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Perché la storia che ci hanno insegnato a scuola non è storia dell'uomo?


^'V'^

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imnotafortuneteller

Stavo scorrendo migliaia di annunci di case in affitto per trasferirmi all'estero, da mesi... così sono entrato virtualmente a casa di tantissime persone... e mi davano fastidio, lo scarso gusto con cui guarnisce la sua abitazione chi non è ricco, e lo scarso gusto auto rappresentativo e di identificazione con cui la fa guarnire in modo lussuoso da arredatori e da marchi asettici chi ha tanti soldi.

I quadri alle pareti.. di una serialità e scontatezza sconvolgenti, non personali, non identitari, non riflettenti le necessità psicologiche del bello di chi vi abita, ma nella migliore, e rara ipotesi, un piccolo richiamo ai colori dell'arredamento.

Poi mi sono messo a guardare i fornitori di mobili per uffici.

Agghiacciante.

E le serigrafie da appendere negli uffici? Tristissime.

Mi è venuto in mente l'uomo primitivo che non possedeva che poche e rozze suppellettili, ma anche a quei tempi, nel paleolitico superiore, era in grado di rappresentare qualcosa di sé

Techo_de_Altamira_%28replica%29-Museo_Ar

Non ho mai studiato storia dell'arte, e se me l'hanno fatta assaggiare alle medie, ero distratto a pensare alla figa.

Ma proprio pensando a questo, mi è venuto in mente il susseguirsi di date in cui ci sono state delle guerre che ho dovuto imparare perché si dicesse che conoscevo la storia dell'uomo.

La storia dell'uomo.... sarebbe sapere in che anno inglesi e francesi si sono affrontati nel fango di Agincourt?

Quelle sono cose che sono successe... non è la storia.

La storia vera sono i costumi di un popolo, la storia della sua arte, ove non intendo l'opera eccelsa di un maestro indiscusso. Intendo che cosa vedrei se ora scorressi migliaia di abitazioni e di mezzi di trasporto degli etruschi, che cosa vedrei se ora cercassi su internet migliaia di case, vestiti, quadri appesi nelle pareti, delle persone che fanno parte di un popolo.

Quella è la vera storia dell'uomo.

I suoi racconti, la sua musica, ciò che le persone vogliono quando hanno appagato le esigenze elementari, la dimensione estetica del vivere.

Se anche un uomo di 18'000 anni fa era in grado di pitturare la sua grotta di Altamira (immagine sopra), o di Lascaux... se anche lui, che di certo non aveva tutti gli utensili necessari al soddisfacimento dei bisogni primari, ma riusciva a soddisfare le sue necessità psicologiche, rappresentative e di identificazione col suo ambiente...

Com'è possibile che nel 2015 il massimo che puoi trovare tra i fornitori di mobilio per ufficio è la base minima di risposta funzionale dei luoghi senza una punta di coraggio.... non si trova un trono color argento con cuscini sontuosi color sangue di piccione, non si trova una scrivania da ufficio che sia una lastra grezza di marmo tagliata irregolarmente, ma pezzi di legno tristi come banchi di scuole pubbliche.

Ci appoggi la roba. A questo servono.

Tutto quello che puoi vedere di bello intorno a te lo vedi nello schermo, il resto è solo funzionale.

La nostra storia, come popolo, per un archeologo che ritrovasse i nostri resti tra mille anni, è la storia di un uomo che ha smesso di specchiarsi in tutto ciò che lo circondava, ed ha iniziato a specchiarsi in uno schermo 23 pollici lcd.

La storia di un popolo di barbari umiliati ed oltraggiati da serigrafie da parete.

Non studieranno le date della prima guerra del golfo, di Bush padre, di Bush figlio... studieranno come sia stato possibile che esistesse l'ikea per i poveri e che i ricchi, benché ne avessero i mezzi, invece di rappresentarsi nel loro ambiente e prendere così possesso del territorio, si fossero fatti rappresentare da marchi, sul cui gusto non scendevano in giudizi, poiché il prezzo altissimo ne attestava la bontà.

La storia dell'uomo... secondo me... non è una sequenza di date di cose che sono successe. Sapere che ad un Re sono girate le palle per una tassa imposta da altri e ha mandato diecimila uomini con le lance, non mi dice nulla su quegli uomini, su ciò che erano, che diventavano, che siamo.

