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Emigrare, si, ma dove?


Whitesun

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^X^

Torniamo ad un discorso recente: la mobilità della forza lavoro non qualificata è ormai scoraggiato dappertutto e il mondo che conosco si sta chiudendo su se stesso.

E presto il concetto di "non qualificata" arriverà alla laurea.

I flussi migratori non sono di per se un male, ma quasi dappertutto sono stati gestiti in modo da avvantaggiare soltanto le classi dominanti e questo ha causato il rigetto da parte della popolazione.

Nei pochi luoghi dove i benefici portati dal lavoro dei nuovi arrivati sono stati redistribuiti alla popolazione, le comunità convivono benissimo con il 50% di stranieri.

Dove invece se ne sono fregati altamente e hanno lasciato che pochi ricchi si intascassero tutto (UK) senza investire in trasporti, sanità e case, la popolazione è sotto stress.

Secondo punto: con l'automazione spinta alle porte, nessuno vuole più portarsi in casa gente che fra 15 anni non sarà più in grado di trovare lavoro, che fa 4 figli che saranno a carico totale dell'assistenza pubblica senza scampo per almeno 3 generazioni.

Tutto questo per dire che io diffido molto del "cugino pizzaiolo che è diventato ricco in Germania", a meno che non partisse dalla miseria nera, e per " ricco" si intenda guadagnare 1000 euro in nero di cui 700 da restituire al proprio padrone per u sottoscala umido da condividere con 3 pachistani e 2 turchi.

Ricordate che stiamo andando velocemente verso il rigetto della globalizzazione (principio probabilmente giusto ma che verrà gestito malissimo).

Attrezzatevi di conseguenza.

Bisogna sempre sfruttare i trend. Oggi per esempio coloro che lavorano seriamente nella sicurezza hanno in forte potete contrattuale: se sono intelligenti lo sfrutteranno per consolidare il loro potere contrattuale (per esempio sindacalizzandosi e unendosi in aziende più grosse) e avere buone condizioni anche in futuro, quando l'isteria diminuisce.

Giusto per fare un esempio.

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BillyTheCowboy

Torniamo ad un discorso recente: la mobilità della forza lavoro non qualificata è ormai scoraggiato dappertutto e il mondo che conosco si sta chiudendo su se stesso.

E presto il concetto di "non qualificata" arriverà alla laurea.

I flussi migratori non sono di per se un male, ma quasi dappertutto sono stati gestiti in modo da avvantaggiare soltanto le classi dominanti e questo ha causato il rigetto da parte della popolazione.

Nei pochi luoghi dove i benefici portati dal lavoro dei nuovi arrivati sono stati redistribuiti alla popolazione, le comunità convivono benissimo con il 50% di stranieri.

Dove invece se ne sono fregati altamente e hanno lasciato che pochi ricchi si intascassero tutto (UK) senza investire in trasporti, sanità e case, la popolazione è sotto stress.

Anche io sono di questo avviso.

Attualmente mi trovo in Austria nel settore delle grandi opere edilizie, e guardandomi attorno, noto come moltissimi italiani si sono gettati nel campo della ristorazione, e come le pagine Web o di facebook, pullulano di italiani che puntualmente domandano:

"sono pizzaiolo con esperienza da magazziniere e tuttofare, ora vengo in austria/germania ma non so una cippa di tedesco, lavoro lo trovo?"

Certo che lo trovi, probabilmente come lavapiatti di un ristoratore italiano che ti paga la metá di quello che prenderebbe un pari livello di nazionalitá tedesca.. e magari devi pure ringraziarlo a fine mese.

Se hai giá curriculum in italia come cameriere, magari con le mance e l´alloggio pagato dal ristoratore/hotel, se hai fortuna, qualcosina in piu che in italia guadagni, ma non ti pensare chissache.

Senza contare che in quei casi, emergere e fare carriera, é estremamente difficile.

Conosco anche parecchi ventenni che sono andati a Londra, "per imparare l´inglese" e "guadagnare pound" (oppure in australia) ma alla fine, considerato il costo della vita e il fatto che per un posto di lavoro dovevano competere con pakistani disposti ad accettare la metá di quel che vorrebbero loro.. dopo un paio di anni la metá di questi se ne torna a casa con la coda tra le gambe e zero inglese imparato perché erano fissi a ubriacarsi con italiani nel weekend.

Solo uno cel´ha fatta, perché qui in italia era un sommelier coi controcazzi, con un inglese ottimo, e facendo gavetta alla fine é diventato manager.

