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Scrittura creativa 2.0


Rivaroxaban

Scrittura creativa  

5 utenti hanno votato

  1. 1. Scelta tra i seguenti titoli proposti per scrivere un saggio breve

    • Amore e razionalità nel XXI secolo
    • Sexting: approccio alla cultura sessuale nel mondo dei social network
    • Introspezione e retrospezione
      0
    • Egodistonia relativa o egosintonia assoluta?
      0
    • Il gioco dei contrari: approccio ad un evento con gli occhi di un individuo del sesso opposto

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  • Poll closed on 14/11/2019 at 13:31

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Rivaroxaban

SCHIZOFRENIA

Serpeggiante scismi interni, afasici quadri smunti

Sapore ruvido, incolto, tattile. Palpa via momenti, uccide istanti. 

Coesione del se naufraga tra i flutti di fiordi islandesi fagocitanti memorie fra tremule filarie avezze e viziate da deliri psicotici

Alogico, apatico, aritmico e tangenziale in cui assonanze della circostanzilita procedono in flessibilità cerea.

Rigidità plastica del moto a luogo viscerale, pallido in muri di dividendo piatto, gioco a somma zero. Imbastardimento catatonico

Vicolo stretto, passaggi in sordina tonalità la bemolle. 
Trito e contrito nella lamiera del 29 avvicinandosi catartico al parapetto. Sorriso gelastico. Fornace della notte, cenere flottante negli afratti aortici, battaglioni tachicardici esplodono: stelle ireniche scompaiono con il volto velato firmando inchiostro di china.

Foulard sventolava per il pneuma. Mio Padre

Bourbon si diffondeva a marea montante. Rantoli remavano sul trabatello di occhi salmastri, itterici, serafico nella sassaiola di lutti lenti mantecati nella disperazione contundente, dimensione piatta di una madre. Cadde nella fuliggine del bieco orgasmo triviale di sopraelevate isteriche che frugano furtive vuoti a perdere, oceani di uso e disuso che snudano e snodano snocciolando lapilli di sudore solingo e mesto. Posizione litotomica, ombra e riduzione al profumo di silenzio e mentuccia selvatica.

Urla che crepano la notte. Nacqui Dissociato

Modificato da Rivaroxaban
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Sono appassionato di lettura, ma non ho mai scritto molto e questo topic mi ha dato un motivo per cominciare a buttare giù una bozza, non sono molto pratico ma spero di potervi trasmettere qualcosa:

L'ERRANTE

 

Era una fredda notte di Dicembre,

la luna silenziosa e solitaria si ergeva fiera sul vecchio borgo.

 

Non ricordo esattamente il motivo, ma quella sera la malinconia bussò alla mia porta invitandomi ad uscire in sua compagnia.

 

Senza pensarci due volte, presi il cappotto nero, spensi il camino e uscì per le vecchie strade del paese, lasciando così da solo il caro vecchio “Gordon Pym” ad affrontare i flutti.

 

Le vetuste strade quella notte erano frequentate da allegre figure: bambini che correvano ingenui tra la folla, coppie di vecchi sposi che si tenevano per mano, come se fossero ancora arsi dalle passioni di un tempo, gentiluomini e gentildonne che senza vergogna esibivano la loro allegria, la loro spensieratezza, così sorridenti, sereni, impeccabili.

 

Per qualche istante, preso da una dolce, dolcissima quanto sciocca, ridicola e inadeguata illusione, mi dimenticai della mia compagnia, i colori sgargianti e quell’aria così leggera, per qualche istante, dissiparono l’ombra che gettava su di me la malinconia.

 

Accennai un sorriso, o almeno ci provai, ma il gelo mi congestionò il volto, era come se fossi sotto l’influsso di un’antica maledizione, non mi sentivo la faccia; paura ed estraneazione si fecero strada dal ventre sfiorandomi l’animo.

 

Mi voltai verso la mia accompagnatrice, che portavo con me sotto braccio e che fino a qual momento mi guidava tra i rioni, come fosse una bellissima dama, qual ahimè era. Gli rivolsi impronunciabili ingiurie, di colpo la lasciai in mezzo alla folla, che ormai mi suscitava solo che ulteriore gelo e solitudine.

 

Camminai, veloce come un’ombra, passavo oscuro e solitario come un fantasma, con il volto e le mani gelide, eppure quel gelo così forte e insopportabile che mi penetrava nei nervi, era l’unica sensazione che mi tenesse ancorato in quel presente, la grande differenza tra me e il fantasma che sembravo essere.

 

Svoltai per vie secondarie, camminando più veloce che mai, la folla divenne sempre più rada, fino a sparire del tutto, anche i lampioni , più andavo girando tra le strade strette, sempre più divennero rari, fino a lasciare spazio alle più oscure tenebre della notte.

