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Emigrare, si, ma dove?


Whitesun

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Barney95

Ma se da questo paese tutta la ggente di valore se ne và, qui rimangono solamente gli stupiditi, gli sfortunati e i disperati che scappano dai tagliagole? Cioé mi chiedo cosa diventerà il nostro amato scarpone...

Io penso che non sia giusto sprecare la mia vita per facilitare la strada a chi verrà dopo di me. Dovrei cercare di migliorare questo paese per tutta la vita per poi arrivare a 80 anni, senza ancora la pensione (!!), e pensare che in un altro paese la mia vita sarebbe potuta essere molto migliore? (peggio è difficile) Per ora studio all'università, quando uscirò (spero presto) si vedrà. Se troverò un lavoro che mi soddisfa (ora ti direi che mi basterebbero anche 2000€/mese, ma il mio obbiettivo è vivere a Milano, se dovessi rimanere in Italia, e non so se mi basterebbero per una vita decente, non ho mai vissuto lì) penso di rimanere. Altrimenti me ne andrò. Non rimango tutta la vita qui a fare fotocopie. Magari all'estero inizierai pure facendo le fotocopie ma forse forse qualche possibilità di emergere la hai.

Io ti riporto l'esperienza di mio cugino: uscito da un alberghiero (in cui il 90% delle persone va perchè non ha voglia di studiare, dalle mie parti) a luglio, a settembre è partito per Londra senza lavoro nè niente. In 2 giorni è stato assunto come cameriere. Dopo un pò ha cambiato e ha fatto il pizzaiolo. Sta lì da 2 anni a lavorare. Sta diventando bravo e sta facendo esperienza. Io dubito che tornerà mai qui. Nel mio paese (non Italia, proprio paese) ci sono camerieri che hanno 45 anni e stanno lì in quel locale a fare i camerieri da quando ne avevano 18. Se per voi è normale..

Quello che io in modo empirico ho notato è che la gente meno ha soldi e più fa figli. Si parte dalla gente italiana che è quasi con l'acqua alla gola e poi si lamenta che non ha soldi fino ai pakistani/indiani/arabi che figliano come conigli e in pratica campano grazie ai contributi per il figlii e sussistenza.

Io non mi capacito della cosa. Se è vero che forse questi figli sono quelli che pagheranno le nostre pensioni e che diminuisce l'età media della popolazione dall'altra mi chiedo come verranno su generazioni nate in condizioni di essere dei bancomat o con risorse minime.

Questa è una cosa davvero inspiegabile. Ormai è da 70 anni che non si pensa più a + figli = + forza lavoro nei campi, come si faceva una volta. Ovunque vedi famiglie con padre che fa il medico e madre chessò, insegnante, con uno o due figli. Poi famiglie che campano solo con lo stipendio da operaio del padre, che potrebbe perdere il lavoro da un giorno all'altro, hanno 3 figli quasi sempre. Mhà.

Ritengo che qui in Italia, tutti siano in coda sulla stessa uscita, c'è l'ingorgo, chi spintona, si viaggia male.

Faccio un discorso veramente banale. In Italia se ti laurei, e hai la fortuna, l'abilità, la bravura, o fate voi cosa, di inserirti nel mondo del lavoro o in una grande azienda, devi implicitamente accettare di finire in una grande città (Milano, Torino, o vuoi Bologna o Roma).

Bello, tutto bello, io aggiungerei dipende.

La situazione tipica è stipendi bassi contro un costo della vita alto, questo fa di te un eroe nazionale, ma più credibilmente uno stronzo comune che se decide di viver solo deve dire addio già a ben oltre il 50% del suo stipendio. In verità anche di più. Quando ero stagista a Milano (solo 2 mesi), beccavo 650 e pagavo 400 euro per una singola-ripostiglio (1 mt per 1.5mt).

Le statistiche e l'esperienza di altre persone, mi lasciano pensare che arrancherai per anni e anni, e anni ancora.

I pochi di successo che conosco (non parliamo di ricchi, ma di persone che se la passano bene), under 35, in molti hanno avuto la fortuna di acquisire competenze (e io non li ritengo neanche molto più capaci di me), prima della crisi. In quegli anni se davi un pò il culo, ci stavi dentro, ora oltre al culo devi dare anche altro.

