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Scrittura creativa 2.0


Rivaroxaban

Scrittura creativa  

5 utenti hanno votato

  1. 1. Scelta tra i seguenti titoli proposti per scrivere un saggio breve

    • Amore e razionalità nel XXI secolo
    • Sexting: approccio alla cultura sessuale nel mondo dei social network
    • Introspezione e retrospezione
      0
    • Egodistonia relativa o egosintonia assoluta?
      0
    • Il gioco dei contrari: approccio ad un evento con gli occhi di un individuo del sesso opposto

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  • Poll closed on 14/11/2019 at 13:31

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20 ore fa, ^'V'^ ha scritto:

Il gioco dei contrari: approccio ad un evento con gli occhi di un individuo del sesso opposto

 

Questo groviglio di radici, tronco spezzato che si rispecchia nel paesaggio invernale adora i suoni ovattati dalla neve. 

Perché quel manto niveo sotto il quale la vita brulica di nascosto ha in sé l'imprevedibile curiosità dei bambini che rompono tutto, fanno rumore... quando nessuno li vede. 

Quei bambini d'estate vengono a sedersi su quel che rimane di questo tronco. 

Mi è difficile usare la vostra prima persona singolare, giacché nel mio mondo sono foresta, bosco...ora più che mai, ma certamente fui una betulla. 

Fui una betulla tremolante nella nebbia, non ho sempre apprezzato l'inverno, ne ho avuto paura. 

Da sotto, da sopra, da dentro. 

Al freddo e al buio mi sentivo sola e il mio unico conforto, il sole, non sapevo se sarebbe tornato. 

Non lo sapevo. 

Poi un giorno un uccello dalla bianca livrea fece il nido fra i miei rami. 

Mi sentii scelta. 

Anche lui aveva freddo, non so perché non volasse via, lui che poteva. 

Mi resi conto che il proteggerlo divenne la mia ragione di vita e così dimenticai le mie paure, dimenticai anche di aspettare il sole. 

Fui abbattuta dall'uomo. 

E divenni l'arco. Ed ero la freccia. 

E fui il bersaglio che un istante era ed un istante dopo non era più... 

Un uccello dalla bianca livrea. 

Avevo già visto il vino rosso cadere sulla neve candida ma nulla poteva prepararmi a questo. 

Di nuovo l'inverno, ormai il tronco tagliato che vedi e credi ti possa parlare. 

Con le loro radici altre betulle mi sentirono bisognosa di nutrimento, morente e raggiunsero me.

Per evitare morissi da sola. 

Non è meraviglioso? 

Come fai tu, che hai le gambe, a non buttarti in ginocchio... 

Sta succedendo qui sotto, sotto ai tuoi piedi, non si vede, sotto la neve, i bambini che fanno baccano nascosti...ricordi... perché ti ho detto che mi rispecchio nel paesaggio invernale... 

Tu vedrai un germoglio nascere dalla mia carcassa questa primavera. 

Non sono io, non so chi sia, ma è una betulla. 

Vorrei capire... voi... tu. 

Come farai, allora, a non buttarti in ginocchio. 

Come fate. 

 

 

Flow...

my...

tears...

 

 

  • Grazie! 1
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Giraluna

Gioco dei contrari: approccio di  un evento con gli occhi di una donna del tuo mondo.

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Vi ho sentito ululare alla Luna. La mia Luna. Quella luce che campeggia in capo all Ombra della Notte. La Sacerdotessa di Venere che osservate sempre con infinito timore ed eccitazione. 

Sento quel richiamo dentro il mio sacro Tempio mentre arrabbattavo con le mie solite faccende. Mi fermo d improvviso, affacciandomi al balcone più prossimo all ascolto di quel pianto straziante come il lamento di un condannato alla vita. 

Non posso ignorarvi. Così faccio penetrare in silenzio quella mestizia riverberante in tutta la foresta. 

