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Ciao IS, mi congedo.


NIN

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charlie

Beh.. dirò una cosa pessimista e dura ma non tutti possono essere influenzati dalle parole positive, c'è chi gode a sentirsi uno zero, a sentirsi un perdente, e rigira sempre la propria interpretazione della realtà in modo che i fatti gli confermino che lui è uno zero.. può essere una "nevrosi" come un'altra.

Non so se è il caso di nin, ma in casi totalmente recidivi, sotto le righe potrebbe celarsi una forma di piacere nel sentirsi una vittima, o una forma di piacere nel farsi compatire dagli altri e nel compatire se stesso, e in questi casi sono parole al vento.

Inciso: io non ho mai capito i messaggi di addio al forum.. se te ne vai che bisogno c'è di scrivere l'addio, basta non collegarti più, o non scrivere più. Se il tuo addio lo scrivi AL forum, e ti rivolgi al forum, fai qualcosa di diverso dall'addio, c'è qualcosa di più. Infatti anche qui ci sono messaggi dietro le righe che sono scritti per altro, la funzione di questo "addio" non è SOLO quella di salutare il forum. Anche per questo butto là che potrebbe essere che nin aspetti le parole di conforto alle quali potrà rispondere con "non è vero sono uno zero senza speranza", o gli insulti ai quali potrà rispondere "è vero, mi merito il peggio dalla vita", e trovare ancora così la sua conferma e la sua soddisfazione inconscia.

SE si tratta di una cosa del genere, il percorso per eventualmente cambiare non è nel forum (che in realtà alimenta lo stato delle cose senza saperlo) ma in un altro tipo di percorso.

Io faccio solo un'ipotesi, che potrebbe benissimo essere sbagliata.

Comunquesia ti auguro il meglio, nin.

Modificato da charlie
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^X^

Bah, sono mesi che ci ammorbi con questa mentalità da perdente.

IO sono cambiato radicalmente la prima volta a 27 anni, la seconda volta a 32 e ora sto pianificando la terza volta. Sottolineo il radicalmente.

E soprattutto caro mio, io a 2500 euro al mese ci sono arrivato ben anzianotto (appunto intorno ai 32) e dopo aver fondato una società, insegnato ai docenti universitari e aver lavorato in consulenza per le big4 fin quasi a manager. Ma che cavolo pretendi??? Che ti citofonino e te li offrano così?

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4daemon

posso dire la mia???

ho 33 anni, e non me li sento....

se tu a 28 vai in botta per una tipa che ti ha dato il 2 e ti ha messo al tappeto, io con il mucchio di donne che me lo hanno pestato nel culo ( metaforicamente fratelli, non fatevi idee strane ) e come puoi leggere nei miei primi post, una lo ha fatto anche poco tempo fa ( e insiste a rompermi i coglioni ), cosa dovrei dire?

28 anni un vecchietto?? non ti offendere eh, ma vai a fare in c**o! (da parte mia e di tutti gli over 30 che ci sono sul forum)... o forse vuoi un iniezione di coraggio e sentirti dire che non è vero? ok... no, non è vero, non sei vecchio... MA TI SENTI VECCHIO!!!

sai la differenza tra un ragazzino che vegeta su un divano e un sessantenne che insegue gonnelle di cinquantenni quale è? non è la gioventù ma la vitalità! allora, senza che tu ti offenda, vorrei che leggessi le mie parole come un iniezione di fiducia extra!!!

senti... alza quel culo dalla sedia / letto / divano / pavimento: ti vesti, esci e ti guardi attorno...

lascia perdere gli acronimi... HB 1,2,3,4,5,6,7,8,9 o 10, in questo momento non vogliono dire un cazzo, specialmente per te, e specialmente ora per te....

