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Perchè c'è così tanto dolore nelle persone?


Boulevard

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Back Door Man
3 minuti fa, Silent ha scritto:

Il presente è tutto ciò che esiste. Dove sei adesso, se non nel presente? Puoi essere nel futuro o puoi solo immaginarlo o prevederlo? Puoi essere nel passato o puoi solo ricordarlo?
Il dolore non deriva dal pensare al passato o al futuro, occasionalmente e per fini pratici, ma nel fare quello che fanno tutti, ossia lasciare che il proprio stato mentale-emotivo venga influenzato dal passato o dal futuro.
Il passato può essere fonte di dolore, senso di colpa, rimorso; il futuro può essere fonte di ansia, preoccupazione, paranoia. 
Ma quanto sono reali queste emozioni? Quanto sono vere? Le avverti, le avvertiamo tutti, certo, ma non sono altro che illusioni, che sperimentiamo e vogliono prendere il sopravvento su di noi, portandoci all'identificazione con esse.
Quello di cui sto parlando è essere il testimone silenzioso dei propri pensieri e delle proprie emozioni.
Realizza che dietro di essi c'è qualcos'altro, ossia c'è il vero te, la tua essenza, che poco ha a che fare con i pensieri e le emozioni del momento.

Non accettare il passato, così come il presente, ma anche il futuro, porterà sempre al dolore, in ogni caso. 
Un dolore passato che viene ripetutamente pensato e ripetutamente origina dolore, il pensiero diviene compulsione, l'emozione negativa diviene paradossalmente bisogno. 
Stiamo parlando di quello che non è altro, molto semplicemente, un pattern di pensiero-emozione-comportamento che è stato ripetuto talmente tante volte che è diventato "automatico", non è più conscio ma subconscio. 
Se ne hai consapevolezza, e lo osservi mentre si ripete nuovamente, senza giudicarlo, accettandolo, niente è perduto

Niente da dire contro il tuo pensiero. Per me è OK.

Faccio presente che capire un meccanismo non significa aver risolto il problema.

Io posso sapere che il mio passato condiziona negativamente il mio presente ma...

6 minuti fa, Silent ha scritto:

Il dolore non deriva dal pensare al passato o al futuro, occasionalmente e per fini pratici, ma nel fare quello che fanno tutti, ossia lasciare che il proprio stato mentale-emotivo venga influenzato dal passato o dal futuro.

sei tu capace di NON "lasciare che il tuo stato emotivo sia influenzato dal passato o dal futuro"?

Come ci riesci?

Hai scritto che lo fanno tutti. Quindi tutti lo stesso errore, oppure non c'è rimedio, oppure c'è la formula magica che di volta in volta cambia nome e si chiama mindfulness, yoga, meditazione guidata, religione, satanismo, setta dei Bambini di Yaku, White Heroine, Opium, Assenzio, Scientology, Bestie di Saragat, Circolo Bocciofilo?

Dimmi tu.

Se di un bòve prendi un pelo non tutto è perduto.

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Silent
31 minuti fa, Back Door Man ha scritto:

Niente da dire contro il tuo pensiero. Per me è OK.

Faccio presente che capire un meccanismo non significa aver risolto il problema.

Io posso sapere che il mio passato condiziona negativamente il mio presente ma...

sei tu capace di NON "lasciare che il tuo stato emotivo sia influenzato dal passato o dal futuro"?

Come ci riesci?

Hai scritto che lo fanno tutti. Quindi tutti lo stesso errore, oppure non c'è rimedio, oppure c'è la formula magica che di volta in volta cambia nome e si chiama mindfulness, yoga, meditazione guidata, religione, satanismo, setta dei Bambini di Yaku, White Heroine, Opium, Assenzio, Scientology, Bestie di Saragat, Circolo Bocciofilo?

Dimmi tu.

Se di un bòve prendi un pelo non tutto è perduto.

Se ne fossi sempre capace sarei un individuo illuminato.
Non ne sono sempre capace ma a volte si; a volte lo sei anche tu.
Aver capito un meccanismo significa ricordarsi di essere testimone di esso ogni volta che si verifica.
Se sei testimone di esso e lo reputi disfunzionale, hai il potere di cambiarlo, hai scelta.
Se non ne sei consapevole, non hai più scelta, sei una macchina inconsapevole di se stessa, che agisce secondo schemi ripetitivi.

