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Informazioni e feedback sulle Consulenze Psicologiche


Dott.Mauro Grillini

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Dott.Mauro Grillini
10 ore fa, ^'V'^ ha scritto:

Ciao, ogni tanto (anche ieri) qualcuno mi parla di un suo cruccio e mi chiede se sia qualcosa per cui abbia senso rivolgersi a te. 

Ovviamente a distanza non fai terapia ma consulenze volte allo sviluppo di una sana autostima. 

Eppure esistono tanti "disturbi emotivi" minori che non sono da terapia - nel senso che una persona non andrebbe in terapia per qualcosa che non gli rovina la vita - ma la cui ristrutturazione porta ad una vita emotiva più soddisfacente. 

Siccome l'approccio in cui sei specializzato ha evidenze di dimostrato successo in molti di questi problemini autoinflitti ed ottiene il successo con strumenti standardizzati, ripetibili e funziona ad obiettivi pre-concordati. 

Ti andrebbe di fare un menù a la carte di piccole problematiche del vivere quotidiano che puoi risolvere in alcune sedute, così magari qualcuno ci vede un ingrediente che vorrebbe nella sua vita e si interessa? 

Ad esempio: 

- Ansie irrazionali circa le conseguenze terribili di proprie condotte funzionali (es. conoscere persone)

- Rottura traumatica di una relazione significativa

- Dipendenze relazionali - codipendenze

- Problematiche nella sfera sessuale

- Pensieri irrazionali (deliranti), errori di pensiero che causano sofferenza emotiva generando modalità disfunzionali di interpretare le esperienze ed attribuire significato agli eventi e alle relazioni instaurate con gli altri. 

Ecc. 

Molte persone ad esempio non sanno semplicemente di praticare alcune delle distorsioni cognitive più comuni, di come questo sia causa di mancati godimenti emotivi della propria vita, e del fatto che è assolutamente fixabile, in modo evidence based e senza anni di analisi casuale delle proprie memorie biografiche. 

 

 

 

Assolutamente si

 

Ho pronte alcune bozze che già nel fine settimana pubblicherò su questo topic

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Dott.Mauro Grillini

ANSIA E GIUDIZIO SOCIALE

 

 

Una delle problematiche che spesso mi capita di affrontare in consulenza riguarda la gestione dell'ansia nelle relazioni e il timore del giudizio da parte degli altri.

 

 

Mi occorre precisare sin da subito che questi aspetti, per quanto talvolta disturbanti e interferenti con il nostro benessere emotivo e interpersonale, NON sono di per sé problematici:

 

 

 

attiviamo, infatti, l'emozione di paura in tutte quelle occasioni nelle quali percepiamo una minaccia, fisica o emotiva che sia (ad esempio una macchina che sembra non arrestarsi mentre stiamo attraversando sulle strisce pedonali, piuttosto che in occasione di un esame scolastico o un colloquio di lavoro), attivando nel contempo tutta una serie di reazioni fisiologiche, ormonali, cognitive che ci predispongono ad agire per allontanarci e/o affrontare la minaccia stessa (seguendo l'esempio precedente, siamo più predisposti a balzare sul marciapiede per salvarci la vita e per studiare con maggiore attenzione e focalizzarci meglio durante l'esame);

 

 

 

allo stesso modo, essendo noi esseri umani una specie animale sociale, utilizziamo tutti quegli indicatori di giudizio - positivo o negativo che sia - inviati dai nostri pari o dai nostri superiori per orientarci nelle nostre scelte e trovare il "nostro posto" all'interno del nostro ambiente sociale. Ciò ci consente di evitare il più possibile atteggiamenti che possano farci "perdere punti" o, nei casi più estremi, ostracizzarci dal nostro ambiente, puntando invece su atteggiamenti maggiormente collaborativi o competitivi in modo socialmente accettabile.

 

 

 

Allora...quando diventano nocivi?

 

 

 

Uno dei modi con i quali la paura può remarci contro anzichè a favore è quello di presentarsi senza un'apparente minaccia riconosciuta come tale: in altre parole, possiamo avere la sensazione di essere ansiosi e preoccupati senza riuscire a identificare la causa di tali preoccupazioni, il che può tendere a disorientarci e a farci vivere la nostra sensazione naturale in modo eccessivo e fuori controllo. Possiamo vivere, nei casi più importanti, la cosiddetta "paura della paura" ed evitare in modo più o meno sistematico di trovarci in luoghi e situazioni che ci riportino a quella sensazione.

