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Cockpushing


^'V'^

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Riguardo al titolo... non sapevo come altro rendere il contrario di cockblocking... :-D

Ho letto attentamente e cercato di capire quello che mi passava per la testa mentre leggevo.

Visto anche Kindness Boomerang - "One Day". Completamente d'accordo.

Quello che hai fatto nell'episodio raccontato è bello, sarebbe "naturale" farlo.

Una cosa che mi è venuta in mente è la parola COMPETIZIONE.

Ce la insegnano dappertutto, nelle università, a lavoro, per strada in macchina...dappertutto. Ce la insegnano nel vero senso della parola...e con una accezione negativa.

Mi chiedo spesso...come convivere con le due spinte interne che inevitabilmente abbiamo....quella alla competizione e quella di aiutare gli altri...

(una delle tante contraddizioni del cazzo umane).

Secondo voi?

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onirius

Suppongo che l'intelligenza sociale entri in gioco in questo caso.

Ma vorrei fare un excursus.

Gli antropologi sostengono che i primati dai quali discendiamo non hanno vissuto in comunità per molto tempo, solo successivamente si sono accorti di come un gruppo potesse prevalere sul singolo, così la cooperazione è diventata la spinta necessaria per progredire, ma in tutto questo c'era sempre un soggetto che risultava individualista e nel gruppo cercava comunque di soddisfare il suo bisogno, ed era proprio il maschio alpha.

In questo breve racconto, sottolineo come il vero leader è l'uomo di polso che è conscio dei suoi obbiettivi ma, in questo contesto, ha attenzione per le dinamiche sociali e coltiva i rapporti sempre in base ad un proprio stratagemma, insomma per lui il detto "fai del bene e scordatene" non vale, vale invece "fai del bene, che ti può far comodo"

Modificato da onirius
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Il 12/12/2012 alle 11:31 , rob ha scritto:

Mi chiedo spesso...come convivere con le due spinte interne che inevitabilmente abbiamo....quella alla competizione e quella di aiutare gli altri...

(una delle tante contraddizioni del cazzo umane).

Secondo voi?

Immagina due cellule che competono.

Ora, un gruppo di cellule, invece che competere, coopera e forma un organismo pluricellulare.

Questo organismo è cooperante, certo, ma compete con le altre cellule singole che ancora si stanno a fare la guerra dei poveri.

E se le mangia.

Non sono due spinte contrastanti, quella a competere e quella a cooperare.

La prima nasce perché esistiamo in un sistema finito con risorse vitali e riproduttive finite.

Per questo certi appelli al buonismo su scala planetaria sono sciocchi e ingenui.

La seconda nasce perché una tribù, nella competizione con un singolo, ha maggiori proventi pro capite da spartire.

Quindi... conviene cercare la strada della cooperazione, senza dimenticare che non si tratta di "peace & love", ma di un livello più alto di competizione.

Detto questo...

Nelle scuole in cui invece di stimolare la competizione fra gli alunni si è testato un modello di apprendimento a "mosaico" in cui ogni alunno doveva imparare un tassello e spiegarlo agli altri alunni, forte del fatto che loro a loro volta lo avrebbero arricchito dei loro tasselli, il rendimento pro capite è stato maggiore che nelle scuole in cui ogni alunno era messo in competizione per i voti con gli altri alunni.

Questo significa anche che gli alunni usciti da una classe cooperativa a mosaico, nel mondo del lavoro saranno più competitivi e preparati rispetto ad alunni lasciati ad agire singolarmente nella competizione.

Io ci vedo soltanto un normale sentimento di competizione, nella naturale predisposizione ad aiutare un nostro simile vicino a noi. Domani potremmo aver bisogno noi.

Ovviamente non lo percepiamo in questo modo, esattamente come non sentiamo la fame come istinto di sopravvivenza ma come fitta allo stomaco e voglia di mangiare, percepiamo la voglia di aiutare un simile vicino a noi con una sensazione di benessere nell'aiutarlo, come senso di colpa nel trascurarlo, ma lo scopo è sempre il medesimo: maggiori chance di competizione favorendo l'ingroup a svantaggio dell'outgroup, per dare più chance ai nostri geni.

