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LAT: e vissero per sempre felici e contenti (ma non insieme)


Edo

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mesmer984

Un amico fa così da un anno ormai. Lui uscito scottato da una ltr, lei idem ma lunga 7 anni. È andata anche in analisi. Si sono piaciuti, ognuno a casa propria, detestano il cell, si scrivono pochissimo. Durante la settimana si vedono una volta se è tanto e poi si vedono il we. In questo ultimo periodo stanno cominciando ad essere più frequentemente a casa di lui. Hanno insomma visto con calma e maturità se la relazione poteva funzionare prima di invadere gli spazi altrui. Ora non mi aspetto la convivenza, ma ci arriveranno a naso.

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gold86

Interessante.

Ci ho pensato molto e ne ho parlato anche alla mia ragazza.

Prima di, eventualmente, andare a convivere, voglio abitare almeno 3 o 4 anni per i fatti miei.

Economicamente è una scelta piuttosto dispendiosa... E anche sentendo in giro la convivenza diventa una vera e propria trappola nel momento in cui l'alternativa è tornare a casa dai genitori.

È visto proprio come un fallimento personale, perchè si tratta di accettare che no, da solo non stai in piedi, e quindi ti toccherebbe tornare a casa dai tuoi o fare la vita del beduino con un drastico mutamento del tuo stile di vita.

Amici miei che non arrivano a 1500/mese ingoiano bocconi che non darei neppure al cane per convivere con una che, forte dei suoi 1400/mese, gli nega la figa pur di non tornare a casa.

Che ti devo dire... I soldi aiutano ad essere liberi...

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Nuovo_utente

Vissuta non in prima persona ma da vicino.

 

Il mio "landlord", ossia padrone di casa londinese...col senno di poi era un LATer.

 

Sulla cinquantina, tre figli, uno più sbarellato dell'altro, ognuno per fatti propri sparsi per l'Europa, vedovo da diversi anni...aveva una compagna che vedeva solo nel weekend. Andava sempre lui. A me faceva comodo così nel weekend avevo casa in centro di Londra, da solo. 

Oddio solo, c'era quel cazzo di gatto che odiavo...però...

 

Non so...personalmente mi sa di cosa triste e cmq "provvisoria". Potrebbe inserirsi come uno step intermedio tra l'essere single e la convivenza.

Ma se ci pensiamo bene...è una cosa più vecchia dell'acqua calda. Ed è la relazione che si instaura tra, ad es, tutti gli studenti universitari fuori sede. 

 

Stai per cazzi tuoi, hai la tua stanza...il tuo ragazzo idem. Alcune sere o nel weekend, la stanza di lui o di lei diventa una sorta di convivenza. Quando ad un certo punto si raggiunge una certa maturità ed indipendenza economica...casa per cazzi propri e si convive.

 

La vedo bene nella fascia di età 19-28...ma oltre no. Perché se a 30 anni sei ancora a casa da mamma e papà o con le coinquiline..."qualquadra che non cosa" c'è.

 

Poi vabbè ognuno ha la sua storia, i suoi tempi, le proprie situazioni e nulla è sindacabile. Però...

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OuterSpace
20 ore fa, EdoardoG ha scritto:

il desiderio di vedere e scopare una persona nasce da una mancanza, cioè dal fatto che in quel momento la persona non è con me, magari non lo era nemmeno ieri ed è un po' che non la sento. Ho voglia di lei e mi attivo per cercarla, e così l'altro nei miei confronti. In una situazione di convivenza, invece, l'altro è sempre a nostra portata perlomeno visiva e ciò, a mio parere, non aumenta il desiderio ma al contrario lo smorza e non lo dico di certo io che il calo del desiderio è fenomeno assai noto in questo tipo di situazione.

Ciò che hai scritto è verissimo: per come si è evoluta (?) la società, la convivenza rappresenta ormai il nuovo matrimonio.

Se basi il rapporto sulle dinamiche LAT, tante cose vanno al proprio posto da sole: si tende a condividere i momenti che contano, esattamente come dovrebbe essere in una relazione sana.

