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Abbandonare l'Italia per un PhD in Svizzera


Tod

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leavingmyheart
1 minuto fa, Kira90 ha scritto:

beh oddio, quando hai l'eredita' tutto e' piu' facile, ovunque

come rendimento dell'investimento non e' detto che comunque sia il piu' conveniente

sappiamo bene che gli affari migliori sono per pochi e gli altri in proporzione salgono pochissimo, se non addirittura vanno in perdita (anche se non subito necessariamente)

non che all'estero sia meglio a prescindere

dipende sempre dai contatti

 

Sì, è implicito. 

Poi comunque un'eredità "normale", di 100-200 mila euro non ti copre mica a vita...

Puoi anche ereditare una casa da 300 mila euro ma rischi poi di non avere i dindi per comprare i mobili da metterci dentro perché sei pagato uno sputo.

È una battuta, ma neanche troppo...

E comunque il valore dell'immobile tende a calare con la crisi demografica... La ruota gira ed è pericoloso lasciare tutte le fiches lì.

In linea di massima più hai competenze sofisticate meno soldi ti servono per fruttare. Sei hai coperture familiari hai la strada spianata, parti già con qualcosa e puoi concentrarti soprattutto sul farti qualche competenza nel gestire un domani quei soldi. 

 

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6 ore fa, comeback ha scritto:

Non mi dilungo sulle motivazioni in quanto non ritengo giovano al post.

a me interessano

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comeback
1 minuto fa, leavingmyheart ha scritto:

 

A maggior ragione se ha l'eredità del nonno che la faccia fruttare. Può studiare, pagare figure di alto livello... 

Un individuo che si assume il rischio di prendere un patrimonio, renderlo liquido e poi andare all'estero però fare più soldi, è un individuo che in un contesto normale troverai raramente. La mia discussione era piu' vicina a casi reali come un figlio di un noto ingegnere (d'azienda o meno) o di un medico o di un professionista di alto livello. Un individuo, figlio di tali ambienti, potrebbe tranquillamente trovare collocazione in aziende, anche importanti che operano anche in Italia.

Non vedo perché stare seduti nel nido in cui si è nati, solo perché non si è costretti a scappare ??!

Scappare che brutta parola.

Le possibilità bisogna darsele, poi in Italia potrà sempre ritornarci, mica scappa.

Decisamente.

Perché restare in un paese dove ti pagano molto meno ? specie se si ha voglia di fare non ha senso...

se ce l'ha...

Su questo punto io mi permetto di avere dei dubbi. La realtà è complessa. Semplifico. Molti espatriati, tra i giovani, tengono ad andare all'estero per almeno qualche ragione, su tutte: scelta personale, poche opportunità in Italia (ergo, disoccupazione), miglioramento qualitativo del lavoro (penso alla ricerca, o all'insegnamento). Non mi dilungo, ti dico che nel mio caso potrei lavorare anche in Italia, un trasferimento mi costerebbe a mio giudizio un abbassamento del 15-20% del potere d'acquisto. Non poco, non tanto ma il discorso da fare è quanto vale per me questo 15-20 rispetto alla mia vita personale.

 

1 minuto fa, leavingmyheart ha scritto:

Chiaro, se poi uno non c'ha voglia non c'ha voglia, c'è poco da aggiungere.

Giusto, uno deve essere aperto e considerare di fare esperienza all'estero. Oggi, imho, crocevia indispensabile di una formazione professionale e umana.

 

ps: come te anch'io non vedo nessuna apocalisse, ma un lungo declino silenzioso...

Alcune aree del paese hanno superato già il declino, si sta solo festeggiando con le ultime bottiglie di champagne.

 

 

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Tod
Il 26/7/2018 alle 10:49 , comeback ha scritto:

Ti scrivo proprio dalla Svizzera (in trasferta, lato tedesco).

Provo a buttar giù delle riflessioni:

- Valuta la spendibilita' della tua laurea in Italia, cosa ti offre e a quali cifre? Prospettive di anni 3/5/7 a 1100-1150 euro al mese in grandi città sono scenari di grandi difficoltà.

Al momento non ho grandi prospettive qui. Nonostante i 6 anni di esperienza - avendo appunto svolto esperienze diverse tra loro - fatico a trovare anche qualcosa che non siano degli stage. Punterei al Digital Marketing, settore in crescita a Milano, ma partirei da zero, non sono certo mi appassioni né che riesca a uscire da certe prospettive nel breve. 

- i 3000 in Svizzera e' un miglioramento, non epocale ma a mio giudizio significativo.

