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F.O.M.O., la paura di essere tagliati fuori


lussurioso87

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lussurioso87

Buongiorno a tutti. Scrivo per sottoporvi la questione che al momento mi sta procurando una certa di dose di sofferenza, nella speranza di sentire le vostre esperienze e ricevere dei consigli/scossoni utili. Vado dritto al punto: penso sappiate tutti cosa si intende per FOMO (Fear of missing out), letteralmente "paura di essere tagliati fuori", ovvero quella forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone, e dalla paura di essere esclusi da un qualsiasi evento o contesto sociale, nella convinzione che gli altri stiano sempre facendo attività più interessanti/ divertenti/ migliori di quelle che stiamo facendo noi.

Ebbene, tale fenomeno viene solitamente associato ai social network, infatti la FOMO si manifesta nel controllo ossessivo dei vari Facebook, Instagram ecc. nella preoccupazione compulsiva di perdere un'opportunità sociale. Nel mio caso la FOMO più che essere riferibile ai canonici social network, dai quali mi sono allontanato parecchio tempo fa con grandi benefici, si manifesta nella vita reale (seppur per mezzo di altri strumenti di connessione a distanza come i sistemi di messaggistica istantanea, tipo whatsapp).

Per farla breve ecco quanto mi sta accadendo in quest'ultimo periodo: mi sono trasferito da poco in un' altra città per lavoro e per ovvie ragioni non vedo più con la stessa frequenza gli amici della città di origine che naturalmente stanno continuando a vedersi tra loro alla stessa maniera, con la stessa frequenza. Essendo io comunque in contatto con loro (singolarmente o in gruppi whatsapp e telegram) vengo quasi sempre a conoscenza delle serate o più in generale dei momenti che trascorrono insieme e questo fatto mi sta creando la famigerata FOMO di cui ho detto poc'anzi. Ora voi direte, bè in un certo qual senso è normale, capita a tutti; se non fosse che io arrivo a livelli patologici, ne soffro per più giorni consecutivi e questo non può a mio avviso essere considerato normale. 

Quando poi ogni tot tempo torno alla città di origine e incontro i miei amici e questi in mia presenza raccontano episodi, aneddoti verificatisi in mia assenza e percepisco che tra loro si è creato un livello di intesa ancora maggiore in ragione delle esperienze vissute insieme, per me sono delle pugnalate al cuore ogni volta. 

Ora, vorrei analizzare in modo più lucido il problema: è facilmente intuibile che quanto mi sta capitando derivi da una forte insicurezza di fondo, la cui origine è con ogni probabilità attribuibile in buona parte al rapporto che ho avuto da piccolo con i miei genitori, tale da indurmi a temere, anche solo a livello inconscio,  di essere tagliato fuori dalle persone a cui voglio bene. È infatti risaputo che l'uomo ha bisogno di sentirsi accettato e amato, in principio dai genitori, poi dai suoi pari,  poi ancora da una persona di sesso opposto e via dicendo, ma è altrettanto vero che una persona ben centrata su se stessa e dotata di un sano livello di autostima non diventa facilmente preda di paure e ansie di questo genere, che il più delle volte sono pure infondate e originate da una visione distorta della realtà.

Attendo con entusiasmo di sentire le vostre esperienze a riguardo, le vostre opinioni in merito a possibili cause e a possibili soluzioni o strade da intraprendere per eradicare il problema. Grazie

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ganimede
Il 12/2/2019 alle 15:27 , lussurioso87 ha scritto:

Buongiorno a tutti. Scrivo per sottoporvi la questione che al momento mi sta procurando una certa di dose di sofferenza, nella speranza di sentire le vostre esperienze e ricevere dei consigli/scossoni utili. Vado dritto al punto: penso sappiate tutti cosa si intende per FOMO (Fear of missing out), letteralmente "paura di essere tagliati fuori", ovvero quella forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone, e dalla paura di essere esclusi da un qualsiasi evento o contesto sociale, nella convinzione che gli altri stiano sempre facendo attività più interessanti/ divertenti/ migliori di quelle che stiamo facendo noi.

Ebbene, tale fenomeno viene solitamente associato ai social network, infatti la FOMO si manifesta nel controllo ossessivo dei vari Facebook, Instagram ecc. nella preoccupazione compulsiva di perdere un'opportunità sociale. Nel mio caso la FOMO più che essere riferibile ai canonici social network, dai quali mi sono allontanato parecchio tempo fa con grandi benefici, si manifesta nella vita reale (seppur per mezzo di altri strumenti di connessione a distanza come i sistemi di messaggistica istantanea, tipo whatsapp).

