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I 7 nemici dell'Io: Final Cut


Hanamichi

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Hanamichi

Ho terminato. Li ho sviscerati tutti. Aspetto i vostri commenti ma a me sembra sia venuto fuori bene

I 7 nemici dell’Io

 

Premesso che non esiste nessuna verità assoluta a proposito di ciò che sia giusto o sbagliato, ritengo sia opportuno fare in modo che un individuo nutri il proprio Io in maniera sana e genuina, libero da falsi miti che potrebbero avvelenarlo, per poter vivere in totale armonia con se stesso e con l'Universo.

 La questione è tanto ovvia quanto complicata da gestire, quando subiamo una sconfitta, non abbiamo la mente chiara per comprendere quali passi abbiamo sbagliato o quali situazioni non siamo stati in grado di valutare correttamente.

Resi ciechi dalle nostre emozioni, cadiamo preda di vittimismo oppure optiamo per la ricerca di un colpevole. A volte siamo proprio noi stessi il nostro capro espiatorio: diete ferree, allenamenti estenuanti in palestra, totale dedizione al lavoro, autolesionismo sono solo alcuni dei metodi più comuni adottati per punire un Io imperfetto.

Avendo analizzato gli ultimi 2 anni e mezzo di game intenso (nei quali ho comunque avuto modo di confrontarmi con psicoterapeuti, coach, formatori e psicologi) ho identificato quelli che ho ribattezzato "I 7 nemici dell'Io", quelli che distruggono invece che motivare perché così maledettamente efficaci e soprattutto incredibilmente veloci nel diffondersi in tutto il corpo, da offuscare tutto ciò che di bello una persona possiede.

 

1. VOLER ESSERE IL MIGLIORE IN TUTTO

In parole povere, voler eccellere in ogni campo della vita: seduzione, lavoro, hobby, sport. Una sana ambizione va bene, ma se diventa un modo per competere con chiunque in ogni settore della vita allora è solo fonte di frustrazione dato che siamo persone limitate e con risorse finite a disposizione. Ci sarà sempre qualcuno con più capacità, più talento, più fortuna, più denaro. E' un concetto che si fatica ad accettare, dato che in molti libri formativi, ogni obiettivo viene presentato come "possibile" e nel caso in cui l'obiettivo non venga raggiunto, allora si è trattato solo di una questione di mancanza di impegno. Chiunque con un po’ di buon senso è in grado di comprendere che non basta la motivazione per vincere e che talvolta siamo persino vittime inermi di un destino fatalista. Tutto questo però non viene mai preso in considerazione, specie in una società come la nostra, impegnata così assiduamente a presentare uomini di successo, senza macchia e senza paura.

 

SOLUZIONE – Non sforzarti a essere il migliore ma esercitati ogni giorno a diventare unico

 

Se si suppone che la causa prima precedente alla mancata auto realizzazione sia la naturale tendenza a "distrarsi" mentre si procede lungo il viaggio, una sorta di "disattenzione innata" che trova spiegazione nell'invidia ma che forse sarebbe più lecito chiamare edonismo narcisistico, diventa naturale chiedersi quale sia il modo migliore per mantenere alta la concentrazione e impiegare in maniera costruttiva il proprio tempo.

La risposta che mi sento di dare è che una personalità davvero forte si riconosce perché unica a possedere un piano superiore che la ispiri.

Parlo di piano in quanto non è frutto di un sogno a cui fa seguito un desiderio quanto piuttosto il risultato di una serie di azioni concrete e motivanti, capaci di trovare sostenitori attivi in grado di fornire eventualmente il giusto supporto.

Avere un piano superiore è come un leitmotiv che motiva chi lo racconta e appassiona chi lo ascolta. Una storia a lieto fine che deve ancora realizzarsi ma così vera che ha molte possibilità di vedersi concretizzata.

Concretamente, occorre conoscere sé stessi in profondità, possedere una visione realistica, definire obiettivi a lungo - medio - breve termine e infine entrare in azione in maniera decisa. 

Essere unici è questo: saper immaginare un futuro prossimo a partire dalle condizioni attuali e renderlo concreto fino quasi a poterlo toccare. Il vantaggio è duplice: da un lato le energie sono investite in maniera produttiva, dall'altro non ci si riduce a gareggiare inutilmente solo per orgoglio e vanità.