Se reputi che il passato condiziona negativamente il presente stai dando il potere al passato di condizionare il presente, ti stai privando della possibilità di scelta. 
Il passato certamente influenza il tuo presente, ma se capisci in che modo e ricordi di essere consapevole di quel modo in tutte le volte che si manifesta, hai nuovamente possibilità di scelta.
Lo schema ripetitivo a lungo andare si dissolve e il dolore emotivo scompare

Non mi interessa avere ragione o meno, per me non ha importanza, voglio offrire solamente un nuovo modo di vedere le cose

Modificato da Silent
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Crescendo63
10 hours ago, Back Door Man said:

Personalmente non sono d'accordo sul fatto che la gente viva nel futuro. Il presente è un concetto effimero.

Per me è semplice: sto mangiando una torta.

- Se me la assaporo e godo del piacere sensoriale, sono nel presente.

- Se mentre la mangio penso alla torta di ieri, che magari mi sembra più buona, sono nel passato.

- Se mentre la mangio penso alla torta di domani, o mi preoccupo che la torta stia finendo, sono nel futuro.

 

Spesso la gente non si gode la sua vita, perché non è presente mentre la sta vivendo. Esempio: sono a un concerto e lo filmo, invece di abbandonarmi alle emozioni. Oppure sto facendo sesso e penso a mille cose, invece di perdermi nelle sensazioni. In altre parole, invece di sentire, penso.

 

Quote

Probabilmente il picnic è futuro e la preparazione dell'evento è il presente.

Temo che a volte la tua intelligenza ti freghi, portandoti a cerebralizzare cose in realtà semplici :-)

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Crescendo63

Tornando alla domanda iniziale, aggiungo un fattore importante:

 

8. Il primo problema degli esseri umani, sono gli esseri umani stessi. Nel corso del tempo noi umani abbiamo eliminato, o fortemente ridotto, tutte le fonti di sofferenza esterne: malattie, scarsità, predatori, fattori ambientali (rimane la morte, però sempre più lontana). I problemi che ci creiamo noi stessi, però, rimangono gli stessi: siamo egoisti, miopi, insaziabili, concentrati sul breve periodo, litigiosi, vendicativi, prevaricatori. Dominiamo il pianeta, ma non sappiamo dominare noi stessi. Di conseguenza, la maggior parte della sofferenza umana è creata da noi stessi: (IMHO) gli esseri umani sono fondamentalmente delle teste di cazzo.

Disprezziamo le bestie, ma in realtà loro vivono più in pace, sereni e godendosi la vita di noi.

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Silent

Ad uno sviluppo tecnologico, scientifico, industriale non è andato di pari passo uno sviluppo valori come solidarietà, senso di essere parte di un tutto, amore verso ogni cosa. 
Da qui originano molteplici suddivisioni fra ciò che é, che è uno solo, da qui origina la sofferenza che affligge il mondo.

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Crescendo63
14 hours ago, Silent said:

Ad uno sviluppo tecnologico, scientifico, industriale non è andato di pari passo uno sviluppo valori come solidarietà, senso di essere parte di un tutto, amore verso ogni cosa.

Esatto (è un concetto evidenziato da molti pensatori, incluso Einstein).

 

Siamo arrivati a costruire metropoli, portaerei nucleari e astronavi... ma come sviluppo emozionale e di consapevolezza, non siamo poi molto diversi dai nostri "cugini" scimpanzé. Siamo ancora molto "primitivi".