Sono d'accordo. Nel senso che aggiungici l'assicurazione medica obbligatoria e scendiamo a 2600. Si parla di un Paese con stipendi ben più alti dato il costo della vita. Resta il fatto che il costo non è più del doppio di Milano - anzi monolocali-bilocali in centro più o meno sono lì e le spese luce e gas inferiori, per dire - mentre lo stipendio lo sarebbe comunque più del doppio anche al netto delle tasse. Quindi non vado a cambiare vita dal punto di vista economico, ma uno step ci sarebbe. E per me sarebbe l'inizio.

- valuta cosa puo' lasciarti un PHD.

Sostanzialmente sarebbe un modo per entrare nel sistema svizzero o internazionale. Dopo accurate valutazioni ho capito che una carriera accademica potrebbe, per me, essere più interessante che una carriera aziendale. Poi su cosa lasci il PhD dovrei aprire una conversazione a parte. Togliendo il fatto che non l'ho ancora sperimentato su di me, da quel che so in Italia conta meno di zero, all'estero invece in alcuni Paesi viene considerato non soltanto per l'ambito accademico ma anche per lavorare in posizioni di rilievo in azienda, in quanto si tratta di un percorso che ti permette di sviluppare alcune skill organizzative, di management, ricerca e ragionamento che sono spesso richieste. Soprattutto in Istituzioni e Organizzazioni internazionali, anche politico-sociali-istituzionali. Inoltre in questi 4 anni ho intenzione di sfruttare i corsi gratuiti universitari per studiare e apprendere - per quanto possibile - il tedesco. 

Ho poco tempo per aggiungere altro, aggiornaci.

Il colloquio è andato bene. Pare che ora debba solo inviare dei moduli, un paio di lettere di referenza e una proposta di tesi personale e sia abbastanza tutto in discesa e una formalità.

 

Aggiungo che la mia è anche una scelta di vita, non soltanto per andare a guadagnare dei soldi. Con scelta di vita intendo relativamente alla professione. Sono attratto dall'ambito accademico, dal prestigio (forse superato) della posizione, dall'idea di contribuire a uno sviluppo scientifico (Seppur in comunicazione) e condividere conoscenza, dal fare parte di network internazionali, partecipare a conferenze e via dicendo. L'idea mi stimola e la trovo challenging. Più che lavorare per comunicare un prodotto per un'azienda, per dire.

 

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Tod
Il 26/7/2018 alle 11:34 , Asdarath ha scritto:

Lo scopo del topic non è quello di chiederci consiglio, bensì quello di condividere qualcosa...

Perchè mai dovrebbe condividere con noi una sua scelta dato che non è in cerca consigli?

Ha bisogno della nostra approvazione? Lo escluderei...

Non ho bisogno di approvazione, ma sicuramente mi piace condividere perché, come dimostra questo thread, si generano dibattiti e conversazioni che spesso aprono nuovi punti di vista e mi aiutano a comprendere o acquisire nuove prospettive 🙂 

Ha detto di avere un buon circolo di amici/ragazze adesso, lasciare tutto e andare in paese straniero non è una scelta facile a livello emotivo... potrebbe essere che dentro di lui ci sono parti che vorrebbero restare? Direi proprio di si  Assolutamente sì. Questa è la difficoltà, ciò che ho deciso di sacrificare. Tuttavia, devo dire che il fatto di andare a Lugano è un compromesso importante, in quanto sarò vicino a Milano e, in caso di ambientamento non soddisfacente, potrò sempre rientrare nei weekend e portare avanti il mio circolo sociale. Io amo l'Italia e sono conscio che mi spiaccia abbandonarla.

Può aver senso supporre che il topic sia stato creato dall'autore con lo scopo di mettere "nero su bianco" i suoi pensieri per cercare di convincere la parte di se contraria alla scelta presa razionalmente? Direi proprio di si

Se la scelta a livello razione è già stata presa, quale può essere la parte contraria? Direi l'inconscio (direttamente collegato al lato emotivo)

Se guardi lo stile del post iniziale è molto curato, addirittura in alcune parti sembra uno schema e descrive la situazione in maniera distaccata... questa è la razionalità.

L'errore invece è qualcosa di involontario, nascosto e non sotto il controllo della razionalità... quindi inconscio. L'errore non è avvenuto su un aspetto secondario della vicenda, bensì su quello primario.

L'inconscio è qualcosa di trascurabile e secondario? A voi la risposta...