Per farla breve ecco quanto mi sta accadendo in quest'ultimo periodo: mi sono trasferito da poco in un' altra città per lavoro e per ovvie ragioni non vedo più con la stessa frequenza gli amici della città di origine che naturalmente stanno continuando a vedersi tra loro alla stessa maniera, con la stessa frequenza. Essendo io comunque in contatto con loro (singolarmente o in gruppi whatsapp e telegram) vengo quasi sempre a conoscenza delle serate o più in generale dei momenti che trascorrono insieme e questo fatto mi sta creando la famigerata FOMO di cui ho detto poc'anzi. Ora voi direte, bè in un certo qual senso è normale, capita a tutti; se non fosse che io arrivo a livelli patologici, ne soffro per più giorni consecutivi e questo non può a mio avviso essere considerato normale. 

Quando poi ogni tot tempo torno alla città di origine e incontro i miei amici e questi in mia presenza raccontano episodi, aneddoti verificatisi in mia assenza e percepisco che tra loro si è creato un livello di intesa ancora maggiore in ragione delle esperienze vissute insieme, per me sono delle pugnalate al cuore ogni volta. 

Ora, vorrei analizzare in modo più lucido il problema: è facilmente intuibile che quanto mi sta capitando derivi da una forte insicurezza di fondo, la cui origine è con ogni probabilità attribuibile in buona parte al rapporto che ho avuto da piccolo con i miei genitori, tale da indurmi a temere, anche solo a livello inconscio,  di essere tagliato fuori dalle persone a cui voglio bene. È infatti risaputo che l'uomo ha bisogno di sentirsi accettato e amato, in principio dai genitori, poi dai suoi pari,  poi ancora da una persona di sesso opposto e via dicendo, ma è altrettanto vero che una persona ben centrata su se stessa e dotata di un sano livello di autostima non diventa facilmente preda di paure e ansie di questo genere, che il più delle volte sono pure infondate e originate da una visione distorta della realtà.

Attendo con entusiasmo di sentire le vostre esperienze a riguardo, le vostre opinioni in merito a possibili cause e a possibili soluzioni o strade da intraprendere per eradicare il problema. Grazie

purtroppo non sono in grado di darti delle dritte pratiche atte a venire a capo di questa tua debolezza...in compenso il fatto che tu dimostri una buona capacità di autoanalisi e di autocritica andando ad esplicitare i problemi senza buttare la polvere sotto il tappeto credo sia già un bel passo avanti verso la risoluzione degli stessi...un ulteriore passo avanti potrebbe essere la presa d' atto che questa è una parte della tua personalità attuale da accettare e vedere senza malgiudicarla...lei stessa , se la sai ascoltare , potrebbe dare la risposta al tuo quesito o perlomeno , una volta vista ed accettata senza particolari giudizi, smetteral di tormentartin e di crearti ansia...magari passerà da queste parti qualche utente ben più ferrato del sottoscritto su questi argomenti e ti darà suggerimenti più efficaci

Modificato da ganimede
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  • 2 settimane dopo...
PapuPetagna

Ma infatti hai letto la situazione in un modo davvero lucido. Hai tutti gli strumenti per risolvere la questione.

Penso di aver sofferto anch’io di questa cosa dal liceo all’universita’..poi è passata da sola perché mi sono reso conto che la chiave di volta dei rapporti di amicizia è quello che ne trai a livello emotivo, non nelle cose che si fanno insieme. È chiaro che un altro passo molto importante da fare è saper stare da soli con se stessi. Prova a lavorare anche su questo, fai cose da solo, buttati in situazioni in cui non conosci nessuno.

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domen11

Ti rispondo perché ormai sono 5 anni che vivo lontano dalla mia città di origine e quindi ti do convito la mia opinione. Ritorno nella mia città 2/3 volte all'anno per massimo tre settimane. Il primo anno sembrava tutto intatto, anzi quando tornavo era come se fosse una festa e se con i miei amici recuperassimo tutte le uscite mancate. Poi la situazione è cambiata e si sono distinte due correnti: i veri amici e la comitiva a rotazione per le uscite. I veri amici sono rimasti e ci si sente (e vede quando torno) praticamente appena possibile. Il fatto che loro vivino esperienze senza di me non mi turba, tengo a loro per il lato umano non solo ludico. Sì con loro uscendo mi divertirei comecon nessuno ma funziona così e ne sento il bisogno più per il lato umano. Se ti tagliano fuori -da tutto! anche la disponibilità per una telefonata per raccontargli un tuo problema- non sono veri amici, ma una semplice comitiva di uscita che puoi perdere anche se vivete nello stesso quartiere, è normale. Tutti sanno raccontare un aneddoto, pochi ci tengono a vederti per raccontartelo. Li hai più vicini di quanto pensi se ci tengono a vederti quando torni. Le uscite, gli aneddoti da raccontare possono capitare ovunque, non dargli troppo peso, è la presenza e la disponibilità a fare un vero rapporto e se ce l'hai non vedo perché tu debba pensare di essere "abbandonato" da loro solo perché fisiologicamente escono senza te. Ormai dopo cinque anni per me le cose si sono ancora ulteriormente evolute, ma nel tuo caso essendoci passato ti consiglio di farti una nuova comitiva .Se sei in una grande città ci sono tante persone con il tuo stesso bisogno e potrebbe anche nascere un'amicizia nuova e solida. Questo ti aiuta molto, sono le conseguenze di queste scelte e non le devi accettare ma prendere con filosofia, rende molto leggeri: quello di cui tu hai bisogno ora ma lo so che non è facile all'inizio 😉

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Crescendo63
On 2/12/2019 at 3:27 PM, lussurioso87 said:

penso sappiate tutti cosa si intende per FOMO (Fear of missing out), letteralmente "paura di essere tagliati fuori"

Per essere più precisi, FOMO vuol dire "la paura di perdersi qualcosa". Cioè il timore di non godere di qualche esperienza di valore, che poi sarà persa per sempre, il che produce ansia.

