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My head Is a jungle


Scannachiappolo

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Sensei10
11 ore fa, ArmandoBis ha scritto:

Lavorare perché le cose funzionino non vuol dire "truccare", cioè fare in modo che il pezzo leggermente diverso si adatti all'alloggiamento.

Esempio: una persona abituata a svegliarsi tardi si sposa. Mantiene la sua abitudine e quindi si deve rinunciare a gite ed escursioni di un certo tipo.

Non doveva sposarsi, semplicemente.

L'incastro non consiste nel trovare una persona che si alzi alla stessa ora a cui ti alzi tu.

Infatti persone allergiche al matrimonio mi portano sempre esempi similari, questioni triviali di abitudini, inclinazioni e quant'altro del partner.

Difficilmente costoro troveranno un partner stabile e soddisfacente (al di là di eventuali scopamicizie.)

Non riescono a vedere il compagno o la compagna in modo più ampio. Lo vedono piccolo perché pensano in piccolo. E prima o poi si stufano.

(Rileggendo mi rendo conto che non sono stato molto chiaro. Intendevo dire che è una questione di visione. Se si vede il rapporto in piccolo è una questione di due Io che si accapigliano, non c'è modo di evitarlo.)

Non parlo di abitudini. 

O di cioccolato al latte vs. fondente. 

Posto che poi è tutto soggettivo, anche quello che etichettiamo come una minchiata.

Ti faccio un esempio pratico. Lavoro in un team dove spesso le dinamiche professionali si intrecciano con quelle private. Nel senso che, in linea di massima, per un caso fortuito molti colleghi hanno la stessa età, lo stesso retroterra culturale e lo stesso approccio ai rapporti interpersonali. Quindi spesso capita che oltre al discorso lavorativo si affrontino argomenti più leggeri, o ci si confidi su qualche vicenda intima. Ebbene, c'è un tale che non è in grado di amalgamarsi. Non tanto per una questione di carattere, che pure c'è, ma proprio per il modo in cui si esprime e vive le sue giornate. Ha uno scarso senso dell'umorismo e quando scherza faccio fatica a capirlo, credo che in quasi dieci anni non mi abbia mai strappato nemmeno un sorriso. Quelle rarissime volte in cui si è confidato riguardo alle donne, ha raccontato cose incomprensibili, modalità di relazione che non mi sono mai appartenute.

Mi è simpatico, provo per lui l'affetto tipico di chi incontri ogni mattina, ma siamo proprio su due frequenze diverse.

Qualche anno fa conobbi una ragazza che a prima vista mi piaceva molto. Stavo benissimo, finché si parlava del più o del meno. E naturalmente la trovavo attraente. Passammo alla confidenza maggiore e mi accorsi sia da scambi via messaggio sia da qualche confronto verbale, che aveva un modo di pensare e fare alieno. Mi ricordava il collega. Ma mi dissi... Ti piace, vai avanti, dovete solo calibrarvi. Dopo due mesi non ne potevo più. Tutto ciò che per me era giusto per lei era sbagliato e viceversa. Ad ambedue sarebbe piaciuto fare una vacanza in inverno sulla neve, ma a ben vedere avevamo scelto posti lontani e scenari differenti. Lei la baita in montagna, io le città del nord Europa.

L'inverno era l'argomento comune, ma se avessimo dovuto dipingere la scena ideale avremmo ottenuto due mondi distinti. Sensazioni, emozioni, universi a parte.

È un po' di più, rispetto alla sveglia puntata alle otto. 

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ArmandoBis
2 ore fa, Sensei10 ha scritto:

Non parlo di abitudini. 

O di cioccolato al latte vs. fondente. 

Posto che poi è tutto soggettivo, anche quello che etichettiamo come una minchiata.

Ti faccio un esempio pratico. Lavoro in un team dove spesso le dinamiche professionali si intrecciano con quelle private. Nel senso che, in linea di massima, per un caso fortuito molti colleghi hanno la stessa età, lo stesso retroterra culturale e lo stesso approccio ai rapporti interpersonali. Quindi spesso capita che oltre al discorso lavorativo si affrontino argomenti più leggeri, o ci si confidi su qualche vicenda intima. Ebbene, c'è un tale che non è in grado di amalgamarsi. Non tanto per una questione di carattere, che pure c'è, ma proprio per il modo in cui si esprime e vive le sue giornate. Ha uno scarso senso dell'umorismo e quando scherza faccio fatica a capirlo, credo che in quasi dieci anni non mi abbia mai strappato nemmeno un sorriso. Quelle rarissime volte in cui si è confidato riguardo alle donne, ha raccontato cose incomprensibili, modalità di relazione che non mi sono mai appartenute.

