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Il mio canto del cigno. Addio Germania.


comeback

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Nuovo_utente

Caro @comeback 

 

Ti faccio un paio di domande perché mi trovo in una situazione simile alla tua. Per farla breve, sto seriamente pensando di lasciare un indeterminato da 36k annuì per un lavoro più precario proprio perché dove mi trovo attualmente non mi sento lavorativamente e socialmente realizzato. 
È pur vero che la parte sociale...è troppo poco tempo per tirare le somme però la frustrazione lavorativa è tanta e ho paura che possa mandare a puttane tutto a lungo andare, anche eventuali relazioni.

 

Come hai fatto a capire che il problema fosse il posto? La gente attorno a te e la loro cultura?

 

Sai io a volte inizio a pensare che il problema sono io. Magari è la mia perenne insoddisfazione. Magari sono il classico a cui piace sempre quello che sta dietro al vetro. Ho A e voglio B. Poi ho B e voglio tornare ad A. Ovvio che con questo approccio alla vita non quaglio un cazzo in termini di stabilirsi in un posto, far progredire una eventuale relazione ecc ecc

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comeback
2 ore fa, Nuovo_utente ha scritto:

Caro @comeback 

Ti faccio un paio di domande perché mi trovo in una situazione simile alla tua. Per farla breve, sto seriamente pensando di lasciare un indeterminato da 36k annuì per un lavoro più precario proprio perché dove mi trovo attualmente non mi sento lavorativamente e socialmente realizzato. 
È pur vero che la parte sociale...è troppo poco tempo per tirare le somme però la frustrazione lavorativa è tanta e ho paura che possa mandare a puttane tutto a lungo andare, anche eventuali relazioni.

Come hai fatto a capire che il problema fosse il posto? La gente attorno a te e la loro cultura?

Sai io a volte inizio a pensare che il problema sono io. Magari è la mia perenne insoddisfazione. Magari sono il classico a cui piace sempre quello che sta dietro al vetro. Ho A e voglio B. Poi ho B e voglio tornare ad A. Ovvio che con questo approccio alla vita non quaglio un cazzo in termini di stabilirsi in un posto, far progredire una eventuale relazione ecc ecc

Caro @Nuovo_utente

io cambierei un indeterminato con un lavoro a tempo determinato, a condizione che a) sia almeno di 18 mesi b) mi permetta di sviluppare nuove conoscenze o consolidare al massimo il mio background. Nota che un indeterminato è tale sulla carta, domani se la tua azienda dice di volerti mandare a casa, lo farà. Le uniche garanzie di un indeterminato solo alcune su un arco di 2/3 anni. Poi dipende da lavoro, settore, turnover. Non proseguo.

Specifico la mia situazione. Io non ho mai odiato il mio lavoro. Non mi sentivo totalmente al top ma da qui a lasciare ce ne passa. 

Il problema è la città dove vivevo, una parte di Germania fortemente industriale, cupa, grigia da far paura. La città non era nemmeno tanto piccola ma oggettivamente è una delle peggiori che abbia mai visto, al massimo era buona per qualche 70 enne che voleva portare in giro il cane senza rischiare di non tornare a casa. Figa molto discutibile, non propriamente autoctona, locali e divertimento limitato a meno che non intendevi farti molti km (60/100km) , cultura zero, oggettivamente una città anche stilisticamente brutta. Ci sono stato per soldi (abbastanza, e costo della vita sostenibile) non per altro, e disgraziatamente avevo preso casa. La città dove viveva la tipa che frequentavo invece era altra storia. Le uniche volte che però è venuta a trovarmi, da me e in città c'erano feste incredibili, eventi, accadimenti e bel tempo. Soltanto casualità.

In questo contesto dubito che se hai un minimo di amor proprio e desiderio di vivere bene, ti cerchi un altro posto.

Generalmente anche io sono uno che ha bisogno sempre di nuova motivazione ma credo che almeno l'80% dei miei problemi venisse da quel posto.

Nel caso tu abbia altre domande, chiedi pure.

