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Ricominciare da zero (o quasi) a 31 anni


Gallagher

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domen11
1 minuto fa, Bolt ha scritto:

Beh non per difenderlo dato che sa farlo benissimo da solo ma, se dici che il master lo fai per te stesso e che lo stipendio doppio arriva da solo, in una realtà povera su questo aspetto, come quella italiana, è ovvio che poi ti si rida in faccia

Dipende dal settore, ma in alcuni campi in cui il grosso delle abilità te le fai da solo, cioè approfondendole perché ti interessi a guardarle per conti tuoi (vedi l'ethical hacking) di lavoro c'è ne è a buttare. E le cose le impari da solo in questo settore e lo fai se ti piace smanettare. 

Nessuno attacca nessuno signori, però credo che si viaggi su due percorsi diversi e uno di questi non ha proprio la mappa su esperienze del genere.

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Bolt
15 minuti fa, domen11 ha scritto:

Dipende dal settore, ma in alcuni campi in cui il grosso delle abilità te le fai da solo, cioè approfondendole perché ti interessi a guardarle per conti tuoi (vedi l'ethical hacking) di lavoro c'è ne è a buttare. E le cose le impari da solo in questo settore e lo fai se ti piace smanettare. 

Nessuno attacca nessuno signori, però credo che si viaggi su due percorsi diversi e uno di questi non ha proprio la mappa su esperienze del genere.

 

Non riesco a citarti per l'altro post in cui mi hai taggato ma fondamentalmente sono molto d'accordo sul discorso di fare qualcosa che piace ma non sono d'accordo sul fare qualcosa SOLO perché piace senza curarsi del fatto che non garantisca un lavoro manco per sogno. Perché il lavoro e i soldi sono importanti, possiamo discutere di questo quanto vogliamo ma, con la sola passione non ti costruisci nulla.

Se a me piace andare a rovistare nei secchioni posso farlo ma è una passione che non basta per vivere decentemente.

Credo fermamente che si debba quindi trovare il modo di far conciliare le proprie passioni con le reali opportunità lavorative.

 

 

Riguardo all'ultima frase dei percorsi, non ho capito che vuoi dire... 

 

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Guts

Il master ha senso nel cv solo se prevede uno stage aziendale. Le aziende passata una certa età vogliono gente con esperienza in questo e quello e danno sempre meno importanza ai titoli. Lo stage aziendale conta come esperienza lavorativa, e se uno è fortunato magari proprio l'azienda in cui ha fatto lo stage lo assume.

Modificato da Guts
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senza nome
3 ore fa, domen11 ha scritto:

Vero che dipende dal campo, ma per esperienza io ho lavorato a 2000 euro netti al mese a fare un lavoro noioso perché l'ambito universitario scelto porta principalmente a questo sbocco ovvero controllo qualità di progetti, fare riunioni su riunioni e vestirsi giacca e cravatta. Ecco ho mollato, quindi tu mi dici delle esperienze di chi ha studiato cosa gli piace e non trova lavoro, ma hai esperienze di chi ha studiato qualcosa solo perché "funziona" lavorativamente? Risulta facile ragionare con "Ah se avessi", ma su tu l'avessi fatto sarebbe stato come nella tua mente immagini? Quindi non esiste giusto e sbagliato, esiste (SECONDO ME) avere almeno la forza di svegliarsi la mattina motivato perché si prova piacere in quello che si fa. Ho mollato il mio lavoro in Italia per andare a studiare con un dottorato in Olanda, il primo anno prendevo 1400 euro al mese (come se in Italia uno prendesse poco più di 1000 euro), adesso prendo più che in Italia perché sentendomi appagato da ciò che facevo mi sono aperto molte strade senza fare particolare fatica, perché ho scelto ciò che mi piace. 

Quando si pensa a ritroso, si valutano le strade non prese come migliori, ma sarebbe stato effettivamente così?  

