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Mi risponde per rispetto?


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4 ore fa, BackDoorMan68 ha scritto:

E comunque quello che manca è proprio la capacità di saper ascoltare l'altra persona.

Come coloro che nel verbale interrompono continuamente il discorso.

Qualcuno ha suggerito "devi crearle delle emozioni".

Ma le emozioni ci sono già (quando lei parla del Raval), lui le stoppa.

E questo è un suo modo disfunzionale di colloquiare con la gente.

E lui INCONSCIAMENTE lo sa.

Perché dopo un po' chiede il permesso di scriverle una cosa?

Perché sa - anche se la cosa non gli è del tutto cosciente - di essere un rompipalle.

E lo sa perché ha ricevuto feedback negativi per questo.

Inconscientemente se lo aspettava (di aver spazientito l'interlocutore).

Per cui chiede il permesso di spazientire ancora.

Más claro, agua.

Ti ringrazio per quanto hai scritto, hai toccato alcune corde importanti e ti sei collegato a quanto scritto da me.

Sembra poco chiaro in effetti cosa c'entri quello che hai scritto tu con le mie due, tre frasi, apparentemente povere di significato.

Ma la mancanza di comunicazione empatica, al di là dell'ansia con cui parla con lei e di lei, dimostra quanto lui innanzitutto non tenga a se stesso e secondariamente non tenga a lei.

Una persona che ascolta è interessata all'altra perché è curiosa (curiosità sana) di conoscere il suo mondo, le sue emozioni, i suoi vissuti, le sue risposte agli stimoli che riceve ogni giorno e che lei reputa effettivamente importanti.

Questa persona è interessata al suo contenuto emotivo e sentimentale e cerca di coltivarlo, insieme, nel contesto di un dialogo condiviso, vivo, vero.

Dià - logos, nel senso di discorsi interiori che portati verso l'esterno ed all'altra persona si intrecciano, si mescolano per poi fondersi, creando e riverberando quella connessione verbale, emotiva, magnetica che è alla base dei rapporti umani.

Sei connesso a tua madre per quei sorrisi che ti donava quando eri ancora in fasce, sei connesso ai tuoi amici di infanzia per quei ricordi, quelle sensazioni di leggerezza e spensieratezza mentre giocavate a calcio nel fango, sei connesso al tuo partner perché condividete il vostro vissuto.

E quando tu dici che inconsciamente sa che qualcosa non sta andando nel verso giusto ci stai vedendo bene.

Sapere inconsciamente vuol dire sentire, lo sente dentro che tutto ciò che sta facendo lo sta facendo all'interno di un vortice emotivo che lo porterà solo a perdere quello che sta affannosamente cercando di ottenere.

Si affanna perché ne ha bisogno.

Se lo volesse, di quella voglia però pulita, lucida e sincera che non dipende dall'altro, ma da sé stessi, non correrebbe rischiando così di restare senza ossigeno e non godersi quel momento, non cercherebbe risposte riflesse dagli altri per alleviare i suoi conflitti interni e lanciarsi a capofitto con un paracadute emotivo, non vivrebbe proprio di quel conflitto che lo erode da dentro.

Perché avere voglia prevede anche la possibilità che ciò che si vuole non si possa ottenere. E lo si vive con tranquillità.

Perché avere bisogno prevede solo la possibilità di ottenere ciò di cui si necessita. E lo si vive con terrore o con una gioia smisurata rispetto al suo valore (iper-arousal).

Sono due anime che stanno parlando da sole in compagnia.

Non c'è comunicazione, non c'è dialogo.

Perché entrambi non sono interessati all'altro, ma a sé stessi e ai propri bisogni.

Se fosse interessato a lei, lui non si chiederebbe se le sta rispondendo per rispetto o cosa rispondere e come continuare la conversazione.

Se fosse interessato a lei nuoterebbe nelle sue parole cercando piccoli pesci colorati, coralli rosso sgargianti, grandi conchiglie perlacee e cercherebbe di raccoglierle per renderle anche a lei evidenti, e coltivarle insieme.

Dialogare è anche e soprattutto conoscere sé stessi, infatti in questo momento scrivo e mi vengono in mente pensieri astratti che come libere associazioni mi permettono di rivivere e rielaborare il mio esperito, il mio vissuto, con una chiave di lettura diversa, con un sorriso.