Il sistema italiano è difficilmente scalabile, per questo lo reputo e lo consiglio a chi deve difendere le posizioni conquistate (anche da padri e nonni). Consiglio vivamente a costoro di non consegnarsi totalmente a città belle ma grigie come Torino o Milano o Bologna, ma arroccarsi in qualche pezzo di Paradiso italiano.

Quindi il sintesi la questione che uno affronta è accettare di iniziare a lavorare nella grande company XXX per uno stipendio che gli garantirà di vivere con due coinquilini, in una grande città, arrivando a fine mese con i soldi per il latte.

Io lo farei sia chiaro.

Tuttavia non la vedo come una grande svolta di vita o di indipendenza. Vivere per sopravvivere, però fa figo dire che sei in una grande città!

Certe condizioni di vita, fatto il paragone con la mia Calabria, e qualche posto me lo sono girato, le puoi ottenere con un lavoro di 600-800 euro.

Detto questo io mi sto rigettando verso l'estero.

Difficile ora trovare un contatto, in verità ne ho diversi ma poi le persone tendono a defilarsi perchè non hanno nessun incentivo nell'assumersi il rischio di portarti dove un giorno potrai dire di non essere stato cosi' bene.

Sono nato e cresciuto in un paesino del sud. Piuttosto che passarci la vita e morire lì, nella desolazione più totale, con una mentalità da medioevo, forse è meglio fare il barbone a Termini. Venendo dalla Calabria forse sai cosa intendo per mentalità da medioevo, ma dipende dove. Un conto è un paesino calabrese, un altro è Reggio.

Io comunque punto proprio a una di quelle 3 città, se dovessi rimanere in Italia. Neanche più Roma, che è il degrado più totale.

Non vorrei andare troppo OT, ma credo che in Italia, al di lá del fatto che l´economia non sia cosi florida, si facciano meno figli anche per motivi come:

- ci si laurea tardi e si trova lavoro tardi

- la gente vuol divertirsi senza "diventare adulta"

- prima di figliare le persone tendono a cercare una certa sicurezza lavorativa (il famoso contratto indeterminato)

- cosi come il fatto che molti si abituano ad un determinato stile di vita (con i dovuti costi) e non volendolo cambiare,rinunciano/rimandano i figli..

Qui, a parte il primo punto (cercherò di laurearmi il prima possibile), e in parte l'ultimo, sono d'accordo. Ora ho 20 anni e un figlio non lo vedo MINIMAMENTE nei prossimi anni. Prima dei 30 non se ne parla proprio. Hai detto tutte e due i punti che penso: divertirsi prima sì, perchè dopo un figlio la vita non finisce ma il divertimento sì. Per sempre. Sicurezza lavorativa: sicuramente. Sarei pazzo a fare una famiglia con un lavoro precario, a malapena campi tu. Stile di vita così così: in futuro lo vorrò un figlio, e si sa che dovrai fare delle rinunce perchè ridendo e scherzando se ne vanno parecchi soldi al mese, anche se non sembra. Ma ripeto, prima dei 30 anni non esiste.

Modificato da Barney95
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^'V'^
Questa è una cosa davvero inspiegabile. Ormai è da 70 anni che non si pensa più a + figli = + forza lavoro nei campi, come si faceva una volta. Ovunque vedi famiglie con padre che fa il medico e madre chessò, insegnante, con uno o due figli. Poi famiglie che campano solo con lo stipendio da operaio del padre, che potrebbe perdere il lavoro da un giorno all'altro, hanno 3 figli quasi sempre. Mhà.

Dove lavora solo il padre, la regola empirica vuole che o la ingravidi tu, una che non fa un cazzo tutto il giorno, o te la ingravidano gli altri.

Inoltre, crescere tre figli costa pochissimo di più che crescerne due, si passano i vestiti, i libri di scuola, e un piatto di pasta in più quando hai già l'acqua sul fuoco per due costa poco. Spazio in più di un letto a castello non serve, e inoltre per ogni figlio lo stato ti dà qualcosa in più in busta paga.

Quel qualcosa in più (mi sembra intorno ai 200 euro) è poco per un figlio unico, ma è più che sufficiente per il terzo figlio.

