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Ecco perchè odio mia madre


Salvatore93

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Salvatore93
Il 23/11/2019 alle 16:22 , BackDoorMan68 ha scritto:

Salve @Salvatore93

La tua problematica la conosco perché sono nato e cresciuto in una famiglia disfunzionale. Appartengo quindi al gruppo delle persone che può capirti, come hai scritto tu.

Che gli altri non capiscano non è esatto IMO. Semplicemente non conoscono a fondo la tua situazione che è sicuramente complessa e diversa dalle altre, anche da quella di persone che hanno avuto anche loro la famiglia di melma (tecnicamente famiglia disfunzionale). Ogni caso è unico, specialmente se si tratta di casi gravi. Di solito conoscono parte del problema e ti danno una risposta coerente con quello che sanno, pensando alla loro esperienza, sulla base dei dati che hai fornito (è uno sfogo sicché figuriamoci se è un'analisi lucida della tua situazione). Senza offesa ma credo che tu non capisca appieno in che situazione ti trovi, come io, probabilmente, non capisco bene la mia. Più passa il tempo e più capisco, ma TIC TAC la vita se ne va. I minuti diventano ore, le ore giorni, poi settimane, mesi anni, e poi ti ritrovi vecchio e capisci che non sei più in tempo a rimediare.

Il perdono di certo non risolve le cose, anche se qualcuno crede che sia così.

Andarsene: dicono che non te ne vai perché sei codipendente. Può darsi. Come può essere che ti manchino i mezzi nonostante il lavoro. Di  solito si tratta di situazioni senza uscita, oppure ogni tanto si apre una porta e poi si richiude prima che tu ti sia accorto che si fosse aperta. Magari dormivi oppure hai esitato oppure eri distratto oppure stavi così male da non poterti alzare dal letto. Probabilmente in te c'è anche dell'impotenza appresa (sono termini che dovresti conoscere, e se non li conosci attivarti per impararli). Sto parlando di psicologia in primis, che potresti studiare, in secondo luogo dovresti studiarti anche un po' di sociologia.

Siamo in un ambito di sopravvivenza, quello che personalmente chiamo "non vita". Probabilmente tu sei solo sopravvissuto fino ad oggi, non hai mai vissuto. Sopravvivere è diverso da vivere. Io ho compiuto da poco 50 anni e ho fatto tanti bilanci della mia vita, ho riflettuto molto. In questo mezzo secolo il tempo in cui ho vissuto pienamente è poco, la maggioranza del tempo l'ho passata sopravvivendo, La vita l'ho solo assaggiata. Conosco il male ma il bene poco.

E' buffo perché stamani stavo pensando (ossessivamente) ai miei problemi (come sempre cercando una soluzione che c'è e non c'è) e non mi sarei mai aspettato di trovare in questo forum dedicato alla seduzione, un post su famiglie disfunzionali. Ero qui per distrarmi e invece... mannaggia! 😫

Stabiliamo dei punti fermi: da quello che scrivi tua madre sembra una persona narcisista (questo è un argomento che dovresti studiare un po', ti sarebbe utile), e puoi farlo tramite la Rete. Qui in Italia c'è un tabù culturale: la mamma è sempre la mamma, e la religione cattolica dice "Onora il padre e la madre", peccato non dica onora (e rispetta) i tuoi figli.

Come dicevo sono piuttosto ferrato sull'argomento. E come si suol dire "di necessità virtù".

Non intendo scrivere un poema: se risponderai sono disponibile a proseguire la conversazione. Tu hai bisogno di confrontarti con gli altri, è per questo che hai scritto il post.

Solo due cose:

  • per vivere appieno e crescere spiritualmente devi allontanarti da tua madre. Finché starai con lei il benessere te lo scordi. Che poi tu non ci riesca o non te la senta è un altro discorso.
  • per confrontarti con altre persone con problemi simili e chiarirti un po' le idee, ti consiglio di fare richerche in rete, se non l'hai fatto. Troverai forum di psicologia, vittime di famiglie disfunzionali, testimonianze più o meno allucinanti, spiegazioni tecniche in ambito psicologico, sociologico e legale.