Non è interessato a lei, perché basicamente non è interessato a sé stesso.

Svegliati era riferito a questo.

Come i pizzicotti che danno in fossa sovraclaveare per svegliare il paziente anestetizzato, gli schiaffi che si danno per far riprendere qualcuno da uno stato confusionale.

Svegliati per capire di quali forme e colori sei plasmato all'interno.

Svegliati per capire che lei, quella chiami con un nome e con una frase "voglio riaverla perché non ho mai smesso di pensare a lei", è un riflesso di quello che hai dentro.

Ed è a tutti trasparente, nitido, ben evidente.

Mi sa che l'unico che non lo vede, o non vuole vederlo, sei proprio tu.

 

 

 

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hard_life
2 minuti fa, sasa4 ha scritto:

Ti ringrazio per quanto hai scritto, hai toccato alcune corde importanti e ti sei collegato a quanto scritto da me.

Sembra poco chiaro in effetti cosa c'entri quello che hai scritto tu con le mie due, tre frasi, apparentemente povere di significato.

Ma la mancanza di comunicazione empatica, al di là dell'ansia con cui parla con lei e di lei, dimostra quanto lui innanzitutto non tenga a se stesso e secondariamente non tenga a lei.

Una persona che ascolta è interessata all'altra perché è curiosa (curiosità sana) di conoscere il suo mondo, le sue emozioni, i suoi vissuti, le sue risposte agli stimoli che riceve ogni giorno e che lei reputa effettivamente importanti.

Questa persona è interessata al suo contenuto emotivo e sentimentale e cerca di coltivarlo, insieme, nel contesto di un dialogo condiviso, vivo, vero.

Dià - logos, nel senso di discorsi interiori che portati verso l'esterno ed all'altra persona si intrecciano, si mescolano per poi fondersi, creando e riverberando quella connessione verbale, emotiva, magnetica che è alla base dei rapporti umani.

Sei connesso a tua madre per quei sorrisi che ti donava quando eri ancora in fasce, sei connesso ai tuoi amici di infanzia per quei ricordi, quelle sensazioni di leggerezza e spensieratezza mentre giocavate a calcio nel fango, sei connesso al tuo partner perché condividete il vostro vissuto.

E quando tu dici che inconsciamente sa che qualcosa non sta andando nel verso giusto ci stai vedendo bene.

Sapere inconsciamente vuol dire sentire, lo sente dentro che tutto ciò che sta facendo lo sta facendo all'interno di un vortice emotivo che lo porterà solo a perdere quello che sta affannosamente cercando di ottenere.

Si affanna perché ne ha bisogno.

Se lo volesse, di quella voglia però pulita, lucida e sincera che non dipende dall'altro, ma da sé stessi, non correrebbe rischiando così di restare senza ossigeno e non godersi quel momento, non cercherebbe risposte riflesse dagli altri per alleviare i suoi conflitti interni e lanciarsi a capofitto con un paracadute emotivo, non vivrebbe proprio di quel conflitto che lo erode da dentro.

Perché avere voglia prevede anche la possibilità che ciò che si vuole non si possa ottenere. E lo si vive con tranquillità.

Perché avere bisogno prevede solo la possibilità di ottenere ciò di cui si necessita. E lo si vive con terrore o con una gioia smisurata rispetto al suo valore (iper-arousal).

Sono due anime che stanno parlando da sole in compagnia.

Non c'è comunicazione, non c'è dialogo.

Perché entrambi non sono interessati all'altro, ma a sé stessi e ai propri bisogni.

Se fosse interessato a lei, lui non si chiederebbe se le sta rispondendo per rispetto o cosa rispondere e come continuare la conversazione.

Se fosse interessato a lei nuoterebbe nelle sue parole cercando piccoli pesci colorati, coralli rosso sgargianti, grandi conchiglie perlacee e cercherebbe di raccoglierle per renderle anche a lei evidenti, e coltivarle insieme.

Dialogare è anche e soprattutto conoscere sé stessi, infatti in questo momento scrivo e mi vengono in mente pensieri astratti che come libere associazioni mi permettono di rivivere e rielaborare il mio esperito, il mio vissuto, con una chiave di lettura diversa, con un sorriso.

Non è interessato a lei, perché basicamente non è interessato a sé stesso.

Svegliati era riferito a questo.

