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Inviato

Grazie per i vostri messaggi. 
Sicuramente non è per nulla facile interpretare il modo di essere di una persona che si presenta come mi presento io, un po' silenziosa e riservata, avete ragione. In passato non ero così, da bambina e poi da ragazza avevo una logorrea senza limiti ed ero spesso eccessivamente chiassosa e forse travolgente verso le persone. Con il tempo mi resi conto che quel modo di fare bambinesco e spontaneo che avevo non era più molto gradito, che esprimermi meno o con maggiore delicatezza era più apprezzato. Poi forse questo pensiero è stato così interiorizzato che ha finito per diventar qualcosa di diverso, un specie di rifiuto generale. Per parecchio tempo mi è andata benissimo così, a me servivano il mio silenzio, i miei libri e tanto tempo da sola per fare un lavoro interiore faticoso e attualmente ancora in corso. Tutto ciò che non c'entrava con questo desiderio è stato troncato. In particolare tutte le conversazioni e gli incontri che non avessero come destinazione due cuori che si parlano per me erano perdita di fiato.
In questi anni ho confessato molta gente in treno (o sulla spiaggia, o sui gradini di una chiesa). Non ridete, sto facendo riferimento al fatto che mi è successo parecchie volte di incontrare persone (giovani, vecchie, uomini adulti) e di essermi trovata a entrare in una specie di bolla in cui queste, pur senza conoscermi minimamente, mi hanno aperto il loro profondo come in una seduta psicanalitica. E quando se ne sono andate m hanno ringraziato e mi hanno chiesto chi fossi, da dove venissi, o mi hanno detto che il signore mi aveva messo sulla loro strada. Ecco, quello che io voglio dagli altri è questo livello di comunicazione, non immagini, non schemi comportamentali, non atteggiamenti. Il loro cuore su un piatto d'argento, per poterli amare. Per fare questo è necessario deporre le armi, ma anche io devo deporre le mie.
Le persone che vedo tutti i giorni, che non mi incontrano su un treno per non rivedermi mai più, hanno paura, come ho paura io. Non sono disposte a essere semplicemente sé stesse così come io non sono disposta a giocare a un gioco in cui facciamo finta di essere qualcuno o qualcosa. Amo le persone semplici e spontanee, nel profondo lo siamo tutti, eppure quel livello di conoscenza (e di coscienza) è così raro da raggiungere, è paradossalmente più semplice con uno sconosciuto.
Oggi mi accorgo di dover scendere a un compromesso, di dover agire per andarmi a prendere qualcosa che desidero, ma non so bene come si faccia e mi serve un manuale di istruzioni su come essere "una persona normale".

E' probabile che questo messaggio sia frainteso e probabilmente non sono stata eccellente nell'esprimermi, spero che se ne colga il succo.
 

Inviato (modificato)
 

Oggi mi accorgo di dover scendere a un compromesso, di dover agire per andarmi a prendere qualcosa che desidero, ma non so bene come si faccia e mi serve un manuale di istruzioni su come essere "una persona normale".
 

Ce ne sono già troppe di persone normali, sii anormale, folle e distaccata dalla massa. Non devi cambiare te stessa per piacere, devi interessarti a come sono gli altri per far si che gli altri si interessino a te.

È un Mondo fin troppo noioso con i suoi stampini di ominidi similari, evita di privarlo di qualche rara e sublime diversità.

Modificato da Human
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OldPlayer
Inviato

Ciao,

La tua palestra non organizza mai pizzate?

Mai pensato di iscriverti ad un nuovo hobby?

Trovare amici veri è un impresa, ma trovare "conoscienti" con cui uscire è piuttosto semplice.

Io ho risolto con i balli caraibici, ma ovviamente ti devono piacere. Li fare "amicizia" e serate è veramente immediato.

 

BrianBoru
Inviato
 

Sono problemi che si presentano in persone che hanno dovuto maturare presto o hanno seriamente capacità intelettive maggiori rispetto alla norma, che le portano ad isolarsi e vedere gli altri come "superficiali" o poco interessanti.

Per me era così.

Mi sembravano tutti idioti e superficiali e mi chiudevo.

Però poi ho capito che l'idiota ero io. Ero io che mi sentivo a disagio, non loro.

