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Cultura musicale


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Maldoner
12 ore fa, Lord98 ha scritto:

Hai fatto studi musicali di qualche tipo?

Zero di zero.

Non solo, ma della musica non me n'è fregato quasi mai nulla. Ho sempre avuto pochissimo interesse.

Anche perché per me, inconsciamente, musica=musica dell'industria discografica.

Certo le canzoni che ascoltavo da bambino e durante l'adolescenza sono quelle che più mi sono rimaste impresse, molte effettivamente mediocri, ma ascoltate in periodi così emotivamente intensi che se le sento ancora oggi mi commuovo...

Dubito che qualcun altro possa provare le stesse emozioni che sento quando ascolto questa canzone:

(L'ascoltavo durante il viaggio della mia prima gita scolastica alle superiori, innamoratissimo di una tipa a cui piacevo, una delle prime della mia vita, nonché una delle più belle della mia città, ed io ero effettivamente un obbrobrio...)

Però negli ultimi anni, anche grazie agli esercizi del clan, ho scoperto il fascino della musica, soprattutto nella sua immensa potenza emotiva ed espressiva.

Approcciandola da prospettive diverse, come da quella della prosodia del linguaggio (che mi ha portato a una domanda sul topic della lettura a cui tu hai risposto).

Leggendo, approfondendo ecc ecc ho notato però che sto vivendo meno la componente emotiva della musica, e più quella analitica (nel limite delle mie limitatissime competenze).

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Back Door Man
On 1/24/2020 at 12:57 AM, Aghori said:

You know the day destroys the night

Night divides the day

Tried tu run, tried to hide

Break on through to the other side!

I found an island in your arms

Country in your eyes

Arms that chained us, eyes that lie

Brack on through to the other side!

 

Modificato da Back Door Man
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Back Door Man
15 hours ago, Aghori said:

Per come la vedo io analizzare razionalmente una musica può servire solo a chi la sta studiando, quindi musicisti di vario livello. E si studia anche da affermati direttori d'orchestra o rinomati jazzisti, per dire. Non si finisce mai. 

La facoltà mentale di cui parlavo la percezione delle forme, o percezione gestaltica,  è inconscia, esattamente come il capire una lingua che conosci bene. Come per le lingue puoi imparare studiando o con la semplice esposizione.  Tu sei pochissimo  in grado di apprezzare una poesia di Goethe in lingua originale, se non sai per nulla il tedesco, similmente certi tipi di musica se non li hai quasi mai sentiti prima, c'è poco da fare. La musica è come la parola. È comune a tutti gli esseri umani, ma non per questo uno è in grado di capire qualsiasi lingua. Né di apprezzare le varie modalità con cui l'umanità ha declinato il suono , anche se la serie degli armonici è la stessa ovunque. Sono come linguaggi , ti serve un codice che diventerà inconscio. Quando hai imparato il tedesco la poesia di Goethe parlerà alle viscere non alla razionalità, ma deve passare per l'interprete, altrimenti sono suoni inarticolati. Se ascolti free jazz per un po' arriva il momento in cui non ti sembrerà più un suonare a caso automasturbatorio , ma ti si schiarirà una forma. Allora sarai in grado di capire chi parla alle tue emozioni e chi invece no, in quel genere. La maggior parte di noi è molto avvezza ai codici della musica occidentale , di meno a quelli della musica orientale, come il re del Siam non era per niente avvezzo alla sinfonica ma l' accordarsi dell'orchestra gli ricordò la musica delle sue parti , la sola che aveva probabilmente ascoltato in tutta la vita fino ad allora.

D'accordo però in questo discorso ti focalizzi sul parlato e trascuri un po' la musica. Forse hai in mente le classifiche canzoni / musica leggera (base musicale e canto).

La musica agisce sulla mente ben oltre la parte linguistica, porta a stati alterati di coscienza, incanta i serpenti etc.

Propongo sempre l'esempio di The Dark Side of the Moon ascoltato dopo aver assunto qualche sostanza psicoattiva: diventa un trip.

