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Emigrare, si, ma dove?


Whitesun

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^X^

Io per anni, dicevo che mi sarei trasferito a londra, alla fine sono rimasto qui :huh:

Hai fatto bene, almeno hai mantenuto la dignità umana.

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Andre.

Mi costringi a risponderti.

Io se dovessi avere un figlio non lo farei mai nascere al Sud, a 27 anni posso dirlo con estrema certezza. Non mi interessa se sia Cosenza, l'entrerra, Reggio, la Sicilia o Napoli, qui non ci deve nascere. Non deve nascere neanche nel Centro Italia, Roma inclusa. Lo manderò li' a guardarsi due musei o in giro con una guida che gli racconterà che qualche migliaio di anni fa quello era un Impero.

Quel che ho visto, quello che ho vissuto, vorrei che non fosse rivissuto da mio figlio. La grande potenza distruttiva del Sud, è che una fascia di disonesti (aggiungo incivili ad un livello animalesco) pur non essendo cosi' ampia come generalmente si pensa, ha il potere di distruggere, condizionare, estinguere la vitalità della parte sana. Al Sud non puoi crescere, ma non è che non puoi crescere perchè mancano le infrastrutture o le connessioni intra-regionali di strade e ferrovie in Calabria sono a livelli che neanche io so definire. Qui non cresci perchè il clima è negativo, depresso, chiuso su se stesso, tradizionale in una accezione negativa e antieuropea, una struttura semi-medioevale dove la credenza è che basti stringere mani, farsi amicizie, impastarsi di qua e di là per ottenere qualcosa. La cultura del demerito, la cultura del sospetto se ci riesci perchè tu hai la forza e le capacità. Poi è un ambiente che annulla tutto ciò che hai di buono.

La mia generazione di conoscenti, amici, amici di amici, ha sfornato più delinquenti (anche con condonne pensanti), spacciatori, criminali, nullafacenti, tossici che laureati. Poi c'è la fascia benestante, o pseudo tale che cerca di apparire "moderna" nel medioevo culturale di certe realtà (parlo della Calabria, almeno), fa festa, si dedica allo scialare, difende passivamente posizioni di potere acquisite nel sistema corporativo meridonale, ma in fondo è vuota.

Dopo la laurea in ingegneria gestionale a Cosenza, ho fatto le valigie e son partito, grazie a Dio sono riuscito anche a finire 2 mesi fa il percorso completo. A Bologna ho conosciuto molti calabresi, la parte buona, ragazzi proattivi, con menti brillanti, positivi, come me volevano riformarsi nel cervello e nelle idee, e nessuno (guarda caso) vuole tornare in Calabria. Proprio stamane un amico mi ha telefonato, laureato a Settembre, ritornano giù in Calabria perchè non aveva più soldi per mantenersi dopo la laurea e ha ottenuto un lavoro a Nord. Si è salvato.

La generazione dei miei genitori (non laureati gran parte) riusciva nel bene o nel male a salvarsi anche lavorativamente. Nasceva e moriva nello stesso clima, credeva che la Calabria fosse il mondo, e quando a 20-22 trovava un lavoro in molti casi un lavoro nel settore pubblico, decideva di rimanere qui. La Calabria è la regione dei forestali, fate una piccola ricerca.

Oggi lo Stato, in tutti i suoi apparati locali, che è la più grande azienda al Sud (mafia compresa), ha chiuso il rubinetto, è meno benefattore di un tempo, le assunzioni a pioggia sono un ricordo ormai lontano ed ecco che molti devono viaggiare verso altri lidi. Tuttavia la mia generazione, direi che un 5-15 % dei calabresi ha un respiro internazionale, per cui non vive l'abbandono del territorio come un dramma ma come una benedizione.

Non voglio essere polemico comeback, ma la situazione che descrivi tu, è comune in tutte le parti del mondo. Senza le giuste conoscenze, amicizie non si va da nessuna parte. Questo non vuol dire che la preparazione accademico-nozionistica non serve a nulla. Semplicemente, chi ha le conoscenze e le giuste conoscenze andrà sempre avanti. E' un sistema giusto? Non lo so, ma di fatto è il mondo in cui ci troviamo a vivere.