La vera, storia, è la storia delle favole che si raccontano ai bambini, della musica che si poteva suonare e che era gradita, dei colori, delle scelte nelle linee, di come l'uomo ha imparato a lavorare materiali, tessuti, e di come questo potere si è manifestato nella vita del popolo, nel suo gusto e in ciò che faceva che non fosse prettamente funzionale.

E certo, anche di come ha raggiunto traguardi funzionali, di come siamo arrivati dal coltello di selce allo smartphone, ma a me interessa... di che colore ha fatto il manico del coltello di selce. Che incisione ci ha fatto sopra per personalizzarlo, che nome ha dato al suo coltello, e se gliene ha dato uno.

Per fortuna... almeno quando penso agli antichi Egizi... non mi vengono in mente date di dinastie faraoniche, o di guerre, ma disegni, scrittura, opere.

Sarebbe bello sapere se dopo la lettura del libro ARTE COME MESTIERE di Bruno Munari, uno dei più grandi designer italiani, avresti ancora questa idea. Sono curioso

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Sarebbe bello sapere se dopo la lettura del libro ARTE COME MESTIERE di Bruno Munari, uno dei più grandi designer italiani, avresti ancora questa idea. Sono curioso

Azzardo una risposta solo dal titolo.

Magari sbaglio, non l'ho letto.

Non stavo parlando degli artisti, dei designer, della Cappella Sistina, ecc.

Parlavo dei costumi di una popolazione, del senso del bello che traspare nelle sue rappresentazioni di sé in ciò che lo circonda.

Riguardo all'osservazione secondo cui cambiamo casa e siamo mobili... beh, io anche nelle stanze d'albergo mi porto petali da spargere, luci colorate e altre cose che la rendano la mia stanza.

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E pensare che alcune scuole la storia dell'arte si vuole togliere.

Ed è un male, perché ieri e ieri l'altro ero ad un corso in cui una delle partecipanti è prof di storia dell'arte alle medie, e quando l'ho scoperto ho parlato con lei dell'oggetto di questo 3d, e alla fine del corso mi cercava sempre e mi proponeva di venirmi a trovare alle Canarie.

Insomma, sarebbe un peccato togliere questo argomento di conversazione e questo tipo di prof.

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Ed è un male, perché ieri e ieri l'altro ero ad un corso in cui una delle partecipanti è prof di storia dell'arte alle medie, e quando l'ho scoperto ho parlato con lei dell'oggetto di questo 3d, e alla fine del corso mi cercava sempre e mi proponeva di venirmi a trovare alle Canarie.

Insomma, sarebbe un peccato togliere questo argomento di conversazione e questo tipo di prof.

Appunto e non solo per la conoscenza dare ai bambini che si stanno formando strumenti come il disegno e insegnare loro l'importanza delle forme e dei colori, darebbe loro altri strumenti, quelli più visivi, che loro potrebbero usare per esprimersi al meglio assieme alla scrittura, la lingua parlata e i movimenti del corpo.

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Ed è un male, perché ieri e ieri l'altro ero ad un corso in cui una delle partecipanti è prof di storia dell'arte alle medie, e quando l'ho scoperto ho parlato con lei dell'oggetto di questo 3d, e alla fine del corso mi cercava sempre e mi proponeva di venirmi a trovare alle Canarie.

Insomma, sarebbe un peccato togliere questo argomento di conversazione e questo tipo di prof.

Ed hai ragione.

Ma hai ragione anche perche' se non si conosce cio' che ci ha portato fin qui, quello che eravamo, quello che per noi significa "storia", sia essa il colosseo o una centrale termoelettrica, non si puo' amarla, proteggerla e solo alla fine, sentirla, comprenderla.

Riguardo al discorso di " appartenenza, comprensione ed accettazione" dell' arte contemporanea, ti riporto il punto di vista della mia prof.di museografia, la quale asseriva che noi contemporanei dovessimo non dico amarla, ma accettarla almeno, perche' e' il prodotto della nostra civilta', del nostro tempo." Beh, io mi sento antiquata allora", le dissi. Non mi trasmette niente, e' tutto un ready made, un gia' visto e rivisto che e' completamente, per me, svuotato di senso. Come i mobili dell'ikea, sono forse solo pratici, e nemmeno troppo utili. Io l' utilita' la vedo in rapporto anche alla piacevolezza, al colore e all' odore, al senso del tempo che passa sulle cose. A quello che un oggetto mi da' in termini emozionali e sensoriali.