A vestiti già comprati, libri già comprati, video game collettivo già preso, per mettere un piatto in più di pasta e un po' di pane e latte in più, quei 200 sono un buon tampone.

Insomma, il terzo figlio praticamente non lo paghi.

Badare a tre figli durante il giorno, per la madre che è in casa, richiede non il 30% in più di sforzi ed attenzione ma appena una briciola in più, e solo se non ce n'è già uno grandicello che dia un occhio.

Inoltre, con la differenziazione temporale, lei deve stare tre volte invece che due ad occuparsi di un bebè e questo significa meno uscite con l'amica single alcolizzata e meno pompini in giro.

Che quando lavori tutto il giorno per mantenere i figli di lei, sono scomodi.

Sto parlando di italiani, non di popolazioni che hanno fatto del fare 10 figli a spese dell'assistenza statale una precisa e studiata strategia di invasione che nel giro di 20 anni li porterà ad essere il 51% della popolazione e quindi a dettare la loro legge in pieno diritto democratico.

Parlando quindi di italiani, se è vero che sono 70 anni che non lavoriamo la terra e che i figli hanno smesso di essere braccia per i campi, è vero anche che la maggior parte delle famiglie in cui lavora solo lui (laddove questa sia una scelta e non una condizione momentanea di disoccupazione per lei) sono famiglie che vengono da culture, sempre italiane, in cui il rapporto con la terra non è finito da 70 anni, ma da 30 forse. E sono abituati ad avere cinque fratelli, ad avere dieci zii, e per loro è normale culturalmente avere tre figli invece che due, ci vorranno più di 70 anni per togliere quell'imprinting.

Per finire...

Noi non stiamo avendo problemi con la pensione perché si fanno pochi figli.

Il motivo per cui siamo sommersi dai vecchi non è che facciamo pochi figli.

Stiamo facendo il numero giusto di figli in base ad uno stile di vita post industriale che predilige il massimo investimento sulla qualità di un figlio o due, piuttosto che farne dieci e vedere se campano.

Solo che siamo in quella fase di transizione (che doveva essere prevista) per cui il numero giusto di figli che stiamo facendo per non sovraffollarci e non farci mancare le risorse e la qualità della vita per noi e loro, è molto inferiore al numero di vecchi che vengono dall'epoca agricola e facevano parte di famiglie a conigliera. (aggiungerci l'accanimento terapeutico credo sia un errore percettivo. Va bene se uno vuole vivere due anni in più. Io no, ma fatti suoi. Il problema è che ne abbiamo cento sulle spalle di 20, ed era prevedibilissimo.

Infatti con i soldi che hanno messo via tutta la vita in 100, se fossero stati amministrati con criterio, a quei 20 non sarebbe chiesto nulla.

Invece ci troviamo con L'INPS che paga le pensioni di oggi con i contributi di oggi.

Che è un illecito da farli chiudere e mettere lo stato sotto sequestro.

Allora cosa fanno quei geniacci?

Noi facciamo pochi figli per investire sulla loro qualità, avere le risorse per noi e loro, e avere spazio procapite... perché questa è una reazione normalissima dei branchi di predatori quando hanno un territorio piccolo o poco ricco di prede, e così reagiamo in modo corretto, forti del fatto che abbiamo dei confini territoriali e che paghiamo perché siano difesi... e questa è una condizione maschile che sempre più spesso viene avvicinata a posizioni politiche estreme o sgradite ma è l'essenza di essere maschio (pattugliamento del territorio, difesa, espansione ove possibile)... e cosa fanno?

Siccome si sono rubati i soldi che i 100 hanno messo via per tutta la vita, e siccome i 20 non riescono a pagare per la vecchiaia di quei 100 (i quali non hanno colpa perché il loro lavoro lo hanno fatto e i contributi li hanno pagati per tempo) allora la nuova moda è farci invadere dai maschi di chi fa dieci figli, senza nemmeno che debbano sbattersi ad usare fucili o bandiere, raccontarci che: siccome siamo colpevoli di fare pochi figli (!) loro servono per le pensioni dei troppi vecchi, pagando le tasse... e che scappano dalla guerra.