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comeback

Non voglio essere polemico comeback, ma la situazione che descrivi tu, è comune in tutte le parti del mondo. Senza le giuste conoscenze, amicizie non si va da nessuna parte. Questo non vuol dire che la preparazione accademico-nozionistica non serve a nulla. Semplicemente, chi ha le conoscenze e le giuste conoscenze andrà sempre avanti. E' un sistema giusto? Non lo so, ma di fatto è il mondo in cui ci troviamo a vivere.

Andre, puoi andar sciolto e puoi dissentire tranquillamente ma (mio malgrado) non sono venuto fuori stamane dalla campana di vetro.

Permettimi che un pò di vita l'ho annusata, ho vissuto in diverse zone d'Italia e anche all'estero. In più vengo dalla strada e per fortuna sono discretamente istruito.

Un motivo ci sarà che un 15/20% del mio network corregionale ha problemi con la legge, mentre il 20% di quelli del nord è in big companies.

Cosi' giusto per richiamare il mio pensiero, se scorri in prima pagina e se scorri uno a caso dei miei 2000 messaggi, puoi capire che io il concetto del "vincere facile" nel mio framework mentale non esiste. Non esiste nessun posto dove vai liscio verso il traguardo senza che nessuno ti sgambetti o ti corra dietro in modo onesto, la vita non è un parco giochi ma nemmeno un luogo disastrato dove ti deve andar tutto di merda.

Per questo motivo, specie coloro che vivono del mito "frego tutto e vado a far fortuna all'estero, dove mi pagheranno a pioggia, senza saper fare un cazzo" io sono il primo che li fermo all'entrata della porta per dirgli "ma che cazzo dici!".

Il Sud è un luogo inospitale per il talento, ma più che talento per persone mediamente ambiziose nel migliorarsi. Non sto qui a spiegarti i motivi, ma esiste una rilevante ipocrisia per cui certe cose non si possono e non si devono dire, quindi facciamo un gran sorriso e diciamo quel che viene detto da almeno qualche decennio "Il Sud ha grande potenzialità di crescita, sarà il motore italiano dello sviluppo".

Il Nord più sviluppato, non è esente da crisi o da problemi, ma puoi trovare più facilmente condizioni di migliorarti come persona (scuole, università, centro di ricerca, distretti produttivi, stage, volontariato ecc...). Ergo non trovi soluzioni a portata di mano, ma strumenti per risolvere meglio i tuoi problemi e i migliorarti come persona.

Modificato da comeback
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Clock

Mi costringi a risponderti.

Io se dovessi avere un figlio non lo farei mai nascere al Sud, a 27 anni posso dirlo con estrema certezza. Non mi interessa se sia Cosenza, l'entrerra, Reggio, la Sicilia o Napoli, qui non ci deve nascere. Non deve nascere neanche nel Centro Italia, Roma inclusa. Lo manderò li' a guardarsi due musei o in giro con una guida che gli racconterà che qualche migliaio di anni fa quello era un Impero

Sottoscrivo parola per parola del tuo post. Bravo !

Non voglio essere polemico comeback, ma la situazione che descrivi tu, è comune in tutte le parti del mondo. Senza le giuste conoscenze, amicizie non si va da nessuna parte. Questo non vuol dire che la preparazione accademico-nozionistica non serve a nulla. Semplicemente, chi ha le conoscenze e le giuste conoscenze andrà sempre avanti. E' un sistema giusto? Non lo so, ma di fatto è il mondo in cui ci troviamo a vivere.

Forse non hai ben compreso la descrzione di comeback. Al sud la società è bloccata paralizzata da un sistema socio-culturale fatto di clientelismo, mancanza dell'applicazione e del rispetto delle regole, servizi pubblici scarsamenti funzionanti - pensa un mio conoscente per la documentazione pensionistica ci ha messo ben 16 ore ! -

In america i college dell'Ivy Leaugue "vivono" anche grazie ai fondi e le tasse delle lobby, e dei ricchi e prestigiosi genitori degli studenti.

Al Sud ti serve la raccomadazione perfino per raccogliere le arance. Al sud i sogni restano sempre tali

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Andre.

Andre, puoi andar sciolto e puoi dissentire tranquillamente ma (mio malgrado) non sono venuto fuori stamane dalla campana di vetro.

Permettimi che un pò di vita l'ho annusata, ho vissuto in diverse zone d'Italia e anche all'estero. In più vengo dalla strada e per fortuna sono discretamente istruito.

