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"Reddito di sopravvivenza"


Edo

"Reddito di sopravvivenza"  

21 utenti hanno votato

  1. 1. Il sindaco di Palermo, Orlando, ha scelto queste parole per invocare un aiuto economico da parte dello stato a quelle persone del sud che vivono di espedienti/lavori in nero/lavoretti di vario tipo, e che oggi pomeriggio minacciano di assaltare i supermercati; siete d'accordo con la proposta?

    • d'accordo perché...
    • non d'accordo perché...


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ArmandoBis

Avevamo parlato degli scambi commerciali e di come il cambio flessibile tende a portare in equilibrio il flusso di merci in entrata con quello delle merci in uscita.

Questo meccanismo è centrale nel regolare i rapporti fra paesi ed è stato teorizzato per primo da Locke, che lo ha applicato alle economie dell'epoca, in cui le monete erano legate all'oro o all'argento (o a entrambi i metalli).

Cosa succedeva quando un paese aveva un deficit commerciale? Che pagava questo deficit con un travaso di metalli preziosi verso il paese in surplus. Questo generava una contrazione monetaria, con conseguente calo dell'attività economica, deflazione seriale e merci meno care. 

Il processo quindi si invertiva. Nel paese in surplus le merci avevano infatti lo stesso prezzo di prima o forse dei prezzi leggermente più alti qualora l'afflusso di metallo prezioso avesse creato un po' di inflazione. (Famosa fu l'inflazione generata dal grande - relativamente al periodo - afflusso di metalli preziosi dalle miniere spagnole nel Nuovo Mondo.)

Il metallo prezioso che aveva lasciato il paese nella forma di monete d'oro o d'argento (o attraverso la convertibilità in metallo delle banconote) vi faceva ritorno grazie a questo magnifico meccanismo riequilibratore.

Magnifico, no?

Solo in apparenza. 

In realtà il meccanismo aveva due grossi difetti.

Il primo è che gli aggiustamenti non erano così indolori come può sembrare. La deflazione interna, che si ottiene abbassando i salari, produce depressione economica (dopo l'avvento di Monti, ci fu un economista italiano, non ricordo il nome, a cui scappò detta la verità. "Perché vi lamentate se il PIL scende? Il PIL deve scendere. È la prova che la cura sta funzionando!").

Questa cura era ancora più dolorosa nella prima metà del secolo scorso, quando gli ammortizzatori sociali non esistevano e le gente non aveva quasi risparmi per fronteggiare i periodi di crisi.

Il mutato clima sociale, ovvero la presenza di organizzazioni sindacali e di partiti politici dei lavoratori, ha reso sempre meno praticabile questo tipo di politiche. (vedi Eichengreen, Gabbie d'oro).

La travagliata storia del periodo, con in più la prima guerra mondiale di mezzo, ha consegnato alla storia numerosi casi di paesi, anche prestigiosi come Gran Bretagna e Francia, che non sono stati in grado di onorare i vincoli imposti dal Gold Standard e sono stati costretti ad abbandonarlo precipitosamente.

L'altro grande difetto del Gold Standard è la sua tendenza intrinsecamente deflazionista. L'oro è un metallo raro e il tasso con cui è estratto è decisamente inferiore alle esigenze monetarie di un'economia in crescita.

Del resto, non c'è mai stata una quantità di oro pari al valore delle banconote in circolazione. Anche ai tempi d'oro del Gold Standard, l'oro detenuto come riserva era una frazione, anche piuttosto bassa, della massa monetaria esistente.

Quindi non c'è via d'uscita. Essere legati all'oro ti impone un limite alla tua capacità di creazione di nuova moneta. In più ti priva dei vantaggi (che se sommati anno dopo anno sono notevoli) di una moderata inflazione.

Ragion per cui il Gold Standard fu sostituito da un sistema strano, da un ircocervo che va sotto il nome di accordi di Bretton Woods.

Perché ircocervo? Perché là convertibilità in oro fu mantenuta per una sola moneta, il dollaro, e fu istituito un regime di cambi fissi. In pratica il ruolo disciplinatore dell'oro fu sostituito dal cambio fisso. Keynes aveva pensato a un meccanismo diverso, magari poi ne parleremo.