dicevo: esci, ne punti una, sorridi, ti fai vedere maschio con gli attributi, e non nonno col catetere a tracolla, la intorti, ci parli, ci esci, ( cena, cinema, aperitivo, pompino in ascensore ) quello che vuoi, te la sbatti così forte da farle cadere i nei che ha addosso ( se li ha, altrimenti puoi optare per lentiggini, punti neri, orecchini o chiwawa da borsetta ) poi ti alzi dal letto, ringrazi, ti rivesti esci di casa, senza nemmeno voltarti indietro ( se sei da lei: se siete da te, la ringrazi, dopo che ti ha fatto un pompino ripulente, ti giri dall'altra parte dicendole che i soldi per il taxi sono sul tavolo della cucina ), te ne cerchi un'altra e ricominciando da capo....

segui questa cura fino a quando le cagate che hai scritto, non le riterrai tali anche tu, poi torni qui e ri inizi a fare vita sociale con noi, come un bravo membro di questo forum dovrebbe fare.

io di mio ho 33 anni, e mi sento come se ne avessi 20: mi diverto, mi facci i cazzi miei, ho un ricco carnet di troie di varia levatura ( da HB 5,5 a HB 9 ) che mi sono sbattuto e che qualche volta torno a rivedere, anche solo per dare loro la battuta. fidanzato? no, sposato? nemmeno... non perché non io non voglia sia chiaro... ma chi mi sposo? delle donne che ho conosciuto, l'unica che poteva darmi l'idea di moglie, con abbastanza attributi per mettere in piedi una famiglia ( perché per mettere in piedi una famiglia, non basta una donna, ma ce ne vuole una con un minimo di palle, altrimenti, ti finisce tutto in groppa a te, e poi sono solo cazzi tuoi quando iniziano i problemi ) era una ( di 29 anni, che coincidenza... ) che non sa dalla vita cosa cazzo vuole, chi cazzo vuole e soprattutto, che gode come un riccio a mettersi nei casini con ometti improbabili più incasinati di lei e con 12 - 15 anni più di lei, con figli e ex mogli....

e tu ti senti abbattuto solo perché una HB8 ( magari una mezza ragazzina con zero testa sulle spalle ) ti ha mollato??

senti... so che fa male, ma fammi il piacere, o meglio fallo a te stesso... buttatela alle spalle in qualche modo e torna a vivere...

e se qualcuno in qualche modo si è sentito offeso da quello che ho scritto, è solo un problema suo... 8)

ah e per inciso... 1500 € mese come head graphic designer di una neo azienda, che nonostante la crisi, nasce, si mette sul mercato e spinge per fare dei danni!!! mentalità!! essere positivi è la metà del gioco! io probabilmente a 2500 €/mese non ci arriverò mai, ma non mi sento da meno di nessuno...

Modificato da 4daemon
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Jumpy

perché per mettere in piedi una famiglia, non basta una donna, ma ce ne vuole una con un minimo di palle, altrimenti, ti finisce tutto in groppa a te, e poi sono solo cazzi tuoi quando iniziano i problemi

E' OT, ma 'ste 2 righe qui sopra sono, IMHO, da incidere nell'adamantio.

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giaguar2

4daemon hai riassunto in poche righe il mio pensiero e il mio stato d'animo, complimenti!!! :drinks:

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capitansomaro

per NIN.

considerando l'ottusa visione che hai deciso di perseguire, dubito che ci rifletterai sulle parole che ti scrivo, di Eschilo, pensate circa 500 anni prima di cristo:

il dolore è errore della mente perchè, nel fissare le mete della felicità, l'uomo guarda a se stesso come a un tutto e non come parte del tutto. Anteponendo la sua prospettiva e la particolarità del suo sguardo del tutto, l'uomo scambia il senso della terra con la miopia del suo desiderio, e in questo errore di prospettiva crea le condizioni della sua infelicità.

PS grazie NIN, per avermi fatto ricordare queste parole

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volereessere

...... e alla mia veneranda età ..............