Tre Lupi chiamano la Luna perché riversi un suo raggio nel loro fitto bosco; per indicargli la strada e farli entrare nella sua dimora. 

Quando adempio al mio sacro compito vi presentate al mio rifugio con il pelo sgualcito, il muso ricoperto dalla brina invernale ed il passo claudicante. 

Vi osservo mentre ognuno di voi entra. Rimango muta poiché al dolore non si chiede conto. 

M inginocchio ad ognuno di voi. Vi porgo la mano. Mi date la zampa così che possa sentire meglio cosa vi affligge. 

Quale immenso impegno siete portati ad assolvere tutti e tre: essere roccaforte senza un focolare a cui tornare. 

Siete deprivati. In risacca. Scongiurati dai vostri problemi, che ora paiono schiacciarvi più del solito.

Ad uno ad uno vi ricevo nelle mie stanze e lascio il tempo fuori mentre mi faccio croce del vostro peccato.

Vi chiedo che vi accade e cadauno vi confessate. 

In questi giorni ho sentito la vostra preoccupazione, il vostro desiderio e la vostra arrendevolezza. 

Non volete altre ansie. Non volete altre grane. Vorreste solo più risorse per potervi riposare. 

Forse nemmeno vostra madre si preoccupa veramente di voi.

Vi faccio preparare un giaciglio comodo, del latte caldo ed una luce soffusa mentre mi occupo di lavarvi le ferite. 

Sono lo strumento atto al vostro nutrimento. 

 

Le parole non saranno mai abbastanza per descrivere il vostro impegno in questa terra.

Potrei concentrarmi e sono sicura che descriverei la vostra condizione di maschi forse quasi quanto voi stessi. 

Ma non si tratta di un gioco. È la vostra condanna, su cui pende la scure della Sapienza.

Un solo errore e perireste. 

Il mio ruolo in questo gioco è accogliervi nella forma che voi desiderate: che sia un'amica, che sia l amante o la spettatrice purché quella pena sia condivisa.

È il sacrificio a cui sono chiamata per essere divenuta presente a me stessa.

In qualche modo so di avervi riscaldato ed offerto riparo, anche se i vostri problemi rimangono accesi come la spia del gas.

Richiudo la porta, non senza un orecchio sempre connesso al suono del mio branco, che ora si fa di nuovo lontano. 

In attesa di essere udito al prossimo pianto. 

Tornate a vagare le terre, a conquistare i vostri spazi, le vostre donne. 

Qui avrete sempre una stanza riservata a cui bussare. 

Con la punta delle dita vi asciughero le lacrime calde con cui mi chiederete di entrare. 

Bacerete la mano con cui le ho generosamente raccolte. 

In segno della reciproca unione a cui siamo vincitori e vinti.   

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Rivaroxaban
Il 17/11/2019 alle 17:35 , Rivaroxaban ha scritto:

Domenica uggiosa. Caffe sospeso, la pendola suona tre rintocchi. Rumore sordo sul vetro, picchietta la ghiandaia con livrea azzura

Odore di sigaro, misto bourbon, tessuto sgualcito mi sfiora: lo Zio mi faceva visita con la sua inusuale non chalance dimenticandosi che il campanello si suona una volta sola

Tre volte impalato nel legno, gambe paretiche e sonno ancor piu denso, ristretto, miscelato agli schiamazzi delle coppie in litigi mistici sul nuovo modo di incatenarsi le domeniche pomeriggio a fare piroette e giravolte tra Apple pay e Mastercard. A volte strisciare non serve a nulla

Il cielo grigio ardesia, brillante ed elettrico dello smog roteava come un bambino indifeso nel parco giochi della vita, le braccia ancor piu pesanti rialzavano le membra stanche dalle coperte sgualcite, odore di sonno, di lei sulle labbra. Il campanello come se fosse un terzo ospite si faceva largo tra le pieghe del materasso