 

 

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comeback

Pensieri sparsi

Come dicevo il rapporto con i miei si è del tutto deteriorato. Non hanno accettato che lasciassi la Germania, estinguendo il mutuo, vendendo l'auto e seguendo questa nuova ed incerta avventura. Era da tempo che nelle nostre sporadiche telefonate, una parte di me celava un forte malumore nel continuare quella esperienza. Mi sentivo come in una morsa. Ho taciuto troppo a lungo quella voce, cosi' come un male si è sviluppato velocemente lungo il corpo, fino a prendermi il cuore, la testa, le mie giornate. Nelle ultime settimane, non riuscivo più a far nulla, intendo anche lavorare, facevo una grande fatica a tenere la concentrazione ma mi forzavo. A volte mi sentivo persino protetto a lavoro, il problema è che quando uscivo fuori stavo male, a meno che non andassi in piscina, a correre o a tirar su pesi. A parte la figa, ero totalmente demotivato.

Ai miei avevo comunicato in modo silente quello che sentivo ma negli ultimi tempi, quanti dubbi avessi sul proseguire quella esperienza, ed ero andato avanti con la sincerità di un bambino. Ero totalmente trasparente, totalmente debole in balia di emozioni negative.

Non ho mai ricevuto dai miei genitori la domanda che io avrei voluto ricevere, quella che mi aspettavo "perchè ti senti cosi' ?" o una esortazione "cambia la tua vita, non c'è nulla di male, sii felice". Il loro era solo un invito a resistere ad un luogo che mi stava consumando, e sapevo il perché.

In quel momento ho percepito quanto fosse siderale la distanza umana, emotiva, probabilmente anche morale, culturale tra me e loro. Io sono sempre stato l'elemento di rottura in famiglia, per fortuna, l'unico che si è laureato (contro il loro volere), l'unico che ha girato tutta Europa o è stato fuori dall'Europa, l'unico che ha la quasi totalità del suo network fatto da stranieri, l'unico che parla (bene o male) 4 lingue, l'unico ad avere un interesse verso nuove culture senza pregiudizi, l'unico che ha trovato sempre sfide laddove i miei genitori evidenziavano solo limiti. Quando ero in ricerca tesi in Estonia anni fa, i miei erano preoccupati per il clima e del fatto che potessi non mangiare, eppure non vi è una foto dove non sorrida o mostrassi una grande forma in quel periodo. Potrei citare altre esperienze. 

I miei hanno sempre avuto un approccio alla vita semplicistico quasi di tipo materialistico. Lavori? Fai soldi? Ok, allora sei felice. Io decisamente più umano. La vita è una ricerca di bei momenti. Ho sempre pensato che un uomo felice sarà un uomo in grado di trovare il fuoco per riuscire a gestire i suoi fallimenti e sfondare tutti i suoi obiettivi (anche lavorativi), al contrario un uomo infelice avrà persino difficoltà ad alzarsi dal letto e fare colazione. La testa guida il corpo. Non viceversa. Il più bravo degli artisti non sarà capace mai di scolpire o di disegnare un quadro se non sentirà l'ispirazione, la vita, le emozioni, le sue mani diventerebbero strumenti ruvidi, inutili. Io non sono un artista ma a mio modo sono l'artista e l'artefice della mia vita, senza gioia non riesco a proseguire, ed era quello che stavo facendo. Sopravvivere in nome di qualche soldo in più e di farlo in un luogo dove non c'era la vita che volevo.

Mi riviene in mente questa scena.

 

 

 

Modificato da comeback
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Nuovo_utente
2 ore fa, comeback ha scritto:

Pensieri sparsi

Come dicevo il rapporto con i miei si è del tutto deteriorato. Non hanno accettato che lasciassi la Germania, estinguendo il mutuo, vendendo l'auto e seguendo questa nuova ed incerta avventura. Era da tempo che nelle nostre sporadiche telefonate, una parte di me celava un forte malumore nel continuare quella esperienza. Mi sentivo come in una morsa. Ho taciuto troppo a lungo quella voce, cosi' come un male si è sviluppato velocemente lungo il corpo, fino a prendermi il cuore, la testa, le mie giornate. Nelle ultime settimane, non riuscivo più a far nulla, intendo anche lavorare, facevo una grande fatica a tenere la concentrazione ma mi forzavo. A volte mi sentivo persino protetto a lavoro, il problema è che quando uscivo fuori stavo male, a meno che non andassi in piscina, a correre o a tirar su pesi. A parte la figa, ero totalmente demotivato.