Il prossimo anno compio 29 anni: pensare di cambiare a questa età è quantomeno assurdo. Ormai bisogna pensare soltanto a sopravvivere, riponendo tutti i sogni e lasciandoli ai ventenni, che possono ancora ambire al cambiamento.

:ROTFL:

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GiorgioCatania

per NIN.

considerando l'ottusa visione che hai deciso di perseguire, dubito che ci rifletterai sulle parole che ti scrivo, di Eschilo, pensate circa 500 anni prima di cristo:

il dolore è errore della mente perchè, nel fissare le mete della felicità, l'uomo guarda a se stesso come a un tutto e non come parte del tutto. Anteponendo la sua prospettiva e la particolarità del suo sguardo del tutto, l'uomo scambia il senso della terra con la miopia del suo desiderio, e in questo errore di prospettiva crea le condizioni della sua infelicità.

PS grazie NIN, per avermi fatto ricordare queste parole

belle parole. Copiate e incollate nelle note degli appunti che sto scrivendo. Chissà se un giorno ci faremo mai un chiacchierata, capitano, credo che potrei prendere molto da te :)

Azzeccato il termine "ottuso" :D

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capitansomaro

belle parole. Copiate e incollate nelle note degli appunti che sto scrivendo. Chissà se un giorno ci faremo mai un chiacchierata, capitano, credo che potrei prendere molto da te :)

Azzeccato il termine "ottuso" :D

lo spero e vedrai che succederà, così come io prenderò da te e come io, te e NIN potremmo prendere da Galimberti, che non posso, anche in questo caso, non incollare. UN po' lunghetto, ma se NIN ci pensasse un po', nessuno di noi si incazzerà con me per avre allungato oltre misura la mia risposta...

"

Eppure la propensione alla felicità è accessibile a qualsiasi essere umano, a prescindere dalla sua ricchezza, dalla sua condizione sociale, dalle sue capacità intellettuali, dalle sue condizioni di salute. Perché la felicità non dipende tanto dal piacere, dall'amore, dalla considerazione o dall'ammirazione altrui, quanto dalla piena accettazione di sé, che Nietzsche ha sintetizzato nell'aforisma: "Diventa ciò che sei".

Sembra quasi un'ovvietà, ma non capita quasi mai, perché noi misuriamo la felicità non sulla realizzazione di noi stessi, che è fonte di energia positiva per quanti ci vivono intorno, siano essi familiari, colleghi, conoscenti, ma sulla realizzazione dei nostri desideri, che formuliamo senza la minima attenzione alle nostre capacità e possibilità di realizzazione. Non accettiamo il nostro corpo, il nostro stato di salute, la nostra età, la nostra occupazione, la qualità dei nostri amori, perché ci regoliamo sugli altri, quando non sugli stereotipi che la pubblicità ci offre ogni giorno.

Distratti da noi, fino a diventare perfetti sconosciuti a noi stessi, ci arrampichiamo ogni giorno su pareti lisce per raggiungere modelli di felicità che abbiamo assunto dall'esterno e, naufragando ogni giorno, perché quei modelli probabilmente sono quanto di più incompatibile possa esserci con la nostra personalità, ci incupiamo e distribuiamo malumore, che è una forza negativa che disgrega famiglia, associazione, impresa, in cui ciascuno di noi è inserito, perché spezza la coesione e l'armonia e costringe gli altri a spendere parole di comprensione e compassione per una sorte che noi e non altri hanno reso infelice.

Se l'infelicità è il risultato di un desiderio lanciato al di là delle nostre possibilità, non c'è alcuna difficoltà a dire che chi è infelice in qualche modo è colpevole, perché è lui stesso causa della sua infelicità, per aver improvvidamente coltivato un desiderio infinito e incompatibile con i tratti della sua personalità, che non si è mai dato la briga di conoscere.

