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Thread per i sopravvissuti a famiglie disfunzionali


Back Door Man

Messaggi raccomandati

Tony Montana
On 4/27/2021 at 11:54 PM, Oudeis said:

Io, nonostante questa schifezza... voglio studiare Medicina. E se tutto dovesse andar bene, prima del quarto anno non sarò economicamente indipendente. Fino a quel momento, non potrò andare a vivere da sola, né scappare da questa situazione di merda e vivere serenamente. In pace. Cercando in tutti i modi di risanarmi.

Se invece scelgo di andare via, dovrò abbandonare il mio sogno per cercarmi un lavoro.

E riprenderlo, magari, più tardi. Ma si può diventare dottori, che so, a 34 anni... e non avere problemi a trovare lavoro?

Un incubo. 

A oppure B. Bianco oppure nero.

La tua non è una scelta, è un bivio, un dilemma.

Hai dimostrato in altri topic di essere intelligente e capace di strategia win-win.

Quello in cui devi investire ingegno, acume, creatività ed energia è trovare la terza via.

Prima però, come ti suggerisce saggiamente @bruni, indaga e sonda a fondo chi sei e cosa vuoi.

γνῶθι σαυτόν

Non sei nessuno, non sei οὐδείς. Sei qualcuno. Con drive, passioni e volontà straordinariamente individuali.

I tuoi genitori potranno non riconoscerlo e rifiutare ciò che di più puro e selvaggio c'è in te, l'instinto e le passioni che ti scorrono nelle vene.

Ma noi lo vediamo, ci inchiniamo e lo riconosciamo. Se tu sei disposta ad accettarli (ed accettarti) per prima.

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6 ore fa, bruni ha scritto:

Ho provato a scriverti in privato ma non posso, se tu ci riesci ti do una mano volentieri 

@bruni Ti ho scritto, spero che il messaggio sia arrivato. Altrimenti cambio le impostazioni della privacy.

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  • 3 mesi dopo...
Back Door Man
On 8/29/2020 at 2:11 PM, Back Door Man said:

il punto d'inizio della discussione potrebbe essere come ci siamo organizzati da adulti, sapendo che non abbiamo avuto il normale supporto familiare. Ci siamo dovuti arrangiare un po' più della media.

Ma non è obbligatorio partire da qui. Potete scegliere liberamente da dove cominciare.

Salve.

In questi giorni, trovandomi in luogo meno antropizzato della media, ho avuto modo di riposare e di riflettere.

Non vorrei ma non posso evitarlo: non posso fare a meno di pensare alla famiglia assurda che ho avuto e a quanto abbia condizionato la mia vita.

Tutto ciò premesso

E se rileggete la citazione che proviene dal primo post del test

Un punto di partenza diverso da quello proposto nella citazione potrebbe essere quello statistico.

Quanto conta la famiglia nel successo personale?

E nella felicità personale.

(In teoria felicità e successo dovrebbero passeggiare a braccetto, ma ci sono scuole di pensiero che hanno modificato la definizione di successo e hanno scisso la felicità).

Il successo in cambio del sacrificio degli affetti.

In tal caso il successo è inteso in ambito economico e sociale: è incompleto.

Norma Jean / Marylin Monroe è un simbolo di questa aberrazione americana.

La bella donna "di successo" profondamente infelice.

Niente di buono è venuto dall'America dopo la WW2.

Nessuna ideologia. Tutta pubblicità. Ci hanno insegnato come si vive.

The American way of Life.

The American Dream

Tutte fregature, in retrospettiva.

Dalla Russia invece non è arrivato NIENTE.

Escluse chiacchiere sul comunismo non ci era dato sapere nulla di ciò che avveniva al di là del muro.

E questo ha determinato un'egemonia culturale Yankee.

In tempi precedenti di egemonia culturale aveva teorizzato l'italiano Gramsci.

Chi ha l'egemonia culturale vince. Convince e conseguentemente vince.

Un concetto che dovrebbe essere conosciuto da chi non vuole essere prigioniero dell'ignoranza.