Ho molti conoscenti stretti che come me, e prima di me sono partiti per le destinazioni piu disparate. Tutti con una laurea, e praticamente zero esperienza. Come me cel´hanno fatta grazie a due cose fondamentali:

1) si sono fatti il mazzo (gavetta, cercare continuamente contatti)

2) si sono ritagliati una nicchia

C´é quello andato in Svezia e si é specializzato nei software finanziari e ora guadagna parecchio. C´é quella che si é specializzata nelle strutture in vetro e ora lavora in inghilterra. Oppure quello che é andato in Lussemburgo e si é specializzato in roba finanziario/assicurativo (non ricordo esattamente cosa). E via discorrendo.

Quasi tutti se la cavano con l´inglese perché hanno sviluppato qualitá e competenze che le aziende cercano e sono disposte ad assumerli anche senza la lingua del posto.

I miei suggerimenti?

- laurearsi presto e chissenefotte del voto (solo in italia il voto conta perché siamo saturi di laureati tra cui scegliere, e io a 29 anni mi trovo a collaborare con coetanei che hanno giá 4-5 anni di esperienza sulle spalle e semplicemente mi sorpassano in tutto)

- mentre studi ti impari BENE l´inglese e possibilmente cominci a studiare la lingua del posto dove vuoi andare

- come dice X, osservi i Trend e cerchi di ricavarti una nicchia in cui puoi emergere.

In sostanza quindi, ci vuol coraggio per partire (perché come dice Comeback, tanti parlano, ma in pochi comprano un biglietto di sola andata) e ti devi fare il mazzo per emergere, perché a meno che tu non sia un cranio in uno specifico settore, i lavoratori locali avranno in qualche modo la precedenza su di te.

Coraggio e olio di gomito. Tanto olio di gomito.

Modificato da BillyTheCowboy
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Secondo punto: con l'automazione spinta alle porte, nessuno vuole più portarsi in casa gente che fra 15 anni non sarà più in grado di trovare lavoro, che fa 4 figli che saranno a carico totale dell'assistenza pubblica senza scampo per almeno 3 generazioni.

Quello che io in modo empirico ho notato è che la gente meno ha soldi e più fa figli. Si parte dalla gente italiana che è quasi con l'acqua alla gola e poi si lamenta che non ha soldi fino ai pakistani/indiani/arabi che figliano come conigli e in pratica campano grazie ai contributi per il figlii e sussistenza.

Io non mi capacito della cosa. Se è vero che forse questi figli sono quelli che pagheranno le nostre pensioni e che diminuisce l'età media della popolazione dall'altra mi chiedo come verranno su generazioni nate in condizioni di essere dei bancomat o con risorse minime.

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comeback

Ritengo che qui in Italia, tutti siano in coda sulla stessa uscita, c'è l'ingorgo, chi spintona, si viaggia male.

Faccio un discorso veramente banale. In Italia se ti laurei, e hai la fortuna, l'abilità, la bravura, o fate voi cosa, di inserirti nel mondo del lavoro o in una grande azienda, devi implicitamente accettare di finire in una grande città (Milano, Torino, o vuoi Bologna o Roma).

Bello, tutto bello, io aggiungerei dipende.

La situazione tipica è stipendi bassi contro un costo della vita alto, questo fa di te un eroe nazionale, ma più credibilmente uno stronzo comune che se decide di viver solo deve dire addio già a ben oltre il 50% del suo stipendio. In verità anche di più. Quando ero stagista a Milano (solo 2 mesi), beccavo 650 e pagavo 400 euro per una singola-ripostiglio (1 mt per 1.5mt).

Le statistiche e l'esperienza di altre persone, mi lasciano pensare che arrancherai per anni e anni, e anni ancora.

I pochi di successo che conosco (non parliamo di ricchi, ma di persone che se la passano bene), under 35, in molti hanno avuto la fortuna di acquisire competenze (e io non li ritengo neanche molto più capaci di me), prima della crisi. In quegli anni se davi un pò il culo, ci stavi dentro, ora oltre al culo devi dare anche altro.

Il sistema italiano è difficilmente scalabile, per questo lo reputo e lo consiglio a chi deve difendere le posizioni conquistate (anche da padri e nonni). Consiglio vivamente a costoro di non consegnarsi totalmente a città belle ma grigie come Torino o Milano o Bologna, ma arroccarsi in qualche pezzo di Paradiso italiano.

