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Collega&amica. Ne vale la pena o meglio reprimere?


LegoBaffo

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3 ore fa, LegoBaffo ha scritto:

E' un qualcosa di nuovo per me. Non so come uscirne. E voglio, con tutto me stesso, uscirne

Prima cosa da fare: senti la rabbia che stai provando in questo momento, fatti attraversare e canalizzala verso qualcosa. 

Possibilmente su qualcosa che ti possa dare un vantaggio e sensazioni positive: ad esempio, due mesi fa eri 77kg e dicevi che ti stavi facendo il culo, bene ora prendi quella rabbia e fatti il culo il doppio. 

Anni fa, dopo essere stato rifiutato da una che mi piaceva (beh diciamo la prima che sembrava cagarmi dopo una lunga ltr) iniziai ad allenarmi con una cattiveria che non avevo mai provato prima. 

Hai presente quando hai bisogno di testare il tuo potenziale seduttivo dopo tanto tempo e ricevi picche? Ecco, praticamente mi aveva mandato sottoterra, e quelle dopo hanno ringraziato. 

Tu hai una situazione diversa chiaramente, deve essere lacerante averla davanti ogni giorno. 

Soluzione due: chiedi al boss se ti dà la possibilità di fare smart working così te la levi da sotto agli occhi

Soluzione tre: inizia a guardarti intorno per cercare un altro lavoro. Sì lo so che sembra una cazzata drastica ma quello di cui hai bisogno è di levartela dalle palle il prima possibile, quindi se non ci riesci da solo allora a mali estremi estremi rimedi. 

Oltre a quello che ti è già stato suggerito, ovviamente. Cose più blande che magari ti saranno sufficienti. 

Ah e non dimenticare di conoscere sempre gente nuova (anche maschi, è sempre bene avere una rete di contatti validi) nei limiti delle tue possibilità ovviamente. 

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ArmandoBis
5 ore fa, LegoBaffo ha scritto:

@PapuPetagna

(...)

Erano anni che non mi sentivo così, diciamo, stupido. Mi sento come se ogni forma di razionalità e di freddezza fosse andata a farsi benedire. E' come se fossi regredito all'adolescenza ed avessi a che fare con la mia prima cotta.

Forse perché con lei mi son totalmente aperto dopo anni di chiusure. Forse perché passavamo ogni giorno ore e ore a parlare e ridere... O forse perché mi ero sostanzialmente abituato ad averla nella mia vita... ora mi sento un poco spaesato.

Mi sento spaesato anche perché oltre a dirmi di non essere il suo tipo di ragazzo dal punto di vista fisico, seppur io sia un bel ragazzo, mi ha anche detto che pure caratterialmente non le interesso.

(...)

Mi sento come il re nudo quando il bambino lo smaschera davanti a tutti.

E' un qualcosa di nuovo per me. Non so come uscirne. E voglio, con tutto me stesso, uscirne.

 

La tua è un po' la sindrome del cavaliere bianco.

Però, la tizia in questione non merita tanta sollecitudine.

La vedo decisamente immatura. Troppo.

Come se ne esce? Cercando di vederla in modo più realistico.

 

 

 

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LegoBaffo

@RAWolfsi credo che mi dedicherò ad un qualcosa che mi aiuti ad incanalare questa...più che rabbia.. delusione per essere stato "usato" in tal modo. Onestamente mi sento anche un po' stupido nell'aver fatto quel che ho fatto e nel sentirmi cosi dopo aver ricevuto degli avvertimenti. Comunque, pensavo a qualche sport da combattimento. Mentre per quanto riguarda la situazione lavorativa vedrò come gestirla al meglio. Penso di dover iniziare a fare quella che si definisce la "faccia di me***"...il famoso buon viso a cattivo gioco...

@ArmandoBissai che per quanto riguarda il cavaliere bianco ho pensato la stessa cosa? E pure concordo sull'immaturità. Sono ormai giorni che provo a vederla in maniera più realistica ma anche li.. continuo a trovarle difetti o vedo come obiettivamente son stato usato.. però sembra che una parte del mio cervello, ogni volta che faccio ciò, passi in colpo di spugna, recetti e faccia tornare tutto come prima...mi sembra di essere il protagonista di "Eternal Sunshine of the Spotless Mind". 

