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Il confine tra autostima e superbia, per non cadere più nell' autosvalutazione


antares1

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antares1

Ciao a tutti. Volevo affrontare qui un tema che mi sta molto a cuore e di cui alle volte soffro tuttora. 

Fin da piccolo mi è sempre stato insegnato, dalla mia famiglia, ad essere sempre educato, servizievole e remissivo con tutti. Un pò é normale, fa parte comunque di una educazione ai buoni principi e civiltà, e per sviluppare buon cuore e giustizia e rispetto per il prossimo. Ma forse nel mio caso, è stata un pò esagerata, nel senso che ho avuto l' impressione di dover dare meno valore a me rispetto agli altri. Da bambino un po è normale ricevere questi insegnamenti, anche per rispetto agli adulti, ma questa sensazione di inferiorità, soggezione e dovere accontentare tutti mi è rimasta impressa ed ancora mi crea insicurezza. Forse i miei famigliari,  più che a infondermi un senso di rispetto per il prossimo ed educazione , erano preoccupati a fare loro bella figura tramite me, tramite la mia rispettosità. Forse avevano come prima preoccupaziona quella di avere un figlio sempre servizievole col prossimo e che non facesse fare a loro brutta figura, piuttosto che dare a me la sicurezza e la disinvoltura per essere una persona serena e decisa. Forse preferivono un principino perfetto ed esemplare piuttosto che un figlio felice. Tutto questo condito dal fatto che, oltre ad essere anche figlio unico, mi hanno trasmesso anche apprensione, in quanto i miei famigliari sono sempre state persone ansiose e hanno così ulteriormente proiettato su di me le loro paure, spesso solo immaginarie, creandomi ulteriore insicurezza e repressione. Non dico che i miei genitori siano stati cattivi educatori, ma sicuramente un po egoisti. Per non voler sopportare loro stessi le loro stesse ansie e paure, le hanno scaricate su di me..io,,ovvero il figlio, il bambino, la parte più debole , mi sono dovuto accollare le loro paure e preoccuparmi di non farli stare in pensiero...A questa maniera sono stato fin troppo responsabilizzato, con la conseguenza di mettere in secondo piano la mia libertà di espressione e la mia serenità di muovermi nel mondo a mio piacimento, per dare la precedenza a ciò che faceva stare bene e sereni loro.

Col crescere, ho comunque avuto modo di esprimere il mio carattere indipendente e creativo. Alle scuole elementari ero molto sereno e positivo , sicuro di me stesso e socievole, curioso e pieno di interessi, e ottimi voti. E questo mi dava molta soddisfazione personale, oltre a ricevere i complimenti della mamma che a sto punto mi metteva su un piedistallo. Ma se facevo qualcosa di storto in casa o in privato, mi accusava pesantemente di essere CATTIVO, o BRUTTO ( giudizi totalizzanti, e non semplici e sani feedback negativi selle mie azioni). Oppure quando manifestavo istinto di indipendenza, per uscire a giocare o stare fuori con gli amici in giro, mi si diceva : vuoi fare morire la mamma di dispiacere...??? Ecco, instillato in me il senso di colpa e il guardare indietro e non avanti. 

Procedendo, alle scuole medie mi sono molto divertito. Curiosità, entusiasmo, i voti più alti, amicizie divertenti e positive sia coi maschi che con le compagne. Con le compagne grande confidenza e intimità, non da amichetto gay, ma al contrario avevano spesso un debole e un feeling speciale con me, spesso mi venivano dietro . Io non facevo il bulletto, ero semplicemente in sintonia con me stesso, la mia sensibilità interiore e la mia energia espansiva. Una bellissima sensazione. E per questo le ragazze mi ammiravano e mi stavano dietro. Ho avuto confidenze e discorsi molto più profondi intellettualmente ed emotivamente in terza media con le mie compagne, che non in età adulta con certe galline piene di loro stesse, ignoranti e bambocce. E poi avevo vita facile : per la mia curiosità, entusiasmo e poisitività, avevo bellissimi voti , pur studiando poco. Bellissimo periodo.