Se tu studi una cosa che funziona e ti prendi i tuoi 66mila euro annui, e lo hai fatto solo per quello, ecco che escono fuori le persone che dicono di continuo:

- Oddio domani è lunedì che palle

- Non vedo l'ora di andare in ferie

- Che palle oggi

Bella vita di merda, per i soldi fare tutto questo? Follia

Dai che è un bias: prendi di più perché hai istruzione maggiore in un Paese, dove conta, dove gli stipendi medi sono superiori e vi è una maggiore facilità di essere (adeguatamente) retribuiti nell'alta specializzazione.

 

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Gallagher

Sono validi entrambi i punti di vista. L'ideale sarebbe cercare una sintesi tra ciò che ci piace e ciò che ci fa lavorare.

Il tema dei master è articolato. Fondamentalmente la domanda è: uno che a 30 anni si rende conto che il settore su cui ha puntato non porta a nulla, come si reinventa? I master, in questo contesto, possono effettivamente essere una strada: sono brevi, pratici, collegati con aziende (quelli buoni). 

Poi possiamo allargare il discorso e parlare di quanto a 30 anni pare che la vita sia già decisa. E ci si confronta con un mondo del lavoro che ti vede già vecchio quando tu ti senti ancora al massimo della potenza mentale e fisica.

Nelle università in Inghilterra esistono i "conversion courses", che permettono di cambiare carriera formandoti in settori diversi dal tuo, senza dover ricominciare l'intero percorso universitario da capo. È pacificamente contemplata l'idea che nel corso della vita si voglia/debba cambiare. Qui a 30 anni sembri condannato.

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io ho compiuto 30 anni quest'anno e sto cercando di prendermi la laurea magistrale in ingegneria civile, nel frattempo lavoro nell'azienda di mio padre (campo ingegneria) da quasi 3 anni. Una mia compagna di università ha terminato la laurea triennale in ing. civile proprio questo giugno, a 30 anni suonati. A luglio ha trovato lavoro nel campo. E stessa cosa altri miei colleghi di università, stessa età mia e lavorano e studiano, o studiano e basta, tanto il lavoro poi si trova. Quindi si, dipende da ciò che si studia. Se studi soprattutto in campo umanistico, per trovare uno straccio di lavoro in cui il titolo serva, devi sbatterti il triplo di uno che si è sudato ad esempio una laurea (anche triennale) in ingegneria civile anche presa a 30 anni.

Un esempio il mio ex, che ha mandato all'aria tutto, compresa la nostra storia, perchè si era depresso andando in crisi esistenziale, ed il motivo principale era il pentimento degli studi che aveva fatto (studi umanistici col massimo dei voti), ma che si è reso conto che non riusciva a farci nulla. Il punto però è che lui non si era sbattuto il triplo, come ho sopracitato. Tutto sta nella persona e nella forza di volontà. 

Modificato da free_dom
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Gallagher
40 minuti fa, free_dom ha scritto:

io ho compiuto 30 anni quest'anno e sto cercando di prendermi la laurea magistrale in ingegneria civile, nel frattempo lavoro nell'azienda di mio padre (campo ingegneria) da quasi 3 anni. Una mia compagna di università ha terminato la laurea triennale in ing. civile proprio questo giugno, a 30 anni suonati. A luglio ha trovato lavoro nel campo. E stessa cosa altri miei colleghi di università, stessa età mia e lavorano e studiano, o studiano e basta, tanto il lavoro poi si trova. Quindi si, dipende da ciò che si studia. Se studi soprattutto in campo umanistico, per trovare uno straccio di lavoro in cui il titolo serva, devi sbatterti il triplo di uno che si è sudato ad esempio una laurea (anche triennale) in ingegneria civile anche presa a 30 anni.

Un esempio il mio ex, che ha mandato all'aria tutto, compresa la nostra storia, perchè si era depresso andando in crisi esistenziale, ed il motivo principale era il pentimento degli studi che aveva fatto (studi umanistici col massimo dei voti), ma che si è reso conto che non riusciva a farci nulla. Il punto però è che lui non si era sbattuto il triplo, come ho sopracitato. Tutto sta nella persona e nella forza di volontà. 