Un motivo ci sarà che un 15/20% del mio network corregionale ha problemi con la legge, mentre il 20% di quelli del nord è in big companies.

Cosi' giusto per richiamare il mio pensiero, se scorri in prima pagina e se scorri uno a caso dei miei 2000 messaggi, puoi capire che io il concetto del "vincere facile" nel mio framework mentale non esiste. Non esiste nessun posto dove vai liscio verso il traguardo senza che nessuno ti sgambetti o ti corra dietro in modo onesto, la vita non è un parco giochi ma nemmeno un luogo disastrato dove ti deve andar tutto di merda.

Per questo motivo, specie coloro che vivono del mito "frego tutto e vado a far fortuna all'estero, dove mi pagheranno a pioggia, senza saper fare un cazzo" io sono il primo che li fermo all'entrata della porta per dirgli "ma che cazzo dici!".

Il Sud è un luogo inospitale per il talento, ma più che talento per persone mediamente ambiziose nel migliorarsi. Non sto qui a spiegarti i motivi, ma esiste una rilevante ipocrisia per cui certe cose non si possono e non si devono dire, quindi facciamo un gran sorriso e diciamo quel che viene detto da almeno qualche decennio "Il Sud ha grande potenzialità di crescita, sarà il motore italiano dello sviluppo".

Il Nord più sviluppato, non è esente da crisi o da problemi, ma puoi trovare più facilmente condizioni di migliorarti come persona (scuole, università, centro di ricerca, distretti produttivi, stage, volontariato ecc...). Ergo non trovi soluzioni a portata di mano, ma strumenti per risolvere meglio i tuoi problemi e i migliorarti come persona.

Forse non hai ben compreso la descrzione di comeback. Al sud la società è bloccata paralizzata da un sistema socio-culturale fatto di clientelismo, mancanza dell'applicazione e del rispetto delle regole, servizi pubblici scarsamenti funzionanti - pensa un mio conoscente per la documentazione pensionistica ci ha messo ben 16 ore ! -

In america i college dell'Ivy Leaugue "vivono" anche grazie ai fondi e le tasse delle lobby, e dei ricchi e prestigiosi genitori degli studenti.

Al Sud ti serve la raccomadazione perfino per raccogliere le arance. Al sud i sogni restano sempre tali

Pur non avendo mai vissuto nel Sud Italia sono sicuro abbiate ragione entrambi: sicuramente l'ambiente non è dei migliori, soprattutto per quanto riguarda crescere a livello personale (fare esperienze nuove, venire in contatto con culture diverse dalla propria etc.).

Il mio commento era volto a sottolineare il fatto che, mentre molti credono l'Italia sia l'unico posto nel mondo post- industriale dove certe dinamiche ancora sono radicate nella vita comune, questo non è affatto vero.

Vivendo in Nord Europa vedo le stesse dinamiche in atto quotidianamente. Anche parlando di servizi pubblici (dai trasporti alla sanità, fino alla burocrazia) spesso ci si trova in situazioni che lasciano molto a desiderare.

A parer mio l'unico vero vantaggio come ben diceva comeback è che certi Paesi danno maggior possibilità per quanto concerne la crescita personale.

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^X^

Pur non avendo mai vissuto nel Sud Italia sono sicuro abbiate ragione entrambi: sicuramente l'ambiente non è dei migliori, soprattutto per quanto riguarda crescere a livello personale (fare esperienze nuove, venire in contatto con culture diverse dalla propria etc.).

Il mio commento era volto a sottolineare il fatto che, mentre molti credono l'Italia sia l'unico posto nel mondo post- industriale dove certe dinamiche ancora sono radicate nella vita comune, questo non è affatto vero.

Vivendo in Nord Europa vedo le stesse dinamiche in atto quotidianamente. Anche parlando di servizi pubblici (dai trasporti alla sanità, fino alla burocrazia) spesso ci si trova in situazioni che lasciano molto a desiderare.

A parer mio l'unico vero vantaggio come ben diceva comeback è che certi Paesi danno maggior possibilità per quanto concerne la crescita personale.

C'è un altro vantaggio che ho vissuto più volte sulla mia pelle. Quando emigri, per qualche anno NON VEDI le inefficienze e i problemi (soprattutto se sono diversi da quelli del paese di provenienza).

