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In questi mesi mi sono data da fare


Minypony

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Sensei10
8 minuti fa, senza nome ha scritto:

La spiegazione del di lei gesto, anche fosse reale, potrebbero attenuare il dolore delle volte, altre corroborarlo, ma quel sentire di sofferenza di base rimarrebbe. È fisiologico.

Quanti anni hai, per curiosità?

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Wyatt99
3 minuti fa, Celeste ha scritto:

Mi addolora rivedere i volti di tutte le persone che ho fatto star male...e comunque dover essere più forte del desiderio di accontentare l’altro, e tirare dritto con i paraocchi, muoversi con fermezza “crudele” verso la tua, di salvezza. 
Sono sensazioni che - se posso - evito di rivivere.

Mi salvo questo topic perché tra anni vorrò rileggere questa risposta esemplare, una risposta che mi rispecchia.

Credo sia una delle cose più veritiere che abbia mai letto, non solo nel 2021, ma in tutta la mia vita.

 

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1 ora fa, Celeste ha scritto:

E quindi l’attenzione al risparmiare tempo e ferite all’altro è massima, almeno da parte mia. 

 

Non penso di essere l’unica al mondo a comportarsi così...

Ti credo… per me non sei ipocrita… grazie…

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Sensei10
4 minuti fa, Celeste ha scritto:

A te no?

Io non ho la palla magica, quindi oggi potrei essere sinceramente innamorata e un domani no. Fa parte del rischio... Allo stesso modo, solo frequentandoti potró capire se l’interesse superficiale possa evolvere in altro, eccetera. È fisiologico che le aspettative dell’altro possano essere deluse. D’altra parte accade continuamente anche a noi stessi! 

Peró ecco, se vedo lo sbocciare di un sentimento e io so già - perchè lo so - che da me non si potrà avere molto, taglio, anzichè prolungare la mia piacevole e stucchevole sosta. Contenimento dei danni.

Ancor peggio, tutte le varie azioni manipolatorie, del tipo “uscire con uno solo per far ingelosire un altro”, sono ovviamente da me bandite. 
 

Comunque sì, è doloroso vedere l’altra persona soffrire, essere appesantita per causa tua. E la mia forse non è nemmeno compassione, ma un sentimento del tutto egoistico: io questa responsabilità non la voglio. 
Mi addolora rivedere i volti di tutte le persone che ho fatto star male...e comunque dover essere più forte del desiderio di accontentare l’altro, e tirare dritto con i paraocchi, muoversi con fermezza “crudele” verso la tua, di salvezza. 
Sono sensazioni che - se posso - evito di rivivere.

O moriró di crepacuore. Io un’altra faccina triste e delusa forse non la reggo. Credó che ad un certo punto sarà semplicemente troppo.

A me no. 

Detta così, sembro Rambo che si cuce le ferie da solo in Vietnam. Chiaro che mi faccia star male la sofferenza altrui. Il punto è: cosa posso fare per trasmettere ciò che sento? Come posso farlo?

Sai, quando si è ammalata una persona a me molto cara, durante un colloquio con dei medici notavo un certo possibilismo relativamente alla guarigione. Il tutto però accompagnato da espressioni corrucciate e da nervi del collo tirati ad ogni affermazione. Ho fermato il discorso, li ho guardati negli occhi e ho chiesto: "Va bene, grazie per le possibilità e per la speranza. Invece, realisticamente, quanto resta da vivere?". E quella risposta atroce ha sollevato me e gli altri presenti. 

Hai mai pensato che all'altra persona fa bene sapere il motivo esatto per cui non puoi continuare? O che potrebbe avere una reazione molto diversa da quella che manifesta con la pillola indorata? Perché la pillola indorata ti fa sentire doppiamente male, se proprio non vivi sulle nuvole: sei mollato, e già questo non è il massimo, e per di più come un coglione. Il cucciolotto ferito. Fammici rimanere male. Poi vediamo.

Questo è il motivo per cui molto spesso abbiamo situazioni inattese al termine delle storie. Che siano uomini o donne a lasciare importa poco, ma funziona così: lo lascio, se ne fa una ragione, dopo poco si rimette in carreggiata, me ne accorgo e, sorpresa, a starci sotto sono io. Perché, cazzo, ho sbagliato tutto; avevo di fronte una persona in gamba e ho pensato che fosse l'anello debole della catena. Ma allora, forse, sì, okay, non sentivo un cazzo, però... Senza contare un egoismo, appunto, che da carnefice diventa vittima inconsapevole. 

Non dico che sia uno scenario comune o che sia qualcosa che potrebbe accadere a te, @Celeste, ci mancherebbe. Ma una possibilità alla verità, alla realtà, dategliela. È l'unico modo per aiutare veramente l'altra persona, se all'origine non ci siano difetti veramente, ma veramente, gravissimi. 

Lasciare dubbi, mostrare una superiorità improvvisa, uccidere con i guanti di velluto, quello sì che è crudele e apre dei solchi difficilmente rimarginabili, a lungo andare.