Non è detto che "sbattendosi il triplo" si riesca comunque a trovare qualcosa con dei titoli poco spendibili. Secondo me bisogna anche avere la lucidità di aggiustare il tiro se ci si accorge di trovarsi in una strada senza uscita. E questo non significa per forza rivoluzionare completamente il proprio percorso, ma anche semplicemente allargare i propri orizzonti, o aggiungere competenze che possano fare la differenza. 

Poi si può anche ricominciare da zero se si ha la possibilità. A ben vedere è pieno di 30enni e 40enni nelle università, come dimostra la tua testimonianza. Ma il mercato del lavoro italiano tende comunque a scoraggiare chi è più in là con gli anni. Però bisogna essere ciechi e sordi ai tentativi di sabotaggio (non solo quelli che vengono da fuori, ma anche quelli interiori) e fregarsene, cercando una strada con spirito da esploratori. Anche a 50 anni. Anche a 80. In fondo la vita è ricerca, sempre.

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mrjako

Anni fa mi diedi come scadenza i 30 anni per capire cosa volevo fare realmente nella vita, non so perché ma fino a qualche anno fa mi son sempre bevuto le stronzate della società e dei vari magazine e blog che ti dicono ''cosa devi fare prima dei 30 anni'' o ''cosa non puoi più fare dopo i 30''

Sembra quasi che a 30 uno diventa mezzo depotenziato psico-fisicamente e deve affrettarsi ad aggrapparsi ad un posto di lavoro o ad un'azienda come un neonato alla tetta della mamma LOL

Questo voler scandire la vita delle persone  per numeri di età mi dà veramente sui nervi e la cosa più triste è che la maggior parte degli umani da retta a ste stronzate e per paura di non conformarsi si condanna a vivere una vita che non sente propria. 

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24 minuti fa, Gallagher ha scritto:

Poi si può anche ricominciare da zero se si ha la possibilità. A ben vedere è pieno di 30enni e 40enni nelle università, come dimostra la tua testimonianza. Ma il mercato del lavoro italiano tende comunque a scoraggiare chi è più in là con gli anni.

Guarda non so dirti per le altre facoltà, per quanto riguarda la mia ing. civile, di gente della mia età (anno in più in meno, siamo là) ce n'è eccome, nelle altre facoltà non saprei. Il mio corso di laurea è duro, ma duro davvero (la triennale non ne parliamo proprio, almeno ora in magistrale si approfondiscono temi già trattati, ma sempre dura è). Di menti brillanti ce ne sono ben poche che terminano il mio corso nei tempi. Però ti ripeto nelle altre facoltà non so quanta gente c'è sui 30.

Ad esempio un ragazzo di un anno più grande di me, si è iscritto ad infermieristica un paio di anni fa, e sta proseguendo con gli studi. Nulla è perso se uno ha la volontà. Ti ripeto questa mia compagna a 30 anni suonati presa la triennale in ing. civile ha trovato lavoro (nel campo) dopo neanche un mese.

Il mio ex avrebbe dovuto sbattersi di più, almeno provarci a sbattersi di più, ma non lo ha fatto. (poi non so cosa stia facendo ora ne mi interessa troppo, visto come mi ha lasciata andare, ma spero per lui che cresca e si rimbocchi le maniche, perchè niente viene con niente).

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domen11
3 ore fa, senza nome ha scritto:

Dai che è un bias: prendi di più perché hai istruzione maggiore in un Paese, dove conta, dove gli stipendi medi sono superiori e vi è una maggiore facilità di essere (adeguatamente) retribuiti nell'alta specializzazione.

 

No, prendo di più perché mi sono fatto il culo e se l'ho fatto è perché mi piaceva quello che facevo e che faccio oggi, nonostante non fosse un passo facile cambiare paese e ridurmi a vedere la mia famiglia un mese in totale all'anno. 

Ma chi definisce tali le cose, ha vissuto queste esperienze? O siamo nel covo dei boomer 2.0?

Io chiudo qui, saluti. 

Molto interessante aver scambiato idee con voi. 

Modificato da domen11
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