Non ne sto facendo una questione di razze o colori, parlo di cose tra maschi per chi ha "ancora" una sensibilità maschile sul territorio (che non per forza significa i confini italiani o di qualche stato).

Magari un giorno qualcuno si accorgerà che dalla guerra scappano soprattutto donne e bambini, mentre qui stanno mandando milioni di maschi in età militare. E non sto parlando del rischio terrorismo o di altre facili demagogie.

Anzi per me fanno bene perché qui sono quasi tutti "froci" e bisogna scopargli le donne, loro la vedono così e li capisco benissimo.

Sto parlando del fatto che - secondo me - alla nostra giustissima reazione di fronte all'era post industriale, di fare meno figli ma a maggiore investimento, è stata data l'interpretazione sbagliata e la risposta più sbagliata che si potesse dare.

Ed è stata data per coprire il furto continuo e deliberato che hanno subito i 100, i nostri anziani.

Che anche uno scemo con la calcolatrice, capirebbe che se 100 pagano contributi per la propria pensione per una vita, non solo c'è la pensione per loro, ma ci sarebbero anche aiuti e sostegno per i 20 che sono arrivati dopo.

Invece i 20 ora pagano per i 100... e siccome non ce la fanno... gli facciamo scopare le donne da milioni di maschi in età militare che "scappano dalla guerra".

Quando parlo di cose tra maschi e di territorio, non parlo di razze o altre sciocchezze con cui ogni discorso sensato viene bollato per essere messo da parte.

Parlo di cose tra maschi.

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^X^

Tutto giusto quello che dici, tranne un piccolo dettaglio: tutti, ma proprio tutti, i sistemi pensionistici sono a ripartizione, ovvero pagano le pensioni di oggi con i contributi di oggi.

Solo quelli privati sono ad accumulo, ma facciamo estremamente attenzione ad idolatrarli.

I sistemi privati falliscono e lasciano le persone in mutande.

Se tu pensi che lo Stato ruba, figurati banche&assicurazioni.

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comeback

Io penso che non sia giusto sprecare la mia vita per facilitare la strada a chi verrà dopo di me. Dovrei cercare di migliorare questo paese per tutta la vita per poi arrivare a 80 anni, senza ancora la pensione (!!), e pensare che in un altro paese la mia vita sarebbe potuta essere molto migliore? (peggio è difficile) Per ora studio all'università, quando uscirò (spero presto) si vedrà. Se troverò un lavoro che mi soddisfa (ora ti direi che mi basterebbero anche 2000€/mese, ma il mio obbiettivo è vivere a Milano, se dovessi rimanere in Italia, e non so se mi basterebbero per una vita decente, non ho mai vissuto lì) penso di rimanere. Altrimenti me ne andrò. Non rimango tutta la vita qui a fare fotocopie. Magari all'estero inizierai pure facendo le fotocopie ma forse forse qualche possibilità di emergere la hai.

Sono nato e cresciuto in un paesino del sud. Piuttosto che passarci la vita e morire lì, nella desolazione più totale, con una mentalità da medioevo, forse è meglio fare il barbone a Termini. Venendo dalla Calabria forse sai cosa intendo per mentalità da medioevo, ma dipende dove. Un conto è un paesino calabrese, un altro è Reggio.

Io comunque punto proprio a una di quelle 3 città, se dovessi rimanere in Italia. Neanche più Roma, che è il degrado più totale.

Qui, a parte il primo punto (cercherò di laurearmi il prima possibile), e in parte l'ultimo, sono d'accordo. Ora ho 20 anni e un figlio non lo vedo MINIMAMENTE nei prossimi anni. Prima dei 30 non se ne parla proprio. Hai detto tutte e due i punti che penso: divertirsi prima sì, perchè dopo un figlio la vita non finisce ma il divertimento sì. Per sempre. Sicurezza lavorativa: sicuramente. Sarei pazzo a fare una famiglia con un lavoro precario, a malapena campi tu. Stile di vita così così: in futuro lo vorrò un figlio, e si sa che dovrai fare delle rinunce perchè ridendo e scherzando se ne vanno parecchi soldi al mese, anche se non sembra. Ma ripeto, prima dei 30 anni non esiste.

Mi offri un assist che mi manda verso la porta, quindi rispondo perchè è troppo invitante. Poi certi temi, credo di non ritoccarli mai più, in questo forum. (non ne parlo neanche nella realtà).