E questo è un bene perché evita un continuo drenaggio di energie dovuto alla negatività e alla depressione che la conoscenza si porta dietro inevitabilmente.

Durante questa luna di miele si usano tutte le energie per fare, invece che lamentarsi o piagnucolare.

Poi, immancabilmente, la realtà arriva e i problemi tornano tali e quali.

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Jumpy

Io se dovessi avere un figlio non lo farei mai nascere al Sud, a 27 anni posso dirlo con estrema certezza. Non mi interessa se sia Cosenza, l'entrerra, Reggio, la Sicilia o Napoli, qui non ci deve nascere. Non deve nascere neanche nel Centro Italia, Roma inclusa. Lo manderò li' a guardarsi due musei o in giro con una guida che gli racconterà che qualche migliaio di anni fa quello era un Impero.

[...]

Dopo la laurea in ingegneria gestionale a Cosenza, ho fatto le valigie e son partito, grazie a Dio sono riuscito anche a finire 2 mesi fa il percorso completo. A Bologna ho conosciuto molti calabresi, la parte buona, ragazzi proattivi, con menti brillanti, positivi, come me volevano riformarsi nel cervello e nelle idee, e nessuno (guarda caso) vuole tornare in Calabria. Proprio stamane un amico mi ha telefonato, laureato a Settembre, ritornano giù in Calabria perchè non aveva più soldi per mantenersi dopo la laurea e ha ottenuto un lavoro a Nord. Si è salvato.

[...]

La generazione dei miei genitori (non laureati gran parte) riusciva nel bene o nel male a salvarsi anche lavorativamente. Nasceva e moriva nello stesso clima, credeva che la Calabria fosse il mondo, e quando a 20-22 trovava un lavoro in molti casi un lavoro nel settore pubblico, decideva di rimanere qui. La Calabria è la regione dei forestali, fate una piccola ricerca.

Oggi lo Stato, in tutti i suoi apparati locali, che è la più grande azienda al Sud (mafia compresa), ha chiuso il rubinetto, è meno benefattore di un tempo, le assunzioni a pioggia sono un ricordo ormai lontano ed ecco che molti devono viaggiare verso altri lidi. Tuttavia la mia generazione, direi che un 5-15 % dei calabresi ha un respiro internazionale, per cui non vive l'abbandono del territorio come un dramma ma come una benedizione.

Ci sono situazioni molto estreme è vero, uno dei miei più cari amici è originario della provincia di Cosenza e si è trasferito qui da studente più di 20 anni fa e poi è rimasto qui per lavorare... rispetto alle sue zone le differenze sono abissali... mi racconta roba da non credere.

Napoli e dintorni, con tutti i difetti che ci possono essere (e ce ne sono eccome) forse sono le zone ancora relativamente più vivibili del Sud... qualcosa si salva e se ci sai fare emergi.

La negatività e l'ambiente sociale depresso son realtà più dell'interno dei paeselli di provincia.. qui almeno, ognuno a modo suo, ci si da' da fare senza piangersi addosso.

Poi be', trai i miei giri ho un amico d'infanzia morto di overdose a 17 anni e tra i miei conoscenti si, non lo nascondo, c'è anche chi è stato in carcere e molti nullafacenti.

Quello che personalmente ho sempre evitato è di pesare sulla famiglia più del necessario ce l'ho sempre avuta come una "direttiva primaria" anche per questo mi faccio con attenzione i conticini sul costo della vita.

Ad esempio, molti che conosco si trasferiscono nella grande città (Roma e Milano van per la maggiore) per guadagnare stipendi con i quali non riescono ad essere autonomi.

Che senso ha guadagnare 1200€/mese a Roma se per andare avanti comunque la famiglia dal paesello te ne deve mandare almeno altri 500€/mese perché non ce la fai?

Questo è il paradosso che spesso vedo in giro.

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leavingmyheart

Per esperienza diretta so che molti di quelli che si avventurano all'estero dopo (relativamente) poco tempo tornato a casa, per un motivo o per l'altro.

Da expat ti posso dire che al contrario di quello che ci vogliono far credere l'Italia non è tutta merda. Io mi trovo in una posizione molto privilegiata rispetto al tipico ragazzo che va a fare il cameriere a Londra, ma comunque sono nato e cresciuto in Italia e per quanto mi adatti al luogo (luoghi) in cui vivo e ho vissuto avrò sempre una mentalità italiana.