 

 

 

Oppure...possiamo sapere in modo abbastanza preciso cosa ci spaventa, e giudicare questo evento come particolarmente frequente e in grado di danneggiarci in qualche modo, assieme alla sensazione di non poterlo accogliere e/o gestire: https://www.stateofmind.it/2012/06/salkovskis/

 

 

 

Lo stesso timore del giudizio sociale può essere vissuto come qualcosa di particolarmente soverchiante e di difficile gestione, il che può ispirare un circolo vizioso fatto di evitamenti delle situazioni temute che a propria volta rischiano di rinforzare e ingigantire i timori del rifiuto e della derisione.

 

 


In questo senso, molti approcci nello sviluppo personale suggeriscono a persone con questa difficoltà di esporsi direttamente a queste situazioni per de-sensibilizzarsi e "farsela passare". Talvolta però, se non ben organizzata e adattata alle caratteristiche della persona e allo stato del suo effettivo sviluppo psichico, tale esposizione rischia di produrre un effetto boomerang, portando la persona in uno stato di malessere eccessivo che, oltre a rinforzare le sue paure, rischia di scoraggiare ulteriori tentativi.

 

 

 

 

 

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Dott.Mauro Grillini

DEVO ESSERE SEMPRE AL TOP: COME IL PERFEZIONISMO CI OSTACOLA

 

 

Un'altra difficoltà ricorrente che mi capita di discutere nelle sessioni online riguarda il cosiddetto perfezionismo, ossia quella tendenza ad imporre a noi stessi una serie di standard morali e/o prestazionali eccessivamente rigidi e spesso non realistici: https://www.stateofmind.it/2020/11/perfezionismo-adattivo-disadattivo/

 

 

 

Nella pratica della seduzione può ad esempio succedere che la persona passi molto tempo e spenda molte energie nel focalizzarsi sui vari dettagli di un approccio: "Ho fatto kino e ho isolato la ragazza, però forse non c'era abbastanza connection..."  "Lei non mi ha richiamato, dovrei mettere più intent la volta successiva" ecc.

 

 

 

Se questo atteggiamento potrebbe, in determinate circostanze e con una determinata base psicologica, essere un elemento di effettiva crescita personale -  in grado di smuovere risorse personali e ottimizzare determinati modi di porsi con gli altri - quando viene invece portato avanti in modo rigido, inflessibile e poco attento al contesto particolare in cui una persona vive e opera,  può diventare controproducente e creare un clima di pesantezza, di ansia e di insoddisfazione persistenti, nonostante magari l'esito delle nostre azioni sia stato raggiunto.

 

 

 

Importante distinguere, a tal proposito, il fatto di avere degli standard elevati su cosa si vuole nella vita e quest'ultimo tipo di perfezionismo:

 

 

 

nel primo caso, il "pretendere da sè stessi" determinate azioni e risultati viene cucito su di noi come un abito su misura, in modo da poterci porre obiettivi ambiziosi e nel contempo realistici e realizzabili date le nostre capacità iniziali e acquisibili lungo il percorso; ci permette inoltre di correggere il tiro in caso di insuccesso e di adattarci meglio a eventuali cambiamenti sia nel mondo fuori che nelle nostre scale di bisogni e preferenze personali, evitando di innescare attacchi diretti alla nostra autostima personale.

 

 

 

Nel secondo caso, invece, gli stessi cambiamenti o i mancati raggiungimenti dei nostri standard possono attivarci vissuti interni nei quali ci sentiamo svalutati e criticabili, fino ad intaccare nel profondo il nostro stesso senso di valore personale: ogni "sgarro" sarebbe, ai nostri occhi, la prova di una cosiddetta inettitudine o incapacità totalizzanti e inappellabili.

 

 

 

Lavorare su questa forma di perfezionismo ci può aiutare a mantenere stabile il nostro senso di Sè, a stare bene nonostante occasionali momenti di difficoltà o di delusione, mettendoci nel contempo nelle condizioni migliori per poterci sentire più leggeri ed efficaci nell'approccio e nella relazione con l'Altro. 

Modificato da Dott.Mauro Grillini
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  • 2 mesi dopo...
,.,Veronico,.,

Ciao, ho una domanda: leggo che il nome del sito che hosta la consulenza è "officina del successo".

Cosa si intende per "successo"? Cosa ci si aspetta? Come definireste una persona "di successo"? E se per qualcuno l'idea di "successo" è diversa da quella che intendete, oppure non gli interessa ciò che gli mostrate ma vuole stare bene nel suo mondo?

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^'V'^
11 minuti fa, ,.,Veronico,., ha scritto:

Ciao, ho una domanda: leggo che il nome del sito che hosta la consulenza è "officina del successo".

Cosa si intende per "successo"? Cosa ci si aspetta? Come definireste una persona "di successo"? E se per qualcuno l'idea di "successo" è diversa da quella che intendete, oppure non gli interessa ciò che gli mostrate ma vuole stare bene nel suo mondo?