Come i pizzicotti che danno in fossa sovraclaveare per svegliare il paziente anestetizzato, gli schiaffi che si danno per far riprendere qualcuno da uno stato confusionale.

Svegliati per capire di quali forme e colori sei plasmato all'interno.

Svegliati per capire che lei, quella chiami con un nome e con una frase "voglio riaverla perché non ho mai smesso di pensare a lei", è un riflesso di quello che hai dentro.

Ed è a tutti trasparente, nitido, ben evidente.

Mi sa che l'unico che non lo vede, o non vuole vederlo, sei proprio tu.

 

 

 

pearls for pigs

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Temperantia
Il 12/5/2020 alle 08:53 , BackDoorMan68 ha scritto:

Dici bene.

DOVREBBERO INDICARE L'ETA'.

E comunque quello che manca è proprio la capacità di saper ascoltare l'altra persona.

Come coloro che nel verbale interrompono continuamente il discorso.

Qualcuno ha suggerito "devi crearle delle emozioni".

Ma le emozioni ci sono già (quando lei parla del Raval), lui le stoppa.

E questo è un suo modo disfunzionale di colloquiare con la gente.

E lui INCONSCIAMENTE lo sa.

Perché dopo un po' chiede il permesso di scriverle una cosa?

Perché sa - anche se la cosa non gli è del tutto cosciente - di essere un rompipalle.

E lo sa perché ha ricevuto feedback negativi per questo.

Inconscientemente se lo aspettava (di aver spazientito l'interlocutore).

Per cui chiede il permesso di spazientire ancora.

Más claro, agua.

Ora, caro @Temperantia, se hai seguito fin qui sai già cosa fare per migliorare il tuo rapporto col mondo.

Impara a dar voce agli interlocutori. Ad ASCOLTARE. Sia verbalmente che in forma scritta.

Ci sono corsi appositi. Potrei dirti di tornare a scuola per offenderti un po'.

Nel caso della tua ex morosa io sono per il libero arbitrio.

Non ti sconsiglio di cercarla né ti consiglio di farlo (in verità sono partigiano del detto che è meglio del non detto).

Cmq dopo i consigli la decisione è tua.

Mi permetto di consigliarti, peer 2 peer, se vuoi riparlare con lei e magari ti va di raccontarle tante cose, la tua vita eccetera, e la senti come una cosa autentica, che ti viene da dentro - e tutto ciò è bene - che tu sia RISPETTOSO DEI SUOI SPAZI COMUNICATIVI.

_______

Esempio: colloquio fra A e B.

Anna e Bastiano.

Può essere verbale o scritto, non importa.

A parla.

Nel frattempo B ascolta, se possibile cerca di capire. Solo dopo che A ha finito di parlare o scrivere B può intervenire.

Ci dev'essere una pausa in mezzo.

A parla o scrive --> PAUSA --> B parla o scrive --> PAUSA ---> A parla o scrive --> PAUSA --> eccetera eccetera eccetera.

Nel verbale è più facile.

Entendiste?

Credo tu abbia esattamente toccato il punto.

Percepivo che le mie risposte non erano consone al mio obbiettivo e si ho già ricevuto diversi feedback negativi rispetto a questo. Come imparare ad ascoltare di più le persone?

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Temperantia
23 ore fa, sasa4 ha scritto:

Ti ringrazio per quanto hai scritto, hai toccato alcune corde importanti e ti sei collegato a quanto scritto da me.

Sembra poco chiaro in effetti cosa c'entri quello che hai scritto tu con le mie due, tre frasi, apparentemente povere di significato.

Ma la mancanza di comunicazione empatica, al di là dell'ansia con cui parla con lei e di lei, dimostra quanto lui innanzitutto non tenga a se stesso e secondariamente non tenga a lei.

Una persona che ascolta è interessata all'altra perché è curiosa (curiosità sana) di conoscere il suo mondo, le sue emozioni, i suoi vissuti, le sue risposte agli stimoli che riceve ogni giorno e che lei reputa effettivamente importanti.

Questa persona è interessata al suo contenuto emotivo e sentimentale e cerca di coltivarlo, insieme, nel contesto di un dialogo condiviso, vivo, vero.

Dià - logos, nel senso di discorsi interiori che portati verso l'esterno ed all'altra persona si intrecciano, si mescolano per poi fondersi, creando e riverberando quella connessione verbale, emotiva, magnetica che è alla base dei rapporti umani.