Il punto è che il cambio fisso impone al paese relativamente più arretrato una disciplina ferrea e limita molto le sue scelte di politica economica interna.

Prendete il caso dell'Italia, fino alla fine degli accordi di Bretton Woods, nel 1971, il rapporto fra lira e dollaro fu mantenuto per anni e anni a 615 lire per un dollaro.

Cambio fisso vuol dire che se vuoi mantenere in equilibrio la tua bilancia commerciale - e DEVI FARLO altrimenti riduci la domanda per le merci prodotte internamente e molte aziende devono chiudere - devi guardare cosa fanno gli altri.

Se negli Usa (immaginiamo che sia il nostro unico partner commerciale) l'inflazione è il 2% l'anno tu non puoi avere il 4%. Magari sì, puoi farlo un anno, ma poi devi assolutamente abbassarla.

Ma non è finita qui. Il cambio fisso ti impone anche di stare al passo con lo sviluppo tecnologico e con il livello degli investimenti, i due fattori che determinano la crescita della produttività.

Se negli Usa la produttività cresce di un tot all'anno, le loro merci costeranno proporzionalmente meno.

Risultando meno care, aumenterà la loro domanda da parte dei consumatori italiani e quindi l'Italia andrà in deficit commerciale.

Ma visto le conseguenze nefaste sull'economia che ciò comporta, questo non può e non deve avvenire. Se la loro produttività aumenta del 5% e la nostra del 2% dobbiamo in qualche modo abbassare i costi del 3%, dobbiamo insomma indurre forme di depressione salariale non molto piacevoli, come infatti è avvenuto fino all'avvento dell'autunno caldo.

Oggi la situazione è diversa, oggi i cambi sono liberi, per cui il valore delle monete si può aggiustare in funzione di diversi fattori, il più importante dei quali sono gli scambi commerciali.

Ma, direte, non si poteva fare prima? No, per la semplice ragione che nel secolo scorso le economie erano sistemi relativamente chiusi. Il sistema del cambio libero presuppone un'economia aperta, esattamente com'è quella attuale.

L'economia aperta offre alcuni vantaggi, ma limita molto la capacità di impostare delle politiche economiche specifiche per le esigenze di ciascun paese. 

Anche se secondo i fautori del liberismo economico non c'è alcuna necessità di farlo, la realtà è che nell'arco di diversi decenni siamo passati da economie relativamente chiuse ad economie sempre più aperte.

I cambi flessibili sono il regime quasi universalmente adottato.

Con due rilevanti eccezioni, la Cina e l'Europa.

Nella prossima puntata vedremo come i mali di questa epoca nascono proprio da queste due eccezioni.

 

(Continua) 

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ArmandoBis

Siamo ora giunti al cuore della questione: ovvero gli scambi commerciali in regime di cambio fisso.

Immaginiamo due paesi, il paese A che ha adottato il cambio flessibile e il paese B che ha scelto il cambio fisso.

La storia ci ha insegnato che quasi mai chi si trova nelle condizioni del paese B sceglie un rapporto di cambio "giusto".

Sceglierà un rapporto di cambio sopravvalutato o sottovalutato a seconda di qual è il suo tipo di economia e quindi della politica economica adottata.

Se è un paese sottosviluppato, le cui esportazioni sono prevalentemente prodotti agricoli o materie prime adotterà un rapporto di cambio in cui la sua moneta risulterà sopravvalutata. 

Che effetto ha la sopravvalutazione del cambio? Incidentalmente, questo  restringerà il volume degli scambi, perché le esportazioni avranno per gli acquirenti un prezzo più alto, ma non è questo lo scopo della misura, che è invece un altro, ovvero poter pagare i beni capitali da importare a un prezzo più basso. La sopravvalutazione funziona quindi come una sorta di tassa sulle esportazioni che viene poi "spesa" per l'acquisto di macchinari, cioè di beni capitali di cui i paesi sottosviluppati sono quanto mai carenti. (Purtroppo spesso parte di questi proventi sono spesi in armi).

