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In difesa dell ' aggressività


Yuber

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Back Door Man

Ti ringrazio, @^'V'^

La tua risposta è eccellente.

Leggendo mi sono trovato sullo scenario operativo. Ho vissuto mentalmente l'azione.

E un sacco di cose non le sapevo. E' stata un'avventura leggerti. Buona Domenica.

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Kaihō-sha
15 ore fa, ^'V'^ ha scritto:

Quando penso al sacco, ai pugni chiusi e disarmati che lo picchiano (non fraintendermi, cosa che piace anche a me - e mi piace anche pettinare e acconciare e truccare la testa bj che ho sul comò), mi viene in mente più il pupazzo Bobo di Bandura che la violenza o una qualche connessione con la virilità.

Esiste una sagoma che usano nel rugby per allenarsi a spingere un uomo.

Non l'ho mai provata ma ho sentito di persone che l'hanno picchiata applicando pressione per avanzare.

Probabilmente (congettura) contenendo il concetto di dominanza sociale della spinta e del guadagnare terreno e far retrocedere ha un buon effetto sull'asse ipotalamo ipofisi testicoli.

Nei topi maschi la dominanza sociale si può misurare facendoli passare in un tubo tipo quello dei baci perugina ma trasparente, e uno dei due deve retrocedere se vogliono passare.

Quello che retrocede poi è praticamente frocio per ore o giorni non ricordo.

(Per chi nuovo del forum: frocio significa mezzo maschio, non omosessuale, ed è misurabile).

Manipolando una parte del cervello dei topi geneticamente modificati per rispondere a stimoli luminosi con fibre ottiche, si può dar loro un overboost di dominanza sociale per cui spingono l'altro nel tubo e passano prima, avendo in cambio ora non ricordo se ore o giorni di virilità potenziata.

Se penso al sacco, credo siamo influenzati da un modello, pubblicità, belle foto, parti di film, video sul tubo: c'è sempre un maschio virile che si benda i polsi e picchia un sacco per allenarsi o per sfogarsi.

Per questo penso a Bobo.

I motivi per cui credo che siamo influenzati dal modello sono questi:

- la violenza e l'aggressività nella nostra specie hanno a che fare con il pollice opponibile per brandire oggetti e la mente per trasformare ogni oggetto utile in arma.

Questo ha anche più correlazione col "guerriero", archetipo comunque recentissimo per il DNA (la guerra arriva con la stanzialità e l'agricoltura).

Non hanno a che fare con il nascondere gli artigli per proteggere occhi e gola dell'altro e colpire a mani nude per fair play sportivo, duello.

- Quando picchi il sacco non vivi la violenza e nemmeno la dominanza sociale.

Non vivi la violenza perché non chiudi la distanza per finire il lavoro, non lo schiacci a terra, non lo finisci, rimani in boxing range e torni sempre a distanza.

Non vivi la dominanza sociale perché non guadagni territorio, non applichi pressione costante, torni a distanza di boxe.

Il fatto che allontani i comportamenti violenti non lo so.

Se parliamo di Bobo e Bandura direi no.

Se penso ai pugili che ho conosciuto e con cui ho lavorato e scambiato e vissuto i loro dietro le quinte, metà grazie al fatto di fare sport e non stare per strada a fare cazzate hanno avuto una devianza comportamentale virtuosa, uno ad esempio è andato a fare il pompiere.

Metà invece facevano a botte nella vita privata, al di fuori dal nostro lavoro o dal ring, anche spesso, e per futili motivi.

La loro devianza comportamentale era viziosa e hanno conosciuto anche le sbarre oltre alle corde.

Se ci pensi molti ultras dello stadio fanno boxe e picchiano il sacco.

E altrettanti ragazzi che sarebbero stati alla baracchina dei gelati a drogarsi di giorno e preparare una spaccata o a cercare l'acetilene per fare un bancomat, grazie all'essere in palestra a picchiare il sacco e grazie alla disciplina dell'allenatore e l'impegno e tutto il corollario, hanno ricevuto dal sacco una via di fuga dalla devianza da peer pressure.