 

Il mio passo divenne più lesto, camminavo, camminavo come se stessi cercando qualcosa: un libro con tutte le risposte del mondo, un esotico elisir, il tesoro di Tamerlano oppure un Sacro Graal.

 

Silenzioso, e inespressivo come una fiera civetta che spiega da sola le ali sui domini della notte, assorto nei miei pensieri, sussurravo nomi altisonanti affacciandomi ai vicoli più oscuri e dimenticati, nella speranza di ricevere qualche risposta, una, una semplice risposta, mi sarebbe bastato qualsiasi cosa.

 

Solo il gelido ululare del vento.

 

Preso dallo sconforto alzai lo sguardo. Un tonfo, un boato partì dal centro del mio petto e si irradiò fino passarmi negli occhi, due lacrime scesero lungo le guance e come per magia, come se fossero due scintille ardenti, riscaldando le gote, ruppero la gelida maledizione.

 

Era la luna, la silenziosa, solitaria e fiera luna, che non squarciava le tenebre ma le rendeva, quasi come argentate, così preziose, incantevoli, come fossero un gioiello da custodire in qualche scrigno segreto.

 

Preso dall’incantevole visione, non mi resi conto che al mio fianco vi era uno scalino, feci un passo sbagliato e caddi nel vicolo più oscuro e antico di tutti.

 

La caduta fu rovinosa, il dolore indescrivibile, ancora oggi a pensarci…

 

Riuscì a malapena a rialzarmi ed a reggermi sulle gambe.

 

 

Ero solo nel vicolo più oscuro e più tenebroso di tutti, l’odore che impregnava quel luogo era quello tipico dei posti dimenticati persino dagli uomini più colti e dai libri più antichi, temevo che da un momento all’altro qualche mostro, o diavolo dei tempi che furono si sarebbe avventato sul mio cuore palpitante.

 

Presi coraggio e nella speranza di ricevere risposta mormorai queste parole:

 

 

 

“C’è qualcuno nell’abisso ?”

 

 

 

Incalcolabili mani senza volto si poggiarono sulla mia spalla.

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  • 3 settimane dopo...
Rivaroxaban

Giaccio con te miserabile tempo

Mi fondo nelle tue pieghe, nei tuoi spazi immensi

Nero fondo vuoto pupillare, punte di spillo

Nero che si insinua lento tra le rocce, fagocita fotoni, inghiotte pensieri ed espelle luci

Nero che brucia ogni verde foglia, annaspa nella transumanza. Ceri nella notte, suono opaco che rimbomba risacca cantilenante di greggi

Nero che spegne momenti, impasta polveri ataviche, rughe di un tavolo freddo che di sera si accende al mattino. Sezione di un chicco di sorgo

Nero spinale che svetta su torri di mare metronomo,  spostato su stoffe di seta, silenzi lampare e  fuliggini su dolci sollievi sospiri che adesso si fanno vivi e.. quieto. Andante. Pensando. 

Nero su vene celesti, polsi ritorna con passo, antracotico con forza e commemore e storie gia nate, morte, nelle stoffe sgualcite di una bambina all'altare

Nero che di lassu scende fluido, i tuoi capelli che parlano al vento, mistero di uno sguardo ingannevole imbambola il mio sorriso ora acceso ora spento

Nero collinare, fluidità di pensiero, delta e foce dei miei intenti, muri di laterizio che si sgretola ad ogni tuo accenno di fiamma. Stringo la tua nuda schiena vertebra dopo vertebra

Nero che a perdita d'occhio si riflette mille volte lungo i tuoi fianchi rubando orgasmi inespressi incarcerati nella lamina buia, infinita, placida, meditabonda e dolce di un accenno della tua pelle. Vita

Nero. Resta. La nostra storta meravigliosa coincidenza dilungata a passi brevi in un dolce ti amo.

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^'V'^
9 minuti fa, Rivaroxaban ha scritto:

nelle stoffe sgualcite di una bambina all'altare

Avanti, ha la mia attenzione. 

E grazie per aver scritto mare metronomo. 

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Rivaroxaban
30 minuti fa, ^'V'^ ha scritto:

Avanti, ha la mia attenzione. 

E grazie per aver scritto mare metronomo. 

Il significato è un po contorto ma son ben contento di spiegarlo.

L'idea è nata dalla mie origini calabre sia da parte di madre che da parte di padre.

Il verso parla della miriade di matrimoni a cui ho assistito da piccolo e con quello sguardo stavo ora ammirando i miei ricordi.