-

Comunque vorrei far notare una cosa all'autore del topic: ti sei calcolato l'attuale stipendio che riceveresti in euro utilizzando l'attuale tasso di cambio eur/chf.. tu però avrai quello stipendio per i prossimi 4 anni, lo sai che ti esponi ad un rischio di cambio non da poco (nel bene o nel male)? Questo rischio se vorrai fare il pendolare sarà anche più elevato... questa cosa l'hai considerata?

Non molto. Infatti grazie per aver sottolineato questo aspetto. Dopo alcune considerazioni, credo che siano più prevedibili dei vantaggi (che degli svantaggi) nel cambio monetario, anche se non prevedo grandi rivoluzioni. Politicamente, invece, le cose potrebbero cambiare. Ovviamente tutto è relativo, ma non sto nemmeno firmando un patto di sangue, in casi critici posso sempre dirigermi altrove o interrompere. 

 

 

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Tod
Il 26/7/2018 alle 18:05 , comeback ha scritto:

Da povero non conviene affatto e sono molto d'accordo con te. Ampliando il discorso, ad un ragazzotto piu' abbiente (casa e liquidita' gia' disponibili), gli consiglierei di marcire in Italia anche con un lavoro di 1100-1400 come quello del nostro amico.

Non mi dilungo sulle motivazioni in quanto non ritengo giovano al post.

 

21 ore fa, leavingmyheart ha scritto:

 

Io invece gli direi di venderla la casa, trovare un lavoro all'estero e reinvestire i soldi. In un paese in declino non è saggio tenerci la pilla parcheggiata...

 

 

Allora... non sono un ragazzo abbiente. Nel senso che sul mio conto avrò circa 10k complessivi, messi da parte più che altro perché sto vivendo coi genitori.

Di conseguenza non ho una casa tutta mia disponibile, né liquidità.

Come liquidità la famiglia (quindi i genitori) e non io sarà su boh, 160k, e sono figlio unico, ma non sono soldi miei. Né ci camperei tutta la vita. 

Ma questo è un discorso che in questo momento per me è secondario. Diciamo che la mia situazione attuale, in Italia, non mi stimola, non mi sento motivato e sento che potrei fare e dare di più. Il dottorato, in tal senso, è uno sbocco che mi incentiverebbe. Al di là delle ragioni economiche. Mi sentirei più realizzato. Questa è la mia sensazione attuale. Poi, come tutte le cose, magari me ne pentirò, chi lo sa! 🙂 Inoltre aggiungo che, per quanto io abbia molte libertà in famiglia e un buon rapporto coi genitori, a una certa età (27 anni a ottobre) vorrei anche avere un'indipendenza tutta mia (almeno un monolocale) ed è vero che potrei investire i soldi di famiglia per farlo, ma per il momento vorrei cavarmela da solo, e vorrei andare via di casa. Con 1000€ a Milano non potrei prendermi un monolocale + spese + cibo e altro. Non sarebbe fattibile concretamente. Queste due variabili mi hanno portato a sacrificare il discorso "qualità della vita" inteso come aspetto sociale, relazionale e divertimento. Che anche lì non è detto sia così. Andrei comunque a reinserirmi in un ambiente universitario in un età non ancora "da vecchio" quindi potrebbero anche esserci sorprese in positivo come vita sociale. Chiaro, Lugano non è Milano. (Ma Milano resta a portata di 1h di treno...)

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Tod

Vorrei ringraziarvi tutti per gli interventi. Penso di aver trovato argomentazioni interessanti, ragionate e condivisibili in TUTTI i post da voi pubblicati 🙂

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comeback
44 minuti fa, Tod ha scritto:

 

 

Allora... non sono un ragazzo abbiente. Nel senso che sul mio conto avrò circa 10k complessivi, messi da parte più che altro perché sto vivendo coi genitori.

Di conseguenza non ho una casa tutta mia disponibile, né liquidità.

Come liquidità la famiglia (quindi i genitori) e non io sarà su boh, 160k, e sono figlio unico, ma non sono soldi miei. Né ci camperei tutta la vita. 