Sei connesso a tua madre per quei sorrisi che ti donava quando eri ancora in fasce, sei connesso ai tuoi amici di infanzia per quei ricordi, quelle sensazioni di leggerezza e spensieratezza mentre giocavate a calcio nel fango, sei connesso al tuo partner perché condividete il vostro vissuto.

E quando tu dici che inconsciamente sa che qualcosa non sta andando nel verso giusto ci stai vedendo bene.

Sapere inconsciamente vuol dire sentire, lo sente dentro che tutto ciò che sta facendo lo sta facendo all'interno di un vortice emotivo che lo porterà solo a perdere quello che sta affannosamente cercando di ottenere.

Si affanna perché ne ha bisogno.

Se lo volesse, di quella voglia però pulita, lucida e sincera che non dipende dall'altro, ma da sé stessi, non correrebbe rischiando così di restare senza ossigeno e non godersi quel momento, non cercherebbe risposte riflesse dagli altri per alleviare i suoi conflitti interni e lanciarsi a capofitto con un paracadute emotivo, non vivrebbe proprio di quel conflitto che lo erode da dentro.

Perché avere voglia prevede anche la possibilità che ciò che si vuole non si possa ottenere. E lo si vive con tranquillità.

Perché avere bisogno prevede solo la possibilità di ottenere ciò di cui si necessita. E lo si vive con terrore o con una gioia smisurata rispetto al suo valore (iper-arousal).

Sono due anime che stanno parlando da sole in compagnia.

Non c'è comunicazione, non c'è dialogo.

Perché entrambi non sono interessati all'altro, ma a sé stessi e ai propri bisogni.

Se fosse interessato a lei, lui non si chiederebbe se le sta rispondendo per rispetto o cosa rispondere e come continuare la conversazione.

Se fosse interessato a lei nuoterebbe nelle sue parole cercando piccoli pesci colorati, coralli rosso sgargianti, grandi conchiglie perlacee e cercherebbe di raccoglierle per renderle anche a lei evidenti, e coltivarle insieme.

Dialogare è anche e soprattutto conoscere sé stessi, infatti in questo momento scrivo e mi vengono in mente pensieri astratti che come libere associazioni mi permettono di rivivere e rielaborare il mio esperito, il mio vissuto, con una chiave di lettura diversa, con un sorriso.

Non è interessato a lei, perché basicamente non è interessato a sé stesso.

Svegliati era riferito a questo.

Come i pizzicotti che danno in fossa sovraclaveare per svegliare il paziente anestetizzato, gli schiaffi che si danno per far riprendere qualcuno da uno stato confusionale.

Svegliati per capire di quali forme e colori sei plasmato all'interno.

Svegliati per capire che lei, quella chiami con un nome e con una frase "voglio riaverla perché non ho mai smesso di pensare a lei", è un riflesso di quello che hai dentro.

Ed è a tutti trasparente, nitido, ben evidente.

Mi sa che l'unico che non lo vede, o non vuole vederlo, sei proprio tu.

 

 

 

Penso tu abbia perfettamente ragione. è come se dopo la nostra relazione abbia perso l'essenza di me stesso, la gioia di vivere e mi sono rinchiuso totalmente nei miei bisogni. ( le canne non penso abbiano aiutato, probabilmente hanno fatto da palliativo per non sentire il dolore ma hanno anche assopito tutto il resto)

Ho provato a ritrovarmi facendo cose nuove, cambiando ma non è servito.

Ad essere sincero l'unico momento della mia vita dove sentivo di conoscermi e apprezzavo la mia vita è stato proprio prima di conoscere lei. Infatti conquistarla è stata la cosa più semplice del mondo.

Ho sbagliato dedicandomi completamente solo a lei e ho lasciato tutto ciò che mi aveva reso felice prima.

Cerco quella consapevolezza ogni giorno senza riuscirla a trovare.

Quindi ora che è più chiaro che il problema sono io e che lei è relativa, come potrei ritrovarmi? 

Come potrei riniziare ad apprezzarmi?

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Back Door Man
16 minuti fa, Temperantia ha scritto:

Credo tu abbia esattamente toccato il punto.