Il Paese perfetto ahimè non esiste, e per quanto a me (e a moltissimi altri) piacerebbe tornare in Italia semplicemente le condizioni attuali non lo permettono.

non e' questione di paese perfetto, non serve la perfezione per vivere bene, e soprattutto MEGLIO del paese in cui si viveva prima.

Il fatto poi che ci siano persone che dopo l'avventura all'estero tornino in italia non e' in contraddizione col fatto che molti altri che all'estero sono riusciti a sistemarsi non tornerebbero a viverci manco morti; se non per vacanze (l'italia e' un eccellente posto in cui fare vacanze - senza dubbio).

appunto, il problema centrale è che la maggior parte dei ragazzi che partono vanno a fare i camerieri. Conosco una decina di ragazzi che sono andati a londra nell'ultimo anno(4 del mio gruppo di amici), tutti di 19/20 anni che non volevano studiare: lavorano tutti i bar e ristoranti. Guadagnano anche abbastanza bene(anche se devono pagare l'affitto), ma poi faranno a vita quel lavoro? meglio rimanere in italia e investire sulla formazione

anche qua, il fatto che molti finiscano per servire ai tavoli toglie nulla al fatto che molti altri

- 1, dopo aver fatto il cameriere facciano altri lavori

- 2, non vadano affatto per fare i camierieri e fanno carriera all'estero

e' illogico prendere solo gli esempi che confermano i propri pregiudizi, guardatevela tutta la torta.

Nessuno si fa una preventiva valutazione anche socio-climatica o culturale del posto dove vorrebbero andare a vivere?

Inoltre per chi non ha agganci all'estero, come si muove per trovarne?

Parte e poi visita le aziende in loco o fa un lavoro da casa??

Non parlo di lavoretti da poco (lavapiatti & Co.), mi riferisco a gente che parte almeno con una laurea triennale decente e cerca lavoro in quel settore.

al clima puoi pensarci quando vai a farti una vacanza, non quando cerchi luoghi in cui farti i soldi.

O una o l'altra cosa.

Probabilmente non troverai nemmeno il cappuccino ai nostri prezzi - te ne farai una ragione.

Per il resto, ci sono siti specializzati, anche facebook (cerchi i gruppi) per le info. Individuato un paese, mandi il CV (anche qua ci stanno siti appositi) e vedi chi ti chiama.

etc...

Vorrei aggiungere una piccola riflessione sul sistema pensionistico italiano.

Innanzitutto immagino che molti di voi siano rimasti sconvolti/disgustati/preoccupati dai commenti recenti del presidente dell'INPS. Una cosa importante da notare è che nel resto del mondo un manager pubblico NON PUÒ PERMETTERSI di fare comparsate sui giornali e in TV. Verrebbe cacciato all'istante.

Ora, Boeri ha fatto puro terrorismo psicologico.

Cerchiamo di ragionare a mente fredda: il sistema pensionistico italiano è stato disegnato correttamente negli anni 70 in base a delle ipotesi che si sono rivelate sbagliate.

Questo non significa che ci sia malafede di base, come si continua ad insinuare. Significa che i politici e i tecnici non hanno la sfera di cristallo, e troppe cose possono succedere in 40 anni.

Negli anni 70 cerano problemi urgenti da risolvere, e anche attraverso una certa generosità del welfare sono stati risolti.

Certo, il conto da pagare è stato spostato nel futuro. Ma a volte occorre fare queste scelte altrimenti non c'è futuro.

Un altro errore è quello di inveire sempre contro sperperi e baby pensioni: ci sono senza dubbio, ma sul montante generale pesano relativamente poco.

Riassumendo: certe scelte politiche passate erano basate su ipotesi sbagliate, ma probabilmente erano necessarie. Nessuno può con sicurezza dire cosa sarebbe l'Italia oggi se avesse tenuto un rigore tedesco fin dall'inizio. A mio avviso sarebbe messa come la Bulgaria, ricordate che il PCI arrivò al 33%.

Detto questo, Boeri sbaglia ancora perché così come negli anni 70 non si sarebbe potuta prevedere questa evoluzione, oggi non sappiamo come funzionerà l'economia fra 40, quando i ventenni di oggi saranno anziani.

