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Perchè c'è così tanto dolore nelle persone?


Boulevard

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Back Door Man
19 ore fa, Back Door Man ha scritto:

Voglio proporvi un testo.

Sto leggendo dei libri di Eric Berne, che mi sta piacendo moltissimo e ho scovato un PDF che tocca l'argomento del thread.

E' una tesina di uno studente reperibile liberamente online. Posso uppare il documento. Sono 3 MB.

Il titolo è "Il copione di vita nell’Analisi Transazionale"

Secondo le teorie di Berne il destino dell'individuo si forma attraverso il cosiddetto "copione".

E se date una scorsa al testo vi fate un'idea.

TESINA-Copione_di_vita e analisi_transazionale.pdf 2 MB · 5 downloads

 

Per quanto riguarda il testo che ho allegato, la Tesina "Il copione di vita nell’Analisi Transazionale" (file PDF) sono un po' sorry di non poter presentarvi l'argomento. Non ce la farei, ci sarebbe troppo da scrivere. Ma se date un'occhiata alle teorie di Eric Berne, o le conoscete già, potete capire che non siamo OT, anzi, perfettamente IT con il titolo del thread aperto da @Boulevard

"Perchè c'è così tanto dolore nelle persone?"

Intanto potete consultarla online a questo indirizzo. Che magari vi torna più comodo. Leggete la prima pagina e capite. E' che mi dispiace di aver stoppato la discussione (così pare). Avevo intenzioni opposte.

La teoria del copione ci pone alcuni interrogativi utili e, se vogliamo, delle risposte. Se la teoria vi sembra giusta contribuisce alle risposte sul perché la gente sta male. Se non vi sembra giusta è comunque un utile spunto di riflessione.

Sono riuscito a trovare una definizione sintetica del concetto di copione per come lo intende Berne. Eccola qua. Più che definizione una Intro: 

"Ognuno di noi ha scritto per sé la storia della propria vita. Cominciamo a scriverla alla nascita. Quando abbiamo quattro anni, abbiamo deciso le parti essenziali della trama. A sette anni abbiamo completato la storia in tutti i dettagli principali. Da allora sino all'età di circa dodici anni le abbiamo dato dei ritocchi e aggiunto qua e là qualche dettaglio. Nell'adolescenza poi abbiamo riveduto il copione, aggiornandolo con personaggi più aderenti alla vita reale. 

Come tutte le storie, la storia della nostra vita ha un inizio, un punto di mezzo e una fine. Ha i suoi eroi, le sue eroine, i suoi cattivi, i suoi protagonisti e le sue comparse. Ha il suo tema principale e i suoi intrecci secondari. Può essere comica o tragica, mozzafiato o noiosa, fonte d'ispirazione o banale.

[...]"

Articolo completo QUI.

E a voi la parola.

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Crescendo63
2 hours ago, Back Door Man said:

Per quanto riguarda il testo che ho allegato, la Tesina "Il copione di vita nell’Analisi Transazionale" (file PDF)

Grazie per la condivisione, l'ho scaricato e lo leggerò nei prossimi giorni.

Parlando di Berne, ho iniziato a leggere "Games people play" (Ita: "A che gioco giochiamo?"). Ed oggi ho realizzato come un mio stato depressivo si colleghi al mio bambino ferito che ha bisogno di sentirsi amato in modo totale e incondizionato (e 'sticazzi! 😉 ). Forse c'è un nesso? :) Boh, cmq sono scoperte scomode ma utili. Ma che fatica...!

 

Quote

Sono riuscito a trovare una definizione sintetica del concetto di copione per come lo intende Berne. Eccola qua.

Grazie, lettura interessante.

Anche se non mi convince del tutto che quel copione domini l'intera nostra vita. Sembra cancellare completamente il libero arbitrio.

Credo che possiamo uscirne se, nel tempo, ampliamo la nostra consapevolezza e prendiamo coscienza delle "forze oscure" che ci muovono dal profondo.

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1 ora fa, Crescendo63 ha scritto:

Ed oggi ho realizzato come un mio stato depressivo si colleghi al mio bambino ferito che ha bisogno di sentirsi amato in modo totale e incondizionato (e 'sticazzi! 😉 ). Forse c'è un nesso?

Questo stato depressivo si collega ad un determinato momento che riesci ad inquadrare?

Anche magari una situazione pratica o un esempio.

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Crescendo63
16 hours ago, sasa4 said:

Questo stato depressivo si collega ad un determinato momento che riesci ad inquadrare?