Percepivo che le mie risposte non erano consone al mio obbiettivo e si ho già ricevuto diversi feedback negativi rispetto a questo. Come imparare ad ascoltare di più le persone?

Ci sono libri e corsi sulla comunicazione.

In particolare ti segnalo il concetto di comunicazione non violenta.

Da quello puoi procedere facendo ricerche specifiche.

Ovviamente ci sono corsi sulla comunicazione seduttiva, sul miglioramento personale eccetera.

Che trovi qui sul forum.

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1 ora fa, Temperantia ha scritto:

Ho sbagliato dedicandomi completamente solo a lei e ho lasciato tutto ciò che mi aveva reso felice prima.

Cerco quella consapevolezza ogni giorno senza riuscirla a trovare.

Non hai sbagliato nulla, semplicemente fino ad ora non avevi stimoli interni o esterni che ti comunicavano che forse quella non era la direzione più funzionale per te.

E se non l'hai trovata forse vuol dire che non hai utilizzato gli strumenti di ricerca più opportuni.

Scrivo "forse" perché non ho la presunzione di sapere la verità assoluta.

Ma so che c'è un Temperantia Bimbo e un Temperantia Adulto.

Quel bimbo vorrebbe tutto e subito, schioccare le dita e avere la soluzione ed il cambiamento immediato.

Stavi leggendo e stavi pensando che è così, lo so.

Purtroppo non lo è.

E guai a zittire o reprimere quel bimbo, va ascoltato e compreso, accettato per ciò che è, un bimbo appunto.

Però ora parlo con Temperantia Adulto.

Sei un uomo, più o meno indipendente, con una vita più o meno stabile, hai tutto il tempo e tutte le possibilità di questo mondo.

So che avrai altro da fare, sarai stressato e avrai altre preoccupazioni. Ma il lavoro su te stesso è un lavoro lungo, fatto con pazienza, tranquillità e tenacia.

Andrai avanti, poi tornerai indietro, poi migliorerai ancora. È dura. Ma hai capito che soddisfazione.

E quando tornerai tra qualche anno su questo forum leggerai con un sorriso le mie parole perché le possederai in pieno, pensando con soddisfazione "cazzo dove sono arrivato".

Quello che dico sempre ad altre persone, c'è molto materiale sul web sulla crescita personale (scritti o video su youtube), materiale qui sul forum così come corsi, o anche specialisti che puoi consultare nella vita reale, di tutti i giorni.

Io ho fatto e sto facendo tutto, lavorando con me stesso, con corsi o anche con specialisti. Investo su di me che è l'unica certezza che ho.

 

 

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principemassa
1 ora fa, Temperantia ha scritto:

Quindi ora che è più chiaro che il problema sono io e che lei è relativa, come potrei ritrovarmi? 

Come potrei riniziare ad apprezzarmi?

Ti rispondo con una domanda...Se questo tempo, che dichiari averlo impegnato solo per te stesso, ti ha portato ulteriori dubbi/problemi e ti ha condotto in una "selva oscura" forse non potrebbe esserti d'aiuto una terapia psicologica? 

Dalle tue parole sembra trasparire il fatto che, ora, sia tu stesso il primo a non riconoscerti...stando così le cose penso che le probabilità di successo con la tua ex siano molto scarse.

Scrivo a te una frase che mi è stata ripetuta tantissime volte, da diverse persone (compreso un amico psicologo), in questo periodo (sono stato mollato da circa un mese e mezzo dopo relazione di 7 anni con convivenza annessa): ritrova te stesso e avrai l'opportunità di ritrovare lei. Non puoi prescindere da questo passaggio, in alcun modo. Poi, magari, ritrovandoti scoprirai che in realtà lei non ti interessa più, ma senza questo tuo percorso navigheresti troppo a vista, senza una meta concreta.

1 ora fa, Temperantia ha scritto:

Ho sbagliato dedicandomi completamente solo a lei e ho lasciato tutto ciò che mi aveva reso felice prima.

Non crucciarti per questa cosa! In tantissimi, me compreso, hanno commesso questo errore, di vivere in funzione di..., piuttosto che insieme a...

Comunque, per quanto ti sembra di essere in un momento di totale disorientamento ricorda che capire e dichiarare di avere un problema è il primo passo per risolverlo.

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  • 7 mesi dopo...
Temperantia
Il 12/5/2020 at 13:47, sasa4 ha scritto:

Ti ringrazio per quanto hai scritto, hai toccato alcune corde importanti e ti sei collegato a quanto scritto da me.