Mi son andato a infilare in un gran casino mentale 😄

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LegoBaffo

Quello che mi infastidisce è che sostanzialmente ho fatto tutto da me. Io l'avevo già inquadrata. Persona bisognosa di attenzioni alla quale piaceva ricevere i miei booster. E mentre io le davo questi famosi booster lei salvata su altri che le davano altro (scusate il gioco di parole).

Ma non mi interessava. La consideravo amica e nulla di più. Poi non so perché ho iniziato a pensare che potesse essere altro, ma sempre da solo. Perché lei mi ha sempre detto che non le piacevo. Però continuava a cercarmi, a farmi le moine, a farmi sentire indispensabile. Io le aggiustavo i "cocci interiori" e lei una volta aggiustata andava a farsi montare (e rismontare) dal ragazzo di turno. E io stupido a continuare a darle quel che cercava da me.

Sono stato un'idiota io a farmi letteralmente fottere.

E poi tutta questa situazione per cosa? Per aver ricevuto un bacio? Quando il giorno dopo in mia presenza ne ha conosciuto un altro che ha baciato due giorni dopo? Sempre davanti a me. Ci avessi almeno fatto sesso. No. Un misero bacio. E sono andato in frantumi. 

Ripeto. La cosa che più mi da fastidio è che ci sono cascato come una pera cotta. Io per lei avrei fatto cose che mai per nessun'altra. Mentre, a quanto pare, io per lei ero solo una valvola di sfogo da utilizzare a suo piacimento e solo quando servivo. Ed il fatto che a soffrire, adesso che mi devo staccare, sia io e lei sicuramente se ne fregherà mi manda in bestia.

Ho sbagliato tutto. E la cosa mi fa incazzare. Come mi fa incazzare che il piedistallo su cui l'ho messa per il momento è più duro della mia forza di volontà.

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PapuPetagna

Ci sono delle cose però che andrebbero indagate. Dare una chiave di lettura da qui è obiettivamente complicato. 

Per esempio, il fatto che per un bacio abbia piantato tutto sto casino significa che hai smosso qualcosa dentro di lei. Perché mi stai parlando di casino e non di un normalissimo imbarazzo da day after.

E poi tutto questo passare da un tizio a un altro mi sa un po’ di idiosincrasia ai legami stabili. E tu con la scrivania di fronte sei nella posizione peggiore in assoluto. Potresti essere stato scartato esclusivamente per questo motivo.

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Sensei10

È una storia, nella sua complessità, talmente semplice che assurge ad emblema. 

Non ci facciamo fottere da personalità straordinarie. Non rimaniamo colpiti dall'irraggiungibilità, dal distacco superiore, dalla grandiosità a cui è impossibile porre rimedio. In questi casi abbiamo imparato ad accettare la sconfitta, l'allontanamento, il rifiuto. Lo abbiamo gestito e lo gestiamo quasi quotidianamente. Spesso non ci avviciniamo nemmeno; se dall'altra parte c'è qualcuno che mostra evidenze di superiorità (estetiche, caratteriali, anche professionali talvolta) tendiamo ad evitare subito il contatto infruttuoso.

Come altri fanno con noi, ovvio. È circolare, maturo, sano.

Ciò che fa male e lascia il senso di smarrimento è precisamente la sensazione di aver subito un trattamento immeritato da chi non potrebbe permetterselo. Più l'altro è immaturo, infantile, impaurito, più aumenta l'impotenza di fronte a quel che consideriamo ingiusto e, allo stesso tempo, diminuisce la capacità di reazione. Perché come vuoi reagire davanti ad un bambino capriccioso e imprevedibile? Non sei tu a decidere. Puoi troncare per primo. Puoi andartene da solo. Puoi ritrovare sicurezze. Ma resterà quel pungolo di non riuscire a maneggiare con cura te stesso. È un corto circuito: ripassi con linearità l'accaduto, studi le virgole passate, ripensi alla frase che ti è stata detta e torni allo sguardo ricevuto nei momenti magici. E non te ne capaciti. Cazzo. Ci sono cascato così, possibile? 

E sì. È stato evidentemente possibile. 

Sconcertato cerchi di riprendere le redini, le misure della tua vita. Ma, in relazione all'ex, non le trovi. Perché l'ex non le ha. Non le ha mai avute. E quindi sei senza punti di riferimento. La/o  incontri e non hai idea di come comportarti, perché non hai idea di come si comporterà lei o lui. È online e non sai se sta chiacchierando di banalità o di sesso con chissà chi. Pubblica qualcosa e ti domandi perché, cerchi significati non chiari. Parla con qualcun altro e ti domandi che finalità abbia, potrebbe fargli intendere sto mondo e quell'altro con un battito di ciglia.