Mi ricordo ancora quando si partiva al mattino nella vecchia Uno di mio padre per andare a fare il classico buffet pieno di parenti frammisti a sconosciuti gia brilli di apertivi e il cantilenare del dialetto frammisto al rumore del mare in sordina ha ispirato il mare metronomo che scandisce le pause tra una cazzata e l'altra sparata dalla gente e all'improvviso si sposta sulle donne con quella pelle scura, appunto nera le cui stoffe si muovono danzando frenetiche nella loro grazia e segretezza tipica delle donne del sud e ad ogni sguardo che lanciavo a quelle gambe mi innamoravo di ognuna di loro in un istante e nell istante dopo era gia finito l'effetto.

Le vene celesti ricordano i marinai che approdavano ogni giorno al porto vicino casa mia con quelle facce grigie, appunto antracotiche stanchi dal lavoro come stanca e morta era la storia di tutte quelle donne che vedevo sposarsi nonostante nei loro occhi si leggesse la tristezza di una bambina che per l'appunto non vuole lasciare indietro la propria libertà per impegnarsi per sempre con un uomo che probabilmente neanche ama ma....la società le impone di farlo.

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^'V'^
27 minuti fa, Rivaroxaban ha scritto:

Il significato è un po contorto ma son ben contento di spiegarlo.

L'idea è nata dalla mie origini calabre sia da parte di madre che da parte di padre.

Il verso parla della miriade di matrimoni a cui ho assistito da piccolo e con quello sguardo stavo ora ammirando i miei ricordi.

Mi ricordo ancora quando si partiva al mattino nella vecchia Uno di mio padre per andare a fare il classico buffet pieno di parenti frammisti a sconosciuti gia brilli di apertivi e il cantilenare del dialetto frammisto al rumore del mare in sordina ha ispirato il mare metronomo che scandisce le pause tra una cazzata e l'altra sparata dalla gente e all'improvviso si sposta sulle donne con quella pelle scura, appunto nera le cui stoffe si muovono danzando frenetiche nella loro grazia e segretezza tipica delle donne del sud e ad ogni sguardo che lanciavo a quelle gambe mi innamoravo di ognuna di loro in un istante e nell istante dopo era gia finito l'effetto.

Le vene celesti ricordano i marinai che approdavano ogni giorno al porto vicino casa mia con quelle facce grigie, appunto antracotiche stanchi dal lavoro come stanca e morta era la storia di tutte quelle donne che vedevo sposarsi nonostante nei loro occhi si leggesse la tristezza di una bambina che per l'appunto non vuole lasciare indietro la propria libertà per impegnarsi per sempre con un uomo che probabilmente neanche ama ma....la società le impone di farlo.

Ah, pensavo che quel Sabbath osceno lo imponessero ai maschi. 

Allora è tutto un equivoco, basta dirselo.

Anzi faccio così, la prossima che mi chiede di sposarla e mi scassa il cazzo invece di dirle che sono etero, le dico che sono femminista. 

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wintercearig
Il 28/12/2019 alle 18:32 , Priest ha scritto:

Sono appassionato di lettura, ma non ho mai scritto molto e questo topic mi ha dato un motivo per cominciare a buttare giù una bozza, non sono molto pratico ma spero di potervi trasmettere qualcosa:

L'ERRANTE

 

Era una fredda notte di Dicembre,

la luna silenziosa e solitaria si ergeva fiera sul vecchio borgo.

 

Non ricordo esattamente il motivo, ma quella sera la malinconia bussò alla mia porta invitandomi ad uscire in sua compagnia.

 

Senza pensarci due volte, presi il cappotto nero, spensi il camino e uscì per le vecchie strade del paese, lasciando così da solo il caro vecchio “Gordon Pym” ad affrontare i flutti.

 

Le vetuste strade quella notte erano frequentate da allegre figure: bambini che correvano ingenui tra la folla, coppie di vecchi sposi che si tenevano per mano, come se fossero ancora arsi dalle passioni di un tempo, gentiluomini e gentildonne che senza vergogna esibivano la loro allegria, la loro spensieratezza, così sorridenti, sereni, impeccabili.

 

Per qualche istante, preso da una dolce, dolcissima quanto sciocca, ridicola e inadeguata illusione, mi dimenticai della mia compagnia, i colori sgargianti e quell’aria così leggera, per qualche istante, dissiparono l’ombra che gettava su di me la malinconia.

 

Accennai un sorriso, o almeno ci provai, ma il gelo mi congestionò il volto, era come se fossi sotto l’influsso di un’antica maledizione, non mi sentivo la faccia; paura ed estraneazione si fecero strada dal ventre sfiorandomi l’animo.