Sembra poco chiaro in effetti cosa c'entri quello che hai scritto tu con le mie due, tre frasi, apparentemente povere di significato.

Ma la mancanza di comunicazione empatica, al di là dell'ansia con cui parla con lei e di lei, dimostra quanto lui innanzitutto non tenga a se stesso e secondariamente non tenga a lei.

Una persona che ascolta è interessata all'altra perché è curiosa (curiosità sana) di conoscere il suo mondo, le sue emozioni, i suoi vissuti, le sue risposte agli stimoli che riceve ogni giorno e che lei reputa effettivamente importanti.

Questa persona è interessata al suo contenuto emotivo e sentimentale e cerca di coltivarlo, insieme, nel contesto di un dialogo condiviso, vivo, vero.

Dià - logos, nel senso di discorsi interiori che portati verso l'esterno ed all'altra persona si intrecciano, si mescolano per poi fondersi, creando e riverberando quella connessione verbale, emotiva, magnetica che è alla base dei rapporti umani.

Sei connesso a tua madre per quei sorrisi che ti donava quando eri ancora in fasce, sei connesso ai tuoi amici di infanzia per quei ricordi, quelle sensazioni di leggerezza e spensieratezza mentre giocavate a calcio nel fango, sei connesso al tuo partner perché condividete il vostro vissuto.

E quando tu dici che inconsciamente sa che qualcosa non sta andando nel verso giusto ci stai vedendo bene.

Sapere inconsciamente vuol dire sentire, lo sente dentro che tutto ciò che sta facendo lo sta facendo all'interno di un vortice emotivo che lo porterà solo a perdere quello che sta affannosamente cercando di ottenere.

Si affanna perché ne ha bisogno.

Se lo volesse, di quella voglia però pulita, lucida e sincera che non dipende dall'altro, ma da sé stessi, non correrebbe rischiando così di restare senza ossigeno e non godersi quel momento, non cercherebbe risposte riflesse dagli altri per alleviare i suoi conflitti interni e lanciarsi a capofitto con un paracadute emotivo, non vivrebbe proprio di quel conflitto che lo erode da dentro.

Perché avere voglia prevede anche la possibilità che ciò che si vuole non si possa ottenere. E lo si vive con tranquillità.

Perché avere bisogno prevede solo la possibilità di ottenere ciò di cui si necessita. E lo si vive con terrore o con una gioia smisurata rispetto al suo valore (iper-arousal).

Sono due anime che stanno parlando da sole in compagnia.

Non c'è comunicazione, non c'è dialogo.

Perché entrambi non sono interessati all'altro, ma a sé stessi e ai propri bisogni.

Se fosse interessato a lei, lui non si chiederebbe se le sta rispondendo per rispetto o cosa rispondere e come continuare la conversazione.

Se fosse interessato a lei nuoterebbe nelle sue parole cercando piccoli pesci colorati, coralli rosso sgargianti, grandi conchiglie perlacee e cercherebbe di raccoglierle per renderle anche a lei evidenti, e coltivarle insieme.

Dialogare è anche e soprattutto conoscere sé stessi, infatti in questo momento scrivo e mi vengono in mente pensieri astratti che come libere associazioni mi permettono di rivivere e rielaborare il mio esperito, il mio vissuto, con una chiave di lettura diversa, con un sorriso.

Non è interessato a lei, perché basicamente non è interessato a sé stesso.

Svegliati era riferito a questo.

Come i pizzicotti che danno in fossa sovraclaveare per svegliare il paziente anestetizzato, gli schiaffi che si danno per far riprendere qualcuno da uno stato confusionale.

Svegliati per capire di quali forme e colori sei plasmato all'interno.

Svegliati per capire che lei, quella chiami con un nome e con una frase "voglio riaverla perché non ho mai smesso di pensare a lei", è un riflesso di quello che hai dentro.

Ed è a tutti trasparente, nitido, ben evidente.

Mi sa che l'unico che non lo vede, o non vuole vederlo, sei proprio tu.

Ciao ragazzi,

Vi scrivo dopo molto tempo riagganciandomi a questo vecchio post.

