovi a fare ad esempio economia persona che potrebbero essere più portate per lettere o addirittura brava non so a fare della ristorazione in montagna.

- L'università italiana è quella che ti costringe a conoscere anche il numero di virgole presenti nelle pagine, o ti penalizza se non ricordi il formulone. D'accordo l'attività mnemonica ci sta tutta, ma non è perdonata. Ricordo sessioni che sono state massacri collettivi, ricordo in triennale anche giornate in cui si bocciavano il 35/40%.

- Scarse attività di gruppo e progetti al posto di esami o che valgano metà dell'esame. Ora lo stanno facendo alcune università, e lo fanno specie le università private.

Detto questo ci sono innegabili limiti probabilmente di come molti si approcciano allo studio, ma la sensazione da quanto mi raccontavano studenti stranieri è che almeno in Germania, dove vivevo, per non passare gli esami dovevi persino impegnarti.

Modificato da comeback
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Vincent

comeback, ripeto per la terza o quarta volta, che comprendo anche se non concordo totalmente.
In ogni caso:

Beh Vincent, quello che pensa uno straniero di come vada (funzioni) l'università in Italia e di come vede i fuori corso, a me nel concreto non importa nulla.

Ti importa quando quelle persone saranno i manager/team leader o supervisori dei team in cui applicherai in futuro, o se faranno parte delle risorse umane.
Se lavori in Italia non importa, ma all'Estero importa.

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comeback

Vincent tu hai conseguito una laurea in Italia?

In Italia importa, e anche parecchio.

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Vincent

Vincent tu hai conseguito una laurea in Italia?

In Italia importa, e anche parecchio.

No, io in Italia seguii soltanto un semestre.

Ho una laurea Inglese, presa qualche tempo dopo.

Ma che questo possa essere un Handicap per lavorare in Italia non mi importa molto in quanto non ho intenzione di tornarci in quanto mi e' molto svantaggioso, specialmente alla luce del mio ultimo trasferimento - a meno che proprio non arrivino offerte veramente irrinunciabili da Executive, e in quel caso il numero di executive con Laurea non Italiana, in Italia, e' abbastanza alto.

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The President

In Italia si usa un sistema "piteco" che sbarra la strada a molti neolaureati in virtù di un fantomatico voto di laurea minimo che penalizza la rapidità e avvantaggia il secchione che ripete l'esame 4 volte per avere trenta.
All'estero il voto finale o non esiste (vedi Francia), o non conta una ceppa e non si mette nemmeno nel CV (vedi est-centro Europa).
Quindi la rapidità è importante - anche perché altrove cominciano a lavorare dopo il bachelor o comunque in anticipo rispetto in Italia - all'estero ancor di più come dice il Vincent. Anche per una questione di gap di stipendio che si crea.

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comeback

In Italia si usa un sistema "piteco" che sbarra la strada a molti neolaureati in virtù di un fantomatico voto di laurea minimo che penalizza la rapidità e avvantaggia il secchione che ripete l'esame 4 volte per avere trenta.

All'estero il voto finale o non esiste (vedi Francia), o non conta una ceppa e non si mette nemmeno nel CV (vedi est-centro Europa).

Quindi la rapidità è importante - anche perché altrove cominciano a lavorare dopo il bachelor o comunque in anticipo rispetto in Italia - all'estero ancor di più come dice il Vincent. Anche per una questione di gap di stipendio che si crea.

Hai ragione, ma siamo anche realisti. In Italia con il Bach (in genere) non ti prendono neanche per fare il portiere nell'azienda dove invi il CV.

L'offerta e la richiesta tipo per un ottimo stage è magistrale + voto sopra 105 + lingue (lingue plurale) + esperienza all'estero. Il bello è che di queste persone se ne trovano, ma screamando noti che le provenienze sono sempre le stesse.

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Vincent

Hai ragione, ma siamo anche realisti. In Italia con il Bach (in genere) non ti prendono neanche per fare il portiere nell'azienda dove invi il CV.

L'offerta e la richiesta tipo per un ottimo stage è magistrale + voto sopra 105 + lingue (lingue plurale) + esperienza all'estero. Il bello è che di queste persone se ne trovano, ma screamando noti che le provenienze sono sempre le stesse.

Quel che dici e' vero, ed e' anche il motivo per cui non ha senso cercare di crearsi una carriera in Italia.

Il mondo si sta evolvendo, e le richieste in termini di preparazione o piu' generalmente di education anche.

Ma questo va di pari passo anche con l'accettazione di forme di studio alternative: corsi online, certificazioni, corsi di aggiornamento, esperienze di lavoro no-profit e similari.

Un paio di esempi: la mia ex ragazza inizio' a lavorare per amazon in un PMO quando stava per finire il Bachelor degree dopo aver fatto esperienza come DONNA DELLE PULIZIE e poi qualche mese come organizzatrice in una azienda no profit.