 

Ma torniamo in topic: Quanto conta la famiglia etc?

 

Immaginiamo un bambino, maschio o femmina che sia.

Che futuro avrà? Da cosa dipende il suo futuro?

Ci sono degli elementi da tenere in considerazione: il genotipo. Chi ha un buon genotipo è avvantaggiato rispetto a chi ne ha uno poco buono.

Il fenotipo dipenderà invece dall'accesso alle risorse (e non solo).

Il biotipo è la combinazione fra genotipo e fenotipo.

Una bella donna, o un bell'uomo, sono tecnicamente un bel (o buon) fenotipo.

Sarebbe però illogico se proseguissi con altri elementi che andranno a determinare il futuro del pargolo. 

Dovrei fare uno sforzo, fare mente locale, perché prima di tutto il resto, viene la famiglia.

Direi che la famiglia è l'elemento più importante, anche più del genotipo.

Direi che ha valore di importanza pari al 90%.

Non è una percentuale calcolata, me la suggerisce la logica.

_

Mi è finita l'ispirazione: tornerò poi a "dipingere" il quadro da presentarvi. In modo da farne elemento di riflessione e approfondimento.

 

"She was a picture in old Spanish lace

South of the Border, down Mexico way"

 

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Back Door Man
On 8/22/2021 at 12:58 AM, Back Door Man said:

Salve.

In questi giorni, trovandomi in luogo meno antropizzato della media, ho avuto modo di riposare e di riflettere.

Non vorrei ma non posso evitarlo: non posso fare a meno di pensare alla famiglia assurda che ho avuto e a quanto abbia condizionato la mia vita.

Tutto ciò premesso

E se rileggete la citazione che proviene dal primo post del test

Un punto di partenza diverso da quello proposto nella citazione potrebbe essere quello statistico.

Quanto conta la famiglia nel successo personale?

E nella felicità personale.

(In teoria felicità e successo dovrebbero passeggiare a braccetto, ma ci sono scuole di pensiero che hanno modificato la definizione di successo e hanno scisso la felicità).

Il successo in cambio del sacrificio degli affetti.

In tal caso il successo è inteso in ambito economico e sociale: è incompleto.

Norma Jean / Marylin Monroe è un simbolo di questa aberrazione americana.

La bella donna "di successo" profondamente infelice.

Niente di buono è venuto dall'America dopo la WW2.

Nessuna ideologia. Tutta pubblicità. Ci hanno insegnato come si vive.

The American way of Life.

The American Dream

Tutte fregature, in retrospettiva.

Dalla Russia invece non è arrivato NIENTE.

Escluse chiacchiere sul comunismo non ci era dato sapere nulla di ciò che avveniva al di là del muro.

E questo ha determinato un'egemonia culturale Yankee.

In tempi precedenti di egemonia culturale aveva teorizzato l'italiano Gramsci.

Chi ha l'egemonia culturale vince. Convince e conseguentemente vince.

Un concetto che dovrebbe essere conosciuto da chi non vuole essere prigioniero dell'ignoranza.

 

Ma torniamo in topic: Quanto conta la famiglia etc?

 

Immaginiamo un bambino, maschio o femmina che sia.

Che futuro avrà? Da cosa dipende il suo futuro?

Ci sono degli elementi da tenere in considerazione: il genotipo. Chi ha un buon genotipo è avvantaggiato rispetto a chi ne ha uno poco buono.

Il fenotipo dipenderà invece dall'accesso alle risorse (e non solo).

Il biotipo è la combinazione fra genotipo e fenotipo.

Una bella donna, o un bell'uomo, sono tecnicamente un bel (o buon) fenotipo.

Sarebbe però illogico se proseguissi con altri elementi che andranno a determinare il futuro del pargolo. 

Dovrei fare uno sforzo, fare mente locale, perché prima di tutto il resto, viene la famiglia.

Direi che la famiglia è l'elemento più importante, anche più del genotipo.

Direi che ha valore di importanza pari al 90%.

Non è una percentuale calcolata, me la suggerisce la logica.