Non mi sentivo accettato perchè gli altri non capivano che quello che pensavo io era meglio di quello che pensavano loro.

Presunzione ? 

Forse sì.

Ma adesso posso dire che il presuntuoso è colui che semplicemente non si sente accettato, si sente fuori posto, anche se il posto in cui mi trovavo sembrava razionalmente migliore.

Il guaio era che invece il mio lato irrazionale voleva stare in mezzo alla gente quando quello razionale mi spingeva ad evitarla e ciò mi rendeva infelice oltre che più o meno apparentemente presuntuoso. Insomma lo strano ero io.

Come ho riallineato parte razionale e parte irrazionale ?

Facile

 

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Asia
Inviato
 

Grazie per i vostri messaggi. 
Sicuramente non è per nulla facile interpretare il modo di essere di una persona che si presenta come mi presento io, un po' silenziosa e riservata, avete ragione. In passato non ero così, da bambina e poi da ragazza avevo una logorrea senza limiti ed ero spesso eccessivamente chiassosa e forse travolgente verso le persone. Con il tempo mi resi conto che quel modo di fare bambinesco e spontaneo che avevo non era più molto gradito, che esprimermi meno o con maggiore delicatezza era più apprezzato. Poi forse questo pensiero è stato così interiorizzato che ha finito per diventar qualcosa di diverso, un specie di rifiuto generale. Per parecchio tempo mi è andata benissimo così, a me servivano il mio silenzio, i miei libri e tanto tempo da sola per fare un lavoro interiore faticoso e attualmente ancora in corso. Tutto ciò che non c'entrava con questo desiderio è stato troncato. In particolare tutte le conversazioni e gli incontri che non avessero come destinazione due cuori che si parlano per me erano perdita di fiato.
In questi anni ho confessato molta gente in treno (o sulla spiaggia, o sui gradini di una chiesa). Non ridete, sto facendo riferimento al fatto che mi è successo parecchie volte di incontrare persone (giovani, vecchie, uomini adulti) e di essermi trovata a entrare in una specie di bolla in cui queste, pur senza conoscermi minimamente, mi hanno aperto il loro profondo come in una seduta psicanalitica. E quando se ne sono andate m hanno ringraziato e mi hanno chiesto chi fossi, da dove venissi, o mi hanno detto che il signore mi aveva messo sulla loro strada. Ecco, quello che io voglio dagli altri è questo livello di comunicazione, non immagini, non schemi comportamentali, non atteggiamenti. Il loro cuore su un piatto d'argento, per poterli amare. Per fare questo è necessario deporre le armi, ma anche io devo deporre le mie.
Le persone che vedo tutti i giorni, che non mi incontrano su un treno per non rivedermi mai più, hanno paura, come ho paura io. Non sono disposte a essere semplicemente sé stesse così come io non sono disposta a giocare a un gioco in cui facciamo finta di essere qualcuno o qualcosa. Amo le persone semplici e spontanee, nel profondo lo siamo tutti, eppure quel livello di conoscenza (e di coscienza) è così raro da raggiungere, è paradossalmente più semplice con uno sconosciuto.
Oggi mi accorgo di dover scendere a un compromesso, di dover agire per andarmi a prendere qualcosa che desidero, ma non so bene come si faccia e mi serve un manuale di istruzioni su come essere "una persona normale".

E' probabile che questo messaggio sia frainteso e probabilmente non sono stata eccellente nell'esprimermi, spero che se ne colga il succo.
 

Rimani così ♡

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senza nome
Inviato (modificato)
 