Casa mia, e' mia, ne ho studiato i colori e i riflessi della luce, la divisione delle stanze. Ne ho progettato i mobili, di cui alcuni su misura, in stile moderno ma con un colore classico e li ho riempiti di oggetti antichi, comprati uno ad uno e per mio gusto, e in posti diversi.

Puo' piacere, puo' creare sgomento, ma e' casa mia. E' un posto in cui devo passare molto tempo. I quadri, comprati anch' essi nell' arco di 10 anni, e per un'altra casa, devo ancora appenderli. Devo scegliere come e dove, e soprattutto se appenderli.

Direi che il dilemma non sia l' impossibilita' di scegliere, quanto l'incapacita' di scegliere qualcosa di diverso. E torniamo allo stesso punto, perche' stanno tentando da troppo tempo di non farci piu' pensare/decidere/scegliere autonomamente.

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freefall

...

E azzardo un' ipotesi.

La legione straniera non era forse formata, almeno inizialmente da mercenari e gente che non aveva nulla da perdere?

E forse il disprezzo della vita che avevano li portava a desiderare così tanto la morte da essere più impavidi dei loro nemici, che combattevano per ideali tanto nobili quanto fasulli come la patria o la devozione al loro re?

...

Piccolo OT.

Capisco il fascino intramontabile, leggendario della Legione, ne fa parte anche un mio ex frà.

Ma non è giusto pensare che ci finissero solo dei disperati, magari delusi d'amore, che non avevano nulla da perdere.

E' un corpo d'élite, ne hanno fatto parte anche futuri Capi di Stato e soprattutto, dei patrioti. Questi, non potendo proseguire (o cominciare) la loro battaglia intra moenia, la praticavano fuori.

Posso dirti che un militare che disprezza la propria vita, o che desidera la morte, è un pessimo militare. E non reggerebbe l'addestramento e la disciplina che caratterizzano un corpo speciale.

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imnotafortuneteller

Azzardo una risposta solo dal titolo.

Magari sbaglio, non l'ho letto.

Non stavo parlando degli artisti, dei designer, della Cappella Sistina, ecc.

Parlavo dei costumi di una popolazione, del senso del bello che traspare nelle sue rappresentazioni di sé in ciò che lo circonda.

Riguardo all'osservazione secondo cui cambiamo casa e siamo mobili... beh, io anche nelle stanze d'albergo mi porto petali da spargere, luci colorate e altre cose che la rendano la mia stanza.

È un libro che tra le tante cose spiega perchè negli uffici di qualche imprenditore trovi poltrone in pelle di pitone, scrivania in marmo di carrara e altro che non sto a riportare qui, cercando di evidenziare il no sense che tutto questo ha nella nostra vita (con motivazioni annesse).

Poi parla di tante altre cose.

Se lo trovi in pdf dagli un'occhiata, per me vale la pena.

Ah e....Munari è d'accordo con la tua idea di personalizzazione di una camera d'albergo infatti tratta la cosa nel libro.

Modificato da imnotafortuneteller
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Ah ecco... Vedi come può essere diversa la percezione simbolica delle cose...

Per me il trono color argento con l'imbottitura sangue di piccione rappresenta l'unico anello sigillo d'amore che abbia regalato ad una ragazza (argento e rubino) nei colori e rappresenta, nel suo essere un trono, una scena della serie True Blood che colpì in pancia una ragazza che porto nel cuore.

E la lastra di marmo come piano d'appoggio rappresenta Swany, la mia ex bottom girl (ma comunque sempre mia umana donatrice volontaria e kajira) che è di Carrara e che è cresciuta a contatto col marmo e coi cavatori che sono la razza più anarchica d'ita, e questo per me simboleggia

- Una base d'appoggio affettiva.

- Un simbolo di "ribellione" a tutti gli assolutismi e il sostegno della verità soggettiva di chi è in quella stanza con me (per questo dicevo il taglio grezzo ed irregolare)

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cabeleira

La storia dell'uomo... secondo me... non è una sequenza di date di cose che sono successe. Sapere che ad un Re sono girate le palle per una tassa imposta da altri e ha mandato diecimila uomini con le lance, non mi dice nulla su quegli uomini, su ciò che erano, che diventavano, che siamo.