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Boulevard
Inviato (modificato)
On 6/4/2020 at 1:07 PM, Silent said:

Il presente è tutto ciò che esiste. Dove sei adesso, se non nel presente? Puoi essere nel futuro o puoi solo immaginarlo o prevederlo? Puoi essere nel passato o puoi solo ricordarlo?
Il dolore non deriva dal pensare al passato o al futuro, occasionalmente e per fini pratici, ma nel fare quello che fanno tutti, ossia lasciare che il proprio stato mentale-emotivo venga influenzato dal passato o dal futuro.
Il passato può essere fonte di dolore, senso di colpa, rimorso; il futuro può essere fonte di ansia, preoccupazione, paranoia. 
Ma quanto sono reali queste emozioni? Quanto sono vere? Le avverti, le avvertiamo tutti, certo, ma non sono altro che illusioni, che sperimentiamo e vogliono prendere il sopravvento su di noi, portandoci all'identificazione con esse.
Quello di cui sto parlando è essere il testimone silenzioso dei propri pensieri e delle proprie emozioni.
Realizza che dietro di essi c'è qualcos'altro, ossia c'è il vero te, la tua essenza, che poco ha a che fare con i pensieri e le emozioni del momento.

Non accettare il passato, così come il presente, ma anche il futuro, porterà sempre al dolore, in ogni caso. 
Un dolore passato che viene ripetutamente pensato e ripetutamente origina dolore, il pensiero diviene compulsione, l'emozione negativa diviene paradossalmente bisogno. 
Stiamo parlando di quello che non è altro, molto semplicemente, un pattern di pensiero-emozione-comportamento che è stato ripetuto talmente tante volte che è diventato "automatico", non è più conscio ma subconscio. 
Se ne hai consapevolezza, e lo osservi mentre si ripete nuovamente, senza giudicarlo, accettandolo, niente è perduto

bel post, hai letto per caso il libro "il potere di adesso"? perchè fai riferimenti molti chiari su quel libro.

copio e incollo qualche frase dell'autore per far capire in linea di massima, contro chi lui punta il dito, l'identificazione dell'essere umano con la mente.

la tua "mente pensante" è come quando sei all'interno di  una macchina, tu non sei la macchina, ma sei comunque al suo interno. ma non ti puo indintificare con essa.

"La sofferenza è necessaria nella misura in cui ti fa rendere conto di ciò che non è necessario. Non sono le situazioni a farti infelice. Possono procurarti dolore fisico, ma non ti fanno infelice, i tuoi pensieri ti fanno infelice. Le tue interpretazioni, le storie che racconti a te stesso, ti fanno infelice."

 

"È la nostra mente a causare i nostri problemi, non le altre persone, non “il mondo esterno” è la nostra mente, con il suo flusso di pensieri pressoché costante, che pensa al passato e si preoccupa del futuro. Noi commettiamo il grave errore di identificarci con la nostra mente, pensando che questa sia la nostra identità, mentre in realtà noi siamo esseri ben più grandi."


"Più è forte l’ego e più distanti siete dalla vostra vera natura."

 

L’ego è sempre alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi per mantenere e rafforzare il suo senso illusorio di sé, e si attaccherà prontamente ai tuoi problemi.
Ecco perché, per così tante persone, gran parte del loro senso di identità è intimamente legato ai problemi che hanno.
Quando è così, l’ultima cosa che vogliono è liberarsene, perché significherebbe perdere se stesse.
A livello inconscio, l’ego può investire molto nel dolore e nella sofferenza

La vostra infelicità non è originata dalle situazioni della vita ma dal condizionamento della vostra mente.

 

La maggior parte della sofferenza umana è inutile. Ce la infliggiamo da soli quando, a nostra insaputa, si lascia che la mente prenda il controllo della nostra vita.

 

Modificato da Boulevard
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10 minuti fa, Boulevard ha scritto:

Quando è così, l’ultima cosa che vogliono è liberarsene, perché significherebbe perdere se stesse.

Bel passaggio.

Questo senso di identità, in altro da sé, nasce spesso da situazioni conflittuali che non vogliono o non si hanno gli strumenti per risolvere.

Per cui sentirai persone che ti diranno, con ripetizione e ridondanza, io sono complicato per cui.., io sono debole quindi.., io ho questo problema per cui.., io sono irascibile ma non ci posso fare nulla e via discorrendo.

C'è sempre un Io e un Sono.

Ma definirsi solo per una data caratteristica è voler mostrare quella stessa caratteristica per un determinato scopo, per nascondere e nascondersi.

