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Conferenza di Stefano Mancuso ieri a Milano. La più importante mai sentita in vita mia.


ArmandoBis

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ArmandoBis

Stefano Mancuso è autore di svariati libri sulle piante, di cui ho letto "La nazione delle piante".

Evidentemente la stanchezza e gli affanni che mi attanagliano mi hanno impedito di cogliere l'essenza del suo messaggio, che è eminentemente pratico e ci riguarda tutti.

Ieri sera però in questa conferenza tenuta al Piccolo, ho potuto cogliere l'importanza delle sue proposte.

La faccio breve cominciando dalla fine: Mancuso ha una soluzione semplice, elegante e poco costosa al fenomeno del Global Warming.

Perché non viene presa in considerazione? Proprio perché, oltre a essere poco costosa, è una soluzione diffusa.

Si tratta infatti di una tecnologia facilmente replicabile e diffusa sul territorio. Quindi non è appropriabile dai grandi gruppi industriali e finanziari.

Ecco perché non se ne parla.

Avrete già intuito di che cosa si parla: questa tecnologia è la fissazione del carbonio contenuto nell'atmosfera per mezzo della fotosintesi clorofilliana.

Per invertire il processo di riscaldamento del pianeta infatti non è sufficiente arrivare a emissioni zero. Tutto l'eccesso di anidride carbonica rilasciato in atmosfera a partire dalla rivoluzione industriale continuerebbe a sussistere, lasciando inalterati (nella migliore delle ipotesi) gli effetti negativi del riscaldamento in atto.

La soluzione quindi è molto semplice: si tratta di piantare alberi.

Quanti alberi?

Mille miliardi.

 

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ArmandoBis

Per evitare fraintendimenti, questo è un semplice thread informativo.

Informativo vuol dire che discussioni intorno alla questione se il riscaldamento globale è un fenomeno reale e se a causarlo è l'uomo non possono avere spazio.

La scienza a questo riguardo non lascia margini di dubbio. Da quando ho cominciato a informarmi sull'argomento, agli inizi degli anni '90, ho sentito molte persone sostenere tesi negazioniste. Non ne ho mai trovata una che sapesse su che cosa si fonda la teoria del riscaldamento globale.

Neanche una.

E penso che se passassero altri trent'anni, non riuscirei lo stesso a trovare un "negazionista informato", cioè uno che sa su cosa si fonda la teoria.

Purtroppo, non c'è modo di convincere la gente della realtà del riscaldamento globale e della sua origine antropica.

La ragione è duplice, mediatica e politica.

Quella mediatica è che la totalità dei mezzi di informazione è sempre stata negazionista. Tutti gli argomenti fasulli destinati a seminare dubbi presso il pubblico non informato non sono stati diffusi da qualche blogger (che prima non esistevano neppure) ma dai media tradizionali. Per non parlare di quegli scienziati che, pur strapreparati nella loro materia, hanno deciso di occuparsi a tempo perso di climatologia, con effetti tra il comico e il patetico.

Solo negli ultimi anni la situazione si è ribaltata, quando ha cominciata a ventilarsi la possibilità di mettere le mani su una torta gigantesca, cioè la transizione verso le energie rinnovabili a colpi di tasse e di sussidi statali.

Un cambiamento di questo tipo, ovviamente, non è credibile.

L'altra ragione, squisitamente politica, è che i costi di questa transizione verranno fatti pagare, almeno nelle intenzioni, ai poveri e alla classe media. E questo non sarà politicamente praticabile.

Gli scettici (o i dubbiosi) di oggi e di domani non saranno quindi animati da ostilità o indifferenza verso l'ambiente, ma saranno mossi dal semplice impulso alla sopravvivenza.

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28 minuti fa, ArmandoBis ha scritto:

Quanti alberi?

Mille miliardi.

È fattibile sta cosa? Nel senso, nel mondo c'è abbastanza terra vuota per piantare tutti questi alberi? 

E se non c'è, dove sarebbe meglio liberare spazio (continente/stato)?

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ArmandoBis

Mille miliardi di alberi occupano parecchio spazio.

Quanto? Io ho fatto un calcolo moooolto approssimativo (mi sono basato sulla mia esperienza col bosco ceduo) e mi è venuto come risultato l'11,5% delle terre emerse.

Riferendosi all'Italia, Mancuso diceva che un miliardo di alberi possono essere già piantati solo sfruttando lo spazio lasciato libero da terreni abbandonati in questi ultimi anni dagli agricoltori (io ad esempio ho quattro ettari incolti, più altri sei sottratti ai boscaioli...).

La proposta di Mancuso non è isolata. Altri hanno avanzato proposte simili partendo da pratiche agricole alternative.

E per alternative si intende in opposizione non solo all'agricoltura industriale ma anche all'agricoltura biologica, che per quanto meritoria è di fatto una riproposizione della prima con alcune limitazioni.