Ti do un po' di chiavi di ricerca. Come dicevo prima in Italia l'argomento è tabù oltre che misconosciuto, quindi alcuni termini sono in inglese, trovi qualcosina in spagnolo, quasi niente in italiano.

Le hai provate tutte, immagino: prova con la psicologia e vedrai che capirai tutto meglio. Altro che seduzione, in certi ambienti dove si sopravvive e non si vive la seduzione è un lusso, è fantascienza... Ho ragione?

Allora ecco le keywords: Toxic Mom (poi traduci i testi con Don B. Evil), Toxic Parents, Madre Tóxica, Madre Basura, Madre narcisista, Narcisismo, codipendenza, empatia (i narcisisti non ce l'hanno), capro espiatorio, pecora nera, golden child, impotenza appresa, famiglia disfunzionale  (su questo trovi qualcosa su myhelpforum), manipolazione, FOG (acronimo di Fear, Obligation, Guilt).

Poi vedrai che si tratta di termini correlati e il resto (dei termini) verrà da sé.

Mi fermo qui. Aggiungo un'osservazione personale: alcune persone fanno figli per avere degli animali domestici da compagnia. NON insegnano loro a vivere e a spiccare il volo, ma si preoccupano di tarpare loro le ali. Diventa difficilissimo uscire da certe gabbie. Magari si lamentano di avere il figlio a carico e sono loro che lo boicottano facendo in modo che non trovi lavoro. Infine ricorda bene, caro Salvatore: per i narcisisti i figli non sono persone, sono COSE o PROTESI DI SE STESSI. Ti pilotano in modo che tu faccia quello che vogliono loro: diventerai un buon ballerino se tuo padre voleva diventare ballerino ma non c'è riuscito, altrimenti NIX. I corsi di ballo costano e poi sono per le checche, lo sanno tutti.

E se ti piacerebbe suonare il pianoforte scordatelo.

Buona fortuna. Attendo tuo feedback e magari proseguiamo la discussione.

:106:

 

 

 

Grazie mille, parole bellissime. È un discorso che merita, stamattina ho fatto una bella ricerca sull impotenza appresa, era da un po che volevo approfondire il discorso dell elefante legato al palo che era convinto di non farcela, ma non sapevo che il fenomeno si chiamasse appunto, impotenza appresa. È una prigione che lega. Faro altre ricerche con le parole chiavi che mi hai dato, per fortuna so le lingue e non dovrei avere problemi a comprendere. Sta di fatto che è vero, i figli di genitori narcisisti sono oggetti. Non persone. Ho fatto tantissima crescita personale, per capire come sviluppare le mie qualità. Avere una madre così è come avere un handicap. Se sei senza gambe, non diventerai mai un nuotatore ma questo non ti impedisce di dedicarti alla scrittura. Ho capito di essere portato per alcune cose, come ad esempio il guidare positivamente gli altri. Ho molti amici che mi cercano e mi vogliono bene, che guido e si lasciano guidare da me con fiducia. Di sicuro questo non lo devo a mia madre. In quanto a seduzione non me la cavo benissimo, e ho scoperto che evito come la peste le donne che in qualche modo mi ricordano mia madre. L anno scorso sono uscito con una ventenne, straniera e molto matura. Ho bevuto, lei se ne è andata e mi ha detto che mi avrebbe dato un'altra possibilità ma senza alcool. Io non ho più voluto rivederla. Avrà avuto anche ragione, non è bello per una ragazza uscire con uno che beve. Ma d'altronde lei cosa ne sa della mia situazione, di come devo fuggire in mille modi dalle ansie di una madre mostro? Che ne sa lei che dal suo paese appena maggiorenne se ne è scappata e vive sola senza che nessuno le rompa le scatole se si fa un goccetto,  che può fare tutto ciò che vuole senza il minimo problema? Che ne sa delle sensazioni negative che mi ha dato perché ha tentato di impormi qualcosa? Che si e comportata esattamente come la madre che tanto odio? Ho capito prima di lei che non avrebbe funzionato. Ho paura di chiunque mi voglia proteggere, perché so cosa vuol dire per gli altri proteggere. Legarti. Ho conosciuto una ragazza sempre un anno fa, lei si è avvicinata a me pian piano, discretamente. È una persona indipendente, non lega e non vuole essere legata. Lei mi ascolta, lo fa veramente.Mi sento nudo nell'anima quando sono con lei. Anche lei beve, beviamo insieme. Le ho confidato le mie paure, il fatto che vedo che le coppie non si amano dopo un po, ho paura di incastrarmi in una relazione con una donna che sia anche solo vagamente simile a mia madre, che poi si stia insieme per abitudine, come il compagno di mia madre è rimasto legato a lei. O forse si chiama co dipendenza. So bene che quando mia madre non ci sarà più io non rimarrò come l elefante, legato ad un palo con la possibilità di fuggire, ma anzi, seppur in vecchiaia, io farò tutti i viaggi e le esperienze che non ho potuto fare in questi momenti