Se invece il paese B in questione ha sviluppato una sua industria, con prodotti di buon livello, allora vorrà puntare sulle esportazioni, e per stimolarle adotterà un rapporto di cambio in cui la sua moneta risulterà sottovalutata, perché ormai ci è chiaro il concetto che quando la tua moneta viene scambiata a meno di quello che vale, le tue esportazioni aumentano, mentre le importazioni diminuiscono. Se sei un paese di recente industrializzazione hai una gran massa di lavoratori sottoccupati, e sottovalutando la tua moneta acceleri il processo di industrializzazione.

È da notare che una moneta sottovalutata sovvenziona le tue merci in modo generico. Molto più evoluto è il sistema dei sussidi, che è mirato a promuovere un determinato settore o prodotto. 

 

(continua)

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^'V'^
Il 31/3/2020 alle 17:08 , BackDoorMan68 ha scritto:

 

Mi manca l'acronimo WMD

Weapons (of) Mass Destruction - Armi di distruzione di massa. 

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@ArmandoBis volevo ringraziarti per questi post economici, sei molto preparato e molto bravo nell'esposizione.

Considerando che l'argomento non è semplicissimo e la sbatta di metterti li e contribuire con cose utili il mio sentito ringraziamento

👍

  • Grazie! 1
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Back Door Man
21 ore fa, The architect ha scritto:

Il moral hazard è, e qui sta la differenza di visione, anche del creditore. 

Se presto un milione di euro ad un barbone sono complice. 

Se hai letto qualcosa sulla crisi del 2008 dovuta ad un eccesso di debito privato, attraverso la cartolarizzazione, capirai che il creditore non può essere immune dalla colpa. Cioè li si è deresponsabilizzato l'ultimo anello della catena bancaria, e attuato politiche di prestito, deresponsabilizzando appunto chi prestava, perché poi i debiti venivano impacchettato e rivenduti. I cosiddetti subprime. Cioè senza avere cautela del rischio si davano mutui a go go. 

(se non l'hai visto guardati il docufilm "inside job" dove viene spiegato bene la cartolarizzazione e il meccanismo dei subprime che hanno innescato la crisi 2008)

Ci sono state conseguenze.

Rabbia, fame, teste saltate.

Anche cose "impensabili", tipo il Monte dei Paschi quasi fallito.

Spoiler

 

 

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ArmandoBis

Dicevamo che l'alterazione del corretto rapporto di cambio è una delle strategie impiegate per promuovere determinate politiche di sviluppo economico.

Storicamente, le strategie usate dai paesi più poveri per colmare il divario con i paesi ricchi sono state di due tipi, l'ISi e l'EP.

ISI sta per Import Substitution Industrialization ed è la strategia che è stata impiegata nel secondo dopoguerra dai paesi dell'America Latina.

EP sta per Export Promotion, ed è la strategia adottata a partire dagli anni '60 dalla Corea prima e poi dalle tigri asiatiche e oggi dalla Cina.

Come dice il nome, l'ISI si riprometteva di creare internamente un tessuto industriale variegato mettendo le industrie locali al riparo dalla concorrenza straniera. Quindi alti dazi per le merci straniere e controllo ferreo delle importazioni, per cui servivano particolari licenze.

L'EP invece sta per Export Promotion, cioè politiche volte a creare industrie che anziché servire il mercato interno cercano di essere competitive sui mercati internazionali.

Le differenti performance fra i due sistemi sono sotto gli occhi di tutti, e di fatto l'ISI è una strategia considerata datata e in pratica screditata, mentre l'EP, con il suo accento sulle esportazioni viene invece tenuta in palmo di mano, visto che sembra essere in linea con l'attuale visione pro globalizzazione.

Il problema è che il meccanismo alla base delle politiche di EP non è stato molto compreso, soprattutto alla luce del fatto che un conto è l'impatto che queste politiche possono avere se a praticarle è un paese come il Giappone prima e la Corea dopo, un conto se a metterle in pratica è un paese delle dimensioni della Cina, che ha una popolazione dieci volte maggiore.

Il punto è che queste politiche hanno come caratteristica comune quello di puntare ad avere degli attivi commerciali.

Non ci muoviamo quindi all'interno dello scambio ricardiano in cui entrambi i paesi si scambiano beni di eguale valore, ottimizzando però la loro frontiera produttiva, cioè ottenendo più beni nel complesso pur usando gli stessi input di lavoro, grazie al fatto che ogni paese si specializza in ciò che sa fare meglio.

