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L’importanza della One ITIS


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Kickman
Il 15/4/2017 alle 02:56 , Tolomeo ha scritto:

Grazie. Forse avevo bisogno di sentirmi dire queste cose, ora.

Quando finisci in one itis, specialmente dopo essere approdato su IS, metti in dubbio tutti i progressi che hai fatto. L'interrogativo che scatta è qualcosa tipo ma come, ho compreso dinamiche, applicato tecniche, fatto nuove esperienze, e ci sto ancora sotto quando qualcosa non va? Ma allora finora che cosa ho fatto?

E questo insomma, è frustrante.

La sofferenza è un imprescindibile motore della vita, non c'è PUA che possa chiamarsene fuori.

Ho imparato ad accettare la sofferenza. Ho capito che salvo disgrazie, se ci stai male è perché avevi bisogno di starci male. Perché doveva arrivarti un messaggio in mezzo a quell'attrito, quel pus di delusione che riempie lo spazio infetto che divide aspettative e realtà. L'ho imparato in più fasi, anzi lo sto ancora imparando. E non parlo solo di sofferenza d'amore, ma anche di perdite familiari, di situazioni amicali o professionali in cui ci si sente traditi. Rifiutarla, dirsi io sono migliore, non dovrei stare così adesso non fa che portarci alla follia.

Credo che l'alternanza alti-bassi sia, oltre che un naturale meccanismo (non sempre puoi essere al tuo top fisicamente e mentalmente, quindi anche le tue azioni e risultati seguiranno il tuo stato), fondamentale, e non solo per il miglioramento.
L'analogia perfetta è la legge fisica che sta alla base dei motori elettrici, la variazione del flusso del campo magnetico attraverso un circuito genera forza elettromotrice (legge di Faraday se non ricordo male).
Quella forza di cui tutti abbiam bisogno per andare avanti, per essere motivati. La fase top in cui capisci che è tutto ok, la fase down che ti dice "alza quel culo, tutto questo te lo sei guadagnato col sudore e lo sbattimento, continua a sudare e a sbatterti se non vuoi essere mediocre". Quindi, come dici tu, la sofferenza non va rifiutata, va accolta come un warning. Senza contare che in una fase giù ti ricordi di chi eri prima di cominciare il tuo percorso, hai un termine di paragone fresco.

D'altra parte, avere fasi down e accorgersene mettendo in discussione il proprio percorso è indice di criticità verso se stessi, cosa che ci spingerà al miglioramento.
E penso che non tutti siano portati al miglioramento, ci sono anche le persone mediocri, che stanno bene nella propria noiosa comfort zone, che non rischiano e stanno nel limbo, senza infamia e senza lode. Per loro non è così male, per noi è il livello più profondo dell'inferno, sebbene Dante lo metta in superficie.
Per loro il rotore è fermo, non hanno quella forza che li spinge a volere di più e a lottare per questo, che sia un lavoro più dignitoso, un migliore social circle o una spiccata abilità nel pick up, anzi, saranno sempre quelli pronti a puntare il dito, criticare e deridere. E dobbiamo solo ringraziare il cielo di non essere così.

Quindi ben vengano le fasi down, che siano delusioni, fallimenti o quant'altro, è lì che mostriamo a noi stessi chi siamo. Non al mondo, a noi stessi

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Sono sempre stato convinto che la cosiddetta One-Itis (per favore troviamogli un termine italiano!) sia essenziale per la crescita di un uomo. 

Qualsiasi sia, una donna, un lavoro perso dopo anni, problemi di salute che ti stravolgono la vita, queste esperienze psicologicamente estreme sono fondamentali. 

Se siamo fortunati non moriamo una volta sola nella vita. 

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ganimede
Adesso, 007 ha scritto:

Sono sempre stato convinto che la cosiddetta One-Itis (per favore troviamogli un termine italiano!) sia essenziale per la crescita di un uomo. 

Qualsiasi sia, una donna, un lavoro perso dopo anni, problemi di salute che ti stravolgono la vita, queste esperienze psicologicamente estreme sono fondamentali. 

Se siamo fortunati non moriamo una volta sola nella vita. 

spirito straordinario...ma una cosa è dirlo a tavolino , altra è interiorizzarlo al punto tale che quando ci si viene a trovare in una situazione estrema scatta in automatico questa mentalità...

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20 minuti fa, ganimede ha scritto:

spirito straordinario...ma una cosa è dirlo a tavolino , altra è interiorizzarlo al punto tale che quando ci si viene a trovare in una situazione estrema scatta in automatico questa mentalità...

Ti assicuro che la mentalità scatta. A meno che non è uno sfigato depresso cronico, l'uomo tende a rinascere dopo una morte interiore. Non c'è bisogno di alcuna mentalità, perché l'uomo è così. Ciò che non è normale in un uomo è la depressione e la sofferenza croniche. 

Modificato da 007
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Kickman
5 ore fa, 007 ha scritto:

Sono sempre stato convinto che la cosiddetta One-Itis (per favore troviamogli un termine italiano!) sia essenziale per la crescita di un uomo. 

Cotta?

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vol-à-voile

Cotta è troppo riduttivo e generico come termine, non renderebbe molto l'idea.

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  • 9 mesi dopo...
pomok@ko

in passato, come tanti, anche io ho avuto le mie one itis

fossero donne... che ti entrano in profondità e confondono la tua percezione di loro e, quel che è peggio, di te stesso

o salute... quando ti senti dire... potrebbe essere un tumore al cervello ma anche un semplice disturbo passeggero, riferito ad una persona che è sangue del tuo sangue... quando rimani sveglio le notti fissando la luce della sveglia...

o lavoro... quando ti ritrovi preso fra due fuochi, e non hai margini di manovra, qualsiasi decisione sembra portarti alla sconfitta...

ecco, in queste e in altre situazioni, io ho sempre pensato che fosse necessario prendere quell'occasione e rimodellare il singolo mattoncino di me stesso, per farlo incastrare con tutti gli altri, in modo da rendermi più forte la prossima volta che avrei rivissuto quell'esatta situazione

invece non era così che dovevo procedere, non è adattando i mattoncini che si impara ad affrontare i propri mostri, ma buttando giù tutto, ricostruire il castello da zero, da fondamenta solide, più che antismiche... anti-one-itis

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