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  • 1 mese dopo...
drake00
Il 28/2/2019 alle 22:25 , leavingmyheart ha scritto:

 

 

Io invece ho cominciato a stare bene quando ho deciso di NON perdonarla.

Pur consapevole che dietro la cattiveria c'è sofferenza, la punizione di chi mi ha fatto del male è indispensabile perché le cose girino come devono girare, premi per chi fa del bene, pene per chi fa del male. Perdonarla sarebbe una mancanza di rispetto per me stesso in primis.

Il perdono è una grazia che si fa quando il beneficio che ne viene supera i suoi costi. Nella mia esperienza è una vera rarità, un retaggio cattolico piuttosto ipocrita e quasi sempre sconveniente.

Nel tempo sono diventato spietato verso chiunque mi odori di minaccia, li faccio fuori immediatamente. Per contrasto, quando vedo una persona dall'animo buono, soprattutto se combatte per un sogno, mi sciolgo come un Lindor al sole 😀

 

 

Io non mi permetto di giudicare la tua storia, ma devo farti notare un qualcosa che è completamente illogico.

Il perdono NON è una grazia che si concede guardando il rapporto costi/benefici.

Il perdono non si compra, non chiede un tornaconto, ed anzi può essere considerato tale solo quando chi lo concede, lo fa senza chiedere nulla in cambio. Altrimenti è una compravendita: do ut des, ti concedo il perdono affinché tu mi dia un qualcosa in cambio.

Dire che il perdono è un retaggio cattolico è giusto, ma è sbagliato, almeno secondo me, il senso che ne celi dietro: retaggio (cattolico, induisti o come ti pare) non è una parola negativa. È un termine neutro, siamo noi che gli attribuiamo un valore positivo o negativo.

L’ovvia conseguenza è che il retaggio cattolico del perdono non è da condannare a priori. Chi perdona, veramente, con il cuore, lascia andare, si libera di un dolore, acquisisce la forza di non farsi più influenzare da una persona. 

L’opposto di perdono è odio, indifferenza. Puoi essere indifferente ad un amico, puoi odiare una tua ex, ma come fai a vivere bene odiando chi ti ha dato la vita? Stai odiando in maniera diretta (non indiretta, il termine da me usato è voluto) la tua stessa vita...

 

I premi per chi fa bene e le pene per chi fa male, invece... ti arroghi un diritto non tuo. Ti elevi, così facendo, a giudice e giuria. Giudice della vita degli altri, dei loro sbagli, dei loro pregi. Questa non è libertà, è schiavitù. È la croce che porta chi punta il dito, è la croce di chi eleva la propria morale a verità universale, fino a diventare, appunto, schiavo di essa. 
 