Nel mondo ricardiano le importazioni e le esportazioni sono in equilibrio.

È un mondo in cui si cerca il mutuo vantaggio e nessuno cerca di prevalere sull'altro aumentando le esportazioni a scapito delle importazioni, pratica che a suo tempo venne battezzata spregiativamente con il termine "mercantilismo".

Qui invece siamo in un ambito differente, qui lo squilibrio commerciale è attivamente cercato e costituisce l'essenza delle politiche perseguite dai paesi asiatici.

Perché?

Perché lo scopo di quei paesi è arrivare a una industrializzazione il più possibile rapida e questo si può ottenere solo perseguendo una politica di surplus commerciale.

Seguitemi bene perché questo è il punto centrale, il perno su cui funziona la globalizzazione, ed è anche il motivo per cui la globalizzazione non ha mantenuto le promesse, generando molta meno crescita economica di quello che si auspicava.

Se tu vuoi industrializzarti il più in fretta possibile hai un solo modo: utilizzare il surplus che hai ottenuto in nuovi investimenti e per massimizzare gli investimenti devi comprimere i consumi.

Avete presente le identità macroeconomiche fondamentali?

Y=C+S

cioè il reddito è interamente allocato fra consumo e risparmio (privato)

e

I=S

l'investimento è uguale al risparmio.

Nel caso della Cina una parte consistente di C viene letteralmente sottratta ai lavoratori sotto forma di merci che vengono esportate, e che costituiscono il surplus commerciale del paese. Parte dei consumi "mancati" si trasforma in investimenti, cioè in beni capitali che si traducono in sempre più merci da esportare, per avere ancora più beni capitali.

Il risultato sono tassi di crescita elevati, dovuti a una crescita continua della base produttiva; dunque una crescita del PIL molto più veloce che se parte delle risorse prodotte venisse consumata da chi l'ha prodotta, cioè dai lavoratori.

In questo modo, i cinesi riescono ad avere una industrializzazione molto più veloce, un paese più forte perché in grado di sostenere un esercito meglio equipaggiato, più ricco perché dotato di ampie riserve di valuta pregiata, ecc. ecc.

La definizione di Export Promotion per definire il modello asiatico è quindi un po' misleading. Le esportazioni sono un mezzo non un fine. Il modello cinese potrebbe essere meglio definito come "crescita trainata dagli investimenti".

Le ricadute sociali e politiche di questa scelta sono evidenti: abbiamo un partito comunista che ha reso la sua esistenza indispensabile perché di fatto il modello cinese è un modello che espropria i lavoratori di buona parte dei frutti del loro lavoro, e per riuscire a tenerlo in piedi occorre un'opera di manutenzione continua. E abbiamo una classe di imprenditori che deve buona parte della sua ricchezza ai costi irrisori che ha il capitale in Cina; una classe di individui che dovrebbe vedere i burocrati di partito come il fumo negli occhi, ma comunque è ben cosciente di dovere ad essi buona parte delle loro fortune.

Nel prossimo post ci occuperemo di come la Cina ottiene il suo stratosferico surplus commerciale (la manipolazione del tasso di cambio è solo uno degli strumenti).

Permettetemi di concludere sottolineando quella che a me appare come una strana, beffarda ironia, ovvero il paradosso per cui l'unico paese al mondo in cui un partito comunista è saldamente al potere è anche uno dei paesi dove ai lavoratori viene riconosciuta una quota percentualmente minore di ciò che loro stessi hanno prodotto.

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ArmandoBis

Abbiamo visto come la politica cinese abbia impostato lo sviluppo su una industrializzazione estesa ma soprattutto rapida.

Questo obiettivo si può ottenere solo a prezzo di un contenimento dei consumi: l'eccesso di produzione non consumata verrà quindi esportato e il surplus generato costituirà la base per nuovi investimenti.

Come comprimere i consumi? Con un mix di politiche valutarie ma non solo.

Prima cosa, tenere basso il valore del reminbi fissando un tasso di cambio che favorisca le merci cinesi.

Quindi, impedire che i lavoratori costituiscano organizzazioni sindacali grazie alle quali possano contrattare migliori condizioni economiche e di lavoro, aumentando i costi di produzione.