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5 minuti fa, Sensei10 ha scritto:

A me no. 

Detta così, sembro Rambo che si cuce le ferie da solo in Vietnam. Chiaro che mi faccia star male la sofferenza altrui. Il punto è: cosa posso fare per trasmettere ciò che sento? Come posso farlo?

Sai, quando si è ammalata una persona a me molto cara, durante un colloquio con dei medici notavo un certo possibilismo relativamente alla guarigione. Il tutto però accompagnato da espressioni corrucciate e da nervi del collo tirati ad ogni affermazione. Ho fermato il discorso, li ho guardati negli occhi e ho chiesto: "Va bene, grazie per le possibilità e per la speranza. Invece, realisticamente, quanto resta da vivere?". E quella risposta atroce ha sollevato me e gli altri presenti. 

Hai mai pensato che all'altra persona fa bene sapere il motivo esatto per cui non puoi continuare? O che potrebbe avere una reazione molto diversa da quella che manifesta con la pillola indorata? Perché la pillola indorata ti fa sentire doppiamente male, se proprio non vivi sulle nuvole: sei mollato, e già questo non è il massimo, e per di più come un coglione. Il cucciolotto ferito. Fammici rimanere male. Poi vediamo.

Questo è il motivo per cui molto spesso abbiamo situazioni inattese al termine delle storie. Che siano uomini o donne a lasciare importa poco, ma funziona così: lo lascio, se ne fa una ragione, dopo poco si rimette in carreggiata, me ne accorgo e, sorpresa, a starci sotto sono io. Perché, cazzo, ho sbagliato tutto; avevo di fronte una persona in gamba e ho pensato che fosse l'anello debole della catena. Ma allora, forse, sì, okay, non sentivo un cazzo, però... Senza contare un egoismo, appunto, che da carnefice diventa vittima inconsapevole. 

Non dico che sia uno scenario comune o che sia qualcosa che potrebbe accadere a te, @Celeste, ci mancherebbe. Ma una possibilità alla verità, alla realtà, dategliela. È l'unico modo per aiutare veramente l'altra persona, se all'origine non ci siano difetti veramente, ma veramente, gravissimi. 

Lasciare dubbi, mostrare una superiorità improvvisa, uccidere con i guanti di velluto, quello sì che è crudele e apre dei solchi difficilmente rimarginabili, a lungo andare.

No, no, no, credo ci sia stato un grande - grandissimo :) - fraintendimento.

Ciò che hai commentato l'ho scritto proprio a seguito della mia concordanza di pensiero con @Venusda sulla scorrettezza del mistificare, o illudere le persone, fornendo verità comode ma parziali, o addirittura bugie bianche.

La questione poi successiva è quella del "prevenire", se possibile, la craniata contro il muro. Ma è un'altra questione; collegata, ma diversa.

Credo che la verità sia la più grande forma di amore verso una persona.

Da bambina, mi ero accorta che gli altri adulti mentissero ai bambini, ad esempio non permettendo di salutare un loro caro sul letto di morte, e via dicendo - origliavo le conversazioni tra adulti. Ecco, io da questa cosa ero terrorizzata: che qualcuno mi mentisse, non dandomi modo di sapere la realtà dei fatti. Mai sentito un senso di impotenza peggiore, perchè ero consapevole che l'asimmetria informativa fosse incolmabile. Dovevo solo fidarmi dei miei, di adulti, sperando mi facessero la concessione di conoscere la verità. Poi al resto avrei pensato io. E dico una cosa molto intima adesso -, varie volte l'anno facevo un discorsetto ai miei familiari (un reminder, se vuoi) chiedendogli per favore di non tradirmi mai e dirmi sempre la verità, anche quelle inadatte a un bambino (...inadatte secondo certa puericultura idiota. Anche i bambini hanno bisogno di elaborare, nascondere non serve a nulla!). Fortunatamente la mia fiducia è poi stata sempre ben riposta.

Ma in sostanza resto sempre quella bambina. E quindi dono sempre la verità, per quanto scomoda possa essere. Mai indorato nessuna pillola: siamo perfettamente sulla stessa linea di pensiero e azione.

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Sensei10
10 minuti fa, Celeste ha scritto:

No, no, no, credo ci sia stato un grande - grandissimo :) - fraintendimento.

Ciò che hai commentato l'ho scritto proprio a seguito della mia concordanza di pensiero con @Venusda sulla scorrettezza del mistificare, o illudere le persone, fornendo verità comode ma parziali, o addirittura bugie bianche.

La questione poi successiva è quella del "prevenire", se possibile, la craniata contro il muro. Ma è un'altra questione; collegata, ma diversa.

Credo che la verità sia la più grande forma di amore verso una persona.