 

 

2. VISIONE DISTORTA

 

Di recente mi sono scontrato con una visione di me stesso ferma a quando avevo 16 anni. Il motivo è che dentro di me penso ancora di essere 1.75 per 77 kg, quando sono 1.85 per quasi 90 kg, al 10% di massa grassa. Nel frattempo ho perso i capelli, pratico boxe e thai boxe, frequento un corso di teatro e un Master in Business Administration, lavoro da quasi 10 anni, vivo da solo e sono responsabile di produzione per un'azienda che produce componentistica Aerospaziale. Questo per mostrare come una visione offuscata non correttamente al passo coi tempi, tenda a distruggere tutto quello che una persona ha faticosamente costruito. Se riuscissimo ad uscire da noi stessi, guardandoci con occhio realistico, la realtà sarebbe migliore di quanto non appaia.

 

SOLUZIONE – Conosci te stesso (Temet nosce).

 

Nessuno è privo di difetti ma tutti siamo stati dotati di un talento tale da renderci speciali.

Questo talento non è fuori di noi ma è dentro di noi. Potrebbe essere la nostra voce, il nostro fascino, la nostra leadership, il nostro amore, la nostra sensibilità verso chi sta male.

Qualunque sia il tuo talento: scoprilo, riconoscilo e poi usalo per far risplendere l’uomo che è dentro di te.

 

3. DIPENDERE DAI RISULTATI

 

La felicità si misura dal successo e il successo si misura dai risultati. La domanda che è il caso di porsi è questa: "Cos'è per me il successo?". Qui entriamo nell'ambito della soggettività dei valori. Il problema nasce quando i valori personali si schiantano contro quello che viene generalmente definito come successo ma che presuppone una scala di valori completamente in antitesi. Per esempio, se io considerassi "successo" sposarmi e farmi una famiglia ma fossi impegnato attivamente solo nella ricerca di sesso occasionale con sconosciute: a un occhio distratto sarei un uomo di successo, ma dentro di me sarei la persona più triste del mondo. Inoltre, non è detto che ciò che è avvenuto debba ripetersi come non è nemmeno detto che ciò che debba avvenire poi effettivamente avvenga. L'unica soluzione è vivere nell'armonia del proprio Io, considerando la scala dei valori come indicatore dei propri obiettivi. Il raggiungimento degli obiettivi in antitesi ai valori porta felicità nel breve termine ma depressione e perdita di armonia nel lungo.

 

SOLUZIONE – Considera il fallimento come una componente indissolubile.

 

Conosco un PUA con cui uscivo spesso in passato. Una sera eravamo in giro per Rimini e il suo scopo era quello di trovare una per farci sesso la sera stessa.

Inutile dire quanto fosse frustrante per lui ricevere continuamente no. A metà serata aveva il morale sotto terra, completamente amareggiato e totalmente disfattista circa se stesso e le sue possibilità con le donne.

Io al contrario ero uscito solo per divertirmi. Approcciavo per il gusto di approcciare e se qualcosa andava male, me ne facevo una ragione e ricominciavo come prima.

Alla fine della serata, avevo rimediato un bacio da una ragazza carina e avrei potuto concludere con qualcosa di più se fossimo stati soli entrambi.

Il punto della questione è questo: considera il fallimento come una componente indissolubile.

Se dipendi dai risultati in ogni cosa che fai, finirai schiacciato dal peso dei tuoi doveri e delle tue colpe.

Lo scopo di ogni partita, come direbbe Timothy Gallwey nel suo libro “Il gioco interiore del Tennis”, non è vincere per dimostrare quanto si è forti, altrimenti basterebbe giocare contro un avversario particolarmente scarso.

Al contrario, in ogni match occorre scegliersi un partner motivato a vincere e deciso a non mollare.

 

 

 

4. DIPENDERE DALL'APPROVAZIONE ALTRUI

 

- Temetemi o Riveritemi, ma per favore: pensate che io sia speciale -

 

Una variante del punto 1, con la differenza che qui a far felice la persona non è la vittoria in sé ma l’invidia generata dalla vittoria sugli altri. Si guarda al raggiungimento dei propri obiettivi come a una gara, nella quale alzare la coppa in segno di vittoria equivale a sottolineare a tutti la loro sconfitta.

Se non si presentano risultati con cui venire etichettati come vincenti, si perde ogni sprint nei confronti del mondo e ci si ritrova con tanti trofei in casa da lucidare, ma nessuno che ci presti attenzione.

 

SOLUZIONE – Scegli molto attentamente le persone che frequenti.

 

Un vecchio adagio recita: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.”