Ma questo è un discorso che in questo momento per me è secondario. Diciamo che la mia situazione attuale, in Italia, non mi stimola, non mi sento motivato e sento che potrei fare e dare di più. Il dottorato, in tal senso, è uno sbocco che mi incentiverebbe. Al di là delle ragioni economiche. Mi sentirei più realizzato. Questa è la mia sensazione attuale. Poi, come tutte le cose, magari me ne pentirò, chi lo sa! 🙂 Inoltre aggiungo che, per quanto io abbia molte libertà in famiglia e un buon rapporto coi genitori, a una certa età (27 anni a ottobre) vorrei anche avere un'indipendenza tutta mia (almeno un monolocale) ed è vero che potrei investire i soldi di famiglia per farlo, ma per il momento vorrei cavarmela da solo, e vorrei andare via di casa. Con 1000€ a Milano non potrei prendermi un monolocale + spese + cibo e altro. Non sarebbe fattibile concretamente. Queste due variabili mi hanno portato a sacrificare il discorso "qualità della vita" inteso come aspetto sociale, relazionale e divertimento. Che anche lì non è detto sia così. Andrei comunque a reinserirmi in un ambiente universitario in un età non ancora "da vecchio" quindi potrebbero anche esserci sorprese in positivo come vita sociale. Chiaro, Lugano non è Milano. (Ma Milano resta a portata di 1h di treno...)

Imho, la relocation deve essere prima di tutto una decisione di vita, altrimenti salta la zucca.

Nel tuo caso Lugano sta a due passi da Milano, non vedo nessuna svolta epocale, non lo considererei nemmeno un trasferimento all'estero. Siamo onesti.

Detto questo il mio discorso era semplice, se posso fare lo stesso lavoro in Italia (intendo stessa multinazionale / settore / area) anche con un salario direi un pizzico più basso, lo farei (nel lungo termine) in Italia (ad esempio su Milano, o Torino). Questo se avessi una famiglia benestante, come tale intendo, una che mi permette di ereditare almeno 250-300 k (quindi una fetta di denaro da almeno tirar su un mutuo). Non mi dilungo sulle motivazioni di ciò che dico, non è la sede adatta in quanto è il tuo post.

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Tod
3 ore fa, comeback ha scritto:

Imho, la relocation deve essere prima di tutto una decisione di vita, altrimenti salta la zucca.

Nel tuo caso Lugano sta a due passi da Milano, non vedo nessuna svolta epocale, non lo considererei nemmeno un trasferimento all'estero. Siamo onesti.

Detto questo il mio discorso era semplice, se posso fare lo stesso lavoro in Italia (intendo stessa multinazionale / settore / area) anche con un salario direi un pizzico più basso, lo farei (nel lungo termine) in Italia (ad esempio su Milano, o Torino). Questo se avessi una famiglia benestante, come tale intendo, una che mi permette di ereditare almeno 250-300 k (quindi una fetta di denaro da almeno tirar su un mutuo). Non mi dilungo sulle motivazioni di ciò che dico, non è la sede adatta in quanto è il tuo post.

Non ho capito il messaggio in rosso, io stesso non ho parlato di svolte epocali né ho sottolineato trasferimenti clamorosi 🙂Anche se poi per me è comunque un trasferimento all'estero. Perché una volta là vivrò da solo e mi stabilirò lì in maniera fissa, avrò a che fare con uno Stato con leggi diverse, con sistemi fiscali e sanitari diversi, diritti e doveri differenti, in un contesto interno di studio-lavoro internazionale, seppur nella Svizzera italiana - il team di ricerca sarà austro-tedesco-russo - quindi comunque io, personalmente, la vivo come una relocation perché dovrò adattarmi a un nuovo ambiente. Poi, che sia diverso rispetto all'andare negli Usa, in Russia o anche semplicemente negli UK, vuoi per la distanza vuoi per la cultura, è chiaro e sono d'accordo. E capisco anche che considerato dal tuo punto di vista, che se ho capito bene hai vissuto in prima persona relocation ben più corpose, sia una bazzecola. 

Detto questo, io concordo in pieno con il tuo discorso sul fare lo stesso lavoro in Italia o all'estero. La penso proprio come te, anche se forse per ragioni diverse.

Ma dilungati volentieri sulle motivazioni, se non sbaglio te l'ha già chiesto un altro utente, qui fa piacere a tutti confrontarsi e io non la vedo mica come un'invasione di thread, ci mancherebbe! Anzi è un discorso che è nato qui ed è interessante, se a te va di argomentare affrontiamolo pure! 

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comeback

Un trasferimento da Milano a Zurigo, francamente lo considero un pizzico piu' impegnativo di fare la spesa al centro commerciale a 30 min da casa. La continuita' tra Milano e Zurigo c'e' ed e' evidente, e scherzi a parte, la distanza e' davvero minima.

Quindi lo assimilerei piu' ad una scelta professionale, col beneficio non trascurabile di incrementare il potere d'acquisto e sfuggire alla tassazione italiana. Non vedo inoltre nessun potenziale impatto sulla tua sfera personale.

Il mio post tende a far scricchiolare il mito che necessariamente vivere all'estero sia tutto bello e felice, ma questo sarebbe materiale per altri post.

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