Le date hanno una dimensione relativa e una loro utilità residua. Se voglio conoscere la storia del fascismo meglio che io legga l'opera omnia di De Felice, piuttosto che il manuale "La storia - Edizioni per la scuola", eppure anche in questi manuali a volte mi perdcevo perché nei riquadri tra una data l'altra potevi trovare fotografie, testimonianze e piccole note che rivelavano il carattere di un popolo , i sui costumi e le sue usanze.

Oppure le disposizioni di questo oppure quell'imperatore.

La domanda per sarebbe un'altra : Abbiamo davvero bisogno di dare un tempo al tempo ? Cioè, abbiamo bisogno di limitare un'essenza imllimitata ?

Per ragioni pratiche ovviamente potrei risponderti di si.

Sapere che in un certo punto astratto, abitrariamente fissato a misura d'uomo è accaduto un certo evento ci permette di ricorstruirlo con maggiore sicurezza : lo stesso vale per l'arte, i costumi e le loro infinite mutazioni.

Ma se si pretende di limitare a questo punto astratto ed arbitrariamente fissato da chi fa parte dell'infinito, la storia, allora si incorre in un errore marchiano : l'assurdità.

Sto leggendo "Memorie di Adriano" di Marguerite Youcenar : si racconta la storia di Publio Elio Traiano Adriano, imperatore romano del II secolo. C'è molta più storia in questo libro che in qualsiasi manuale.....

Le istituzioni comunque non hanno mai grondato buon senso, quindi non aspettarti mai una lezione o una risposta sensata dalle istituzioni.

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Le date hanno una dimensione relativa e una loro utilità residua. Se voglio conoscere la storia del fascismo meglio che io legga l'opera omnia di De Felice, piuttosto che il manuale "La storia - Edizioni per la scuola", eppure anche in questi manuali a volte mi perdcevo perché nei riquadri tra una data l'altra potevi trovare fotografie, testimonianze e piccole note che rivelavano il carattere di un popolo , i sui costumi e le sue usanze.

Oppure le disposizioni di questo oppure quell'imperatore.

La domanda per sarebbe un'altra : Abbiamo davvero bisogno di dare un tempo al tempo ? Cioè, abbiamo bisogno di limitare un'essenza imllimitata ?

Per ragioni pratiche ovviamente potrei risponderti di si.

Sapere che in un certo punto astratto, abitrariamente fissato a misura d'uomo è accaduto un certo evento ci permette di ricorstruirlo con maggiore sicurezza : lo stesso vale per l'arte, i costumi e le loro infinite mutazioni.

Ma se si pretende di limitare a questo punto astratto ed arbitrariamente fissato da chi fa parte dell'infinito, la storia, allora si incorre in un errore marchiano : l'assurdità.

Sto leggendo "Memorie di Adriano" di Marguerite Youcenar : si racconta la storia di Publio Elio Traiano Adriano, imperatore romano del II secolo. C'è molta più storia in questo libro che in qualsiasi manuale.....

Le istituzioni comunque non hanno mai grondato buon senso, quindi non aspettarti mai una lezione o una risposta sensata dalle istituzioni.

I punti e le date storicamente fissate tipo il 313 editto di Costantino, 1492 scoperta dell' America ecc...sono punti di riferimento della cronistoria, ovviamente i confini sono sfumatissimi. Inoltre quella che per noi (occidentali) e' una data "sensata", cioe' che marca un cambiamento, per un altro popolo non lo e'. Esistono poi popoli che non hanno avuto e non hanno bisogno di marcare il tempo in modo lineare, ma usano un "programma" ciclico, come era ad esempio per le 13 lune maya, ed e' un po' come e' in piccolo per le 4 stagioni. In queste popolazioni il cambiamento e' accettato come fatto naturale.

Riguardo al libro sulla vita di Adriano e' uno spaccato molto umano e fruibile dell' epoca, ti consiglio di fare anche una passeggiata, magari con una mappa o una guida a villa Adriana, a Tivoli. Trovo che collegare le letture alla "pratica turistica" sia il modo migliore per non dimenticarle.

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