_

Mi è finita l'ispirazione: tornerò poi a "dipingere" il quadro da presentarvi. In modo da farne elemento di riflessione e approfondimento.

 

"She was a picture in old Spanish lace

South of the Border, down Mexico way"

 

Stasera l'ispirazione non ce l'ho.

Il discorso di ieri potrà essere sviluppato poi.

Ho altri pensieri.

Una domanda per chi vuole rispondere. In special modo ai sopravvissuti oggetto del thread.

Premesso che avevo una famiglia che sarebbe stato meglio non avere. Non avessi avuto nessuno si sarebbero dovuti occupare di me i servizi sociali, ma ce l'avevo anche se era più un danno che un vantaggio.

Ora non ce l'ho più.

C'e rimasta mia madre ma faccio conto che non esista.

Mi ha sempre danneggiato. È da tenere alla larga.

Mia nonna, che fu una madre per me, non c'è più da 15 anni.

Non ho una famiglia.

È una condizione penalizzante e triste.

Non è un bell'argomento, non è una bella domanda, tuttavia la faccio lo stesso:

Qualcuno di voi non ha famiglia? È, per così dire, "solo al mondo"?

Dovremmo essere molto pochi, quelli soli, senza parenti stretti.

Se qualcuno si ritrova in questa condizione e vuole esternarla ha tutta la mia attenzione (e ammirazione per aver fatto comng out).

 

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  • 1 mese dopo...
Federico97

Riporto la mia esperienza. Premetto che è un argomento a cui tengo particolarmente e sarò prolisso per cercare di fornire una idea più chiara possibile.

Ho 23 anni, quasi 24, studio medicina e ho appena iniziato il 6o anno, conto di finire il prima possibile secondo le mie capacità e potermi così allontanare definitivamente.

Non so quando è iniziato il tutto, forse, anzi sicuramente da sempre, ma so quando ho iniziato a capirci qualcosa della merda in cui mi trovavo.

Era il 2016, sostengo il test, causa mio errore durante la trascrizione delle risposte non rientro nella mia città natale bensì in una a 130 km di distanza.

Accade che io, che non ero mai uscito dalle 4 mura di casa e che non avevo esperienza del mondo. Io, che avevo sempre vissuto in una cupola di vetro, mi sono trovato, per quanto 130 km possano sembrare pochi, a dover affrontare una realtà totalmente nuova.

Inizio facendo il pendolare, mi rendo conto conto che per me è troppo pesante e mi rivolgo a quelli che oggi chiamo padrone e matrona per prendere casa in affitto. Da bravi genitori che non hanno mai fatto mancare nulla economicamente ai propri figli acconsentono e così inizia la mia esperienza fuorisede.

È però necessaria una lunga digressione;  ne farò molteplici in seguito. Insomma, per tutta l'infanzia e adolescenza, la casa localizzata in periferia, a detta di matrona era in perenne disordine ed era impensabile far vedere qualche panno fuori posto o un briciolo di polvere agli estranei. Quindi o ero io a farmi invitare da qualche coetaneo, cosa che ho fatto, oppure niente da fare. Con il senno del poi, matrona aveva ragione, infatti era vero che ci fosse disordine, ma questo non era fisicamente tangibile.
Alle nostre lamentele, dico nostre perché ho un fratello di 22 anni, circa la volontà di stringere amicizie veniamo iscritti agli scout della parrocchia sotto casa. Avevano trovato  i babysitter per un paio di giorni alla settimana, però c'era un problema, che ogni volta si finisse tardi, e la colpa come sempre del resto, era la nostra.

Noi, dove andassimo e andassimo non dovevamo permetterci di farli attendere. Mi portavano in palestra perché il figlio doveva fare karate? Oppure portavano mio fratello in piscina? Guai ad uscire con qualche minuto di ritardo. Tu, dovevi uscire docciato e se uscivi dopo il ragazzo che si era solamente asciugato senza farsi la doccia, era la fine del mondo. Ti sentivi dire: vedi che sono usciti N. ragazzi prima di te.  O ancora, quando finita l'attività di scoutismo, gli altri ragazzi si andavano a prendere una pizza, tu invece  dovevi tornare sopra perché loro dovevano dormire, alle 23.00 per 2 giorni a settimana. 