 

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Back Door Man
6 minutes ago, Back Door Man said:

Propongo sempre l'esempio di The Dark Side of the Moon ascoltato dopo aver assunto qualche sostanza psicoattiva: diventa un trip.

Oppure il pezzo Sense of Doubt di David Bowie, al silenzio e magari al buio.

È necessario comunque ascoltare tutto il long play, che ti prepara *

 

* I long play erano belli (anche) per la scaletta. Ti sparavi un tre quarti d'ora di meditazione.

 

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58 minuti fa, Maldoner ha scritto:

Zero di zero.

Non solo, ma della musica non me n'è fregato quasi mai nulla. Ho sempre avuto pochissimo interesse.

Anche perché per me, inconsciamente, musica=musica dell'industria discografica.

Certo le canzoni che ascoltavo da bambino e durante l'adolescenza sono quelle che più mi sono rimaste impresse, molte effettivamente mediocri, ma ascoltate in periodi così emotivamente intensi che se le sento ancora oggi mi commuovo...

Dubito che qualcun altro possa provare le stesse emozioni che sento quando ascolto questa canzone:

(L'ascoltavo durante il viaggio della mia prima gita scolastica alle superiori, innamoratissimo di una tipa a cui piacevo, una delle prime della mia vita, nonché una delle più belle della mia città, ed io ero effettivamente un obbrobrio...)

Però negli ultimi anni, anche grazie agli esercizi del clan, ho scoperto il fascino della musica, soprattutto nella sua immensa potenza emotiva ed espressiva.

Approcciandola da prospettive diverse, come da quella della prosodia del linguaggio (che mi ha portato a una domanda sul topic della lettura a cui tu hai risposto).

Leggendo, approfondendo ecc ecc ho notato però che sto vivendo meno la componente emotiva della musica, e più quella analitica (nel limite delle mie limitatissime competenze).

Penso si apprezza la musica man a mano che ne ascolti di tutti i tipi, a seconda dell'umore e magari ascoltando quelli che sono i capisaldi di un genere per poi addentrarti mano a mano. 

Almeno a me è successo cosi, assecondando la mia curiosità ho allargato i miei orizzonti, alcuni dischi ancora non li apprezzo invece ne ho scoperto altri che mi sono piaciuti subito. 

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1 ora fa, Back Door Man ha scritto:

D'accordo però in questo discorso ti focalizzi sul parlato e trascuri un po' la musica. Forse hai in mente le classifiche canzoni / musica leggera (base musicale e canto).

La musica agisce sulla mente ben oltre la parte linguistica, porta a stati alterati di coscienza, incanta i serpenti etc.

Propongo sempre l'esempio di The Dark Side of the Moon ascoltato dopo aver assunto qualche sostanza psicoattiva: diventa un trip.

 

Veramente io parlavo proprio di musica , al di là di eventuale testo cantato , canzoni, arie d'opera, lieder, messe cantate ecc.

Parlavo del motivo per cui ad alcune persone la musica classica indiana risulta ostica e sgradevole e ad altre no. Per me è meravigliosa ad esempio. Non è solo questione di gusti. Così come la musica sinfonica risultava ostica al re del Siam nell'aneddoto riportato da Lorenz.

Al di là del valore intrinseco la verità è che nessuno nasce imparato.

Parlavo della teoria secondo la quale è necessaria un esposizione perché il nostro cervello intuisca e gli arrivi la "forma" , non intesa come struttura (forma sonata, fuga ecc.), di un tipo di musica poco "familiare"  (ma vale anche per le altre arti) che non ha quasi mai ascoltato prima. Tutti abbiamo sperimentato questo fenomeno se ci pensi. Tutti infatti , credo, hanno ascoltato una canzone, ad esempio, che al primo ascolto non hanno gradito affatto, ma che è cresciuta al secondo ascolto, al terzo e così via. A un certo punto il cervello ha "intuito" e la canzone ha parlato alle nostre emozioni. Completamente al di là di parole o meno. 