 

Mi voltai verso la mia accompagnatrice, che portavo con me sotto braccio e che fino a qual momento mi guidava tra i rioni, come fosse una bellissima dama, qual ahimè era. Gli rivolsi impronunciabili ingiurie, di colpo la lasciai in mezzo alla folla, che ormai mi suscitava solo che ulteriore gelo e solitudine.

 

Camminai, veloce come un’ombra, passavo oscuro e solitario come un fantasma, con il volto e le mani gelide, eppure quel gelo così forte e insopportabile che mi penetrava nei nervi, era l’unica sensazione che mi tenesse ancorato in quel presente, la grande differenza tra me e il fantasma che sembravo essere.

 

Svoltai per vie secondarie, camminando più veloce che mai, la folla divenne sempre più rada, fino a sparire del tutto, anche i lampioni , più andavo girando tra le strade strette, sempre più divennero rari, fino a lasciare spazio alle più oscure tenebre della notte.

 

Il mio passo divenne più lesto, camminavo, camminavo come se stessi cercando qualcosa: un libro con tutte le risposte del mondo, un esotico elisir, il tesoro di Tamerlano oppure un Sacro Graal.

 

Silenzioso, e inespressivo come una fiera civetta che spiega da sola le ali sui domini della notte, assorto nei miei pensieri, sussurravo nomi altisonanti affacciandomi ai vicoli più oscuri e dimenticati, nella speranza di ricevere qualche risposta, una, una semplice risposta, mi sarebbe bastato qualsiasi cosa.

 

Solo il gelido ululare del vento.

 

Preso dallo sconforto alzai lo sguardo. Un tonfo, un boato partì dal centro del mio petto e si irradiò fino passarmi negli occhi, due lacrime scesero lungo le guance e come per magia, come se fossero due scintille ardenti, riscaldando le gote, ruppero la gelida maledizione.

 

Era la luna, la silenziosa, solitaria e fiera luna, che non squarciava le tenebre ma le rendeva, quasi come argentate, così preziose, incantevoli, come fossero un gioiello da custodire in qualche scrigno segreto.

 

Preso dall’incantevole visione, non mi resi conto che al mio fianco vi era uno scalino, feci un passo sbagliato e caddi nel vicolo più oscuro e antico di tutti.

 

La caduta fu rovinosa, il dolore indescrivibile, ancora oggi a pensarci…

 

Riuscì a malapena a rialzarmi ed a reggermi sulle gambe.

 

 

Ero solo nel vicolo più oscuro e più tenebroso di tutti, l’odore che impregnava quel luogo era quello tipico dei posti dimenticati persino dagli uomini più colti e dai libri più antichi, temevo che da un momento all’altro qualche mostro, o diavolo dei tempi che furono si sarebbe avventato sul mio cuore palpitante.

 

Presi coraggio e nella speranza di ricevere risposta mormorai queste parole:

 

 

 

“C’è qualcuno nell’abisso ?”

 

 

 

Incalcolabili mani senza volto si poggiarono sulla mia spalla.

"Non sono molto pratico ma spero di potervi trasmettere qualcosa" = "non sono molto bravo coi discorsi" ma poi ti tiro fuori il discorsone epico.

Sembra un incrocio fra un'opera di Leopardi e un racconto breve di Lovecraft. Bello davvero.

Torna @Priest che ne voglio ancora.

 

Modificato da wintercearig
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senza nome
33 minuti fa, ^'V'^ ha scritto:

Ah, pensavo che quel Sabbath osceno lo imponessero ai maschi. 

Allora è tutto un equivoco, basta dirselo.

Anzi faccio così, la prossima che mi chiede di sposarla e mi scassa il cazzo invece di dirle che sono etero, le dico che sono femminista. 

Certo che sei femminista se non ti sposi, in quanto non riconosci questa pratica propria del patriarcato che mette in subordine, almeno storicamente, il genere femminile.

E come gesto di protesta per tutte quelle donne costrette a questo martirio, sei contrario al matrimonio e lo boicotti con tutte le tue forze.

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^'V'^
28 minuti fa, senza nome ha scritto:

sei contrario al matrimonio e lo boicotti con tutte le tue forze.

Che poi in realtà mi trovo molto a mio agio con le sposate. 

Non sono contrario, la vita degli altri è la loro, il matrimonio è ciò che è giusto per loro.

Nella mia di vita il giorno che finalmente divento gay ho la fila, ci manca solo che mi metta una bisbetica in casa invece che cinque ragazzi. 

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Giraluna

@Rivaroxaban in soldoni, su cosa vuoi che si scriva? Sul titolo che ha preso il 40% di voti?

Sarei abbastanza ispirata, ma non così specificatamente. Tra l altro a me dei social non importa nulla.  Sono sulla scia di aspetti che esplorano il profano.

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