Da qui la difficoltà a stringere amicizie.

Si è sempre mangiato bene, matrona è brava nel cucinare piatti tradizionali, ma cucina perché lo deve fare. Io invece ho sempre avuto la passione per la cucina, nel tempo libero la affiancavo e apprendevo come una spugna, ma sentivo la necessità di provare piatti sempre nuovi. Mi sono tuttavia sempre dovuto trattenere, perché qualora proponessi nuove ricette se non uscivano perfettamente, mi attendevano solo critiche.
Perché in casa, esistevano solo le critiche,infatti  se facevi bene era merito loro, se fallivi era colpa tua.
Non penso scorderò mai padrone che mi citava Proietti con la sua battuta sugli avvocati e i loro clienti.  Brevemente, quando vincevano lo mettevano in culo entrambi, quando perdevano a prenderlo era solo il cliente.

Ritorniamo però alla prima esperienza fuorisede. Matrona doveva preparare il cibo al figlio perché altrimenti come sarebbe sopravvissuto il pargoletto da solo? Per lei era inconcepibile l'autonomia. Matrona si lamenta che deve cucinare ogni fine settimana, ma io non avevo mai chiesto nulla, faceva tutto lei e voleva far sentire in colpa me.

Il senso di colpa è stato fino ai 20 anni il mio modus vivendi, io ero il figlio bravo perché aiutavo sempre nelle faccende domestiche, con la cucina, con i servizi, ero sempre a disposizione, bravo a scuola, mio fratello invece la pecora nera. Qualora non aiutassi, non meritavo attenzioni e magicamente non ero più bravo. Davano e toglievano attenzioni. 

Durante il primo anno matrona accusa il colpo del distacco e si verificano discussioni per futili motivi ma che fondamentalmente avevano alla base la sua sensazione di star perdendo controllo.

Il secondo anno fu un anno difficile dal punto di vista dello studio perché erano presenti esami che richiedevano una preparazione lunga e da qui inizio ad andare in crisi. Contemporaneamente ho una frequentazione di tre mesi con una ragazza della mia città e sono costretto a tornare ogni fine settimana.

Io credevo ancora alle storielle tipiche di mr. Nice guy. La ragazza fece tutto lei, mi contattò, iniziammo ad uscire, mi trombo' e infine mi lasciò il giorno del mio compleanno.  Nel mentre i miei genitori, attribuivano il mio scarso rendimento a questa tipa e iniziano a rompere i coglioni, la smisero quando mi lasciò. 

Scopro questo forum e leggo tanto in giro circa l'argomento. Non ricerco informazioni circa i narcisisti perché non avevo ancora capito. Mi limito alle vostre esperienze, quelle inerenti ai rapporti maschio-femmina, spulcio le sezioni one-itis, ltr, FB, finalmente inizio a comprendere come funziona il genere femminile.

Le informazioni stravolgono totalmente il mio modo di pensare, tutto ciò che pensavo del genere femminile viene capovolto e inizio pensare che forse forse, dovevo rivedere anche altre parti della mia vita e del mio carattere.

Da questo momento in poi, inizio un percorso interiore che coltivo quotidianamente.

Come scritto precedentemente, ho avuto cognizione della definizione di narcisista, solo l'anno scorso, tuttavia avevo sperimentato sulla mia pelle tutto ciò che potevano fare ed ero già giunto alle mie conclusioni che hanno poi trovato conferma negli scritti e video reperibili sul web.

L'episodio che mi ha segnato maggiormente è stato sempre durante il secondo anno, dopo essere stato lasciato(era un troione per tutti  ma per me a posteriori è stata una santa che mi ha fatto aprire gli occhi).

Fino a questo momento ho omesso un elemento importante, importantissimo:

Padrone e matrona sono degli alcolizzati.