Quindi utilizzare la repressione finanziaria per mantenere artificialmente bassi i tassi di interesse pagati ai correntisti dalle Banche. Questo riduce enormemente il costo dei capitali per gli imprenditori, che possono aspirare a margini molto ampi (il lato negativo di questo mercato dei capitali reso ipertrofico è la proliferazione di investimenti sbagliati e la sopravvivenza di imprese con ritorni irrisori. "Capitale fittizio" lo ha definito Geminello Alvi nel suo libro sul capitalismo cinese).

A tutto questo si somma il dato comune a quasi tutte le economie sottosviluppate, cioè avere un enorme esercito di lavoratori al momento sottoccupati che mantengono i salari in uno stato di depressione permanente. 

Date queste condizioni, da anni la Cina totalizza surplus commerciali record con gli Stati Uniti. 

Tale surplus genera un movimento contrario di valuta straniera, per cui il governo cinese si trova a dover gestire enormi quantitativi di dollari.

E l'unica cosa che può fare con quei dollari è comprare titoli di stato Usa. Questa precisazione vale la pena farla perché circolano un po' di leggende secondo cui la Cina, detenendo una parte consistente di debito pubblico Usa, avrebbe in mano una sorta di arma, cioè potrebbe minacciare gli americani di non comprare più i loro T-bond con effetti devastanti sulla fiducia verso il biglietto verde.

Non è così. In realtà, la decisione se comprare o no titoli americani non rientra nelle opzioni possibili.

Se la tua politica è ottenere un surplus commerciale, avrai un movimento contrario di valuta straniera pari al tuo avanzo commerciale. Puoi tenerti i dollari e non comprare T-bond, ma sarebbe solo stupido visto che alla fine una moneta equivale di fatto a un titolo di stato che non dà interessi.

Ci sono due punti da sottolineare:

il primo è che il surplus commerciale dei cinesi corrisponde a un uguale deficit americano, ovvero un movimento in una direzione viene compensato da un movimento nelle direzione opposta: le merci dalla Cina agli Usa, i dollari dagli Usa alla Cina.

Risultato: i cinesi consumano MENO di quello che producono, ma di converso gli americani possono consumare PIÙ di quanto hanno prodotto.

È un punto importante da ricordare perché è diffusa l'idea che gli americani, grazie al fatto che il dollaro è una moneta di riserva ed è comunemente usato per pagare le bollette petrolifere ma non solo, godano del privilegio di poter ottenere ogni sorta di prodotti semplicemente stampando dollari.

Non è così, o meglio non è solo così.

Se il sottoconsumo cinese è infatti accompagnato da altissimi profitti delle loro imprese, il sovraconsumo americano si accompagna invece a un calo di domanda per le aziende statunitensi, con conseguente fortemente negative sull'occupazione.

È questo un punto cruciale.

Esportando domanda in giro per il mondo, gli Usa hanno depresso il mercato del lavoro americano in modo diffuso e radicale.

La vittoria di Trump non si può spiegare al di fuori di questo quadro.

L'altro punto che mi preme mettere in evidenza è che il sovraconsumo americano, a cui corrisponde un sottoconsumo cinese - anzi, degli operai cinesi, non è il frutto di una sorta di gentlemen's agreement fra i due paesi, ma È LA CONSEGUENZA DI UNA POLITICA PERSEGUITA DA UNO SOLO DEI DUE PAESI, IN QUESTO CASO LA CINA.

In sostanza, il paese A, con la sua politica economica, può indurre dei cambiamenti nel paese B, cambiamenti ad esso non favorevoli, a meno che il paese B non prenda le adeguate contromisure.

E non è detto che le prenda, perché i cambiamenti  che A induce in B non necessariamente danneggiano tutti i cittadini. Anche se il paese B ci perde nel suo complesso, alcune categorie, alcune classi sociali ci guadagnano e se queste classi sono al potere o hanno comunque un peso rilevante, il paese in questione finisce per subire le politiche decise da un altro stato (stesso ragionamento vale per A, una parte dei cittadini verrà danneggiata, ma non sicuramente la classe che detiene il potere, altrimenti non avrebbe fatto quello scelte.)

In sostanza, il rapporto Cina-Usa è un esempio da manuale di squilibrio macroeconomico.