L'insieme di queste pratiche sta portando l'umanità a una vera rivoluzione, la terza rivoluzione agricola dall'inizio dei tempi.

La prima è stata l'invenzione stessa dell'agricoltura.

La seconda è stata la monocoltura su base industriale culminata con la rivoluzione verde.

La terza è la rivoluzione in atto, di cui non parla nessuno. 

Ci ritorneremo su un thread dedicato.

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ArmandoBis
2 minuti fa, Edo ha scritto:

È fattibile sta cosa? Nel senso, nel mondo c'è abbastanza terra vuota per piantare tutti questi alberi? 

E se non c'è, dove sarebbe meglio liberare spazio (continente/stato)?

Sicuramente. Prima dell'avvenuto dell'uomo sapiens sapiens c'erano sulla terra seimila miliardi di alberi. Adesso credo che ce ne siano non mi ricordo se duemila miliardi o tremila. Due terzi degli alberi eliminati sono stati tagliati negli ultimi 150 anni.

Ma come dicevo sopra, l'anidride carbonica può essere sottratta dall'atmosfera cambiando le pratiche agricole. In particolare, le nuove scoperte in fatto di agricoltura alternativa portano a terreni più ricchi di humus, un componente organico ricco di carbonio. Una quota importante di anidride carbonica può quindi stoccata già nei terreni agricoli. Una quota ancora maggiore (veramente imponente) può essere stoccata, secondo alcuni autori, adottando tecniche di pascolo razionali.

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Ho letto un suo libro, mi sembra "la vita segreta delle piante" che parlava di come in realtà queste sono senzienti e lottano per il loro posto nell'ecosistema. Libro davvero interessante.

Sicuramente sul tema ne sa molto, tuttavia ormai si é fatto prendere tanto da questa tematica che ormai la sta facendo diventare un'ideologia.

In un'intervista che gli hanno fatto ha detto : per me avere dei confini é un fatto della nostra cultura umana, perché se ci pensi in natura i confini non esistono.

Sposando così il pensiero di quella politica di sinistra che vuole aprire le porte a tutti i migranti.

Io sono rimasto sconvolto che un biologo abbia detto una frase simile, come se i leoni non avessero il loro territorio di caccia, anche se é virtuale e segnato dalla loro urina, in cui possono passare altri tipi di animali ma non altri leoni o predatori di diversa specie.

Stessa cosa nei territori umani i cui confini cambiavano a seconda di quanto era forte chi comandava. Solo perché oggi abbiamo una certa stabilità e gli stati sono lì stessi da anni, la gente pare aver dimenticato.

Così oltre a piantare alberi, vai a capire che tipo di alberi affinché con le radici non intacchino le fondazioni dei edifici vicini, se riduciamo il numero di abitanti umani sul pianeta anche il livello di CO2 diminuisce, dato che la esprimiamo.

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Sensei10
Il 30/7/2021 at 07:10, Akira93 ha scritto:

Ho letto un suo libro, mi sembra "la vita segreta delle piante" che parlava di come in realtà queste sono senzienti e lottano per il loro posto nell'ecosistema. Libro davvero interessante.

Sicuramente sul tema ne sa molto, tuttavia ormai si é fatto prendere tanto da questa tematica che ormai la sta facendo diventare un'ideologia.

In un'intervista che gli hanno fatto ha detto : per me avere dei confini é un fatto della nostra cultura umana, perché se ci pensi in natura i confini non esistono.

Sposando così il pensiero di quella politica di sinistra che vuole aprire le porte a tutti i migranti.

Io sono rimasto sconvolto che un biologo abbia detto una frase simile, come se i leoni non avessero il loro territorio di caccia, anche se é virtuale e segnato dalla loro urina, in cui possono passare altri tipi di animali ma non altri leoni o predatori di diversa specie.

Stessa cosa nei territori umani i cui confini cambiavano a seconda di quanto era forte chi comandava. Solo perché oggi abbiamo una certa stabilità e gli stati sono lì stessi da anni, la gente pare aver dimenticato.

Così oltre a piantare alberi, vai a capire che tipo di alberi affinché con le radici non intacchino le fondazioni dei edifici vicini, se riduciamo il numero di abitanti umani sul pianeta anche il livello di CO2 diminuisce, dato che la esprimiamo.

Sì hai ragione, ma il confine e il territorio sono due cose differenti. 

Vero è che, per estensione, tendiamo a sovrapporre i due termini, ma in genere il confine è effettivamente una linea politica decisa dall'uomo (il pomerio), laddove il territorio è una zona più o meno abitata di variabile entità. Il leone è un giusto esempio, tant'è che deve lottare a costo della propria vita per mantenere il proprio territorio, poiché lui solo ha deciso dove e come marcarlo. E dopo un po' si sposta, in un altro territorio. 

Ma detto questo non conoscevo l'autore citato e non so niente di piante e riscaldamento globale. Quindi vi ringrazio per gli spunti.

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