Quando eravamo piccoli, mio fratello ed io venivamo chiamati dalle nostre stanze per 5 - 6 volte a sera perché mentre matrona era seduta sul tavolo della cucina, noi dovevamo aprire il mobiletto posto ad un passo dalla sedia, e darle la bottiglia del whisky.

Ogni sera era tipo:
Matrona :Federico, vieni(con voce sbiascicante)
F: che c'è?
M: vieni, passami la bottiglia.

Io non avevo capito un cazzo, non sapevo cosa fosse, io prendevo la bottiglia e glie la porgevo perché in questo modo  smetteva di chiamarmi. Ogni sera per oltre 5 volte dovevi andare e portare sta bottiglia e se non lo facevi eri un figlio cattivo.

Nel mentre, padrone osservava con aria di superbia e soddisfazione, riuscendo a gestire meglio l'alcol.

Vani sono stati i goffi tentativi per farli smettere, loro non erano alcolizzati e noi eravamo i pazzi. Loro sono quelli del fate ciò che diciamo noi non quello che fate voi. Ho ancora lo foto del 18 anni (che io non volevo festeggiare) con lo sguardo minaccioso di padrone mentre assaggio un dito di spumante.

Ah, una volta padrone si è schiantato con l'auto contro un muro ed eravamo tutti e 4. Il motivo, non serve che ve lo dica,lo avete capito, no?! 

Insomma, non hanno mai smesso, addirittura al secondo anno mi dicono che se loro bevono è a causa mia e del mio scarso rendimento. Ero IO la causa del LORO male.

Per padrone deve essere il figlio a chiamare, matrona invece chiama per controllo e dice di chiamare a padrone che altrimenti se la prende. Colgo la palla al balzo, sono un fuorisede, non chiamo più e non rispondo al telefono per 20 giorni. È qui che tutto il circolo si rompe. Per la prima volta ero riuscito a dire basta a quella merda.

Tornano promettendo di smettere sull' alcol eh, mica sul resto. Bisogna rimproverare costantemente e venire bestemmiati per far andare le cose un tantino meglio.

Il terzo anno, sempre fuorisede, conosco la mia attuale ragazza. Il quarto parto in erasmus in Spagna. Dal quartierino, inizio ad ampliare le mie vedute e a vivere il mondo.

Quinto anno lo passo con loro tra loockdown e altro. Sesto attuale nuovamente fuorisede.

Nel frattempo il povero cristo di mio fratello rimane con loro, fortunatamente è più strafottente rispetto al me di qualche anno fa' , ma inizia ad accusare il colpo e dirmi ridendo sei fortunato che non stai qua, che questi rompono. Anche lui ignorava cosa fosse un narcisista, aveva/ha solo tanta rabbia repressa nei loro confronti, gli suggerisco di informarsi, così fa, rimane sbigottito di come la sua vita, e anche la mia, fosse stata già descritta dalla psicologia.

In pratica i miei genitori sono entrambi narcisisti e alcolizzati, attualmente abbiamo convertito matrona a birre analcoliche, padre  padrone continua con le birre, il wisky eliminato.

Il problema è che entrambi non hanno solo tratti narcisisti, ma sono veri e propri narcisi.

Non hanno amici, hanno trovato in noi un capro espiatorio in momenti alternati, hanno provato a metterci contro i parenti, sono loro le vittime in qualsiasi circostanza. Non puoi esprimere la tua opinione perché non sei nessuno. Fai ciò che diciamo, non ciò che facciamo noi. Noi abbiamo ragione, tu no.
Sarai un coglione laureato. Io a 50 anni non cambio idea. Padrone comanda tutti devono eseguire ordini e starsi zitti. Padrone fa le cose a cazzo, sono meglio delle tue. Non sei più collaborativo come lo eri un tempo. Non fai niente in casa. Fai una cosa ti dicono che non è stata  fatta, benedetti siano le prove video e audio. A mio fratello ripetono in continuazione tu dovevi fare medicina. Siamo noi figlia i cattivi nel dire certe cose(la realtà dei fatti). Che i figli sono tutti ingrati. Che loro ci hanno dato tutto. Negano le evidenze. Hanno una doppia faccia. Mettono zizzania tra noi fratelli. È impensabile un dialogo. Ciò che fai non sarà mai abbastanza. Ripetono allo sfinimento i loro discorsi. Gli psicologi sono strizzacervelli. Non ti supportano anzi sono pronti ad infierire. Noi vogliamo manipolare loro e renderli burattini. Dai amore e ricevi merda.
E tante, troppe altre cose.