Ai miei avevo comunicato in modo silente quello che sentivo ma negli ultimi tempi, quanti dubbi avessi sul proseguire quella esperienza, ed ero andato avanti con la sincerità di un bambino. Ero totalmente trasparente, totalmente debole in balia di emozioni negative.

Non ho mai ricevuto dai miei genitori la domanda che io avrei voluto ricevere, quella che mi aspettavo "perchè ti senti cosi' ?" o una esortazione "cambia la tua vita, non c'è nulla di male, sii felice". Il loro era solo un invito a resistere ad un luogo che mi stava consumando, e sapevo il perché.

In quel momento ho percepito quanto fosse siderale la distanza umana, emotiva, probabilmente anche morale, culturale tra me e loro. Io sono sempre stato l'elemento di rottura in famiglia, per fortuna, l'unico che si è laureato (contro il loro volere), l'unico che ha girato tutta Europa o è stato fuori dall'Europa, l'unico che ha la quasi totalità del suo network fatto da stranieri, l'unico che parla (bene o male) 4 lingue, l'unico ad avere un interesse verso nuove culture senza pregiudizi, l'unico che ha trovato sempre sfide laddove i miei genitori evidenziavano solo limiti. Quando ero in ricerca tesi in Estonia anni fa, i miei erano preoccupati per il clima e del fatto che potessi non mangiare, eppure non vi è una foto dove non sorrida o mostrassi una grande forma in quel periodo. Potrei citare altre esperienze. 

I miei hanno sempre avuto un approccio alla vita semplicistico quasi di tipo materialistico. Lavori? Fai soldi? Ok, allora sei felice. Io decisamente più umano. La vita è una ricerca di bei momenti. Ho sempre pensato che un uomo felice sarà un uomo in grado di trovare il fuoco per riuscire a gestire i suoi fallimenti e sfondare tutti i suoi obiettivi (anche lavorativi), al contrario un uomo infelice avrà persino difficoltà ad alzarsi dal letto e fare colazione. La testa guida il corpo. Non viceversa. Il più bravo degli artisti non sarà capace mai di scolpire o di disegnare un quadro se non sentirà l'ispirazione, la vita, le emozioni, le sue mani diventerebbero strumenti ruvidi, inutili. Io non sono un artista ma a mio modo sono l'artista e l'artefice della mia vita, senza gioia non riesco a proseguire, ed era quello che stavo facendo. Sopravvivere in nome di qualche soldo in più e di farlo in un luogo dove non c'era la vita che volevo.

Mi riviene in mente questa scena.

 

 

 

Le ultime parole del video mi hanno emozionato...

 

Caro @comeback

mi ritrovo in una fase di vita simile alla tua. È pazzesco quanto del tuo post nell’altra discussione sembri provenire dalla mia mente. Mi riferisco al passaggio in cui dici di aver proiettato la tua felicità su quella ragazza...vedivi lei ed era una giornata di euforia. Non la vedevi o lei non ti dava quelle attenzioni che ti aspettavi...ed era magicamente una giornata di merda. Il tutto ovviamente partiva da una mancata soddisfazione della vita che conducevi in quel posto, dalla mancanza di relazioni interpersonali valide in quel contesto.

 

Mi dispiace che tu abbia questo rapporto conflittuale con i tuoi. Rende tutto tremendamente più difficile. E ti ammiro davvero tanto per la forza che trovi ESCLUSIVAMENTE in te stesso. 
 