Una volta al liceo però, mi sono trovato in un ambiente un po ipocrita e moralista, dove a un tuo minimo accenno di sana trasgressione adolescenziale ( avere la morosina, fumare la sigarettina, vestire un po alla moda e non da nerd , guidare il motorino) venivi additato dai prof e dai compagni secchioni come un poco di buono, come un figlio di papà viziato ed ignorante, mentre loro erano i perfettini, bravi e diligenti, senza macchia e sempre pronti ad abbassare la testa coi prof per farsi belli. Io non sono mai stato un bulletto, ma il leccaculo ipocriti mi hanno sempre fatto tristezza e profonda antipatia. Quindi, trovandomi in un ambiente di questo tipo, il mio entusiasmo e la mia positività sono crollate, unite al fatto che ora veramente bisognava impegnasi tanto per ottenere i buoni voti che alle medie ottenevo con grande facilità...Al liceo quindi mi sentivo un mediocre, pochi anni dopo le mie positive sensazioni che provavo alle medie. E di qua ho sviluppato un mood molto introverso e riflessivo. Troppo passivo e fatalista. Un eroe romantico triste di 16-18, a cui però sono caduti i capelli prima dei 18...Un disastro. Ho tirato a campare tra la mediocrità dei voti e dei rapporti coi compagni. Compagne anche loro o stupide e arriviste, o purtroppo depresse come me. 

Tutto questo per descrivere il mio percorso da bambino a adolescente, e il declino della mia autostima ed energia. 

Ora , da audulto, mi trovo ancora a fare i conti con una bassa autostima, insicurezza generale, senso di inferiorità nei confronti di chi é piu bello e carismatico di me. E all' opposto, temo di essere arrogante e presuntuoso ogni qual volta cerco di tirare fuori le palle e pensare a me stesso positivamente. Come se per risultare gentile, maturo ed intelligente, dovessi per forza sminuirmi. Reagire a un complimento schernendo me stesso. Svalutare i miei meriti per non fare la figura del presuntuoso. E con un senso di inadeguatezza costante. Le scuole elementari e medie avevano compensato certi input sbagliati che la mia famiglia mi diede, ma ai primi insuccessi del liceo, alla perdita dei capelli a 18, ecc...la ferita di infanzia mi si era aperta, e tuttora da audulto in situazioni di tensione o competizione sociale o con donne che shit testano molto, mi si riapre tristemente, minando quel poco di autostima perduta che ho recuperato. 

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PapuPetagna

Non ho capito dove vuoi arrivare, ti sei praticamente psicanalizzato da solo (molto bene peraltro, ti ha aiutato qualcuno?). Quindi le risposte le hai tutte, devi solo metabolizzarle.

Quanto al titolo secondo me la differenza sta alla base. La superbia porta a vantarti di qualità che non hai mentre con l’autostima rivendichi quelle che hai.

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MichelaDevi

Mi sembra di leggermi!

Apparentemente le persone che stimi sembrano essere meravigliose perchè raccontano quello che fanno e si vantano di piccoli successi. In realtà nascondono grandissimi scheletri nell'armadio.

Nessuno sta davvero bene e ha una grande autostima. Molti millantano di averne e additano chi non ne ha. Ma non è vero. O sembrano essere persone iper sicure di se stesse, egocentriche... ma non sono nulla di tutto questo. E' solo una facciata che la maggior parte porta solo per sopravvivere ad un mondo molto competitivo, perchè profondamente insicure (tendono magari a paragonarsi?!)

Se vuoi essere davvero forte devi prendere coscienza di tutti i tuoi limiti, cosa che hai già per altro, e lavorarci ma non per migliorarti, ma per conviverci. Cambiare si può ma completamente no, magari smussare certe cose che non ti piacciono.

Non ti giudicare!

 

Modificato da MichelaDevi
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antares1

Più di 40.

Frequento il forum da poco, e grazie al vostro contributo vorrei analizzare questo mio disagio partendo dall' inizio, per cercare di recuperare e magari per cercare di sbloccarmi.

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antares1
Inviato (modificato)
46 minuti fa, MichelaDevi ha scritto:

Nessuno sta davvero bene e ha una grande autostima. Molti millantano di averne e additano chi non ne ha. Ma non è vero. O sembrano essere persone iper sicure di se stesse, egocentriche... ma non sono nulla di tutto questo. E' solo una facciata che la maggior parte porta solo per sopravvivere ad un mondo molto competitivo, perchè profondamente insicure (tendono magari a paragonarsi?!)