Permettimi di dire due parole, qualche esperienza me la sono fatta.

Riguardo il Sud, qui voglio essere preciso. Io al Sud non voglio viverci, questa mia esternazione è molto Imho, non mi sento di dire in senso assoluto che tutti ci vivano male (la maggior parte delle persone non lo lascerebbe mai). Io ho vissuto in diverse città per diversi motivi (studio, ecc...) : centro, Nord e Sud (dove sono nato, Calabria), in più ho avuto due esperienze all'estero, una in Germania e l'altra in Olanda (ero più in training esistenziale).

Il Sud è la cosa più disgraziata che possa capitare ad una persona sana, ambiziosa e capace. Questo lo dico con tutto l'affetto e l'orgoglio di essere meridionale, ma se hai mezza ambizione qui vivi in un clima poco competitivo, denso di malessere, di cultura sedimentata e antieuropea. I migliori qui si bruciano, in altre parti d'Italia e d'Europa riesci a crescere più rapidamente (come persona) e a motivarti perchè ti interfacci con persone che sono ambiziose, magari anche troppo, ma danno una bella adrenalina. Un buon talento calcistico se lo lasci a marcire all'oratorio insieme ad altri calciatori scarsi, mollerà il calcio.

Su questo aspetto non ci tornerò mai più perchè solo una volta ho detto queste cose al Sud e subito hanno reagito negativamente.

Tuttavia quel che dicevo è che non tutti vogliono abbandonare il Sud, o sono ambiziosi. Per queste persone, ribadisco quanto detto, avere uno stipendio di 800-1000 euro al Sud, vale (a tutti gli effetti) uno stipendio di 1600 che potresti avere in una qualche città del Nord.

Ripeto però che sei hai ambizioni, spirito d'iniziativa, ti sento europeo, vuoi parlare le lingue, allora vai via e non tornare più. Attualmente io sono rientrato perchè devo riprogrammare alcune decisioni. Conosco anche altri amici che sono rientrati perchè hanno esaurito i loro contratti lavorativi, finito corsi di studi, e usano la terra d'origine come base per ripartire.

Poi, che tu vivi in un paesino dell'entroterra calabrese o Cosenza dove fai il vip in università o Reggio, perchè è tutta la stessa pasta. Città e posti carini indubbiamente, anche vivibili (alcuni), ma credimi che il resto del mondo viaggia un paio di marce sopra.

Roma? Se dovessi scegliere, preferirei la Calabria e con questo puoi ricavare la mia idea di Roma. Milano è la città più internazionale d'Italia, viverci ci sta, viverci bene ci metterei un gran punto interrogativo ma sono rischi che troveresti ovunque. Io ho vissuto a Milano 2 mesi circa 3 anni e mezzo fa, quando becchi le zone periferiche perchè non hai grosse possibilità per finanziarti altro, comprendi che è dura. Tuttavia ho una buona idea se non altro perchè è il centro d'Italia. Non conosco invece Torino, ma conosco bene Bologna e ho una grandissima opinione (internazionale, buono sviluppo economico , si vive bene, dimensione d'uomo, ...).

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Vorrei aggiungere una piccola riflessione sul sistema pensionistico italiano.

Innanzitutto immagino che molti di voi siano rimasti sconvolti/disgustati/preoccupati dai commenti recenti del presidente dell'INPS. Una cosa importante da notare è che nel resto del mondo un manager pubblico NON PUÒ PERMETTERSI di fare comparsate sui giornali e in TV. Verrebbe cacciato all'istante.

Ora, Boeri ha fatto puro terrorismo psicologico.

Cerchiamo di ragionare a mente fredda: il sistema pensionistico italiano è stato disegnato correttamente negli anni 70 in base a delle ipotesi che si sono rivelate sbagliate.

Questo non significa che ci sia malafede di base, come si continua ad insinuare. Significa che i politici e i tecnici non hanno la sfera di cristallo, e troppe cose possono succedere in 40 anni.

Negli anni 70 cerano problemi urgenti da risolvere, e anche attraverso una certa generosità del welfare sono stati risolti.