Come probabilmente immaginate le ho detto tutto ciò che ho provato, senza filtri. Cosa che non ha fruttato nessun risultato se non probabilmente allontanarla definitivamente, o almeno attualmente.

Forse ha fruttato più per me, o almeno mi sento più libero finalmente, anche se credo la strada sia ancora lunga.

Quell'interesse verso me stesso di cui parli penso sia la chiave. 

Riuscire a creare una vita che mi renda fiero di me stesso, indipendentemente da ciò che gli altri possano pensare sarebbe già un grande traguardo.

Solo che per quanto lavoro su me stesso stia provando a fare mi sento sento sempre in mezzo all'oceano, faccio due bracciate per raggiungere la riva ma la corrente mi riporta sempre fuori. Forse il mare è più calmo in superficie, ma le correnti marine sottostanti mi guidano senza prendere in considerazione la mia volontà, trascinandomi in base alla direzione della corrente stessa (a volte non so più nemmeno quale sia la mia volontà vera). 

Il periodo sicuramente non aiuta e forse lo utilizzo pure come giustificazione con me stesso rispetto al non fare nulla di concreto a riguardo. Perché in effetti se devo essere sincero non sto facendo molto. Cerco di non pensare più di tanto per evitare pensieri negativi o che possano diventare patologici, lavoro, vado da uno psicologo 1 volta al mese. Oltre questo la sera sto a casa a giocare alla play e fumare canne (vivo ancora con i miei ma sto cambiando casa), nel week end cerco di creare delle opportunità ma finisco sempre per richiudermi in casa a fumare e giocare a giochi di società con un paio di amici.

Non perché non voglia della figa anzi fosse per me tromberei sempre, e che nel tempo la vivo sempre di più come qualcosa di sconveniente, che apporta più problemi che vantaggi. Non ho autoefficacia e questo è il risultato, chiusura.

Non so nemmeno perché ho scritto questo post, non saprei nemmeno che risposte aspettarmi. Empatia? Schiaffoni? San Patrignano? 

@sasa4 ti ho citato perché credo tu abbia toccato delle corde difficili da toccare, di cui probabilmente non conosco nemmeno l'esistenza. Mi farebbe piacere se volessi approfondire per cercarmi di aiutare a capire meglio me stesso.

 

 

 

Modificato da Temperantia
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Temperantia
Il 12/5/2020 at 13:47, sasa4 ha scritto:

Svegliati per capire che lei, quella chiami con un nome e con una frase "voglio riaverla perché non ho mai smesso di pensare a lei", è un riflesso di quello che hai dentro.

Ed è a tutti trasparente, nitido, ben evidente.

Mi sa che l'unico che non lo vede, o non vuole vederlo, sei proprio tu.

Esattamente questo, aiutatemi a vedere perché da solo non ci riesco. Non capisco.

Ci provo davvero, mi piacerebbe riuscirci ma è come se una gabbia che non si vede mi intrappolasse.

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12 ore fa, Temperantia ha scritto:

Come probabilmente immaginate le ho detto tutto ciò che ho provato, senza filtri. Cosa che non ha fruttato nessun risultato se non probabilmente allontanarla definitivamente, o almeno attualmente.

Forse ha fruttato più per me, o almeno mi sento più libero finalmente, anche se credo la strada sia ancora lunga.

Hai creato uno strappo psichico, bene.

Primo passo verso una fase successiva.

Giriamo pagina ora e proseguiamo.

12 ore fa, Temperantia ha scritto:

Quell'interesse verso me stesso di cui parli penso sia la chiave. 

Riuscire a creare una vita che mi renda fiero di me stesso, indipendentemente da ciò che gli altri possano pensare sarebbe già un grande traguardo.

Solo che per quanto lavoro su me stesso stia provando a fare mi sento sento sempre in mezzo all'oceano, faccio due bracciate per raggiungere la riva ma la corrente mi riporta sempre fuori. Forse il mare è più calmo in superficie, ma le correnti marine sottostanti mi guidano senza prendere in considerazione la mia volontà, trascinandomi in base alla direzione della corrente stessa (a volte non so più nemmeno quale sia la mia volontà vera).

Inutile sbracciare qui e là forzando te stesso verso la riva con il mare in tempesta.

Si può sempre restare in acqua e godersi il sole all'orizzonte in attesa che si recuperi il fiato e che le onde si calmino.