Ad oggi la spesa pensionistica si aggira sul 16% del PIL (vado a memoria).

Ora, il fatto che tutti i bocconiani e neoliberisti da strapazzo dicano che è troppo alta, lascia il tempo che trova. Perché non 10, o 30%? Tutti gli studi che tentano di mettere delle soglie sono delle buffonate.

In un'economia dominata dai robot, foge sta scritto che la spesa statale per pensioni non possa arrivare al 40%, visti che per esempio la manutenzione delle strade costa molto meno?

E mettiamo che lo Stato riesca a tenere il controllo sulla sanità invece di regalarla ai privati, secondo me è ragionevole pensare che una forte automazione e un miglior controllo della spesa possa abbassarla a causa della tecnologia.

Non è folle pensare che lo Stato possa riallocare quasi tutta la sua spesa verso le pensioni.

Di una sola cosa sono certo: se si continua a privatizzare tutto senza criterio, correndo dietro alla religione odierna, SICURAMENTE i ventenni attuali saranno estremamente poveri in vecchiaia.

Perché non sono loro che generano profitto.

I conti che fai OGGI, fra vent'anni saranno sbagliati tanto quanto i conti che fecero vent'anni fa.

Se le cose saranno migliori o peggiori dipenderà quasi esclusivamente da come sarà il sistema politico economico del futuro. Se ci saranno soldi per pagarle ma soprattutto SE CI SARÀ LA volontà politica per pagarle.

Entrambe le cose dipendono zero dalle scelte passate e ben poco dalla situazione attuale.

Non esiste nulla di inevitabile nel destino umano.

Sfido chiunque vivesse negli anni '40 in Europa ad immaginarsi il boom degli anni 50 e 60: ho buone ragioni di credere che stiamo ripercorrendo la stessa strada.

Certo, lo shock terribile che ha cambiato radicalmente le cose è stata una guerra mondiale. Ma ci stiamo arrivando velocemente, tranquilli (!!!!), grazie ad un'opinione pubblica anestetizzata da 70 anni di pace che diventa isterica per una macchia di fango sulle scarpe.

sai bene che i controfattuali lasciano sempre il tempo che trovano, non vanno mai fatti.

Allo stesso modo e' implicito che nessuno prevede il futuro, ma questo non giustifica a non tracciare scenari di medio-lungo periodo riferiti alle condizioni di oggi. Perche' comunque le cose non vengono dal nulla.

Quello che e' certo e' il declino decennale dell'italia, che e' rimasta tagliata fuori dai molti, se non tutti i settori del futuro (o meglio, si e' tagliata fuori da sola).

Sulle pensioni, le stime che fecero erano ''ottimistiche'', ma non e' stato fatto nulla per correggere la rotta dopo, questo e' il problema.

E le pensioni regalate sono un costo per la collettivita' che colpisce in primis il lavoro rendendo te piu' costoso per chi ti assume (ovviamente a discapito della tua busta paga), oppure disoccupato perche' l'azienda apre all'estero dove i costi sono inferiori.

La questione pensioni e' drammatica, non c'entra il liberismo o le ideologie, c'entra il buon senso.

Poi ^X^, suvvia, secondo te la mafia politica ha tutta questa pulsione a privatizzare? quando possono continuare a succhiare allegramente il ''pubblico''?

se privatizzano lo fanno per finta...

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^'V'^

Un'alternativa potrebbe essere il lavoro a distanza.... il telelavoro... fino ad alcuni anni fa si pensava che un giorno si sarebbe lavorato senza muoversi da casa ora pochi ne parlano ancora.

Eppure la tecnologia per poterlo fare c'è, almeno nelle mie zone, credo non si riesca a diffondere per l'arretratezza di cui sopra... ricordo uno studio di avvocato in cui fino a pochi anni fa... tenetevi forte... ancora scrivevano a macchina per dare l'idea.

Se tu avessi un'azienda per cui devi delegare alcune mansioni che possono essere fatte a distanza dal computer.