Certamente può anche esprimersi nella paura di essere "tagliati fuori" - come accade a te - cioè sentirsi esclusi dal giro delle persone che vivono appieno o di quelle di cui vorresti fare parte.

E' anche possibile che l'uso delle parole specifiche che hai usato (tagliato fuori) sia indicativa di qualche tua paura o ferita specifica, che è propriamente tua, a prescindere dalla dinamica del FOMO in sé.

 

Da notare che la FOMO, pur essendo un fenomeno moderno esasperato dai social e da INternet, si radica in una tendenza fondamentale dell'essere umano, ovvero la "loss aversion". Cioè l'istinto di evitare la perdita, perché ogni perdita ci ferisce fortemente e facciamo di tutto per evitarla. Come esempio, perdere 100 euro ci procura molto più malessere del piacere di trovare 100 euro.
 

Quote

Ebbene, tale fenomeno viene solitamente associato ai social network, infatti la FOMO si manifesta nel controllo ossessivo dei vari Facebook, Instagram ecc. nella preoccupazione compulsiva di perdere un'opportunità sociale.

Di nuovo, nella sua forma più comune la FOMO viene attivata dalla consultazione dei social perché ci sembra che lì sopra tutti si divertano e siano più felici e appagati di noi.

In quest'ottica i social non sono tanto il "portatore" di opportunità, quanto il paragone che ci fa sentire "scarsi".

(faccio queste precisazioni non fini a se stesse, ma per darti qualche spunto su come la tua interpretazione possa rivelare elementi tuoi specifici)
 

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vengo quasi sempre a conoscenza delle serate o più in generale dei momenti che trascorrono insieme e questo fatto mi sta creando la famigerata FOMO di cui ho detto poc'anzi.

Da una parte è normale sentire la mancanza delle persone care e del bel tempo che vorremmo passare con loro.

Dall'altra, sentire questa perdita a livello disperante e patologico indica qualcos'altro. P.es. una tendenza depressiva, un vuoto esistenziale ("la mia vita non ha senso, ma l'avrebbe se stessi con loro"), la vita che fai non ti piace per nulla, una scarsa autostima ("Non troverò mai altri amici così"), ecc.

 

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rapporto che ho avuto da piccolo con i miei genitori, tale da indurmi a temere, anche solo a livello inconscio,  di essere tagliato fuori dalle persone a cui voglio bene.

Messo in questi termini, mi fai sospettare che ci possa essere sotto una ferita di abbandono. Cioè che i tuoi genitori non ti abbiano dato la sicurezza che loro ci sarebbero stati ogni volta che avresti avuto bisogno di loro, ma avrebbero potuto "sparire" (cosa che per un bambino equivale alla morte, quindi ci terrorizza).

Se il tuo malessere è attivato da una ferita di abbandono, quello che ti fa male non è tanto perdere le attività e il piacere collegato, ma la sensazione che i tuoi amici si stiano allontanando da te e prima o poi saranno perduti per sempre. Questa paura in effetti può portare un senso di angoscia sproporzionato alla tua paura attuale.

 

Quote

È infatti risaputo che l'uomo ha bisogno di sentirsi accettato e amato, in principio dai genitori, poi dai suoi pari,  poi ancora da una persona di sesso opposto e via dicendo,

Vero, ma... una persona che diventa realmente adulta e matura (non in senso banalmente anagrafico) diventa anche capace di dare accettazione e amore a se stesso. E quando ti accetti, l'accettazione altrui non è più un bisogno disperato e quindi non ne sei più dipendente. Stai in piedi sulle tue gambe. :-)

Le persone che hanno sempre bisogno di approvazione altrui, sono ancora "bambini disperati".

 

Quote

possibili soluzioni o strade da intraprendere per eradicare il problema.

Sei già a buon punto perché hai consapevolezza di te e dei tuoi stati d'animo.

Ti serve esplorare meglio queste emozioni, e le paure e ferite sottostanti (o le convinzioni tipo "Prima o poi mi abbandoneranno tutti"... quelle "vocine nella testa" che rivelano i condizionamenti che ci manovrano). E' un percorso che puoi fare da solo (e ci va del tempo), od anche farti aiutare da un professionista (psicologo o counselor).

Visto che sembri avere una tendenza al bisogno ansioso verso gli amici, potresti trovare qualche spunto di riflessione in un mio articolo su "Perché abbiamo bisogno degli altri".

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