Certo, il conto da pagare è stato spostato nel futuro. Ma a volte occorre fare queste scelte altrimenti non c'è futuro.

Un altro errore è quello di inveire sempre contro sperperi e baby pensioni: ci sono senza dubbio, ma sul montante generale pesano relativamente poco.

Riassumendo: certe scelte politiche passate erano basate su ipotesi sbagliate, ma probabilmente erano necessarie. Nessuno può con sicurezza dire cosa sarebbe l'Italia oggi se avesse tenuto un rigore tedesco fin dall'inizio. A mio avviso sarebbe messa come la Bulgaria, ricordate che il PCI arrivò al 33%.

Detto questo, Boeri sbaglia ancora perché così come negli anni 70 non si sarebbe potuta prevedere questa evoluzione, oggi non sappiamo come funzionerà l'economia fra 40, quando i ventenni di oggi saranno anziani.

Ad oggi la spesa pensionistica si aggira sul 16% del PIL (vado a memoria).

Ora, il fatto che tutti i bocconiani e neoliberisti da strapazzo dicano che è troppo alta, lascia il tempo che trova. Perché non 10, o 30%? Tutti gli studi che tentano di mettere delle soglie sono delle buffonate.

In un'economia dominata dai robot, foge sta scritto che la spesa statale per pensioni non possa arrivare al 40%, visti che per esempio la manutenzione delle strade costa molto meno?

E mettiamo che lo Stato riesca a tenere il controllo sulla sanità invece di regalarla ai privati, secondo me è ragionevole pensare che una forte automazione e un miglior controllo della spesa possa abbassarla a causa della tecnologia.

Non è folle pensare che lo Stato possa riallocare quasi tutta la sua spesa verso le pensioni.

Di una sola cosa sono certo: se si continua a privatizzare tutto senza criterio, correndo dietro alla religione odierna, SICURAMENTE i ventenni attuali saranno estremamente poveri in vecchiaia.

Perché non sono loro che generano profitto.

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Jumpy

Al Sud ci vivo, per scelta, ho avuto modo di girare a Nord e con tutti i difetti che può avere, il Sud ha un costo della vita molto, molto conveniente.

Per quanto riguarda il lavoro, si, in effetti il panorama è disastroso, settori arretrati sia sul piano tecnologico che organizzativo, poco competitivi e basati su clientelismo, scambio di favori, intrallazzi politici e chi può ne ha più ne mette.

Anche a me sta succedendo che molti amici e conoscenti, fanno esperienze di lavoro a Nord o all'estero poi tornano alla base o perchè all'estero è finito il contratto o perchè al Nord il costo della vita è insostenibile... e una persona, giustamente, non può vivere in eterno con i coinquilini, con gli spiccioli contati anche per la spesa come fosse uno studentello fuori sede.

Un'alternativa potrebbe essere il lavoro a distanza.... il telelavoro... fino ad alcuni anni fa si pensava che un giorno si sarebbe lavorato senza muoversi da casa ora pochi ne parlano ancora.

Eppure la tecnologia per poterlo fare c'è, almeno nelle mie zone, credo non si riesca a diffondere per l'arretratezza di cui sopra... ricordo uno studio di avvocato in cui fino a pochi anni fa... tenetevi forte... ancora scrivevano a macchina per dare l'idea.

Roma non ci vivrei mai, da quel che mi raccontano chi ci vive negli ultimi anni è invivibile, ancora peggio di Napoli (che neanche scherza eh...).

Certo si un conto è vivere nel paesello dell'entroterra calabrese o pugliese o negli angoli più sperduti della Campania... ce ne sarebbe da spararsi... ben altro discorso se, almeno uno ha a portata di mano delle grandi città.

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Jumpy

Cerchiamo di ragionare a mente fredda: il sistema pensionistico italiano è stato disegnato correttamente negli anni 70 in base a delle ipotesi che si sono rivelate sbagliate.

Questo non significa che ci sia malafede di base, come si continua ad insinuare. Significa che i politici e i tecnici non hanno la sfera di cristallo, e troppe cose possono succedere in 40 anni.

Negli anni 70 cerano problemi urgenti da risolvere, e anche attraverso una certa generosità del welfare sono stati risolti.