Beh, ci possono esseri eventi che lo sollecitano (episodi di rifiuto da parte di donne, solitudine, isolamento sociale, mancanza di attività significative o di scopo), ma a volte succede anche senza motivo apparente (fantasmi del passato che emergono...?).

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Boulevard
On 6/4/2020 at 12:25 AM, Back Door Man said:

Questo determina un errore di giudizio. Come se ci fosse un menu, ed al mattino si potesse scegliere cosa fare fra non 2 ma 5 opzioni, scegliere chi incontrare fra 10 persona diverse, e così via. Se così fosse le scelte sarebbero infinite.

E invece no. Al max scegli fra 5 diverse lamette da barba.

Le poche scelte che si presentano sono pilotate.

quel libero arbitrio di cui parli è l'insieme di scelte giusto e/o sbagliate che hai fatto nel passato. 

infatti il successo o il fallimento sono il risultato delle tue scelte del passato, quello che ti succedde nel presente è solo la sua manifestazione.

tutto è interconnesso.

la vita è un po come il poker, si vince alla lunga, bisogna pensare alla lunga, devi (dovresti) vedere le tue scelte di oggi in relazione al futuro, parlando di anni.

"come se ci fosse un menu" 

se da domani decidi che ti sbatterai come un matto per avere 10 contatti solidi di donne attraenti ( solo un esempio), tra 3-6 mesi avrai il menu a tua scelta.

se oggi, domani, dopodomani e via così, non ti muovi attivamente, non "semini", per costruire il tuo futuro, non avrai nessuna scelta e starai dove sei ora.

ma non ci arriverai mai se non pensi alla lunga, e non giochi la vita come il poker.

quello è il libero arbitrio.

 

 

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Boulevard
On 6/8/2020 at 1:20 AM, sasa4 said:

L'ego soffre per poter soffrire. L'anima soffre per poter risorgere.

Il primo è uno steady state nel quale l'ego nel buio totale ci sguazza e lì vuole rimanere, quindi ti da questa presunta consapevolezza che sei fatto in un determinato modo, e rimani su un livello di conoscenza molto superficiale (scarsa coscienza).

Di conseguenza si verificano dei comportamenti stereotipati o si ricade spesso nelle stesse situazioni spiacevoli senza comprenderne le motivazioni, proprio perché non si conoscono gli schemi e i modelli che sono alla base del nostro sentire, pensare e quindi agire.

Il nostro comportamento è l'epifenomeno di una libreria di volumi disordinati, con copertine sgualcite, o con pagine intonse e mai lette, che generano con meccanismo di causalità tutta una serie di azioni e, più spesso, reazioni, che decifriamo da analfabeti affettivi, come bianco o nero.

La seconda è uno stato che aspira verso il trascendentale e verticale, che si spoglia di tutte le vesti ormai consunte, deteriorate, per vestirsi con abiti di pregiata seta bianca ed andare a fondo negli abissi alla ricerca di coralli, vegetazioni, piccoli pesciolini colorati e goderne di tutta la bellezza (perdonate la piccola figura ossimorica).

Il mare sembrerà blu scuro, con poca luce nel fondale e sarà sinonimo di ignoto, di diffidenza e quindi farà paura all'ego che dirà di essere blu scuro, e che è così e non può farci nulla per cambiare il suo stato attuale.

Farà di quello la sua identità, statica.

Ed ignorerà ciò che invece l'anima è scesa a vedere, tutti quei colori che dicevo, quelle sfaccettature costituite da tante sfumature diverse, da io che sono questo ma anche quello, che sono tutto in un momento diverso e tutto nello stesso tempo, che sono tante parti, una moltitudine di sé che cercano di andare in armonia e di coordinarsi reciprocamente.

E farà di quello la sua identità, mettendosi sempre in discussione, in un rapporto con sé stessi, e quindi con gli altri, dinamico.

Il primo, se perde quell'immagine di blu notte e si specchia, non vede più nulla, sentendosi privato di quella presunta identità, cadendo nel vuoto, in assenza di riconoscimento.