Da bambina, mi ero accorta che gli altri adulti mentissero ai bambini, ad esempio non permettendo di salutare un loro caro sul letto di morte, e via dicendo - origliavo le conversazioni tra adulti. Ecco, io da questa cosa ero terrorizzata: che qualcuno mi mentisse, non dandomi modo di sapere la realtà dei fatti. Mai sentito un senso di impotenza peggiore, perchè ero consapevole che l'asimmetria informativa fosse incolmabile. Dovevo solo fidarmi dei miei, di adulti, sperando mi facessero la concessione di conoscere la verità. Poi al resto avrei pensato io. E dico una cosa molto intima adesso -, varie volte l'anno facevo un discorsetto ai miei familiari (un reminder, se vuoi) chiedendogli per favore di non tradirmi mai e dirmi sempre la verità, anche quelle inadatte a un bambino (...inadatte secondo certa puericultura idiota. Anche i bambini hanno bisogno di elaborare, nascondere non serve a nulla!). Fortunatamente la mia fiducia è poi stata sempre ben riposta.

Ma in sostanza resto sempre quella bambina. E quindi dono sempre la verità, per quanto scomoda possa essere. Mai indorato nessuna pillola: siamo perfettamente sulla stessa linea di pensiero e azione.

Sai quegli equivoci da black comedy, dove da una cazzata si passa ad una serie di irrimediabili disastri? Una cosa tipo Fargo, insomma. 

Già mi vedevo mentre spingevo la tua gamba nel tritacarne 😂 

Errore mio, non avendo visto la citazione da @Venusda a cui peraltro avevo dato anche un gran bel pollice, ho interpretato male il seguito. Contento di ricredermi, come sempre.

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Yuna
49 minuti fa, Sensei10 ha scritto:

 

Hai mai pensato che all'altra persona fa bene sapere il motivo esatto per cui non puoi continuare? O che potrebbe avere una reazione molto diversa da quella che manifesta con la pillola indorata? Perché la pillola indorata ti fa sentire doppiamente male, se proprio non vivi sulle nuvole: sei mollato, e già questo non è il massimo, e per di più come un coglione. Il cucciolotto ferito. Fammici rimanere male. Poi vediamo.

 

Per un po' mi sono scritta con un uomo e quando siamo usciti si è rivelato grezzotto nei modi di fare, del tipo che ha quasi bestemmiato e parlava dialetto stretto. Ora io non mi reputo snob o perfettina ma con uno così non potevo farcela, mi sarei vergognata  di lui, anche se nei contenuti dei discorsi mi sono trovata bene e fisicamente mi piaceva. Cosa avrei dovuto dirgli? Perché io rientrata gli ho detto che non me la sentivo di conoscere qualcuno, volevo stare sola, solite cavolate. Continuo a pensare però che se qualcuno gli dicesse la verità potrebbe migliorare ed evitare di bruciare occasioni per il modo di porsi. Mi ha dato l'idea che lui non se ne sia minimamente reso conto.

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1 minuto fa, Yuna ha scritto:

Continuo a pensare però che se qualcuno gli dicesse la verità potrebbe migliorare ed evitare di bruciare occasioni per il modo di porsi. Mi ha dato l'idea che lui non se ne sia minimamente reso conto.

Più che altro uno eviterebbe di creare un cartellone con le eventuali opzioni che hanno portato a far deragliare l'interazione, depennandole lentamente una alla volta. Settimane o mesi a risolvere equazioni nel tentativo di capire dove uno abbia sbagliato l'escalation quando magari ti puzzava semplicemente l'alito.

A quel punto meglio ricevere il ceffone subito che rimanere con la goccia cinese per mesi. Magari lì per lì non ci dormo ma al prossimo appuntamento i denti me li lavo.

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Sensei10
1 ora fa, Yuna ha scritto:

Cosa avrei dovuto dirgli?

Più che rimandarti alla risposta di @Aeon non posso fare.

Ah sì, anche consigliarti di scegliere bene come sprecare il tuo tempo, prima di collezionare appuntamenti infruttuosi.

 

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Yuna
1 ora fa, Aeon ha scritto:

Più che altro uno eviterebbe di creare un cartellone con le eventuali opzioni che hanno portato a far deragliare l'interazione, depennandole lentamente una alla volta. Settimane o mesi a risolvere equazioni nel tentativo di capire dove uno abbia sbagliato l'escalation quando magari ti puzzava semplicemente l'alito.

A quel punto meglio ricevere il ceffone subito che rimanere con la goccia cinese per mesi. Magari lì per lì non ci dormo ma al prossimo appuntamento i denti me li lavo.

Certo, ma non è facile dire la verità, lo avrei offeso..non me la sono sentita. Tu diresti a qualcuno ( che non conosci così bene) che gli puzza l'alito? Come concetto sono d'accordo con voi ma è difficile da mettere in pratica. 

 

Per gli appuntamenti infruttuosi mi giustifico dicendo che non lo conoscevo se non di vista e per messaggi era stato carino 😂 infatti sono scappata dopo il primo aperitivo 🤣

10 minuti fa, Sensei10 ha scritto:

Più che rimandarti alla risposta di @Aeon non posso fare.

Ah sì, anche consigliarti di scegliere bene come sprecare il tuo tempo, prima di collezionare appuntamenti infruttuosi.

 

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