Per me è così da sempre, e non esiste (per ora) discorso che possa farmi cambiare idea: se non posso permettermi una casa in centro, vado a vivere in provincia, magari con qualche sacrificio. Oppure spingo per trovare un lavoro migliore. Di sicuro non vado a incastrarmi in una situazione di convivenza forzata, che non è funzionale per il mio benessere.

Nonostante incarni un concetto vecchio come il cucco, devo dire che l'acronimo LAT mi piace.

Al contrario del suo participio, che fa molto procrastinatore.

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22 minuti fa, OuterSpace ha scritto:

Al contrario del suo participio, che fa molto procrastinatore

O odiatore ahah

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mesmer984

Scusa Edoardo, difesa molto superficiale.

1) si parla di mutuo. Perchè secondo te stare in LAT con due mutui è meno costoso di avere un mutuo in due da dividere?

2) l'esempio più banale puoi metterlo con un semplice affitto al posto di due affitti in cui al massimo puoi pareggiare i costi tra LAT e convivenza. Le stesse bollette (esclusa probabilmente l'acqua) sono più care se due vivono in LAT.

3) sono i costi accessori che cambiano. In un articolo non molto recente si puntava il dito sugli sprechi e sui costi maggiori per le spese secondarie come ad esempio fare la spesa: nella cultura italiana non è radicata la porzione per uno. Per un fatto culturale, per un fatto di guadagni nella vendita e per costringere chi è uno a dover comprare di più di quanto veramente poi riesce a mangiare.

dal punto di vista economico travaglio o no, i costi sono superiori, da quando mondo è mondo l'unione fa la forza; non stiamo in una stessa casa/nido/azienda/città/regione/paese solo perchè dobbiamo scopare e procreare. 

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2 ore fa, mesmer984 ha scritto:

dal punto di vista economico travaglio o no, i costi sono superiori, da quando mondo è mondo l'unione fa la forza; non stiamo in una stessa casa/nido/azienda/città/regione/paese solo perchè dobbiamo scopare e procreare

Infatti anch'io ero dubbiosa ma fatalità era la prima volta che leggevo il termine in un quotidiano e, avendone appena parlato qui, ho messo l'articolo più per integrare l'argomento che altro

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  • 2 settimane dopo...
Crescendo63
On 7/22/2018 at 3:34 PM, EdoardoG said:

Oggi ho scoperto l'esistenza di questo acronimo che sta per Living Apart Together cioè vivere separatamente ma insieme [...]

Cosa ne pensate? Esistono LATer tra voi?

A me sembra un'ottimo percorso alternativo alla "monogamia classica" (che include convivenza) - di cui ho già elencato problemi e limiti altrove.

 

- Il vivere a distanza sicuramente contribuisce a mantenere vivo il desiderio sessuale. Perché il desiderio si nutre di mancanza, ed invece la continua presenza rende il partner un'abitudine scontata.

- Per la stessa ragione, vivere a distanza aiuta a non dare l'altro per scontato: non è sempre lì, sempre presente, e non dipende nemmeno da noi. Poiché può sparire in qualsiasi momento, ci appare più prezioso.

- A livello pratico, si evitano conflitti su come gestire la casa, sulle finanze, e la tendenza a farsi sopraffare dagli impegni pratici (Ci divertiamo? Mah, prima devo stirare...)

 

Per contro, la vedo improponibile per persone insicure, ansiose od estremamente bisognose di certezze. Insomma, è una cosa da persone "emotivamente adulte" :-)

Inoltre, non è certo adatta per chi vuole formare una famiglia (nel senso tradizionale) e fare figli.

 

Ma a parte questi casi, io sono a favore.

Infatti le mie ultime storie importanti sono durate anche perché ognuno viveva a casa sua, e questo ha permesso di diminuire gli scontri di personalità ed attenuare gli effetti delle incompatibilità. Infatti dopo due-tre giorni che sto a casa di lei, ho una gran voglia di tornare nel mio nido e nel mio mondo :-)

 

Certo, secoli fa (od anche solo 60 anni) era diverso: le coppie si concentravano sulla sopravvivenza, e c'era molto meno focus sulla soddisfazione personale.

Ma quei tempi sono ormai lontani.

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