Il secondo, guarderà allo specchio tutte le tonalità di luce rifratte sul suo contorno poliedrico, un avvicendarsi di immagini, luci e colori distinti, e si riconoscerà in quel caleidoscopio di sensazioni, di stati dell'essere.

bellissimo questo passaggio, come del resto tutto il tuo sapere che stai condividendo con noi, grazie mille :)

 

 

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Boulevard
Inviato (modificato)
On 6/5/2020 at 10:53 AM, Silent said:

Ad uno sviluppo tecnologico, scientifico, industriale non è andato di pari passo uno sviluppo valori come solidarietà, senso di essere parte di un tutto, amore verso ogni cosa. 

questa è una perla, sono d'accordissimo.

e penso sia una delle cause principali dell'infelicità e soprattutto paura e insicurezza che abbiamo nel mondo odierno.

rispondere con l'odio ci avvellena anche a noi, e così avveleniamo gli altri intorno a noi, e così via.

E' un ciclo.

l'amore, la gentilezza, è sinomimo di forza e sicurezza in se stessi, l'odio l'esatto opposto.

fateci caso, quelle persone che odiano poverine sono quelle più deboli, l'odio di per se è un sentimento di quelle persone insicure e fragilissime. (detto senza giudizio)

perchè? come abbiamo già detto, odiare è facile, essere invidiosi è facile, ed è la scelta più comoda per reagire ad un determinato evento.

saper rispondere con l'Amore incodizionato è la vera forza interiore.

come diceva San Francesco "è dando che si riceve".

dovremo dare di più, per il semplice gusto di farlo e perchè ci fa stare bene, e così, piano piano, costruiamo la nostra felicità del domani e aiutamo gli altri ad esserlo.

invece oggi la gente l'unica cosa che vuole è "essere migliore di te", avercelo più lungo di te, per alimentare quell'ego che li sta mangiando vivi e li sta avvelenando piano piano (ma non se ne rendono conto)

io scopo di più di te, io sono più bello di te, io sono più ricco di te, io ho la macchina migliore della tua, e così via.

questa è la società di oggi, poi ci meravigliamo che le persone siano fragili e tristi.

 

 

 

 

 

 

Modificato da Boulevard
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Boulevard
Inviato (modificato)

Comunque, stavo riflettendo sul fatto che (almeno dalla mia esperienza) le donne (belle, ndr) siano quelle più colpite da questo fenomeno...forse perchè di natura sono quelle più deboli (ovviamente detto senza cattiveria) e vittime dell'ego e della mente razionale, le più esposte nella nostra società ai riflettori, quelle che sentono di più in qualche modo la pressione sulle spalle e non hanno magari i mezzi e/o sistema interiore per reggere, e molto spesso sono lasciate al caso, alle loro cazzate mentali e ai loro modi astratti di vedere il mondo, senza che nessun Uomo con le palle, le prenda per mano e le indichi in qualche modo la Via.

si, se le donne sono così, è anche un po colpa nostra.

 

siete d'accordo?

Modificato da Boulevard
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32 minuti fa, Boulevard ha scritto:

e penso sia una delle cause principali dell'infelicità e soprattutto paura e insicurezza che abbiamo nel mondo odierno.

rispondere con l'odio ci avvellena anche a noi, e così avveleniamo gli altri intorno a noi, e così via.

E' un ciclo.

l'amore, la gentilezza, è sinomimo di forza e sicurezza in se stessi, l'odio l'esatto opposto.

fateci caso, quelle persone che odiano poverine sono quelle più deboli, l'odio di per se è un sentimento di quelle persone insicure e fragilissime. (detto senza giudizio)

perchè? come abbiamo già detto, odiare è facile, essere invidiosi è facile, ed è la scelta più comoda per reagire ad un determinato evento.

saper rispondere con l'Amore incodizionato è la vera forza interiore.

Ero con una mia amica che mi raccontava di una discussione avuta con il suo partner nel contesto di una relazione convenzionale.

Inutile citare pattern e stereotipie che si ripetevano, così come forti distorsioni cognitive anche su ciò che le dicevo io.

Forte resistenza e basso insight.

Mi diceva come rispondere al suo fidanzato dopo che si sono susseguiti messaggi sia vocali sia scritti tra ego, battibecchi dove lei, nonostante il ragazzo stava portando avanti una battaglia contro sé stesso e fondamentalmente contro il nulla, in un primo momento aveva fatto comunque un primo passo verso la "riappacificazione".

Il problema è fare pace.

Fare pace significa considerare in essere quella discussione - che viene pertanto identificata come guerra -.

Etimologicamente discussione indica separazione (dis-), agitare, stressare diversi argomenti per arrivare, se possibile, a delle conclusioni.