Ma soprattutto, vedono negli altri i mostri che hanno dentro.

Non c'è rimedio, solo consapevolezza e no contact.

Non ho rabbia bensì solo amara compassione per persone fondamentalmente così vuote.

Vorrei che comprendessero e andassimo avanti, ma so che è altamente improbabile. Non fatevi fregare dai finti ritorni.

Ho fatto dell' autocritica il mio punto di forza, ma ci vorrà ancora parecchio tempo per sistemare gli strascichi che mi porto dietro.

Userò il loro supporto economico finché non sarò indipendente e appena potrò non chiederò mai più un centesimo.

Non sono mai andato da uno psicologo ma è una cosa che farò.

Il primo passo è la consapevolezza, il resto è duro lavoro su se stessi. Io potevo essere quello che volevano ma ho deciso di diventare quello che voglio 

@Back Door Man

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freefall
Il 23/8/2021 at 22:39, Back Door Man ha scritto:

Stasera l'ispirazione non ce l'ho.

Il discorso di ieri potrà essere sviluppato poi.

Ho altri pensieri.

Una domanda per chi vuole rispondere. In special modo ai sopravvissuti oggetto del thread.

Premesso che avevo una famiglia che sarebbe stato meglio non avere. Non avessi avuto nessuno si sarebbero dovuti occupare di me i servizi sociali, ma ce l'avevo anche se era più un danno che un vantaggio.

Ora non ce l'ho più.

C'e rimasta mia madre ma faccio conto che non esista.

Mi ha sempre danneggiato. È da tenere alla larga.

Mia nonna, che fu una madre per me, non c'è più da 15 anni.

Non ho una famiglia.

È una condizione penalizzante e triste.

Non è un bell'argomento, non è una bella domanda, tuttavia la faccio lo stesso:

Qualcuno di voi non ha famiglia? È, per così dire, "solo al mondo"?

Dovremmo essere molto pochi, quelli soli, senza parenti stretti.

Se qualcuno si ritrova in questa condizione e vuole esternarla ha tutta la mia attenzione (e ammirazione per aver fatto comng out).

 

 

Per gran parte della mia infanzia, quello che più si avvicinava a "famiglia" erano i nonni. Non ci sono più da oltre 25 anni. E non ci sono altri parenti stretti.

Credo che "famiglia" siano, quindi, coloro che sono a noi vicini, a prescindere da legami genetici: amici, amiche, fidanzata etc.

Trovo esplicativo, chiarificatore, il concetto di "Ohana".

;)

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Back Door Man

Buongiorno a tutti e buona domenica.

Oggi voglio scrivere un paio di note tecniche.

Ci sono cose da studiare che possono essere di aiuto per i sopravvissuti a famiglie disfunzionali.

 

La prima cosa che vi consiglio è di fare il test ACE.

Lo trovate gratuitamente in Rete, sia in inglese che tradotto in italiano.

È possibile che questa informazione ve l'avessi già passata, ma non c'è niente di male a ripeterla. Repetita juvant.

È forse, concettualmente, il primo passo da fare perché vi dà una misura matematica del disagio che avete dovuto affrontare.

ACE è l'acronimo di Adverse Childhood Experiences, esperienze avverse sperimentate in età infantile. È ciò che fa di voi dei sopravvissuti.

A meno che non siate degli ACE 0, ciò significa che il numero di esperienze avverse è pari allo zero.

In tal caso siete molto fortunati e invidiabili 🔪 😡

 

Il punteggio massimo è ACE 10.