Di sicuro c'è il fatto di sentirti scartato. La sua porta è chiusa e tu sei fuori.  Anche se poi non è così. Perché nessuno ti dice che adesso vive giorni migliori. Ma lo sai? No. Ci ha messo così poco a farti fuori che potrebbe metterci un secondo a fare qualsiasi altra cosa. 

In teoria già questo dovrebbe rassicurarti. Le tue giornate sono scandite da ritmi voluti, alla ricerca del tuo meglio. Le sue no, sono caotiche, irregolari, un giorno al top e un giorno in down. Un giorno a ridere e un giorno a piangere. Ma è questo che ti manca. Andare a vedere se è così. Conoscerne i motivi. Sapere di poter intervenire, aspetto sottovalutato che invece, quando accade, dona l'emozione di avere finalmente uno scopo profondo. 

Impossibile. 

Fa male rendersi conto di aver perso la testa e gettato alle ortiche tempo che ritenevi prezioso con chi, questo tempo,  non lo stava valorizzando. Regala un Rolex d'epoca ad un intenditore e questo lo riporrà con cura in una teca. Regalalo ad un bambino, lo butterà via o lo romperà dopo pochissimo. E non saprà mai cosa ha fatto. Anche se glielo dicessi, si sentirebbe in colpa cinque minuti e continuerà ad apprezzare di più i giocattoli di plastica. E non ci puoi fare niente. Abituato a trovare una direzione, tu non saprai dove andare. Non puoi spiegargli nulla, ci provi ma poi? Puoi fare a meno di ripetere l'errore, ma l'amaro in bocca per quanto successo resta. Non ci sono rimedi. O giochi al suo gioco, puerile e snervante, o lasci perdere. Sei tu ad adeguarti. Apparentemente. Perché non bisogna dimenticare che è un bambino, con i suoi capricci e il suo mondo fittizio, e tu sei l'adulto che necessariamente passa oltre e torna ad interagire con l'esperienza reale.

Ma ti fotte. 

Ti fotte, perché tu non faresti mai come lei. E non c'è nulla da imparare da certa gente. Anzi, l'unica lezione da apprendere è non solo non essere come loro, ma potenziare la distanza che vi separa, renderla ancora più grande ed efficace. Non replicare quegli atteggiamenti, per non cadere nel tranello di somigliargli. Spegnerli. Differenziarsi. Essere al di sopra. E felici di vederli sempre più piccoli, sempre più giù, fino a perderli del tutto.

 

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LegoBaffo

@Sensei10ho quasi voglia di stampare l'ultimo post e metterlo in una teca. Meraviglia. Grazie.

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Jamaica84
7 ore fa, Sensei10 ha scritto:

È una storia, nella sua complessità, talmente semplice che assurge ad emblema. 

Non ci facciamo fottere da personalità straordinarie. Non rimaniamo colpiti dall'irraggiungibilità, dal distacco superiore, dalla grandiosità a cui è impossibile porre rimedio. In questi casi abbiamo imparato ad accettare la sconfitta, l'allontanamento, il rifiuto. Lo abbiamo gestito e lo gestiamo quasi quotidianamente. Spesso non ci avviciniamo nemmeno; se dall'altra parte c'è qualcuno che mostra evidenze di superiorità (estetiche, caratteriali, anche professionali talvolta) tendiamo ad evitare subito il contatto infruttuoso.

Come altri fanno con noi, ovvio. È circolare, maturo, sano.

Ciò che fa male e lascia il senso di smarrimento è precisamente la sensazione di aver subito un trattamento immeritato da chi non potrebbe permetterselo. Più l'altro è immaturo, infantile, impaurito, più aumenta l'impotenza di fronte a quel che consideriamo ingiusto e, allo stesso tempo, diminuisce la capacità di reazione. Perché come vuoi reagire davanti ad un bambino capriccioso e imprevedibile? Non sei tu a decidere. Puoi troncare per primo. Puoi andartene da solo. Puoi ritrovare sicurezze. Ma resterà quel pungolo di non riuscire a maneggiare con cura te stesso. È un corto circuito: ripassi con linearità l'accaduto, studi le virgole passate, ripensi alla frase che ti è stata detta e torni allo sguardo ricevuto nei momenti magici. E non te ne capaciti. Cazzo. Ci sono cascato così, possibile? 