Preferiresti delegarle ad un italiano che devi pagare 2000 euro al mese di cui 1'200 vanno a lui e che inoltre tira a fregarti di continuo, non fa le cose che gli chiedi e se c'è il sole fuori va a giocare a pallone, o ad esempio ad un filippino che ti prende 380 € al mese (non lo stai sfruttando, a casa sua con quei soldi si compra l'iphone e vive bene perché il costo della vita è bassissimo) e gli aggiungi anche qualcosa di tua iniziativa per pagargli l'assicurazione medica e ti ringrazia, lavora 40 ore alla settimana e fa le cose che gli chiedi e dicendo anche grazie?

Secondo me un italiano può lavorare a distanza solo se:

  • il committente ha bisogno di qualcosa che può essere fatta solo da un italiano, perché richiede testi o comprensione dei testi per un pubblico ita.
  • l'italiano in questione si è trasferito con baracca e burattini in un paese civile con buona connessione internet e con un costo della vita bassissimo, tale da poter lavorare per pochi soldi e farci comunque una vita da signore.
  • la smette di fare l'italiano e capisce che il lavoro non è una cosa che ti danno perché hai un foglio di carta o un amico, ma una cosa da fare per produrre un risultato per cui il committente paga.

Credo, dopo un anno e mezzo che combatto con l'ousorcing italiano, che il terzo punto sia il più estremo e difficile da realizzare.

In linea di massima, non conviene a nessuno pagare un italiano per lavorare a distanza.

Alcuni ci si trovano costretti perché si deve lavorare su materiale in italiano.

Allo stesso modo e' implicito che nessuno prevede il futuro, ma questo non giustifica a non tracciare scenari di medio-lungo periodo riferiti alle condizioni di oggi. Perche' comunque le cose non vengono dal nulla.

Quello che e' certo e' il declino decennale dell'italia, che e' rimasta tagliata fuori dai molti, se non tutti i settori del futuro (o meglio, si e' tagliata fuori da sola).

Sulle pensioni, le stime che fecero erano ''ottimistiche'', ma non e' stato fatto nulla per correggere la rotta dopo, questo e' il problema.

E le pensioni regalate sono un costo per la collettivita' che colpisce in primis il lavoro rendendo te piu' costoso per chi ti assume (ovviamente a discapito della tua busta paga), oppure disoccupato perche' l'azienda apre all'estero dove i costi sono inferiori.

La questione pensioni e' drammatica, non c'entra il liberismo o le ideologie, c'entra il buon senso.

Anche se fosse possibile prevedere il futuro, a chi interesserebbe creare piani sul medio lungo periodo, in un sistema di governo per cui stai al potere solo cinque anni e se fai delle scelte giuste (che avrebbero vantaggi in 20 anni) l'opposizione ti manda la gente in piazza a brontolare, e soprattutto ti daranno tutti dello stronzo perché non hai prodotto risultati e diranno a quello che viene 20 anni dopo che è un genio perché ha risultati (che sono i risultati che hai costruito tu 20 anni prima).

Nel sistema decisionale che abbiamo, conviene solo e solamente fare demagogia, rimandare tutti i problemi a quelli dopo e non costruire mai nulla di solido con piani che vadano oltre i cinque anni di mandato.

Non sarebbero capiti.

Non sarebbero apprezzati.

E poi abbiamo questa stronzata moderna per cui la gente... il populino belante... vota!

Vanno avanti chiedendo prestiti per comprare passività, usano la carta di credito quando finiscono lo stipendio, fanno debiti per andare in vacanza, vanno a vedere de sica al cinema e... li fanno votare!

In questioni che non sono di loro competenza e in cui non dovrebbero nemmeno ficcare il naso.

E poi si lamentano se il riflesso di questa follia è una classe politica che pensa solo a rubare per cinque anni e scappare lasciando debiti ai successivi.

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^X^

Aivia ha centrato il punto sul telelavoro, purtroppo.

Se hai bisogno di un lavoro che può essere fatto in remoto, a quel punto lo fai fare in India, Pakistan ecc., specialmente in campo IT.

Il telelavoro per un italiano potrebbe funzionare per le opere creative (grafica, design), ma anche qui chi lavora nel settore sa benissimo come la prossimità al cliente sia essenziale per ragioni di Public Relations.

in altre parole, il telelavoro servirà in futuro per alleggerire il traffico e contenere in parte i costi degli uffici (facendo magari lavorare da casa 1-2 giorni la settimana), ma per il momento non vedo scenari estensivi.

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