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Mi dicono che ho un'aria triste


Cenarius

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Eris

Hai dato molte informazioni, hai detto non sono un depresso cronico, non faccio battute, etc. OK. Ma tu ti senti triste? 

Un sì e un no è molto importante. E non dev'essere condizionato dalla percezione degli altri. Fanculo la percezione degli altri. Fanculo questo post che ho appena scritto che potrebbe metterti il tarlo di essere o non essere triste. Fai tre respiri profondi e zen e rispondi a te stesso sì o no. 

Se la risposta è sì: GRAZIE A DIO CHE SEMBRI TRISTE. Il tuo corpo è connesso con la tua mente, sei sano.  

Se la risposta è no:

Capita che le mie colleghe a lavoro dicano che io abbia l'aria da sfigato.  Quando succede io sorrido, cerco dentro di me il totale non me ne frega un cazzo, uso uno sguardo saggio, un riso sornione, non dico una sillaba, le scruto in mezzo agli occhi, attendo di sentire la prossima stronzata e... loro vanno in preda al panico, si sottomettono alla mia seraficità, fuggono a gambe levate dal confronto verbale. Al ritorno si fanno tutto a un tratto serie, mi sfidano a lanciarmi , non se ne rendono nemmeno conto, in atti languidi e degeneri nei bagni delle università con la prima figa che vedono passare accanto a me, sperando che nella mia inazione io confermi la loro profezia. Assistendo al mio granitico disinteresse per le loro provocazioni, al mio godere gaudente dei loro tentativi di usare il sonar in un abisso di grandezza quale io sono, si fanno mansuete, rispettose, io lo vedo, sono attratte, non lo ammettono, ma poi il mercoledì, quando condividono il mio banco, per qualche misteriosa ragione sono ben truccate, usano cipria e rossetto, e quando le saluto per farle sorridere, nel marasma di botta e risposta, di insulti e svilimenti, scoprono perle di interesse indirette, lapsus lancinanti, "puoi venire da me" strozzati in risate porcine. Se dimentico di dire che sono belle, che mi attraggono, in maniere oscure e sempre più fantasiose cercano di estorcermi il complimento, tentandomi a considerarle degne del mio sesso, anche se è solo una galanteria, per quel secondo in più...sono piccole cose, ma a notarle, insegnano molto. Vorrebbero definirmi X, ma poiché non accetto questa etichetta, si comportano con me per capire se sia Y. 

Ora, sorvola su questa piccola prosa. Il punto è: loro mi danno dello sfigato. Ma io non mi sento uno sfigato.  Tanto basta.

 

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Cenarius
1 ora fa, Eris ha scritto:

Hai dato molte informazioni, hai detto non sono un depresso cronico, non faccio battute, etc. OK. Ma tu ti senti triste? 

Un sì e un no è molto importante. E non dev'essere condizionato dalla percezione degli altri. Fanculo la percezione degli altri. Fanculo questo post che ho appena scritto che potrebbe metterti il tarlo di essere o non essere triste. Fai tre respiri profondi e zen e rispondi a te stesso sì o no. 

Se la risposta è sì: GRAZIE A DIO CHE SEMBRI TRISTE. Il tuo corpo è connesso con la tua mente, sei sano.  

Se la risposta è no:

Capita che le mie colleghe a lavoro dicano che io abbia l'aria da sfigato.  Quando succede io sorrido, cerco dentro di me il totale non me ne frega un cazzo, uso uno sguardo saggio, un riso sornione, non dico una sillaba, le scruto in mezzo agli occhi, attendo di sentire la prossima stronzata e... loro vanno in preda al panico, si sottomettono alla mia seraficità, fuggono a gambe levate dal confronto verbale. Al ritorno si fanno tutto a un tratto serie, mi sfidano a lanciarmi , non se ne rendono nemmeno conto, in atti languidi e degeneri nei bagni delle università con la prima figa che vedono passare accanto a me, sperando che nella mia inazione io confermi la loro profezia. Assistendo al mio granitico disinteresse per le loro provocazioni, al mio godere gaudente dei loro tentativi di usare il sonar in un abisso di grandezza quale io sono, si fanno mansuete, rispettose, io lo vedo, sono attratte, non lo ammettono, ma poi il mercoledì, quando condividono il mio banco, per qualche misteriosa ragione sono ben truccate, usano cipria e rossetto, e quando le saluto per farle sorridere, nel marasma di botta e risposta, di insulti e svilimenti, scoprono perle di interesse indirette, lapsus lancinanti, "puoi venire da me" strozzati in risate porcine. Se dimentico di dire che sono belle, che mi attraggono, in maniere oscure e sempre più fantasiose cercano di estorcermi il complimento, tentandomi a considerarle degne del mio sesso, anche se è solo una galanteria, per quel secondo in più...sono piccole cose, ma a notarle, insegnano molto. Vorrebbero definirmi X, ma poiché non accetto questa etichetta, si comportano con me per capire se sia Y. 

Ora, sorvola su questa piccola prosa. Il punto è: loro mi danno dello sfigato. Ma io non mi sento uno sfigato.  Tanto basta.

 

 

No, non sono triste. Sono sicuramente insoddisfatto e un po' annoiato, quello non lo nego.

Un altro fattore che non ho riportato è che, a causa del mio Corso di studi, spesso arrivo a tarda sera con alle spalle una giornata di studio molto pesante. 

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Neversaynever

"Mi dicono che..."

 

la risposta è sempre: che te ne frega?
La domanda che ti devi porre è un'altra: stai bene con te stesso? se la risposta è no, allora indaga

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