Parlo di intuizione , non di analisi razionale, che non c'entra niente. Può sembrare una specie di illuminazione, come dice Lorenz. Una passata di tergicristallo sul parabrezza. Ma è necessario "farci l'orecchio" come si dice comunemente.

Non so se ti piace il flamenco, data la tua passione per la Spagna. Conosco persone, musicisti anche, che trovano sgradevole il cante , una lagna continua, dicono, e pur intuendone la complessità non capiscono le strutture ritmiche. Altri lo adorano. Io sentendomi attratto dal genere l'ho ascoltato parecchio e posso dire che all'inizio , anche se mi piaceva, mi arrivava un quarto di quello che mi arriva ora (che a suonarlo sono comunque ancora una capra). 

Ovviamente questo vuol dire che il giudizio spesso perentorio, di persone che non capiscono ad esempio il jazz dal bebop  in poi (Charlie Parker, Dizzy Gillespie e successivi) su questo tipo di musica, non può avere molto valore, e alla gente non piace sentirselo dire.  Uno come Woody Allen, che ha dichiarato di non apprezzare appunto il jazz dal bebop in poi , e in generale tutta la musica jazz (ma anche rock) successiva agli anni 50 , da persona intelligente il giudizio lo sospende. Dice che è un suo limite ed ha ragione. (Da un intervista letta sul venerdì di Repubblica molti anni fa)

Modificato da Aghori
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Back Door Man
1 hour ago, Aghori said:

Veramente io parlavo proprio di musica , al di là di eventuale testo cantato , canzoni, arie d'opera, lieder, messe cantate ecc.

Parlavo del motivo per cui ad alcune persone la musica classica indiana risulta ostica e sgradevole e ad altre no. Per me è meravigliosa ad esempio. Non è solo questione di gusti. Così come la musica sinfonica risultava ostica al re del Siam nell'aneddoto riportato da Lorenz.

Al di là del valore intrinseco la verità è che nessuno nasce imparato.

Parlavo della teoria secondo la quale è necessaria un esposizione perché il nostro cervello intuisca e gli arrivi la "forma" , non intesa come struttura (forma sonata, fuga ecc.), di un tipo di musica poco "familiare"  (ma vale anche per le altre arti) che non ha quasi mai ascoltato prima. Tutti abbiamo sperimentato questo fenomeno se ci pensi. Tutti infatti , credo, hanno ascoltato una canzone, ad esempio, che al primo ascolto non hanno gradito affatto, ma che è cresciuta al secondo ascolto, al terzo e così via. A un certo punto il cervello ha "intuito" e la canzone ha parlato alle nostre emozioni. Completamente al di là di parole o meno. 

Parlo di intuizione , non di analisi razionale, che non c'entra niente. Può sembrare una specie di illuminazione, come dice Lorenz. Una passata di tergicristallo sul parabrezza. Ma è necessario "farci l'orecchio" come si dice comunemente.

Non so se ti piace il flamenco, data la tua passione per la Spagna. Conosco persone, musicisti anche, che trovano sgradevole il cante , una lagna continua, dicono, e pur intuendone la complessità non capiscono le strutture ritmiche. Altri lo adorano. Io sentendomi attratto dal genere l'ho ascoltato parecchio e posso dire che all'inizio , anche se mi piaceva, mi arrivava un quarto di quello che mi arriva ora (che a suonarlo sono comunque ancora una capra). 

Ovviamente questo vuol dire che il giudizio spesso perentorio, di persone che non capiscono ad esempio il jazz dal bebop  in poi (Charlie Parker, Dizzy Gillespie e successivi) su questo tipo di musica, non può avere molto valore, e alla gente non piace sentirselo dire.  Uno come Woody Allen, che ha dichiarato di non apprezzare appunto il jazz dal bebop in poi , e in generale tutta la musica jazz (ma anche rock) successiva agli anni 50 , da persona intelligente il giudizio lo sospende. Dice che è un suo limite ed ha ragione. (Da un intervista letta sul venerdì di Repubblica molti anni fa)

About flamenco:

Non me ne intendo molto, però ho visto qualche ballo.