Al contrario io, che i 31 li ho passati da un po’ (questo per rasserenarti sulla tua idea che hai “poco tempo” 😆), ho dei genitori fantastici. 
Non ci sono parole per descriverli. 
Sono SEMPRE stati la mia forza trainante. Mi hanno sempre e solo ascoltato e supportato. Anzi...spesso spronato. Nella situazione attuale...mi hanno detto chiaramente “se non sei felice...piuttosto licenziati! Lascia perdere l’indeterminato. Insegui i tuoi obiettivi, il tuo star bene...il tutto verrà da sè. Se stai bene, sistemerai tutto il resto. Se stai male...sarà tutto grigio intorno a te”.

 

A volte penso che mi diano fin troppo ragione su tutto. 😅 Come se, in parte, il mio non sapermi accontentare, forse derivi in parte dal loro appoggio costante ed incondizionato.

Paradossale. Inizio a dubitare di tutto ed il contrario di tutto.

 

Cmq, riflessioni a parte, mi sento davvero fortunato ad avere persone così accanto. Tutto quello che ho fatto...l’ho fatto per me e di riflesso per loro. Inconsciamente cerco una donna che in qualche modo possa prendere il loro posto perché, diciamoci la verità, loro non sono eterni. Il problema è che finora non ho mai trovato una donna che mi appoggiasse e spronasse in tutto. Anzi, ho trovato donne che hanno cercato di limitarmi, di tracciare dei confini. Fin là ci puoi andare, oltre no. Forse in maniera sensata...forse hanno avuto ragione loro. Perché ad un certo punto bisogna fermarsi, bisogna calare l’ambizione nella realtà, bisogna trovare un compromesso e fare delle rinunce che purtroppo io ad oggi non riesco a fare.

 

E così, appena mi si presenta una nuova opportunità, sono subito pronto a fare le valigie. 
E accanto, invece, per contro, mi ritrovo donne che vogliono “fermarmi”. 
 

Non so più dove stia la ragione in tutto ciò. Non so più se sia giusto ad un certo punto fermarsi o se la chiave di tutto sia, invece, inseguire sempre e comunque i propri sogni. 

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comeback

@Nuovo_utente io devo solo dimostrare (a me stesso) che posso uscire dall'inferno, e sono sicuro che questo avverrà presto.

Mi sono sentito infelice come mai mi sono sentito nella mia vita, e un pò di strada l'ho già lasciata alle spalle. Ho avuto la sensazione di sentirmi prigioniero, di essere finito in una gabbia dorata ma pur sempre chiuso in trappola. Limitato ma ancora giovane. E' questo quello che aspettavo dal mio futuro? Non esiste nessuna giustificazione morale che può lasciarti accettare di sentirti cosi', sicuramente non quella di avere qualche centinaio di euro in più in tasca al mese o diverse migliaia all'anno. 

I miei genitori hanno spinto molto sul convincermi nel rimanere in Germania, poi quando hanno visto che non c'era possibilità che cambiassi idea, hanno spostato le loro discussioni sul fatto che la mia testa non funzionava, insomma ero depresso. Il punto è che la tempesta non è arrivata in un giorno, non mi sono svegliato un mattino e mi sono trovato l'acqua in casa. Ho avuto tantissimi sentori, sensazioni, emozioni che mi dicevano che quello non era il mio posto. Conoscevo quale erano le ragioni, odiavo quel posto, non amavo la cultura, la vita sociale che ti proponeva, quello che offriva. Ero li' solo per lavoro, ergo solo per soldi. Nient'altro. A 31 non si può vivere cosi', che razza di uomo posso essere?

Nel mio caso avvertivo di essere totalmente diverso quando andavo in trasferta (sempre in bei posti, vivaci, dinamici, pieni di giovani), poi quando rientravo in quella parte desolante della Germania è come se tornassi in gabbia, e dentro mi iniettavano il male, il grigiore, un malessere che per qualche mese puoi gestire ma che dopo ti invade completamente. Ho avuto la fortuna che a seguito di un cambio di dipartimento, mi hanno impedito di fare trasferte, quindi dalla gabbia non si usciva più. Fine. 