E sì. È stato evidentemente possibile. 

Sconcertato cerchi di riprendere le redini, le misure della tua vita. Ma, in relazione all'ex, non le trovi. Perché l'ex non le ha. Non le ha mai avute. E quindi sei senza punti di riferimento. La/o  incontri e non hai idea di come comportarti, perché non hai idea di come si comporterà lei o lui. È online e non sai se sta chiacchierando di banalità o di sesso con chissà chi. Pubblica qualcosa e ti domandi perché, cerchi significati non chiari. Parla con qualcun altro e ti domandi che finalità abbia, potrebbe fargli intendere sto mondo e quell'altro con un battito di ciglia.

Di sicuro c'è il fatto di sentirti scartato. La sua porta è chiusa e tu sei fuori.  Anche se poi non è così. Perché nessuno ti dice che adesso vive giorni migliori. Ma lo sai? No. Ci ha messo così poco a farti fuori che potrebbe metterci un secondo a fare qualsiasi altra cosa. 

In teoria già questo dovrebbe rassicurarti. Le tue giornate sono scandite da ritmi voluti, alla ricerca del tuo meglio. Le sue no, sono caotiche, irregolari, un giorno al top e un giorno in down. Un giorno a ridere e un giorno a piangere. Ma è questo che ti manca. Andare a vedere se è così. Conoscerne i motivi. Sapere di poter intervenire, aspetto sottovalutato che invece, quando accade, dona l'emozione di avere finalmente uno scopo profondo. 

Impossibile. 

Fa male rendersi conto di aver perso la testa e gettato alle ortiche tempo che ritenevi prezioso con chi, questo tempo,  non lo stava valorizzando. Regala un Rolex d'epoca ad un intenditore e questo lo riporrà con cura in una teca. Regalalo ad un bambino, lo butterà via o lo romperà dopo pochissimo. E non saprà mai cosa ha fatto. Anche se glielo dicessi, si sentirebbe in colpa cinque minuti e continuerà ad apprezzare di più i giocattoli di plastica. E non ci puoi fare niente. Abituato a trovare una direzione, tu non saprai dove andare. Non puoi spiegargli nulla, ci provi ma poi? Puoi fare a meno di ripetere l'errore, ma l'amaro in bocca per quanto successo resta. Non ci sono rimedi. O giochi al suo gioco, puerile e snervante, o lasci perdere. Sei tu ad adeguarti. Apparentemente. Perché non bisogna dimenticare che è un bambino, con i suoi capricci e il suo mondo fittizio, e tu sei l'adulto che necessariamente passa oltre e torna ad interagire con l'esperienza reale.

Ma ti fotte. 

Ti fotte, perché tu non faresti mai come lei. E non c'è nulla da imparare da certa gente. Anzi, l'unica lezione da apprendere è non solo non essere come loro, ma potenziare la distanza che vi separa, renderla ancora più grande ed efficace. Non replicare quegli atteggiamenti, per non cadere nel tranello di somigliargli. Spegnerli. Differenziarsi. Essere al di sopra. E felici di vederli sempre più piccoli, sempre più giù, fino a perderli del tutto.

 

Che perla hai tirato fuori?

In effetti non mi sono mai "preso" di una gnocca da paura o di un che so avvocato, dottoressa.

Di base essendo un bel ragazzo (ma non Brad Pitt) ed avendo una buona posizione lavorativa ed economica (ma non laureato né con un lavoro "prestigioso"), mi sono sempre invaghito di ragazze del mio livello se non più basso.

Sticazzi che riflessione mi hai fatto fare.

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YUSUKE86
Il 17/10/2021 at 09:46, Sensei10 ha scritto:

È una storia, nella sua complessità, talmente semplice che assurge ad emblema. 

Non ci facciamo fottere da personalità straordinarie. Non rimaniamo colpiti dall'irraggiungibilità, dal distacco superiore, dalla grandiosità a cui è impossibile porre rimedio. In questi casi abbiamo imparato ad accettare la sconfitta, l'allontanamento, il rifiuto. Lo abbiamo gestito e lo gestiamo quasi quotidianamente. Spesso non ci avviciniamo nemmeno; se dall'altra parte c'è qualcuno che mostra evidenze di superiorità (estetiche, caratteriali, anche professionali talvolta) tendiamo ad evitare subito il contatto infruttuoso.