Passi indecisi, andataura atassica mi portava sullo scricchiolare del pavimento verso il pomello d'ottone che ronzava in un silenzio religioso: camminavo sull'etere

Spalanco la porta, il risorio si accende in una contrattura forzata sminuendo ogni sembianza di accoglienza reale: alla porta non c'era realmente nessuno

Mi incatenavo ad osservare le rotaie che scorrevano frizzanti da Baton Rouge a New Iberia, le serenate jazz sotto il bancone del bar tra cristalli frantumati dalle mani verrucose di Jack ogni qualvolta si avvicinava uno zozzo bifolco del bayou a chiedere un po di moonshine sottobanco. I vaffanculo piroettavano come equilibristi cinici alla frontiera con il Messico.

Spesso mi chiedevo che fine facevano quegli schiavi della tratta atlantica, maniscalchi dalla pelle mora scalfiti dalle sferzate incestuose di avanzi di galera con rendita mensile sul cotone che ingurgitavano avare boccate di fumo tra la danza paludosa di lucciole per lanterne, blu elettrico uniforme di violini senza corde in ballate scozzesi imbastardite dal whisky di seconda scelta. Lo schiavismo si era trasmutato in lavori forzati per gli stessi inglesi pigri dalla pelle eburnea. Ancora si ascolta il blues eppure non esiste emancipazione

L'estate procedeva lenta, l'orologio da polso abbaiava, cane bastonato ogni ora per una vita intera a segnare il passo, parkinsoniano rinchiuso nella sua rigidità a tubo di piombo senza poter uscire dalla sua scrittura micrografica, urlare con facies figee al mondo il suo non voler rimanere statico e fisso al battiscopa della vita.

Erano le tre del mattino, il viso amorfo e pallido della signorina con il rendigote  dal viso rubicondo per la sbornia serale, il trucco sbiadito sul suo viso incipriato dalle lacrime di un abbandono e il naso leggermente aquilino, si apprestava con fare lesto ma cauto al controllore chiedendo informazione per il prossimo sferruzzare di treni verso Houston. Si notava il suo fare sgraziato e privo di modestia tipico degli yankee texani. 

Avevo il cappello alle ventitre in attesa di qualche folle gesto disperato del destino pronto a barattare il caos momentaneo per la miseria dei nostri tempi, un panino di forma triangolare rammolito nel taschino segnava gli eventi e la pipa in radica cadeva dalla mia bocca allo svilupparsi tragicomico della scena: la signorina Delilah imbrattata dalla china del controllore sull'orbicolare dell'occhio si apprestava ad una sventola improvvisa su quel viso tozzo e baffuto dando come risultato una scintilla di amore negli occhi del povero malcapitato.

A volte Eros agisce tramite Thanatos.

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  • 11 mesi dopo...

Quell'uomo che nuota in mare. Mi accorgo che lo fisso, da almeno mezz'ora. Non perdo una bracciata. Dalla riva calda e accogliente mi perdo. Mi ricorda qualcuno. È qualcun'altro che sto guardando. Conosco soltanto una persona che nuota così. Quand'é l'ultima volta che l'ho visto in mare? L'ultima volta che ho parlato con lui? Una mattina fresca e limpida. 6 del mattino. Papà. 

Il corridoio é buio. Solo rosa sulle scale. Le mie scarpette di danza. Lasciate lì. Ultimo allenamento prima del lockdown. Dopo il lockdown. Ho perso i confini. Sono solo le mezze. Ma le punte dove sono? Rosse. 

Solo rosa sulle scale

Nessun confine 

Edmond Dantès é un confine. Quel ragazzo mi ricorda Edmond Dantès. E più leggo più ho la sua immagine davanti agli occhi

Ha lo stesso sguardo pulito

Non c'é solo lui. Prima siamo noi che balliamo in sala con solo una coperta addosso e il tuo morso sul mio braccio. 

Alexis 

Non perdo una bracciata

 

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