In ogni caso, a parte tutte le considerazioni, la sensazione che riporti è innegabile e picchiare il sacco, soprattutto il pesante, anche a me scarica un bel po'.

Credo dipenda dalle catecolamine che accumuliamo per via di continui problemi astratti che non si possono uccidere né fuggire, come i conti da pagare, l'affitto, e queste catecolamine irrigidiscono a vuoto la muscolatura scheletrica, con ripercussioni sulla psiche e viceversa in un circolo vizioso.

Quando usi quella tensione e la scarichi su una superficie che può reggere senza danneggiarti, in effetti ti stai rendendo un servizio.

Ma lo stesso andrebbe fatto con la voglia di scappare e la tensione ai muscoli delle gambe.

Che è poi l'esercizio della fuga in scatto sui 20 -50 metri circa che vedi in Evoluzione Primitiva, con il compagno che simula un agguato alle spalle da dietro un albero ed è liberatorio a quel punto scappare in scatto come un coniglio, dopo una vita di condizionamento sociale al non scappare e fronteggiare a petto in fuori tutto pena la derisione.

In natura (prima della scoperta degli antibiotici) non scappare davanti ad un agguato, tirare fuori il petto e vincere riportando solo una ferita...

Significava infezione e morte.

Non fosse così avremmo la fight reaction come hardware, non la fight or flight reaction (Lotta o fuggi).

 

Ci sta...

 

 

Forse il click mentale che ho sentito io in quel periodo e’ legato anche al discorso “non mettere le mani addosso agli altri se no sei un bambino cattivo”...schema mentale maladattivo che spesso fa capolino nella mia vita...comportando anche una certa rabbia repressa di fondo...almeno nel suo passaggio all’atto...

 

 

 

il poter esprimere fisicamente questa cosa ho sentito che mi ha fatto fare una sorta di scatto mentale..un po’ più profondo della semplice catarsi emotiva da catecolamine...come se mi reimpossessassi di un istinto atavico spesso indirettamente osteggiato dal mio ambiente sociale...”gioco di mani gioco di villani” appunto...

 

 

 

la cosa su cui sono più perplesso e’ il rapporto, nella specie umana, tra aggressività rituale (dominazione sociale) e predatoria...perché e’ vero che esistono diversi circuiti cerebrali per questa (se non erro fecero esperimenti sui gatti che identificarono aree diverse dell’amigdala a diversi comportamenti aggressivi) ma nella specie umana, vuoi per le nostre facoltà mentali “superiori” che ci slegano dall’istinto più immediato...nel bene e nel male...

 

 

può’ pure succedere che un duello rituale può tramutarsi velocemente in combattimento predatorio (tipo che caccia la lama dopo aver invitato la persona a “battersi da uomo” o per ritorsione) oppure situazioni di 5 contro uno per sottomettere il malcapitato (mezzo predatorio con intento rituale)

 

 

In ogni caso...alcuni dicono che nel momento in cui sei tutto sommato preparato e tonico sul piano fisico e del fiato, impari a scambiare con un certo contatto e ti abitui a darle e prenderle..reggendo la pressione di uno scontro ancorché rituale...tendenzialmente saresti più preparato di uno che fa corsi di krav maga farlocchi dove ti insegnano tecniche improbabili o ti parlano di tecniche talmente devastanti da non poterle utilizzare...che poi magari e’ pure vero...ma li come faccio allora a prepararmi a degli scontri se non affondo mai quei colpi? Per quale motivo dovrebbero funzionare sotto pressione?

 

 

Rivolgo la domanda a te che per anni hai insegnato combattimento da strada approfondendone molto i vari aspetti

 

 

Cosa diresti a chi sostiene che uno sport di contatto per quanto limitato sia una scelta tendenzialmente preferibile rispetto a un’ arte marziale tradizionale o moderna da strada? 
 

 

e nel secondo caso...come si allenano tecniche più “predatorie” senza ammazzarsi tra compagni di allenamento?

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