Non è un bel vedere. Un mondo dove gli squilibri macroeconomici non solo sono di casa ma non si fa nulla per risolverli è un mondo pericoloso.

Noi stiamo vivendo in questo tipo di mondo.

 

(continua)

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Hunter85

Leggo solo adesso, mi stupisco di @Edo, essendo una ragazza intelligente e che generalmente mi trova d'accordo nei suoi interventi come abbia potuto dire cose del genere, poi ognuno è giusto esprima la sua opinione giusta o corretta che sia, ma il sud non è semplice comprendere per chi non lo vive tutti i giorni essendo una realtà molto complicata persino per noi che lo viviamo, se poi vi interessa sapere la mia opinione, e ciò che i miei occhi vedono e quali potrebbero essere delle soluzioni attuabili secondo l'opinione di un ignorante quale sono resto a disposizione. detto questo nonostante i numerosi off topic a metà, desidero ringraziare molta gente che ha avuto la possibilità di argomentare e dire in maniera giusta certe dinamiche del sud, non siamo tutti furbi, o assoggettati alla mafia o tante dicerie comuni che appunto restano tali e infondate al 90%, chi desiderasse approfondire con toni civili ne parliamo, ma da uomo del sud, certe etichette non posso n'è voglio accettarle, semplicemente perchè siamo un popolo, specialmente quello siculo di cui posso parlare, con una dignità doppia a vivere in un territorio così maltrattato da istituzioni, piaghe negative e doversi sentir dire o dare del furbetto, del malavitoso, o semplicemente del terronaccio come qualche intelligente del nord può sostenere, questo paese unito può farcela, ma solo unito e coeso. ora sempre da ignorante dico che questa crsi globale potrebbe essere l'occasione per porre rimedio a tanti errori fatti in passato da questo sistema paese, che con scelte assennate potrebbe essere molto meglio di così, perchè già col culo a terra ed una corruzione a livelli altissimi non siamo uno schifo rispetto a molti altri, e mi viene il magone a pensare a ciò che potremmo essere davvero. la mia unica domanda, saremo in grado di imparare e di evitare di ripetere gli stessi errori del passato? mi piacerebbe ma a volte penso che sia solo un illusione...

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Roose Bolton

Quando si parla di nord vs sud e si fa il discorso del rimboccarsi le maniche, spesso si scorda una semplice questione.

Abbiamo pasquale che ha una piccola pescheria. A Pasquale chiedono il pizzo. Pasquale denuncia, le forze dell'ordine arrestano un piccolo delinquente con vari precedenti, mettiamo caso un ragazzino. pasquale avverte che ha bisogno di aiuto, perchè gliela faranno pagare per aver parlato. Gli dicono di stare tranquillo, e la burocrazia si avvia. mentre la domanda di protezione di pasquale viene processata, passano mesi e mesi di lungaggini burocratiche e ricorsi e uffici e scartoffie. In questi mesi intanto :

- la pescheria di Pasquale prende fuoco, per accedere ai fondi serve una trafila di 4 anni.

- il figlio di Pasquale torna a casa con i denti rotti. Picchiato da " sconosciuti "

- la macchina di Pasquale prende fuoco.

- chi si dovrebbe occupare delle questioni burocratiche " perde " i documenti e la trafila deve rincominciare da capo ( ma sicuramente li avrà persi per sbaglio, eh )

 

Eppure Pasquale si è rimboccato le maniche, peccato che lo stato lo abbia lasciato solo. Chi sta intorno a Pasquale fa 2 + 2 e arriva alla conclusione che lo stato se ne frega di te, tanto vale pagare il pizzo perchè è più economico.

Facile rimboccarsi le maniche nel paesino del nord est dove la cosa più grave che è successa negli ultimi 50 anni è stato il furto di un pollo e il delinquente più pericoloso della zona è un maghrebino 12enne di 40 kg che spaccia erba ai figli annoiati dei compaesani.

 

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9 ore fa, Roose Bolton ha scritto:

nel paesino del nord est dove la cosa più grave che è successa negli ultimi 50 anni è stato il furto di un pollo e il delinquente più pericoloso della zona è un maghrebino 12enne di 40 kg che spaccia erba ai figli annoiati dei compaesani.

ehm, ti dice niente la Mala del Brenta cioè la banda Maniero?

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