Altro esempio: ho due amici che lavorano in Cisco in Belgio.

Una - ragazza - ha un Master con una tesi molto avanzata su una tecnologia alternativa al Quality of Service per la prioritizzazione del traffico.

L'altro non ha una laurea, ma ha una cosa come 12 certificazioni tra Cisco, Juniper e Service Management.

Sono inquadrati nella stessa maniera, e il livello di stipendio e' anche molto simile.

Terzo esempio: io lavoro con dei colleghi che hanno Phd, alcuni che hanno MBA, altri che hanno solo master, altri che hanno solo la laurea e anche gente che non ha praticamente nulla.

Eppure, quando ci si siede ad un tavolo a parlare di business e di lavoro, le nostre conoscenze sembrano tutte convergere.

La differenza - spesso - sta nelle capacita' di assimilare dei concetti, nella capacita' di assorbire determinate moli di lavoro e si sente sicuramente una marcata differenza quando si parla di cultura generale estensiva - ma se si rimane nel generico, convergiamo.

Come mai?

Perche' seppur e' vero che alcuni sono accademicamente migliori degli altri, alla fine ognuno di noi ha un background di esperienze e di studi che sono riusciti a bene assimilare e ad inserire nel proprio bagaglio.

Questo e' un concetto che in tutto il mondo sta prendendo piede, tranne che in alcune parti dell'Europa e in alcune roccaforti asiatiche (vedi la Corea del Sud o Taiwan).

Se io ho un master ho una preparazione migliore di chiunque mi sia di fronte con un titolo di studio inferiore di almeno 1 livello rispetto al mio.

La visione di quello che e' l'education da noi e' indietro di 50 anni, non a caso si fanno ancora le battaglie contro le universita' online, contro le universita' in inglese, contro gli ebook e altri simile battaglie totalmente allucinanti.

L'Italia da valore a troppe poche cose per essere un posto interessante lavorativamente parlando.

Ti limita, volutamente - togliendoti la voglia di accedere a qualsiasi tipo di risorsa alternativa in quanto non valida a nessuno scopo, e ti chiede dei profili accademici pazzeschi per quelli che sono stage da neanche 1200 euro al mese.

Questo e' offensivo non a livello economico, ma intellettivo.

Ho 25 anni e sto ad Hong Kong, e qualche ora fa sono stato disturbato da un recruiter Italiano che mi ha chiamato per andare a lavorare a Milano:

"Non ti piacerebbe fare meno sacrifici e tornare a casa? Immagino di si eh ;) " (Come no, non vedo l'ora di lasciare la baia di Aberdeen per venire a lavorare a Lorenteggio.)

Allora mi han stranamente chiesto quale fosse la mia idea di salario, e quando ho risposto che per l'Italia ero disposto a scendere sui 65.000 euro annui (non ho chiesto nulla, ho solo fatto un rapporto dei costi che andrei ad affrontare e ho proposto un salario che ritengo decoroso e che comunque e' minore di quel che prendo) si e' semplicemente messo a ridere, dicendo che neppure con un PhD si ottengono salari cosi' e che posso rimanere in Cina. (Non stavo ad Hong Kong?)

Non capiro' mai il senso di tutto cio'.

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Non ha senso, è la mentalità distorta di parte delle aziende che sono state abituate troppo bene a poter imporre le loro regole senza pagarne le conseguenze.

Sono vent'anni che le aziende italiane piangono miseria e si fanno fare leggi su misura, invece che iniziare ad investire seriamente sulle persone.

Figurati che io un salario sotto i 60.000 in Italia lo troverei offensivo, eppure il 99% dei dipendenti mica arriva a quelle cifre...

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mrjako

^X^ , se lavori in italia e non sei nella sanità o in politica e stai sopra i 60k annui tanto di cappello

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The President

Hai ragione, ma siamo anche realisti. In Italia con il Bach (in genere) non ti prendono neanche per fare il portiere nell'azienda dove invi il CV.

L'offerta e la richiesta tipo per un ottimo stage è magistrale + voto sopra 105 + lingue (lingue plurale) + esperienza all'estero. Il bello è che di queste persone se ne trovano, ma screamando noti che le provenienze sono sempre le stesse.

Appunto è uno dei motivi per cui bisogna tirare fuori le palle e sondare strade alternative costruendosi la carriera come diceva il Vincent senza le tappe tac-tac-tac delle aziende italiane. E anche all'estero, ripeto non esistono le sole Germania, Inghilterra e Australia dove vanno tutti.

Nella vita una delle cose più importanti che mi hanno insegnato è che se vedi una coda al casello, devi tornare indietro e fare le cose diversamente dagli altri, ma di testa tua ;)

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