È la croce degli incoerenti. È un po’ la croce di noi tutti, perché mentre ti dico queste parole, mentre ti dico “tu”, mi arrogo a mia volta un diritto non mio. L’unica cosa che possiamo fare, allora, è prendere consapevolezza e perdonare, perdonare noi stessi. E poi, di riflesso, gli altri. 

Modificato da drake00
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leavingmyheart
Il 28/12/2019 alle 08:52 , drake00 ha scritto:

Io non mi permetto di giudicare la tua storia

 

Permettiti pure, mica mi offendo ☺

 

Il 28/12/2019 alle 08:52 , drake00 ha scritto:

Dire che il perdono è un retaggio cattolico è giusto, ma è sbagliato, almeno secondo me, il senso che ne celi dietro: retaggio (cattolico, induisti o come ti pare) non è una parola negativa. È un termine neutro, siamo noi che gli attribuiamo un valore positivo o negativo.

 

non alludevo a cattolico = male, era solo la spiegazione culturale

 

Il 28/12/2019 alle 08:52 , drake00 ha scritto:

Chi perdona, veramente, con il cuore, lascia andare, si libera di un dolore, acquisisce la forza di non farsi più influenzare da una persona. 

L’opposto di perdono è odio, indifferenza. Puoi essere indifferente ad un amico, puoi odiare una tua ex, ma come fai a vivere bene odiando chi ti ha dato la vita? Stai odiando in maniera diretta (non indiretta, il termine da me usato è voluto) la tua stessa vita...

 

non è un odio "attivo", nemmeno ci sto a pensare più, salvo qualche momento ogni tanto. Il tempo e il distacco (fisico) cicatrizzano, poi le cose cui stai a pensare sono altre. Ma sicuramente se capitasse di ritrovarmela davanti quell'odio tornerebbe attivo. Ma tanto non accadrà mai, quindi il problema non esiste.

 

Il 28/12/2019 alle 08:52 , drake00 ha scritto:

premi per chi fa bene e le pene per chi fa male, invece... ti arroghi un diritto non tuo. Ti elevi, così facendo, a giudice e giuria. Giudice della vita degli altri, dei loro sbagli, dei loro pregi. Questa non è libertà, è schiavitù. È la croce che porta chi punta il dito, è la croce di chi eleva la propria morale a verità universale, fino a diventare, appunto, schiavo di essa. 
 

È la croce degli incoerenti. È un po’ la croce di noi tutti, perché mentre ti dico queste parole, mentre ti dico “tu”, mi arrogo a mia volta un diritto non mio. L’unica cosa che possiamo fare, allora, è prendere consapevolezza e perdonare, perdonare noi stessi. E poi, di riflesso, gli altri. 

 

tu parli come se stessimo in un processo, ma il processo non c'è. È più un mors tua vita mea. 

 

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leavingmyheart

Comunque per chiarirsi le idee si dovrebbe rinunciare completamente alla parola "perdono", e provare a ragionare in altri termini. 

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Back Door Man
Il 25/11/2019 alle 12:42 , Salvatore93 ha scritto:

Grazie mille, parole bellissime. È un discorso che merita, stamattina ho fatto una bella ricerca sull impotenza appresa, era da un po che volevo approfondire il discorso dell elefante legato al palo che era convinto di non farcela, ma non sapevo che il fenomeno si chiamasse appunto, impotenza appresa. È una prigione che lega. Faro altre ricerche con le parole chiavi che mi hai dato, per fortuna so le lingue e non dovrei avere problemi a comprendere. Sta di fatto che è vero, i figli di genitori narcisisti sono oggetti. Non persone. Ho fatto tantissima crescita personale, per capire come sviluppare le mie qualità. Avere una madre così è come avere un handicap. Se sei senza gambe, non diventerai mai un nuotatore ma questo non ti impedisce di dedicarti alla scrittura. Ho capito di essere portato per alcune cose, come ad esempio il guidare positivamente gli altri. Ho molti amici che mi cercano e mi vogliono bene, che guido e si lasciano guidare da me con fiducia. Di sicuro questo non lo devo a mia madre. In quanto a seduzione non me la cavo benissimo, e ho scoperto che evito come la peste le donne che in qualche modo mi ricordano mia madre. L anno scorso sono uscito con una ventenne, straniera e molto matura. Ho bevuto, lei se ne è andata e mi ha detto che mi avrebbe dato un'altra possibilità ma senza alcool. Io non ho più voluto rivederla. Avrà avuto anche ragione, non è bello per una ragazza uscire con uno che beve. Ma d'altronde lei cosa ne sa della mia situazione, di come devo fuggire in mille modi dalle ansie di una madre mostro? Che ne sa lei che dal suo paese appena maggiorenne se ne è scappata e vive sola senza che nessuno le rompa le scatole se si fa un goccetto,  che può fare tutto ciò che vuole senza il minimo problema? Che ne sa delle sensazioni negative che mi ha dato perché ha tentato di impormi qualcosa? Che si e comportata esattamente come la madre che tanto odio? Ho capito prima di lei che non avrebbe funzionato. Ho paura di chiunque mi voglia proteggere, perché so cosa vuol dire per gli altri proteggere. Legarti. Ho conosciuto una ragazza sempre un anno fa, lei si è avvicinata a me pian piano, discretamente. È una persona indipendente, non lega e non vuole essere legata. Lei mi ascolta, lo fa veramente.Mi sento nudo nell'anima quando sono con lei. Anche lei beve, beviamo insieme. Le ho confidato le mie paure, il fatto che vedo che le coppie non si amano dopo un po, ho paura di incastrarmi in una relazione con una donna che sia anche solo vagamente simile a mia madre, che poi si stia insieme per abitudine, come il compagno di mia madre è rimasto legato a lei. O forse si chiama co dipendenza. So bene che quando mia madre non ci sarà più io non rimarrò come l elefante, legato ad un palo con la possibilità di fuggire, ma anzi, seppur in vecchiaia, io farò tutti i viaggi e le esperienze che non ho potuto fare in questi momenti

Adesso tu sei il prodotto creato dalla situazione tossica. Non so se questo l'hai capito.

I divieti ti hanno portato a quel "vivere di più" e fare più esperienze. Purtroppo ci hai messo sopra l'alcol.

L'alcol è veleno, uccide. Non lo farà subito, ma sai quanta gente che ho conosciuto è skiantata di cirrosi a 40 anni? E questa è una. C'è anche il fatto che ti preclude altre esperienze.

L'obiettivo dovrebbe essere la libertà (che non è mai assoluta, ma sempre relativa). Si puù essere più liberi e meno liberi. Dovresti cercare di essere più libero possibile. Creando dipendenze da sostanze la tua libertà diminuisce. Poi dici che gli altri dovrebbero accettarti per come sei, alcol compreso. "Ma che ne sanno loro... ecc." (non cito, mando a memoria, ti ho preso a cuore). Manco per il cazzo. Una persona che beve è quanto meno pallosa, se non peggio. E il problema non è che la gente ti accetti oppure no. A nessuno frega niente di nessuno. Sarebbe cosa buona che tu cambiassi ambiente per avere un diverso POV. Allora, forse, non avresti bisogno di bere.

Quell'handicap della brutta partenza nella vita non so se potrai recuperarlo, però dovresti fare in modo da non aumentarlo.

Ti faccio una domanda precisa, dando per scontato che ti farebbe un gran bene allontanarti da tua madre: quali sono gli ostacoli concreti a tuo allontanamento da lei?

Per posizionarti altrove ti serve una fonte di reddito e un alloggio. Ce la fai a trovarli? Hai scritto che un lavoro ce l'hai già. Dimmi. Spiega.

 

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