12 ore fa, Temperantia ha scritto:

Il periodo sicuramente non aiuta e forse lo utilizzo pure come giustificazione con me stesso rispetto al non fare nulla di concreto a riguardo. Perché in effetti se devo essere sincero non sto facendo molto. Cerco di non pensare più di tanto per evitare pensieri negativi o che possano diventare patologici, lavoro, vado da uno psicologo 1 volta al mese. Oltre questo la sera sto a casa a giocare alla play e fumare canne (vivo ancora con i miei ma sto cambiando casa), nel week end cerco di creare delle opportunità ma finisco sempre per richiudermi in casa a fumare e giocare a giochi di società con un paio di amici.

Il tuo pensiero sul "qualcosa di concreto" è frutto dell'inflazione sul lavoro su noi stessi che sentiamo molto spesso su diversi media.

Come se dovessimo scalare le montagne o ricreare pensieri magici ed impegnarci al massimo per superare traguardi inimmaginabili.

Vivere e fluire è già un modo di lavorare ed investire sulla tua persona, dedicandoti a nuove attività sportive o implementando quelle che già pratichi, interessandoti a hobby o passatempi che esulano da lavoro mentale e fisico eccessivo, godendo delle relazioni con amici e parenti focalizzandoti sulla qualità più che sul tempo trascorso, gestire il tuo lavoro o il tuo corso di studi secondo una pianificazione più cosciente e approfondendo aspetti che ti interessano o che avevi tralasciato, e così via.

Uno degli errori che più frequentemente commettiamo è quello di investire molte risorse in un dato campo della nostra vita finendo col trascurarne altri e perdere di fatto un equilibrio trasversale.

Arriviamo con l'acquisire un'identità che è lo specchio di ciò che facciamo, più di ciò che siamo.

E se in termini percentuali ci dedichiamo maggiormente verso un'unica cosa, rischiamo di divenire quella cosa, perdendo quelle innumerevoli sfaccettature che ci caratterizzano, sfumature emotivo-affettive, caratteriali e della nostra complessa e poliedrica personalità.

Ritrovare equilibrio in questo senso, in diversi settori, è auspicabile, ed ugualmente capire cosa ti interessa, cosa ti piace fare e cosa meno, su cosa dedichi più felicemente le tue energie psicofisiche, cosa ti sospende, ti dà il cosiddetto stato di flusso (quello dove il tempo passa in fretta e non te ne accorgi), ma anche il come e il quando, cioè acquisire strumenti che ti permettono di perfezionarti su un tuo interesse specifico e creare così una motivazione che ti spinge a volertici migliorare ulteriormente.

Lavorare è vivere ed investire su di te, qualcosa che avevi tralasciato e che ora diventa un aspetto cruciale per la tua ripresa.

In seguito, e ci vorrà del tempo, quel famoso intervallo che va concesso alle acque per calmarsi, riterrai la conclusione di questo evento con questa ragazza non una occasione sprecata, quanto invece un'opportunità per rimetterti in gioco.

Ristrutturare il modo in cui ti interfacci con l'altro sesso, oltre alle esperienze che hai già acquisito e che non sono da sottovalutare, sarà poi un ulteriore elemento che ti troverai ad affrontare, un ulteriore punto di interesse a cui ti dedicherai e che si aggiungerà alla tua dimensione vitale che, a quel punto, sarà già strutturata.

---

Una volta al mese dallo psicologo mi sembra poco, a meno che non ci sia una programmazione personalizzata e quindi si preveda un cambio sulla frequenza degli incontri lungo il percorso.

E stare lontano dai tuoi ti permetterà di creare una tua dimensione personale dove piano piano ritaglierai tempi e spazi più personalizzati alle tue esigenze e ti darà respiro, dopo una iniziale ri-calibrazione.

12 ore fa, Temperantia ha scritto:

Non so nemmeno perché ho scritto questo post, non saprei nemmeno che risposte aspettarmi. Empatia? Schiaffoni? San Patrignano? 

Piantala.

Hai scritto questo post perché volevi scriverlo, ti sei messo in discussione ed hai voluto farlo con noi, segno di forza, che non ti vuoi nascondere a te stesso ed agli altri.

Un buon punto su cui costruire questa casa solida.

Ora riprendi fiato e ricomincia a nuotare piano, guardando il sole che è lì lontano.

Piano inizierai a scaldarti.

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