Grazie per i vostri messaggi. 
Sicuramente non è per nulla facile interpretare il modo di essere di una persona che si presenta come mi presento io, un po' silenziosa e riservata, avete ragione. In passato non ero così, da bambina e poi da ragazza avevo una logorrea senza limiti ed ero spesso eccessivamente chiassosa e forse travolgente verso le persone. Con il tempo mi resi conto che quel modo di fare bambinesco e spontaneo che avevo non era più molto gradito, che esprimermi meno o con maggiore delicatezza era più apprezzato. Poi forse questo pensiero è stato così interiorizzato che ha finito per diventar qualcosa di diverso, un specie di rifiuto generale. Per parecchio tempo mi è andata benissimo così, a me servivano il mio silenzio, i miei libri e tanto tempo da sola per fare un lavoro interiore faticoso e attualmente ancora in corso. Tutto ciò che non c'entrava con questo desiderio è stato troncato. In particolare tutte le conversazioni e gli incontri che non avessero come destinazione due cuori che si parlano per me erano perdita di fiato.
In questi anni ho confessato molta gente in treno (o sulla spiaggia, o sui gradini di una chiesa). Non ridete, sto facendo riferimento al fatto che mi è successo parecchie volte di incontrare persone (giovani, vecchie, uomini adulti) e di essermi trovata a entrare in una specie di bolla in cui queste, pur senza conoscermi minimamente, mi hanno aperto il loro profondo come in una seduta psicanalitica. E quando se ne sono andate m hanno ringraziato e mi hanno chiesto chi fossi, da dove venissi, o mi hanno detto che il signore mi aveva messo sulla loro strada. Ecco, quello che io voglio dagli altri è questo livello di comunicazione, non immagini, non schemi comportamentali, non atteggiamenti. Il loro cuore su un piatto d'argento, per poterli amare. Per fare questo è necessario deporre le armi, ma anche io devo deporre le mie.
Le persone che vedo tutti i giorni, che non mi incontrano su un treno per non rivedermi mai più, hanno paura, come ho paura io. Non sono disposte a essere semplicemente sé stesse così come io non sono disposta a giocare a un gioco in cui facciamo finta di essere qualcuno o qualcosa. Amo le persone semplici e spontanee, nel profondo lo siamo tutti, eppure quel livello di conoscenza (e di coscienza) è così raro da raggiungere, è paradossalmente più semplice con uno sconosciuto.
Oggi mi accorgo di dover scendere a un compromesso, di dover agire per andarmi a prendere qualcosa che desidero, ma non so bene come si faccia e mi serve un manuale di istruzioni su come essere "una persona normale".

E' probabile che questo messaggio sia frainteso e probabilmente non sono stata eccellente nell'esprimermi, spero che se ne colga il succo.
 

A mio avviso,quando ti interrelazioni con un'altra persona elimini Erin. Parli di essere stata un confessore,ma non parli di quando,ammesso che sia avvenuto,ti confessavi con gli altri. Tu davi ascolto,una spalla su cui pinagere,comprensione;ma non davi nulla di emozionalmente tuo,non davi loro il tuo cuore.

Spesso diamo agli altri ciò che più manca a noi,così come vogliamo dagli altri quello che abbiamo difficoltà a dare.

Probabilmente,in fondo,non desideri la nuova amica per andare a fare shopping;ma solo l'amica,che senza doppi fini,stia ad ascoltare incantata la bambina chiassosa chiusa dentro di te.

E si sfocia quasi nella banalità,per quante volte si sente ripetuto che l'unico modo per essere accettati è accettarsi;ma la gente(tra cui io)è come papagallo:ripete,ma non comprende,figuriamoci se sente.

Cosa vuol dire accettarsi? A mio avviso significa non chiudere in soffita quella bambina,solo perchè a qualcuno-magari anche qualcuno di importante per noi-non gradisce il chiasso. Significa essere abbastanza forti e sicuri di sè da prendere per mano quella bambina e dire che siamo noi,anche quando c'è la maestra che la sgrida. Significa pure vivere nell'esuberanza,ogni volta che possiamo(e possiamo in moltissimi frangenti della nostra vita,se solo non avessi così tanta paura).

Modificato da senza nome
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Apollodoro
Inviato
 

Grazie per i vostri messaggi. 
Sicuramente non è per nulla facile interpretare il modo di essere di una persona che si presenta come mi presento io, un po' silenziosa e riservata, avete ragione. In passato non ero così, da bambina e poi da ragazza avevo una logorrea senza limiti ed ero spesso eccessivamente chiassosa e forse travolgente verso le persone. Con il tempo mi resi conto che quel modo di fare bambinesco e spontaneo che avevo non era più molto gradito, che esprimermi meno o con maggiore delicatezza era più apprezzato. Poi forse questo pensiero è stato così interiorizzato che ha finito per diventar qualcosa di diverso, un specie di rifiuto generale. Per parecchio tempo mi è andata benissimo così, a me servivano il mio silenzio, i miei libri e tanto tempo da sola per fare un lavoro interiore faticoso e attualmente ancora in corso. Tutto ciò che non c'entrava con questo desiderio è stato troncato. In particolare tutte le conversazioni e gli incontri che non avessero come destinazione due cuori che si parlano per me erano perdita di fiato.