Da questo punto di vista la propensione alla felicità, e quindi il buonumore, non è più una faccenda di "umori", ma oserei dire un vero e proprio dovere etico, non solo perché nutre il gruppo che ci circonda di positività, ma perché presuppone una buona conoscenza di sé, che automaticamente limita l'ampiezza smodata dei nostri desideri, accogliendo solo quelli compatibili con le proprie possibilità. Infatti, nello scarto tra il desiderio che abbiamo concepito e le possibilità che abbiamo di realizzarlo c'è lo spazio aperto, e talvolta incolmabile, della nostra infelicità, che ci rode l'anima e mal ci dispone di fronte a noi e agli altri.

Le conseguenze sono note: ansia e depressione che, opportunamente coltivate dal rilancio del desiderio, quasi una reiterazione della nostra prevedibile sconfitta, diventano condizioni permanenti della nostra personalità, che abbassano il tono vitale della nostra esistenza, quando non addirittura, a sentire i medici, il nostro sistema immunitario, disponendoci alla malattia, che non è mai solo un'insorgenza fisica, ma anche spesso, e forse soprattutto, una disposizione dell'anima che ha rinunciato a quel dovere etico che Aristotele segnala come scopo della vita umana: la felicità.

Qual è il più alto di tutti i beni raggiungibili mediante l'azione? Orbene, quanto al nome, la maggioranza degli uomini è pressoché d'accordo: sia il volgo sia le persone distinte lo chiamano "felicità", e concepiscono il "vivere bene" e il "riuscire" come identici all'essere felici.

Naturalmente Aristotele, da greco, non si lascia ingannare da cieche speranze o da promesse ultraterrene, e perciò pone, tra le condizioni della felicità, la "conoscenza di sé (gnõthi seautón)", da cui discende, nel nostro spasmodico desiderare, la "giusta misura (katà métron)". La felicità si guadagna attenendosi alla giusta misura, che i Greci conoscevano perché si sapevano mortali e i cristiani conoscono meno perché ospitati da una cultura che non si accontenta della felicità, perché vuole la felicità eterna, che è una condizione che non si addice a chi ha avuto in dote una sorte mortale. L'accettazione di questa sorte sdrammatizza il dolore e fa accettare quella giusta misura dove solamente può nascere, se non la felicità, certo la propensione verso la felicità.

Nasce da qui la filosofia come terapia della mente per il miglioramento della condotta umana, dove l'accento non è posto sull'imputabilità della condotta, ma sulle condizioni che rendono una condotta saggia o insipiente, e quindi contenuta nella giusta misura o improvvida nella prevaricazione.

Si può allora insegnare la felicità? La domanda non è peregrina se, prima all'Università di Harvard e più di recente in quella di Wellington, sono stati introdotti degli insegnamenti che hanno per oggetto la felicità e le modalità per conseguirla. La domanda che sorge spontanea è quella che si chiede se l'università, nella produzione e nella trasmissione del sapere, non abbia oltrepassato il suo limite, invadendo fin nelle sue pieghe più intime anche il mondo della vita, oppure se il tasso di solitudine, non senso, depressione, disperazione è così diffuso tra i giovani da mobilitare un intero corpo docente per insegnare loro, se non proprio a essere felici, a creare le condizioni per l'accadimento della felicità.

Da parte nostra escludiamo che la felicità possa essere insegnata come si insegnano i saperi e le tecniche, per la semplice ragione che, come già abbiamo visto sottolineato da Natoli: "La felicità è quella pienezza che, nel momento in cui la si possiede, se ne è in effetti posseduti". In quanto evento che ci possiede, non possiamo "insegnare" la felicità, ma solo "viverla".

Se questa è la natura della felicità escludiamo che la si possa trasmettere per via di insegnamento, ma affermiamo anche che si possono insegnare le condizioni per il suo accadimento. Di questo si occupa la pratica filosofica, molto diffusa nei paesi anglosassoni, dove si sta recuperando il concetto originario di filosofia, nella modalità in cui i Greci l'hanno inaugurata innanzitutto come cura dell'anima e governo di sé.

"

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