In realtà non subisco gli sbruffoni e quelli che si autocelebrano. Anzi, non li ascolto e non mi influenzano affatto. Al contrario, provo soggezione per quelle persone che, facendolo apposta o così di carattere, si sbottonano poco e non si sbilanciano mai. Ma oltre che soggezione mi fanno arrabbiare, le trovo odiose, e mi sento inferiore. Ad esempio, c'é un mio amico di vecchia data che lo vedo regolarmente. É molto in vista a livello lavorativo ed ha molti leccaculo intorno. Lui non si sbottona mai, non si sbilancia nei suoi discorsi. Anzi, alle volte puo apparire omertoso o snob. In realtà é solo riservato di carattere, ma anche selettivo ed evitante, forse per sue insicurezze ( spesso lo vedo titubante e indeciso anche per scelte banali). Ad ogni modo, succede sempre che lui rimane sul chi va là, e la conversazione la lascia portare avanti agli altri. A questa maniera, intenzionalnente o no, lui risulta affascinante ( forse perché c'é il suo status che dà una luce dorata alla sua riservatezza che altrimenti potrebbe risultare noiosa). Mentre io, che invece mi apro molto, cerco di essere espansivo e di compagnia, alle volte mi sento di meno valore di fronte a lui o quando c'é lui insieme agli altri. Il suo essere un po arcigno fa sentire me un po frivolo e di minor valore nel mio esprimermi estroverso e di compagnia , come fossi un po un giullare. Io alle volte lo faccio per rompere i silenzi e la noia, ma così avverto che lui passa, invece che per noioso, da bel tenebroso e uomo importante. Mentre io, nei miei sforzi contribuire alla conversazione conviviale, mi sento ( e mi fanno sentire) in soggezione e di minor valore. Forse perché il mio amico, per suo carattere o volontariamente, mi porta ad espormi e quindi a cadere nel suo frame ?

Cosa potrei fare intanto nell' immediato quando capito con lui ? E visto che mi sento così, su cosa e come potrei lavorare per sistemare il mio inner game indipendentemente da lui o persone del genere ?

Modificato da antares1
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antares1
48 minuti fa, MichelaDevi ha scritto:

Non ti giudicare

In realtà mi giudico tantissimo. Mi analizzo in continuazione, e forse cerco negli occhi della gente che incontro l' approvazione. Non so, forse perché come ho detto, da piccolo per fare piacere ai miei dovevo sempre far contento tutti. E ora mi sento sbagliato se capisco che non piaccio, anche a persone di cui non mi importa nulla, figuriamoci a persone a cui voglio bene o alle hb che mi interessano...

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Unbreakable

@antares1 per gli argomenti che tratti ti consiglio di leggere "Le vostre zone erronee" di Dyer. 

Può sicuramente darti una grande mano nel diradare alcune credenze radicate in te che emergono sopra la soglia della consapevolezza, ma che ancora non agiscono a livello cognitivo-comportamentale.


Mi chiedevo.

A te interessa più l'autostima o la valutazione altrui ?

Modificato da nic101
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Bad-boy
1 minuto fa, antares1 ha scritto:

In realtà mi giudico tantissimo. Mi analizzo in continuazione, e forse cerco negli occhi della gente che incontro l' approvazione. Non so, forse perché come ho detto, da piccolo per fare piacere ai miei dovevo sempre far contento tutti. E ora mi sento sbagliato se capisco che non piaccio, anche a persone di cui non mi importa nulla, figuriamoci a persone a cui voglio bene o alle hb che mi interessano...

dai la colpa ai tuoi genitori per evitare di avere responsabilità.

sono passati 30 anni, se non hai fatto niente per cambiare la responsabilità è solo tua. smettila di puntare il dito altrove, e nemmeno puntarti la pistola alla tempia. 

prendi la vita dalle palle e vivila, il tempo vola.. e non puoi plasmare la tua esistenza guardando con occhi non tuoi.

cerchi l'approvazione degli altri, ma gli altri cosa hanno fatto per meritarsi la tua?

invece di provare fastidio verso chi racconta le sue vittorie, inizia ad inseguire degli obiettivi/progetti e parlane con gli altri.

perchè ti devi sentire in dovere di rompere il silenzio e fare l'animatore del gruppo? se non è quello che vuoi fare perchè lo fai? stai dando piu valore a quello che loro possono pensare di te che ai tuoi pensieri. i tuoi pensieri sono valore, se non ti dai valore nessuno è disposto ad ascoltarti 

dimentica quello che ti hanno insegnato i tuoi genitori.. prendi la responsabilità della tua vita ed inizia a pensare con la tua testa. un domanda importante; vivi ancora con i tuoi?

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antares1
1 ora fa, PapuPetagna ha scritto:

Non ho capito dove vuoi arrivare, ti sei praticamente psicanalizzato da solo (molto bene peraltro, ti ha aiutato qualcuno?). Quindi le risposte le hai tutte, devi solo metabolizzarle.

Si, a parte mie letture di mia iniziativa, mi sono rivolto in questi anni a un paio di psicologi. Che non mi hanno spiegato o consigliato nulla, la mia analisi me la son fatta da solo, magari mettendomi così da solo altre seghe mentali. Gli psicologi mi hanno solo ascoltato. Non so dirvi se mi abbiano giovato o meno, visto che sto esprimendo appunto le mie paure che ho ancora. Dove voglio arrivare ? : appunto, a superare queste mie insicurezze. E sono qui a chiedervi consigli per questo.

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