Se il livello di "ma se poi" è a questo stadio, sì mi rivolgerei a @Dott.Mauro Grillini o similari.

Il titolo del sito se ti può rassicurare a me non piace ma è stato deciso dai proprietari e mi sta bene. 

Successo significa che se lanci una pallina di carta nel cestino e ti devi alzare a raccoglierla perché è andata fuori, ma così facendo la riesci a mettere dentro, hai avuto successo. 

Se stai con la pallina di carta in mano a pensare che ma se poi la lanci e cade fuori dopo sei un fallito... 

Non hai successo. 

 

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,.,Veronico,.,

No, non era quello che intendevo. Non mi interessa pensare che sono un fallito. Ti ringrazio in ogni caso per l'interessamento, tuttavia non gradisco giudizi del tipo "se sei a questo stadio allora...". Buona giornata. :)

Modificato da ,.,Veronico,.,
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Fabius king
38 minuti fa, ,.,Veronico,., ha scritto:

No, non era quello che intendevo. Non mi interessa pensare che sono un fallito. Ti ringrazio in ogni caso per l'interessamento, tuttavia non gradisco giudizi del tipo "se sei a questo stadio allora...". Buona giornata. :)

con questa risposta fai solo capire di essere stato colpito e affondato.. cerca di vedere la foresta invece di limitarti a vedere solo l albero.

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,.,Veronico,.,

Ti ringrazio molto, per fortuna che ci sei tu che sei in grado di capire cosa le persone pensano e provano, quando sono colpite e cosa intendono. ;)

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Back Door Man
5 minutes ago, ,.,Veronico,., said:

Ti ringrazio molto, per fortuna che ci sei tu che sei in grado di capire cosa le persone pensano e provano, quando sono colpite e cosa intendono. ;)

Questo è un atteggiamento passivo aggressivo.

L'ho imparato studiando psicologia.

_

PS: Sto pensando che non sia possibile scrivere un condensato, succinto, che spieghi cosa sia il pregiudizio nella mente della gente, ad oggi in Italia, nel 2021, riguardo le conseguenze psicologiche.

Gran parte della gente associa la figura professionale dello psicologo ad un'ammissione di pazzia da parte di chi si rivolge al professionista.

È cosa temuta, l'extrema ratio proprio. Mi arrendo.

Quanto danneggia questa credenza?

Tanto.

Mi risulta, ma potrei sbagliare i numeri, che più della metà delle persone sane hanno bisogno, di tanto in tanto, di colloqui con un professionista. 

A seguito di eventi stressanti, lutti e situazioni destabilizzanti.

Esiste anche la psicologia del lavoro: un professionista può aiutare a scegliere un percorso di studi o un settore lavorativo piuttosto che un altro.

Insomma la gente crede alle streghe.

Dopo aver valutato il danno sociale e constatata l'impossibilità di evangelizzarli si può pensare in altro modo.

Pensare che siamo fortunati perché crediamo nella psicologia e non crediamo alle streghe.

Gli altri ci stanno regalando un vantaggio. Siamo costretti ad approfittarne.

 

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,.,Veronico,.,

Sì, concordo, ho già discusso l'argomento alcuni anni fa con terapeuti ed esperti di settore per esplorarlo, e non solo con loro. C'è fin troppo pregiudizio verso l'affidarsi agli specialisti, non solo per quanto riguarda lo psicologo: pensate anche al timore del prendere farmaci per i casi clinici di salute mentale, la paura di essere giudicati pazzi, o che possano farti male. Invece bisogna rompere questo stigma. Spesso aiuta molto rivolgersi a uno specialista, sia che si tratti di chi ha un piccolo disturbo d'ansia quando è in pubblico, sia che si tratti di depressione maggiore. Per lo meno, se non a eliminare il cane nero, uno specialista può intanto aiutare a tenerlo a bada mentre si affronta il percorso di guarigione (che può anche essere lungo, ma Roma non s'è fatta in un giorno).
Penso che la diffidenza verso i percorsi psicoterapeutici sia un problema sociale molto importante da risolvere, assieme anche a due altri problemi correlati: 1) chi tratta la salute mentale in maniera riduttiva o la sminuisce, riversando anche involontariamente la colpa sul paziente (nessuno direbbe mai a un malato d'influenza di farsi forza o impegnarsi in fondo); 2) chi ricorre al fai-da-te per auto-diagnosticarsi disturbi o peggio si improvvisa psicoterapeuta/psicanalista altrui, pur non avendo titolo. Nel mio piccolo quando possibile dico sempre che non è nulla da giudicare o da temere.

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