Quindi il sintesi la questione che uno affronta è accettare di iniziare a lavorare nella grande company XXX per uno stipendio che gli garantirà di vivere con due coinquilini, in una grande città, arrivando a fine mese con i soldi per il latte.

Io lo farei sia chiaro.

Tuttavia non la vedo come una grande svolta di vita o di indipendenza. Vivere per sopravvivere, però fa figo dire che sei in una grande città!

Certe condizioni di vita, fatto il paragone con la mia Calabria, e qualche posto me lo sono girato, le puoi ottenere con un lavoro di 600-800 euro.

Detto questo io mi sto rigettando verso l'estero.

Difficile ora trovare un contatto, in verità ne ho diversi ma poi le persone tendono a defilarsi perchè non hanno nessun incentivo nell'assumersi il rischio di portarti dove un giorno potrai dire di non essere stato cosi' bene.

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BillyTheCowboy

Quello che io in modo empirico ho notato è che la gente meno ha soldi e più fa figli. Si parte dalla gente italiana che è quasi con l'acqua alla gola e poi si lamenta che non ha soldi fino ai pakistani/indiani/arabi che figliano come conigli e in pratica campano grazie ai contributi per il figlii e sussistenza.

Io non mi capacito della cosa. Se è vero che forse questi figli sono quelli che pagheranno le nostre pensioni e che diminuisce l'età media della popolazione dall'altra mi chiedo come verranno su generazioni nate in condizioni di essere dei bancomat o con risorse minime.

Non vorrei andare troppo OT, ma credo che in Italia, al di lá del fatto che l´economia non sia cosi florida, si facciano meno figli anche per motivi come:

- ci si laurea tardi e si trova lavoro tardi

- la gente vuol divertirsi senza "diventare adulta"

- prima di figliare le persone tendono a cercare una certa sicurezza lavorativa (il famoso contratto indeterminato)

- cosi come il fatto che molti si abituano ad un determinato stile di vita (con i dovuti costi) e non volendolo cambiare,rinunciano/rimandano i figli..

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^X^

Quello che io in modo empirico ho notato è che la gente meno ha soldi e più fa figli. Si parte dalla gente italiana che è quasi con l'acqua alla gola e poi si lamenta che non ha soldi fino ai pakistani/indiani/arabi che figliano come conigli e in pratica campano grazie ai contributi per il figlii e sussistenza.

Io non mi capacito della cosa. Se è vero che forse questi figli sono quelli che pagheranno le nostre pensioni e che diminuisce l'età media della popolazione dall'altra mi chiedo come verranno su generazioni nate in condizioni di essere dei bancomat o con risorse minime.

Empiricamente hai ragione, tuttavia io credo che sia più una correlazione che una causalità.

O meglio, i due aspetti si presentano insieme pur non essendo uno causa dell'altro, perchè sono entrambi risultato dello stesso fattore: l'ignoranza e l'istintività.

In altre parole, gli ignoranti/istintivi figliano per impulso, non per scelta, e sono poveri per lo stesso motivo visto che la società è molto competitiva.

L'estremizzazione di questo concetto è ben spiegata dal film-documentario "Idiocracy" (procuratelo, è interessante) nei primi 5 minuti: si vede infatti una coppia di professionisti rimandare i figli ad oltranza per motivi razionalissimi, fino ad accorgersi di essere ormai troppo vecchi. Per contrasto, si vede una coppia di bifolchi ignoranti che vive in una baracca con 5 figli. Per ragioni evidenti, l'evoluzione segue la seconda strada.

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comeback

Mi lego a quel che dice X.

Senza andare a parare sugli stranieri che vengono qui e fanno diversi figli, posso includere moltissimi casi di persone vicine a me che intorno ai 25/28 hanno già 1,2 o anche 3 figli. Il più delle volte, direi nel 99% dei casi, non sono laureati, a volte nemmeno diplomati e non hanno un lavoro stabile ma di certo fanno più soldi di me (laureato).

Ritengo che i meno "acculturati" abbiano in generale uno spiritivo di conservazione abbastanza forte, e una scarsa razionalità che invece è un pezzo forte (debole per alcuni aspetti) rispetto alle persone con una istruzione superiore.

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Andre.

Lasciare il proprio Paese è sicuramente difficile. Non è una decisione che si prende su due piedi, perchè una volta presa non si può tornare indietro. Cosa significa? Che una volta all'estero in pianta stabile, si ha una certa crisi di identità. Non si è più nè carne nè pesce, nè italiano nè autoctono del Paese in cui ci si è trasferiti. A livello psicologico è una bella batosta e, parlando con persone che hanno vissuto all'estero continuativamente per decenni, non ci si riprende mai completamente dal trauma.