Immaginare di coltivare una relazione con tali premesse fa già capire che il filtro dovrebbe essere a monte, prima per sé stessi e poi, di conseguenza, nella scelta del partner e quindi della relazione.

E se riconosci quella discussione riconosci le motivazioni che ne stanno alla base.

Motivazioni inesistenti, o almeno non quelle che appaiono ad un esame superficiale, ma che sono relative al gioco di potere che esercita l'ego per riconfermarsi, per permeare la psiche dell'individuo che ne prende in senso prevalente le caratteristiche.

Allora lei più volte ripeteva che aveva già fatto il primo passo non ricevendo un buon feedback, quindi non voleva più aprirsi o fare un ulteriore passo.

Situazione vista e rivista che fa capire come ci sono tante sovrastrutture e convinzioni sia di pensiero che comportamentali difficili da sfoltire ed eradicare, sia da una parte che dall'altra (quindi della relazione, che è il prodotto dell'interazione dinamica dei due individui).

Anche nel suo comportamento c'è dell'ego, perché se tu sei disposto naturalmente a passare oltre la discussione, in quanto realmente vuoi fare il primo passo ed avvicinarti, accetti tranquillamente che l'altro possa restare chiuso e continuare in questo gioco, ma soprattutto di quella discussione nemmeno ne parli o ne fai accenno, perché non ha senso di esistere, nemmeno la vedi.

Vedi oltre, vedi le motivazioni intra-psichiche che spingono quella persona a comportarsi così, vedi che c'è tanto altro, che prevale l'ego che getta ombra sull'anima, la stessa ombra che impedisce a quel soggetto di vedersi e di riconoscersi nel suo intero spettro di colori.

Quando invece re-agisci alla sua re-azione allora l'hai fatto solo con la pretesa iniziale che lui accettasse ciò che volevi tu, ancora una volta in posizione di dominio e quindi superiorità presunta o ricercata.

Equivale a voler convincere una persona, non ad offrire semplicemente il tuo punto di vista accettando la diversità.

Ancora una volta ego.

E quindi le dicevo di rispondere che lo ami, e basta.

Lei sorpresa e nervosa mi chiedeva come si potesse scrivere a qualcuno che vuole avere ragione o vuole tenere il muso (sta roba è oscena solo a scriverla), che non accetta di aprirsi nonostante il primo passo e il tentativo di dire di andare avanti, di amarlo.

Una persona in relazione con un'altra ti chiede come possa scrivergli di amarla.

Questo fa capire che non parliamo di adulti che comunicano, dialogano ed in ultimo si amano.

Ma di bimbi capricciosi.

Lotta per chi ha ragione, per chi ha la colpa, per chi non capisce, per chi non ama o non sa amare abbastanza.

Mi chiedeva: ma non dimostro di essere debole se gli lascio passare questa cosa, scrivendogli addirittura che lo amo?

Allora le facevo l'esempio di Gandhi e dell'esercito britannico in India, facendole una semplice domanda.

Guardalo con gli occhi, è più forte chi si arma di fucile per difendersi e quindi si pone in posizione di offesa, di attacco, o chi ti si mostra davanti, con le braccia aperte, si espone e con il sorriso ti dice che se vuoi puoi sparargli?

Anche se in un primo momento può sembrare controintuitivo, è più forte chi si apre, chi mostra le debolezze consapevole delle cause e delle conseguenze, convivendoci, è più forte colui che ti dice che ti ama, che ha fatto e sta facendo un percorso anche di sacrificio e sofferenza per conoscersi a fondo per poi conoscere te meglio, ed entrare così in connessione intima, profonda.

È più forte colui che ha accettato di farsi più domande piuttosto che ricevere delle risposte.

È più forte colui che non ha la costante necessità di difendersi affinché gli altri non guardino le sue ferite interiori.

Allora quel filo sottile, quel filo che rappresenta questo concatenarsi, questa continua lotta di potere prima intra-personale poi inter-personale, quel filo che rappresenta questo ripetersi ridondante e stereotipato, egoico, di pensieri ed azioni (in cui i sentimenti non trovano posto), che passa da una persona all'altra, questo benedetto filo prima o poi va tagliato.

Con poche semplici parole ed un sorriso.

Vedo ciò che è oltre, ciò che questa maschera goffamente cerca di nascondere, vedo te e la moltitudine di parti che ti compongono.

Sei anche quello certo, ma non solo.

Apro le braccia.

E ti sorrido.

Interruzione di schema.

 

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