Certo, il conto da pagare è stato spostato nel futuro. Ma a volte occorre fare queste scelte altrimenti non c'è futuro.

[...]

Di una sola cosa sono certo: se si continua a privatizzare tutto senza criterio, correndo dietro alla religione odierna, SICURAMENTE i ventenni attuali saranno estremamente poveri in vecchiaia.

Perché non sono loro che generano profitto.

Penso sia una combinazione di entrambe queste cose... personalmente mi faccio poche illusioni, noi saremo una generazione senza pensione.

Ho più di un amico con una decina d'anni più di me che sta iniziando a farsi i primi conticini e ne son usciti quadretti disastrosi.

Percepiremo una pensione, molto, molto bassa, che dovremo integrare con rendite e capitali risparmiati durante la vita lavorativa.

Ovvio che lavoreremo minimo fino a 70 anni.

Di certo ce lo scordiamo di andar in pensone a 60 anni suonati come han fatto i nostri genitori con una pensione paragonabile allo stipendio.

Questo per vari motivi, mio padre a 18 fresco diplomato, lavorava ed ha sempre lavorato fino a 60, mai un giorno di disoccupazione.

Ora se va bene, si inizia a lavorare attorno ai 25-30 anni, o meglio, si, c'è anche chi lavora appena maggiorenne, ma solitamente in nero.

Quindi da un lato si inizia a lavorare stabilmente sempre più tardi, dall'altro c'è chi è in pensione già da più di 20 anni... è una candela che brucia da entrambe le parti... prima o poi finirà.

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comeback

Al Sud ci vivo, per scelta, ho avuto modo di girare a Nord e con tutti i difetti che può avere, il Sud ha un costo della vita molto, molto conveniente.

Per quanto riguarda il lavoro, si, in effetti il panorama è disastroso, settori arretrati sia sul piano tecnologico che organizzativo, poco competitivi e basati su clientelismo, scambio di favori, intrallazzi politici e chi può ne ha più ne mette.

Anche a me sta succedendo che molti amici e conoscenti, fanno esperienze di lavoro a Nord o all'estero poi tornano alla base o perchè all'estero è finito il contratto o perchè al Nord il costo della vita è insostenibile... e una persona, giustamente, non può vivere in eterno con i coinquilini, con gli spiccioli contati anche per la spesa come fosse uno studentello fuori sede.

Roma non ci vivrei mai, da quel che mi raccontano chi ci vive negli ultimi anni è invivibile, ancora peggio di Napoli (che neanche scherza eh...).

Certo si un conto è vivere nel paesello dell'entroterra calabrese o pugliese o negli angoli più sperduti della Campania... ce ne sarebbe da spararsi... ben altro discorso se, almeno uno ha a portata di mano delle grandi città.

Mi costringi a risponderti.

Io se dovessi avere un figlio non lo farei mai nascere al Sud, a 27 anni posso dirlo con estrema certezza. Non mi interessa se sia Cosenza, l'entrerra, Reggio, la Sicilia o Napoli, qui non ci deve nascere. Non deve nascere neanche nel Centro Italia, Roma inclusa. Lo manderò li' a guardarsi due musei o in giro con una guida che gli racconterà che qualche migliaio di anni fa quello era un Impero.

Quel che ho visto, quello che ho vissuto, vorrei che non fosse rivissuto da mio figlio. La grande potenza distruttiva del Sud, è che una fascia di disonesti (aggiungo incivili ad un livello animalesco) pur non essendo cosi' ampia come generalmente si pensa, ha il potere di distruggere, condizionare, estinguere la vitalità della parte sana. Al Sud non puoi crescere, ma non è che non puoi crescere perchè mancano le infrastrutture o le connessioni intra-regionali di strade e ferrovie in Calabria sono a livelli che neanche io so definire. Qui non cresci perchè il clima è negativo, depresso, chiuso su se stesso, tradizionale in una accezione negativa e antieuropea, una struttura semi-medioevale dove la credenza è che basti stringere mani, farsi amicizie, impastarsi di qua e di là per ottenere qualcosa. La cultura del demerito, la cultura del sospetto se ci riesci perchè tu hai la forza e le capacità. Poi è un ambiente che annulla tutto ciò che hai di buono.