Se sei abituato a frequentare persone che usano vantarsi regolarmente di loro stessi, è probabile che anche tu sia una persona abituata a millantare successi in pubblico.

Il rischio è che tu viva in uno stato di continua competizione con persone la cui vita è persino peggiore della tua oppure che tu faccia di tutto per attirare l’attenzione su di te, magari finendo per apparire quello che non sei.

Il mio consiglio è di selezionare molto attentamente le persone con cui ti confronti, specialmente in ambito crescita personale. Devi valutare le persone sulla base della coerenza tra la qualità della vita che fanno e le parole che usano per definirsi.

Non ti servirà a niente confrontarti con persone che non hai modo di conoscere davvero in profondità, perché non hai modo di verificare se la loro parola corrisponda al vero.

Dall’altro lato, parlare continuamente di quanto tu sia bravo ed eccellente creerà grosse aspettative nei tuoi confronti: se non saprai essere all’altezza delle aspettative che tu stesso hai contribuito a creare, farai solo la figura del pallone gonfiato.

Meglio passare sempre come un individuo semplice, ammettendo pubblicamente i propri difetti, e dimostrando la propria volontà a migliorare con l’azione e l’impegno.

 

5. INVIDIARE CHI NON SI CONOSCE

 

- L'erba del vicino è sempre più verde -

 

Un modo semplice per valutare il Mondo è usare un insieme di regole che definiscano il successo in maniera universale e poi giudicare le persone secondo quelle regole.

Così il giudizio si ferma alla superficie, dato che non si ha né il tempo né la capacità di vedere oltre ciò che appare. Qualora si incontrino degli esempi in grado di scuotere i pilastri su cui poggiano le nostre convinzioni assolute, subito le additiamo come "eccezioni" perché la regola funziona sempre.

SOLUZIONE – Inizia a essere oggi come vorrai divenire domani.

Le persone spesso sopravvalutano quello che possono fare in un anno mentre sottovalutano quello che possono diventare in 10 anni. Questo perché l’euforia dettata dalla spinta iniziale è tale da offuscare il giudizio razionale. Alle prime difficoltà però la spinta ottimistica iniziale decade, lasciando lo spazio alla delusione, alla frustrazione ma soprattutto alla ricerca spasmodica di esempi positivi che confermino quello che sappiamo essere vero dentro di noi, ovvero che noi siamo destinati per sempre a fallire.

Inutile dire che avere grosse aspettative, da realizzarsi in pochissimo tempo è la causa prima di delusione e caduta.

Il mio suggerimento è quello di definire un piano che si proietti in un futuro distante circa 5 anni da oggi; contemporaneamente, stabilisci gli obiettivi che intendi completare entro il prossimo anno, entro i prossimi due anni, entro i prossimi tre anni, entro i prossimi quattro anni e al termine del quinto anno.

Il vantaggio sarà duplice, da un lato: sarai seriamente impegnato a migliorare; dall’altro: non avrai tempo da dedicare a nessun altro che a te stesso, risparmiandoti inutili sofferenze dettate dall’invidia per persone che non conosci e di cui non conosci pienamente la storia personale.

L’unica soluzione per vivere in piena armonia con l’Universo è quella di dedicarsi a realizzare il proprio disegno divino attraverso una fede incrollabile e una mente concentrata.

 

6. CREDERE DI ESSERE PARTICOLARMENTE SFORTUNATI

 

Il concetto di fortuna è intrinseco dal momento in cui si nasce e con esso quello di casualità. Se così non fosse, allora sarebbe possibile prevedere in maniera assolutamente precisa persino la data della propria morte. Non esiste alcuna forma di vita che non sia stata generata per puro caso da un'altra forma di vita, come non esiste individuo al mondo in grado di sapere cosa gli riserva il futuro. Le persone con maggior talento si sono caratterizzate da intuizioni geniali, hanno disposto delle risorse necessarie a sviluppare tali intuizioni, potevano contare su un ambiente florido in cui far crescere le loro idee e sono sopravvissute abbastanza a lungo da godere dei frutti del proprio lavoro. Seguendo questo filo di pensiero, è chiaro che nessuno sia assolutamente certo delle proprie scelte, che sono e restano sempre delle scommesse.

 

SOLUZIONE – Invece di disperarti per l’uomo che sei, focalizzati a costruire l’uomo che diventerai.

 

Un antico proverbio cinese dice: “Se ti concentri sulle ferite continuerai a soffrire, se ti concentri sulla lezione continuerai a crescere.”