Io dico per scherzare che sono un ACE Google, stante il fatto che Google è un numero gigante.

Sono comunque un ACE 10, e questo lo dico con la massima serietà.

Vi ripeto quindi che vi conviene fare il test per quantificare in modo serio le difficoltà che avete affrontato, e perché no, confrontarvi fra di voi o con terze persone sull'argomento tenendo a mente il vostro punteggio personale.

Per avere il link al test potete usare il motore del ricerca del forum: ho parlato in passato dell'argomento e ho lasciato i link allo studio ACE e relativo test.

In alternativa potete impostare una ricerca globale col vostro motore di ricerca preferito (non voglio pubblicizzare Google, vi suggerisco in alternativa duckduckgo che non vi traccia) usando la keyword Adverse Childhood Experience.

PS: Il test è valido per tutti, non solo per i sopravvissuti.

 

Il secondo punto, che vi accenno soltanto, e che sto studiando ultimamente, è la cosiddetta dissociazione.

Dovete sapere che aver vissuto in una famiglia disfunzionale e/o aver subito esperienze avverse durante l'infanzia vi predispone alla dissociazione.

Accettatelo. Ciò non significa che soffriate di disturbi dissociativi ma che siete predisposti più della media a dissociarvi e a soffrire di disturbi dissociativi.

È un argomento molto vasto. A Dio piacendo (inshalla) ci tornerò sopra.

Mi aspetto che qualcuno di voi sappia di cosa sto parlando e abbia voglia di dare un ulteriore input al thread. Va bene anche se parlate dello studio ACE.

Interverrò prossimamente.

Conto su di voi.

Cordiali salumi.

A presto.

😎

 

 

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Back Door Man
59 minutes ago, Back Door Man said:

Buongiorno a tutti e buona domenica.

Oggi voglio scrivere un paio di note tecniche.

Ci sono cose da studiare che possono essere di aiuto per i sopravvissuti a famiglie disfunzionali.

 

La prima cosa che vi consiglio è di fare il test ACE.

Lo trovate gratuitamente in Rete, sia in inglese che tradotto in italiano.

È possibile che questa informazione ve l'avessi già passata, ma non c'è niente di male a ripeterla. Repetita juvant.

È forse, concettualmente, il primo passo da fare perché vi dà una misura matematica del disagio che avete dovuto affrontare.

ACE è l'acronimo di Adverse Childhood Experiences, esperienze avverse sperimentate in età infantile. È ciò che fa di voi dei sopravvissuti.

A meno che non siate degli ACE 0, ciò significa che il numero di esperienze avverse è pari allo zero.

In tal caso siete molto fortunati e invidiabili 🔪 😡

 

Il punteggio massimo è ACE 10.

Io dico per scherzare che sono un ACE Google, stante il fatto che Google è un numero gigante.

Sono comunque un ACE 10, e questo lo dico con la massima serietà.

Vi ripeto quindi che vi conviene fare il test per quantificare in modo serio le difficoltà che avete affrontato, e perché no, confrontarvi fra di voi o con terze persone sull'argomento tenendo a mente il vostro punteggio personale.

Per avere il link al test potete usare il motore del ricerca del forum: ho parlato in passato dell'argomento e ho lasciato i link allo studio ACE e relativo test.

In alternativa potete impostare una ricerca globale col vostro motore di ricerca preferito (non voglio pubblicizzare Google, vi suggerisco in alternativa duckduckgo che non vi traccia) usando la keyword Adverse Childhood Experiences.

PS: Il test è valido per tutti, non solo per i sopravvissuti.

 

Il secondo punto, che vi accenno soltanto, e che sto studiando ultimamente, è la cosiddetta dissociazione.

Dovete sapere che aver vissuto in una famiglia disfunzionale e/o aver subito esperienze avverse durante l'infanzia vi predispone alla dissociazione.

Accettatelo. Ciò non significa che soffriate di disturbi dissociativi ma che siete predisposti più della media a dissociarvi e a soffrire di disturbi dissociativi.