In questi anni ho confessato molta gente in treno (o sulla spiaggia, o sui gradini di una chiesa). Non ridete, sto facendo riferimento al fatto che mi è successo parecchie volte di incontrare persone (giovani, vecchie, uomini adulti) e di essermi trovata a entrare in una specie di bolla in cui queste, pur senza conoscermi minimamente, mi hanno aperto il loro profondo come in una seduta psicanalitica. E quando se ne sono andate m hanno ringraziato e mi hanno chiesto chi fossi, da dove venissi, o mi hanno detto che il signore mi aveva messo sulla loro strada. Ecco, quello che io voglio dagli altri è questo livello di comunicazione, non immagini, non schemi comportamentali, non atteggiamenti. Il loro cuore su un piatto d'argento, per poterli amare. Per fare questo è necessario deporre le armi, ma anche io devo deporre le mie.


Le persone che vedo tutti i giorni, che non mi incontrano su un treno per non rivedermi mai più, hanno paura, come ho paura io. Non sono disposte a essere semplicemente sé stesse così come io non sono disposta a giocare a un gioco in cui facciamo finta di essere qualcuno o qualcosa. Amo le persone semplici e spontanee, nel profondo lo siamo tutti, eppure quel livello di conoscenza (e di coscienza) è così raro da raggiungere, è paradossalmente più semplice con uno sconosciuto.
Oggi mi accorgo di dover scendere a un compromesso, di dover agire per andarmi a prendere qualcosa che desidero, ma non so bene come si faccia e mi serve un manuale di istruzioni su come essere "una persona normale".

E' probabile che questo messaggio sia frainteso e probabilmente non sono stata eccellente nell'esprimermi, spero che se ne colga il succo.
 

Sei proprio un'introversa e il fatto che delle persone sul treno che non conosci si facciano "confessare" da te vuol dire che hai un elevatissimo potere empatico che trasuda da solo dal tuo modo di porti e di guardare.

Probabilmente però crescendo sei venuta a patti con il mondo esterno che giudicandoti come lo giudichi anche tu ti ha "condizionato" con le sue inflessibili regole sociali.

Crescendo sei voluta divenire qualcosaltro. Ti sei dimenticata la bambina che eri stata (e che non smettiamo mai di essere) e vorresti poter comunicare proprio come facevi da bambina. Ma adesso noti che per "comunicare" con gli altri senti il bisogno di nascondere quella bambina.

Per via dei condizionamenti e del giudizio.

Inizia ad essere anche tu più flessibile con i giudizi che fai ed hai degli altri e meno ti sentirai giudicata. E riscopri quella bambina che comunicava tanto che invece adesso l'adulta che è in te vuole tenere nascosta per pudore.

Tu sei ancora anche quella bambina prima di tutto. Anzi, sei solo quella parte principalmente.

Non aspettare mai che siano solo gli altri a venire da te. Inizia DA te. Da come scrivi già sei molto intrigante.

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BrianBoru
Inviato
 

Non ridete, sto facendo riferimento al fatto che mi è successo parecchie volte di incontrare persone (giovani, vecchie, uomini adulti) e di essermi trovata a entrare in una specie di bolla in cui queste, pur senza conoscermi minimamente, mi hanno aperto il loro profondo come in una seduta psicanalitica.

Succedeva anche a me.

Poi ho deciso che non c'era niente di buono per me nel sentire tutto il dolore che mi circonda.

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Apollodoro
Inviato

Idem. Ma qui allora siamo un sacco di simili. Io ancora adesso "confesso" alcuni amici... (tra virgolette) che vengono da me a chiedere consigli proprio su cose di cui a mia volta forse avrei bisogno di consigli altrui.

E si tratta sempre di quello: di storie e relazioni amorose. RELAZIONI.

E' meglio abbandonare presto le sofferenze degli altri. Ce se ne accorge tardi a volte.

E dedidcarsi interamente ai propri piaceri (e anche doveri).

Alle sofferenze degli altri poi ci si potrà pensare in età molto più matura...

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