Una persona comune mi direbbe. C'hai provato? Cosa hai fatto per stare meglio? Certo uscivo, mi muovevo, avevo una buona rete sociale ma sentivo di non essere dove volevo essere.

Sono andato via dalla Germania piangendo, e non piangevo credo da tantissimi anni, era un pianto liberatorio, finalmente mi sentivo lontano da quel posto che ho solo, e soltanto odiato.

 

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1 ora fa, Nuovo_utente ha scritto:

Al contrario io, che i 31 li ho passati da un po’ (questo per rasserenarti sulla tua idea che hai “poco tempo” 😆), ho dei genitori fantastici. 
Non ci sono parole per descriverli. 
Sono SEMPRE stati la mia forza trainante. Mi hanno sempre e solo ascoltato e supportato. Anzi...spesso spronato. Nella situazione attuale...mi hanno detto chiaramente “se non sei felice...piuttosto licenziati! Lascia perdere l’indeterminato. Insegui i tuoi obiettivi, il tuo star bene...il tutto verrà da sè. Se stai bene, sistemerai tutto il resto. Se stai male...sarà tutto grigio intorno a te”.

Per me questa è fantascienza. Sei fortunato. I miei sono molto simili a quelli di comeback. Sono arrivato alla conclusione che loro sono loro e io sono io. Dopo anni. Si sono fatti il culo e hanno fatto il possibile, se non sono stati supportivi, se hanno fatto quello che hanno fatto, hanno avuto le loro ragioni, hanno fatto quello che hanno potuto.

Comunque bravo comeback, hai dei coglioni cubici.

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Nuovo_utente

Hai fatto solo bene ad andartene!

Hai avuto coraggio e questo sarà ripagato!

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1 ora fa, Nowhere ha scritto:

Per me questa è fantascienza. Sei fortunato. I miei sono molto simili a quelli di comeback. Sono arrivato alla conclusione che loro sono loro e io sono io. Dopo anni. Si sono fatti il culo e hanno fatto il possibile, se non sono stati supportivi, se hanno fatto quello che hanno fatto, hanno avuto le loro ragioni, hanno fatto quello che hanno potuto.

Idem per me. Solo crescendo mi sono reso conto (e questa è la benedizione della maturità) degli enormi sacrifici che hanno dovuto fare e che li hanno portati a pensare così, con quella mentalità del "non fare il passo più lungo della gamba", "non esporti, stai sul sicuro che è meglio", "ma chi te lo fa fare". Per anni l'ho visto come una cosa da sfigati totale, qualcosa che odiavo tremendamente (a livello razionale), poi vivendo mi sono reso conto di cosa significhi tirare su famiglia e sopravvivere, partendo da zero (solo ora capisco cosa significa avere una casa che un giorno erediterò, un tetto sicuro sopra la testa anche quando le cose vanno male, un'uscita di sicurezza quando sei alla canna del gas) estinguendo due mutui (il primo con tasso d'interesse che oggi sarebbe illegale), dovendo lavorare tanto e respirando merda al freddo. Per cui ho capito che, per quanto disfunzionale oggi, quella modalità di vivere è il frutto di esperienza vera. Non sono i genitori a dover capire i figli, ma i figli a dover capire i genitori (prendendo poi la propria strada).

L'unico rammarico che ho è quello di aver ereditato questo modo di sentire e, pur odiandolo a lungo, non sono mai stato in grado di sbarazzarmene (ammiro sempre chi è molto diverso dai propri genitori; per quanto abbia provato a differenziarmene mi sono reso conto che stavo ingenuamente cercando di scappare da ciò che sono).

Comunque, complimenti @comeback. Anche se credo che queste sensazioni continueranno ad accompagnarti in qualunque posto ti trasferirai.

Modificato da Maldoner
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comeback
3 ore fa, Maldoner ha scritto:

 

Comunque, complimenti @comeback. Anche se credo che queste sensazioni continueranno ad accompagnarti in qualunque posto ti trasferirai.

Magari ti regalo un viaggio premio di qualche anno dove vivevo. 

Poi mi dici le tue sensazioni. 

 

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