È un argomento molto vasto. A Dio piacendo (inshalla) ci tornerò sopra.

Mi aspetto che qualcuno di voi sappia di cosa sto parlando e abbia voglia di dare un ulteriore input al thread. Va bene anche se parlate dello studio ACE.

Interverrò prossimamente.

Conto su di voi.

Cordiali salumi.

A presto.

😎

 

 

Eccovi lo studio ACE e relativo Quiz:

1 - https://en.m.wikipedia.org/wiki/Adverse_childhood_experiences#Adverse_Childhood_Experiences_Study

2 - https://www.npr.org/sections/health-shots/2015/03/02/387007941/take-the-ace-quiz-and-learn-what-it-does-and-doesnt-mean

3- http://adversechildhoodexperiences.net/

 

_

 

Note: 

A - I link 2 e 3 sono nella pagina di Wikipedia di cui al punto 1 alla voce External links.

 

B - Per chi vuole tutto in italiano:

C'è. È nel web. Ma io non ho figli e DOVETE FARE LA RICERCA DA SOLI.

Vi suggerisco comunque di cercare la pagina di Wikipedia corrispondente in lingua italiana.

So che questo non vi fermerà: chiederete lo stesso chiarimenti, oppure rinucerete al test, che tanto non serve a niente (e se siete in queste condizioni è vero).

In tutti gli altri casi buon lavoro.

Bye bye.

 

 

Modificato da Back Door Man
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thehappyunicorn
1 ora fa, Back Door Man ha scritto:

Eccovi lo studio ACE e relativo Quiz:

Farò il test.

La mia famiglia non era bella. Esiste ancora. Ma io mi sono tagliato fuori da decenni. Non sento nessuno, salvo comunicazioni di servizio, vivo a migliaia di chilometri da loro per scelta.

Non è bello. Ma è bello.

Perché è bello? Perché la tua vita è una fottuta disgrazia di sofferenza da combattere, ma da cui anno dopo anno vieni fuori, sempre più a testa alta, una jungla di liane che ti intrappola, da scardinare con il machete per venirne fuori, per vedere il sole. Che cazzo ne sa la gente che ha famiglia al sole di come sia machetare liane nella jungla oscura? Non è bello, ma è bello. Io dietro me ho costruito un sentiero nella giungla, se mi giro sta lì, a ricordarmi da dove vengo, nel caso me lo scordassi

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  • 2 settimane dopo...
Back Door Man
On 10/17/2021 at 1:13 PM, Back Door Man said:

Il secondo punto, che vi accenno soltanto, e che sto studiando ultimamente, è la cosiddetta dissociazione.

Dovete sapere che aver vissuto in una famiglia disfunzionale e/o aver subito esperienze avverse durante l'infanzia vi predispone alla dissociazione.

Accettatelo. Ciò non significa che soffriate di disturbi dissociativi ma che siete predisposti più della media a dissociarvi (...).

È un argomento molto vasto. A Dio piacendo (inshalla) ci tornerò sopra.

 

Ed eccoci qua.

Ho appena cominciato la lettura di questo libro:

 

guarire-la-frammentazione-del-se-2640.jp

 

L'autrice ha avuto come mentore niente meno che Besser van der Kolk, l'autore di "The body keeps the score" (Il corpo accusa il colpo).

Sono alle prime pagine, è presto per fare report, ma voglio scrivere un paio di "tributes":

- Il primo autore che ha definito la dissociazione strutturale in maniera completa è stato Onno van der Hart, col suo libro "The Haunted Self" del 2006

- A mano a mano che studio questi argomenti mi accorgo che gran parte di ciò che è stato definito nel secolo XX (o a cavallo fra il XX e il XXI) era stato intuito e teorizzato da Pierre Janet (1859 / 1947).

Avevo letto vari riferimenti che portavano al suo nome ma non avevo capito che fosse un geniaccio.

ENG: https://en.m.wikipedia.org/wiki/Pierre_Janet

ITA: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Pierre_Janet

 

Stay tuned.

 

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