Fatto sta che volenti o nolenti la nostra bell'Italia è alla deriva ormai da molto tempo, e IMO il trend proseguirà a lungo. Semplicemente il drenaggio di cervelli è stato veramente forte, e chi se ne è andato è stato rimpiazzato da migranti che nella quasi totalità dei casi devono essere formati da capo(=costo).

Whitesun, dici che hai ancora tanto tempo di decidere. Io non sono molto più vecchio di te, ma per esperienza ti dico che la competizione in una economia globale come la nostra è impressionante. Molti miei compagni di corso universitario si laureeranno a 20-21 anni, parlano 4-5 lingue fluentemente e hanno esperienza lavorativa. Come dice bene Billy the Cowboy, se non ci si dà una mossa non si può competere ad armi pari con gli altri.

Come ti è già stato consigliato, fossi in te inizierei la carriera universitaria all'estero (come ho fatto io).

Emigrare non è una scelta definitiva: più probabilmente che non, scoprirai che non sei tagliato per la vita all'estero e tornerai in Italia. Comunque vada, quest'esperienza ti segnerà per sempre e ti farà conoscere meglio te stesso.

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leavingmyheart

Mi rendo conto che il mio livello di informazione rasenta lo zero totale, cercherò quindi di essere il più diretto possibile.

Ho sempre pensato di volermene andare. Poi ultimamente ho letto di Aivia che si trasferiva alle canarie.

L'idea di fare lavoro da remoto in una qualche metropoli con un clima caldo/tropicale con spiagge mi fa schizzare male. Come credo a chiunque. In quest'ottica città come Sydney sarebbero perfette.

Climaticamente parlando non andrei mai in paesi come Russia o Germania, già mi danno fastidio gli inverni romani...

E' fattibile? Si può migliorare qualcosa (tipo città migliori)?

emigrerai dove ti assumeranno.

Scegliere e' un lusso che da zero difficilmente ti puoi permettere. Quando poi sarai posizionato da qualche parte allora si', avrai piu' opzionalita'.

Emigrare non è una scelta definitiva: più probabilmente che non, scoprirai che non sei tagliato per la vita all'estero e tornerai in Italia.

e' esattamente il contrario.

Quando vedi cosa c'e' fuori, e' facile convincersi di rimanerci, garantito al limone.

L'italia e' in declino da tanto, moltissimo tempo (parliamo di decenni), ma gli effetti visibili a tutti sono stati recenti (ma e' sempre cosi' del resto).

Io, se avessi un figlio, non gli permetterei mai di restare a studiare in italia...

Quindi il sintesi la questione che uno affronta è accettare di iniziare a lavorare nella grande company XXX per uno stipendio che gli garantirà di vivere con due coinquilini, in una grande città, arrivando a fine mese con i soldi per il latte.

Io lo farei sia chiaro.

Tuttavia non la vedo come una grande svolta di vita o di indipendenza. Vivere per sopravvivere, però fa figo dire che sei in una grande città!

l'indipendenza ce l'hai davvero solo quando hai un patrimonio che ti garantisce una rendita sufficiente a sopravvivere. Prima pero' il capitale te lo devi fare, quindi puo' anche avere senso dare il culo vivendo da schifo, se lo fai come passaggio per arrivare altrove chiaramente...

quello che rileva non e' se la citta' in cui stai e' grande/piccola o piu' o meno chic, e neppure lo stipendio in se'.. ma (ovviamente) il margine che riesci a non spendere.

Guadagna quanto vuoi, ma se va tutto o quasi via in spese...

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Andre.

e' esattamente il contrario.

Quando vedi cosa c'e' fuori, e' facile convincersi di rimanerci, garantito al limone.

Per esperienza diretta so che molti di quelli che si avventurano all'estero dopo (relativamente) poco tempo tornato a casa, per un motivo o per l'altro.

Da expat ti posso dire che al contrario di quello che ci vogliono far credere l'Italia non è tutta merda. Io mi trovo in una posizione molto privilegiata rispetto al tipico ragazzo che va a fare il cameriere a Londra, ma comunque sono nato e cresciuto in Italia e per quanto mi adatti al luogo (luoghi) in cui vivo e ho vissuto avrò sempre una mentalità italiana.

Il Paese perfetto ahimè non esiste, e per quanto a me (e a moltissimi altri) piacerebbe tornare in Italia semplicemente le condizioni attuali non lo permettono.

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