Sono maschere di ego che servono da capri espiatori per non risolvere quei conflitti interni o problematiche di cui molte volte si disconoscono nome e cognome, in assenza quindi di consapevolezza.

Sono grosse zone di comfort per l'ego che sta lì comodo come su di un'amaca in una spiaggia di notte, con del bel vento fresco.

La mancanza di identità, parlo di identità propria verso il sé, è ascrivibile a scarso amore verso sé stessi, un'arida ricerca di ciò che si è realmente, scarso coraggio e determinazione nell'andare a fondo perché significherebbe fare i conti con screzi e problematiche poche volte indagate o che quando vengono fronteggiate causano dolore, sofferenza.

L'ego soffre per poter soffrire. L'anima soffre per poter risorgere.

Il primo è uno steady state nel quale l'ego nel buio totale ci sguazza e lì vuole rimanere, quindi ti da questa presunta consapevolezza che sei fatto in un determinato modo, e rimani su un livello di conoscenza molto superficiale (scarsa coscienza).

Di conseguenza si verificano dei comportamenti stereotipati o si ricade spesso nelle stesse situazioni spiacevoli senza comprenderne le motivazioni, proprio perché non si conoscono gli schemi e i modelli che sono alla base del nostro sentire, pensare e quindi agire.

Il nostro comportamento è l'epifenomeno di una libreria di volumi disordinati, con copertine sgualcite, o con pagine intonse e mai lette, che generano con meccanismo di causalità tutta una serie di azioni e, più spesso, reazioni, che decifriamo da analfabeti affettivi, come bianco o nero.

La seconda è uno stato che aspira verso il trascendentale e verticale, che si spoglia di tutte le vesti ormai consunte, deteriorate, per vestirsi con abiti di pregiata seta bianca ed andare a fondo negli abissi alla ricerca di coralli, vegetazioni, piccoli pesciolini colorati e goderne di tutta la bellezza (perdonate la piccola figura ossimorica).

Il mare sembrerà blu scuro, con poca luce nel fondale e sarà sinonimo di ignoto, di diffidenza e quindi farà paura all'ego che dirà di essere blu scuro, e che è così e non può farci nulla per cambiare il suo stato attuale.

Farà di quello la sua identità, statica.

Ed ignorerà ciò che invece l'anima è scesa a vedere, tutti quei colori che dicevo, quelle sfaccettature costituite da tante sfumature diverse, da io che sono questo ma anche quello, che sono tutto in un momento diverso e tutto nello stesso tempo, che sono tante parti, una moltitudine di sé che cercano di andare in armonia e di coordinarsi reciprocamente.

E farà di quello la sua identità, mettendosi sempre in discussione, in un rapporto con sé stessi, e quindi con gli altri, dinamico.

Il primo, se perde quell'immagine di blu notte e si specchia, non vede più nulla, sentendosi privato di quella presunta identità, cadendo nel vuoto, in assenza di riconoscimento.

Il secondo, guarderà allo specchio tutte le tonalità di luce rifratte sul suo contorno poliedrico, un avvicendarsi di immagini, luci e colori distinti, e si riconoscerà in quel caleidoscopio di sensazioni, di stati dell'essere.

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Back Door Man

Voglio proporvi un testo.

Sto leggendo dei libri di Eric Berne, che mi sta piacendo moltissimo e ho scovato un PDF che tocca l'argomento del thread.

E' una tesina di uno studente reperibile liberamente online. Posso uppare il documento. Sono 3 MB.

Il titolo è "Il copione di vita nell’Analisi Transazionale"

Secondo le teorie di Berne il destino dell'individuo si forma attraverso il cosiddetto "copione".

E se date una scorsa al testo vi fate un'idea.

TESINA-Copione_di_vita e analisi_transazionale.pdf

 

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Silent

"I realized that, it is not the shouting of my father or my boss or my wife that disturbs me, but it's my inability to handle the disturbances caused by their shouting that disturbs me. It's not the traffic jams on the road that disturbs me, but my inability to handle the disturbance caused by the traffic jam that disturbs me. More than the problem, it's my reaction to the problem that creates chaos in my life".

Sundar Pichai, CEO of Google

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