Mi è simpatico, provo per lui l'affetto tipico di chi incontri ogni mattina, ma siamo proprio su due frequenze diverse.

Qualche anno fa conobbi una ragazza che a prima vista mi piaceva molto. Stavo benissimo, finché si parlava del più o del meno. E naturalmente la trovavo attraente. Passammo alla confidenza maggiore e mi accorsi sia da scambi via messaggio sia da qualche confronto verbale, che aveva un modo di pensare e fare alieno. Mi ricordava il collega. Ma mi dissi... Ti piace, vai avanti, dovete solo calibrarvi. Dopo due mesi non ne potevo più. Tutto ciò che per me era giusto per lei era sbagliato e viceversa. Ad ambedue sarebbe piaciuto fare una vacanza in inverno sulla neve, ma a ben vedere avevamo scelto posti lontani e scenari differenti. Lei la baita in montagna, io le città del nord Europa.

L'inverno era l'argomento comune, ma se avessimo dovuto dipingere la scena ideale avremmo ottenuto due mondi distinti. Sensazioni, emozioni, universi a parte.

È un po' di più, rispetto alla sveglia puntata alle otto. 

L'esempio che avevo fatto era per dire che se una relazione ti coinvolge, superi agevolmente i tuoi limiti, i tuoi pregiudizi personali. In fondo non si tratta di scalare l'Everest. Devi pagare un certo scotto iniziale, ma vieni più che ampiamente ripagato dall'aver fatto un'esperienza che era al di fuori del tuo orizzonte di possibilità.

L'esempio che mi hai fatto della tua collega è abbastanza emblematico: non siete riusciti ad entrare in comunicazione. Per comunicazione intendo la connessione diretta da cuore a cuore. Il superamento dell'io. Una volta acquisita una visione più ampia, qualsiasi tipo di vacanza (sulla neve o in qualsiasi altro posto) vale l'altra.

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Sensei10
1 ora fa, ArmandoBis ha scritto:

L'esempio che avevo fatto era per dire che se una relazione ti coinvolge, superi agevolmente i tuoi limiti, i tuoi pregiudizi personali. In fondo non si tratta di scalare l'Everest. Devi pagare un certo scotto iniziale, ma vieni più che ampiamente ripagato dall'aver fatto un'esperienza che era al di fuori del tuo orizzonte di possibilità.

L'esempio che mi hai fatto della tua collega è abbastanza emblematico: non siete riusciti ad entrare in comunicazione. Per comunicazione intendo la connessione diretta da cuore a cuore. Il superamento dell'io. Una volta acquisita una visione più ampia, qualsiasi tipo di vacanza (sulla neve o in qualsiasi altro posto) vale l'altra.

Si sì chiaro.

Devo dire che rileggendo meglio ciò che avevi scritto, ti do ragione. 

A volte trucchiamo un po' le cose pur di convincerci che la scelta fatta sia giusta. Ci sono piccole avvisaglie, che però poi tanto piccole non sono, anzi sarebbero anche significative per noi. Ma prevale l'attrazione. Per tanti motivi. Il caso più comune, e più banale, è quando inizi a frequentare una donna che vedevi come poco raggiungibile, perché molto bella o molto carismatica. Come da copione, sarà lei a dirti addio, magari improvvisamente. Oppure comincerà a mettere in atto comportamenti tira e molla, paletti e distanze. Se solo non avessi forzato il famoso o famigerato incastro, se non avessi truccato il gioco, avresti tirato conclusioni meno dannose e più pacifiche. Ma ogni tanto la lucidità si perde e si innescano meccanismi irrazionali.

Altro è lavorare affinché gli attriti diventino lievi e limare le normali asperità che, con il tempo, possono emergere. Il rapporto sano è quello senza competizione. Con l'altra persona e con se stessi.

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