Come altri fanno con noi, ovvio. È circolare, maturo, sano.

Ciò che fa male e lascia il senso di smarrimento è precisamente la sensazione di aver subito un trattamento immeritato da chi non potrebbe permetterselo. Più l'altro è immaturo, infantile, impaurito, più aumenta l'impotenza di fronte a quel che consideriamo ingiusto e, allo stesso tempo, diminuisce la capacità di reazione. Perché come vuoi reagire davanti ad un bambino capriccioso e imprevedibile? Non sei tu a decidere. Puoi troncare per primo. Puoi andartene da solo. Puoi ritrovare sicurezze. Ma resterà quel pungolo di non riuscire a maneggiare con cura te stesso. È un corto circuito: ripassi con linearità l'accaduto, studi le virgole passate, ripensi alla frase che ti è stata detta e torni allo sguardo ricevuto nei momenti magici. E non te ne capaciti. Cazzo. Ci sono cascato così, possibile? 

E sì. È stato evidentemente possibile. 

Sconcertato cerchi di riprendere le redini, le misure della tua vita. Ma, in relazione all'ex, non le trovi. Perché l'ex non le ha. Non le ha mai avute. E quindi sei senza punti di riferimento. La/o  incontri e non hai idea di come comportarti, perché non hai idea di come si comporterà lei o lui. È online e non sai se sta chiacchierando di banalità o di sesso con chissà chi. Pubblica qualcosa e ti domandi perché, cerchi significati non chiari. Parla con qualcun altro e ti domandi che finalità abbia, potrebbe fargli intendere sto mondo e quell'altro con un battito di ciglia.

Di sicuro c'è il fatto di sentirti scartato. La sua porta è chiusa e tu sei fuori.  Anche se poi non è così. Perché nessuno ti dice che adesso vive giorni migliori. Ma lo sai? No. Ci ha messo così poco a farti fuori che potrebbe metterci un secondo a fare qualsiasi altra cosa. 

In teoria già questo dovrebbe rassicurarti. Le tue giornate sono scandite da ritmi voluti, alla ricerca del tuo meglio. Le sue no, sono caotiche, irregolari, un giorno al top e un giorno in down. Un giorno a ridere e un giorno a piangere. Ma è questo che ti manca. Andare a vedere se è così. Conoscerne i motivi. Sapere di poter intervenire, aspetto sottovalutato che invece, quando accade, dona l'emozione di avere finalmente uno scopo profondo. 

Impossibile. 

Fa male rendersi conto di aver perso la testa e gettato alle ortiche tempo che ritenevi prezioso con chi, questo tempo,  non lo stava valorizzando. Regala un Rolex d'epoca ad un intenditore e questo lo riporrà con cura in una teca. Regalalo ad un bambino, lo butterà via o lo romperà dopo pochissimo. E non saprà mai cosa ha fatto. Anche se glielo dicessi, si sentirebbe in colpa cinque minuti e continuerà ad apprezzare di più i giocattoli di plastica. E non ci puoi fare niente. Abituato a trovare una direzione, tu non saprai dove andare. Non puoi spiegargli nulla, ci provi ma poi? Puoi fare a meno di ripetere l'errore, ma l'amaro in bocca per quanto successo resta. Non ci sono rimedi. O giochi al suo gioco, puerile e snervante, o lasci perdere. Sei tu ad adeguarti. Apparentemente. Perché non bisogna dimenticare che è un bambino, con i suoi capricci e il suo mondo fittizio, e tu sei l'adulto che necessariamente passa oltre e torna ad interagire con l'esperienza reale.

Ma ti fotte. 

Ti fotte, perché tu non faresti mai come lei. E non c'è nulla da imparare da certa gente. Anzi, l'unica lezione da apprendere è non solo non essere come loro, ma potenziare la distanza che vi separa, renderla ancora più grande ed efficace. Non replicare quegli atteggiamenti, per non cadere nel tranello di somigliargli. Spegnerli. Differenziarsi. Essere al di sopra. E felici di vederli sempre più piccoli, sempre più giù, fino a perderli del tutto.

 

Sensei di nome e di fatto.

Gran bel post, complimenti!

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