Da questo punto di vista, scelte sbagliate in passato dettate dalla fretta, dalla mancanza di informazioni oppure dall’emotività non devono essere vissute come handicap fisici ma solo come lezioni da cui apprendere preziosi insegnamenti.

Conosco un imprenditore che ha avuto l’intuizione dei guanti di sicurezza e da quella intuizione è riuscito a creare un impero. L’intuizione gli è venuta quando, durante un lavoro al tornio, la barra che teneva ferma con le mani gli è scivolata e la lama di lavorazione gli ha tagliato tre dita della mano destra.

Invece di disperarsi per la sua condizione sgraziata, ne ha tratto una lezione importante che poi gli è servita come strumento per creare un business.

Questo a dimostrazione di quanto un evento oggettivo porti con sé preziose informazioni e sia ricco di spunti, se visto dalla giusta prospettiva e angolazione. Anzi, potrebbe addirittura trattarsi della nostra più grande fortuna, pregno della spinta necessaria per attingere a tutte le nostre energie, senza riservarne nessuna. Solo difronte a un problema, l’uomo trova in sé la giusta motivazione per cercare una risposta.

Senza problemi non vi sarebbe bisogno, senza bisogno non vi sarebbero idee e senza idee non ci sarebbe evoluzione.
7. PENSARE DI AVERE PROBLEMI IRRISOLVIBILI

 

Simile al punto precedente, tranne nel fatto che genera una sorta di inerzia di fronte alla vita. Considerare un problema come irrisolvibile, non implica nemmeno una partecipazione attiva nel processo di miglioramento, dato che un problema irrisolvibile per sua stessa definizione non ha soluzione.

Frequentemente ho notato che le persone non si concentrano sulla causa del problema da cui scaturiscono tutte le emozioni negative, quanto piuttosto rimangono fossilizzati sulle emozioni che rappresentano gli effetti.

L'emozione in sé non è risolvibile perché non si possono risolvere le emozioni.

Paradossalmente, se sparisse l'emozione negativa sparirebbe anche il problema, quando dovrebbe essere più logico avvenisse il contrario.

 

SOLUZIONE – Abituarsi ad affrontare situazioni di stress, imparando a ritornare al proprio stato di calma (Resilienza)

 

Parlando di gestione dello stress, una certa dose sembra dare al cervello in evoluzione l'opportunità di affrontare bene le minacce e trovare un modo per tranquillizzarsi.

Gli esseri umani esposti a situazioni difficili che sono in grado di gestire, sono in grado di sviluppare una maggiore resilienza quando si tratta di affrontare situazioni di stress. La ripetizione della sequenza per cui si passa dalla paura alla calma, modella i circuiti neurali preposti alla resilienza, creando una competenza emotiva fondamentale.

Possiamo imparare la resilienza affrontando minacce o stress tali da poter essere gestiti. Se siamo esposti a uno stress minimo, non impariamo nulla; se lo stress è eccessivo, una lezione sbagliata si imprimerà nei circuiti neurali della paura. Se il cervello rimane paralizzato dalla paura per un lasso di tempo eccessivamente lungo, significa che non c'è stata capacità di recupero, bensì incapacità di riprendersi.

Ma quando le minacce rientrano in una gamma ottimale: il cervello reagisce momentaneamente con la paura, ma torna ben presto alla calma e potrebbe essere questo il motivo per cui, in alcuni casi, l'ebbrezza di una conquista ottenuta con le proprie mani ha la capacità di attirare mescolando rischio e avventura.

 

Seguendo questo linea di pensiero, anziché guardare il problema nella sua interezza, è più facile scomporlo in sotto problemi più semplici.

I vantaggi seguendo questo stile di pensiero sono molteplici: si ridimensiona la grandezza di un problema, scomponendo in sotto problemi più semplici.

Ciascun sotto problema più semplice, messo in ordine di difficoltà, garantisce lo slancio necessario perché aumenta la confidenza a mano a mano che si procede nei sotto obiettivi.

Raggiunto il traguardo finale, l'evoluzione nel percorso è stata quella di saper gestire in maniera efficace lo stress, modificando il proprio metodo di pensiero e contemporaneamente sviluppando una resilienza implicita proprio nella capacità di ritornare al proprio stato di equilibrio anche in situazioni particolarmente pressanti.

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Tisana

Bastava citare Buber e Agostino, finiva tutto li. 

Si isti et istae, cur non ego?

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