Il gusto ce l'ho più nell'ammirazione del ballo e nell'ascolto della musica più che nell'ascolto del canto.

Anche a me non piace sempre. Ci sono dei poemi di Lorca già musicati in altri modi che (per me) diventano uno strazio.

Sto pensando a Lola Flores o a Camarón de la Isla e pezzi del Romancero Gitano come il Romance de la Luna Luna.

Concordo con la critica.

E certo, l'orecchio deve essere educato. Ciò che non piace all'inizio piace poi.

 

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  • 1 mese dopo...
Sensei10
Il 29/5/2021 at 12:20, Aghori ha scritto:

Ovviamente questo vuol dire che il giudizio spesso perentorio, di persone che non capiscono ad esempio il jazz dal bebop  in poi (Charlie Parker, Dizzy Gillespie e successivi) su questo tipo di musica, non può avere molto valore, e alla gente non piace sentirselo dire.  Uno come Woody Allen, che ha dichiarato di non apprezzare appunto il jazz dal bebop in poi , e in generale tutta la musica jazz (ma anche rock) successiva agli anni 50 , da persona intelligente il giudizio lo sospende. Dice che è un suo limite ed ha ragione. (Da un intervista letta sul venerdì di Repubblica molti anni fa)

Il jazz è come la matematica. Se ti affascina, ti piace. Altrimenti ti fermi alle divisioni. 

Ma vale anche per il rock. Non a caso esiste il math rock. 

Il punto focale è che, al di là di giudizi valoriali, è un genere che ha intrapreso una strada quasi opposta a quella per cui è nato. L'esigenza della libertà, sociale e creativa. La musica di comunità. Più che nella musica in senso stretto, il jazz trovava la sua ragion d'essere nel bisogno di riscatto attraverso l'espressione del ritmo. La gente voleva ballare, perché il ballo è, antropologicamente, liberazione, rito collettivo, messaggio significante. Lo spiega perfettamente nei suoi lavori Alan Lomax.

Dopodiché, i solisti più affermati hanno innestato le proprie tecniche sul discorso generale. L'eroina, motore principale di tanta musica, ha fatto il resto. Protopsichedelia. Ed elitarismo, per quanto sia un termine inappropriato. Il jazz è diventata musica per localetti fumosi. Poca gente. Niente più ballo. Uno strumento a primeggiare sugli altri. Rivolo di un fiume dalle mille direzioni, la big band rimaneva ma era roba da vecchi. Qualcuno è andato avanti, però, nonostante tutto. 

Per questo non piace, perché a differenza di tanti altri generi, ha fatto il percorso inverso: si è intellettualizzato. Non in assoluto, ovviamente, ma la tendenza è chiara (qualcuno ha detto Archie Shepp?). Si situa nella sfera sociale in posizione contraria rispetto a quella di provenienza, pur avendo trovato sacche di ascolto radicali. 

CI può stare che non piaccia. Ha senso, anche perché la musica è talmente personale che esprimere un giudizio sul questo è meglio di quello lascia il tempo che trova. Sono molto d'accordo con l'assunto fondamentale, bisogna riconoscere i propri limiti emozionali. Diffido sempre da chi si autoprofessa "esperto di musica".

 

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  • 1 anno dopo...
Drug Ellie
On 7/5/2021 at 3:54 PM, Sensei10 said:

 

Ma vale anche per il rock. Non a caso esiste il math rock. 

 

Secondo me a questi ascolti (jazz, math rock...) si arriva "maturando" attraverso ascolti di complessità crescente, non è che ti butti a digiuno di tempi dispari e robe antimelodiche "strane" e ne capisci subito la bellezza

Sono generi che richiedono un ascolto "attivo", non puoi pensare di apprezzarli davvero mettendoli semplicemente in sottofondo. Ci va concentrazione, e talvolta diversi ascolti, dettati dalla voglia di decifrare le misteriose geometrie dietro l'apparente caos.

Anche apprezzare la musica è una cosa che si impara. Comunque mi compiaccio che il Sensei conosca questa nicchia per nerdoni 

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