La mia generazione di conoscenti, amici, amici di amici, ha sfornato più delinquenti (anche con condonne pensanti), spacciatori, criminali, nullafacenti, tossici che laureati. Poi c'è la fascia benestante, o pseudo tale che cerca di apparire "moderna" nel medioevo culturale di certe realtà (parlo della Calabria, almeno), fa festa, si dedica allo scialare, difende passivamente posizioni di potere acquisite nel sistema corporativo meridonale, ma in fondo è vuota.

Dopo la laurea in ingegneria gestionale a Cosenza, ho fatto le valigie e son partito, grazie a Dio sono riuscito anche a finire 2 mesi fa il percorso completo. A Bologna ho conosciuto molti calabresi, la parte buona, ragazzi proattivi, con menti brillanti, positivi, come me volevano riformarsi nel cervello e nelle idee, e nessuno (guarda caso) vuole tornare in Calabria. Proprio stamane un amico mi ha telefonato, laureato a Settembre, ritornano giù in Calabria perchè non aveva più soldi per mantenersi dopo la laurea e ha ottenuto un lavoro a Nord. Si è salvato.

La generazione dei miei genitori (non laureati gran parte) riusciva nel bene o nel male a salvarsi anche lavorativamente. Nasceva e moriva nello stesso clima, credeva che la Calabria fosse il mondo, e quando a 20-22 trovava un lavoro in molti casi un lavoro nel settore pubblico, decideva di rimanere qui. La Calabria è la regione dei forestali, fate una piccola ricerca.

Oggi lo Stato, in tutti i suoi apparati locali, che è la più grande azienda al Sud (mafia compresa), ha chiuso il rubinetto, è meno benefattore di un tempo, le assunzioni a pioggia sono un ricordo ormai lontano ed ecco che molti devono viaggiare verso altri lidi. Tuttavia la mia generazione, direi che un 5-15 % dei calabresi ha un respiro internazionale, per cui non vive l'abbandono del territorio come un dramma ma come una benedizione.

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LuckyLuke77

Io per anni, dicevo che mi sarei trasferito a londra, alla fine sono rimasto qui :huh:

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Penso sia una combinazione di entrambe queste cose... personalmente mi faccio poche illusioni, noi saremo una generazione senza pensione.

Ho più di un amico con una decina d'anni più di me che sta iniziando a farsi i primi conticini e ne son usciti quadretti disastrosi.

Percepiremo una pensione, molto, molto bassa, che dovremo integrare con rendite e capitali risparmiati durante la vita lavorativa.

Ovvio che lavoreremo minimo fino a 70 anni.

Di certo ce lo scordiamo di andar in pensone a 60 anni suonati come han fatto i nostri genitori con una pensione paragonabile allo stipendio.

Questo per vari motivi, mio padre a 18 fresco diplomato, lavorava ed ha sempre lavorato fino a 60, mai un giorno di disoccupazione.

Ora se va bene, si inizia a lavorare attorno ai 25-30 anni, o meglio, si, c'è anche chi lavora appena maggiorenne, ma solitamente in nero.

Quindi da un lato si inizia a lavorare stabilmente sempre più tardi, dall'altro c'è chi è in pensione già da più di 20 anni... è una candela che brucia da entrambe le parti... prima o poi finirà.

I conti che fai OGGI, fra vent'anni saranno sbagliati tanto quanto i conti che fecero vent'anni fa.

Se le cose saranno migliori o peggiori dipenderà quasi esclusivamente da come sarà il sistema politico economico del futuro. Se ci saranno soldi per pagarle ma soprattutto SE CI SARÀ LA volontà politica per pagarle.

Entrambe le cose dipendono zero dalle scelte passate e ben poco dalla situazione attuale.

Non esiste nulla di inevitabile nel destino umano.

Sfido chiunque vivesse negli anni '40 in Europa ad immaginarsi il boom degli anni 50 e 60: ho buone ragioni di credere che stiamo ripercorrendo la stessa strada.

Certo, lo shock terribile che ha cambiato radicalmente le cose è stata una guerra mondiale. Ma ci stiamo arrivando velocemente, tranquilli (!!!!), grazie ad un'opinione pubblica anestetizzata da 70 anni di pace che diventa isterica per una macchia di fango sulle scarpe.

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