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  • 4 anni dopo...
Il 12/12/2012 alle 12:38 , ^'V'^ ha scritto:

 

Nelle scuole in cui invece di stimolare la competizione fra gli alunni si è testato un modello di apprendimento a "mosaico" in cui ogni alunno doveva imparare un tassello e spiegarlagli altri alunni, forte del fatto che loro a loro volta lo avrebbero arricchito dei loro tasselli, il rendimento pro capite è stato maggiore che nelle scuole in cui ogni alunno era messo in competizione per i voti con gli altri alunni.

Questo significa anche che gli alunni usciti da una classe cooperativa a mosaico, nel mondo del lavoro saranno più competitivi e preparati rispetto ad alunni lasciati ad agire singolarmente nella competizione.

Escape Plan stava nascendo... 

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41 minutes ago, ^'V'^ said:

Escape Plan stava nascendo... 

 

On 12/12/2012 at 1:38 PM, ^'V'^ said:

 

Nelle scuole in cui invece di stimolare la competizione fra gli alunni si è testato un modello di apprendimento a "mosaico" in cui ogni alunno doveva imparare un tassello e spiegarlo agli altri alunni, forte del fatto che loro a loro volta lo avrebbero arricchito dei loro tasselli, il rendimento pro capite è stato maggiore che nelle scuole in cui ogni alunno era messo in competizione per i voti con gli altri alunni.

Questo significa anche che gli alunni usciti da una classe cooperativa a mosaico, nel mondo del lavoro saranno più competitivi e preparati rispetto ad alunni lasciati ad agire singolarmente nella competizione.

Ho studiato all'estero in una scuola di inglese per 3 mesi e un professore adottava un metodo simile.

Dava una lista di nuovi vocaboli ogni settimana, ce li attaccava dietro la schiena e gli altri alunni dovevano spiegare a colui che lo aveva attaccato dietro, di quale vocabolo si trattasse. Quest'ultimo doveva capirla in base alle spiegazioni altrui.

Risultato?
I vocaboli appresi nelle lezioni con questo prof mi erano rimasti tutti impressi, la sua lezione era la più interessante di tutte, lui il più amato dagli alunni, e io ho preferito rimanere nella sua classe intermedia per raccogliere fino all'ultima briciola che aveva da offrirmi, piuttosto che passare al livello superiore.

 

Modificato da OsWeald
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Shriekin D.

Oggi in palestra vedo sto ragazzo(S), faccia al muro, niente specchio davanti a lui, quindi senza possibilità di vedere chi ci sia dietro, che si appresta a fare gli squat col bilanciere a corpo libero.

Carica si e no 120 kg.

Lo osservo mentre comincia a farli e tra me e me penso:

"però è parecchio peso per uno così gracile(questo finché non fa il primo)".

Allora lo lascio stare e torno a farmi i cazzi miei.

Da dietro l'angolo vedo arrivare un altro tizio, sui 20, pantaloni verde fluo(V), cuffie alle orecchie e non caga nessuno, a parte il tizio degli squat.

Lo osservo (ha troppa padronanza di sé, sembra che nello stesso momento in cui pensa agisce), sempre mentre va a cercarsi i sui pesi li vicino. Li trova, li prende (tutto questo senza perdere d'occhio A),e fa un paio di passi verso A.

A si abbassa per fare quello che sembra l'ultimo squat, mentre V lascia i pesi a terra, va dietro ad A e lo accompagna nel movimento sia con lo sguardo che con le mani. Il tutto senza che A possa accorgersene.

A ce la fa da solo.

V non è servito

Almeno questo A non lo saprà mai, perché quando posa il bilanciere e si gira con lo sguardo contento per l'impresa, V non c'è più. 

E nell'andarsene non ha cercato sguardi di approvazione nel mio, O detto:"bravo, ce l'hai fatta, c'ero io dietro in caso non ce la facessi".

No, ha tirato dritto per la sua strada, con assoluta nonchalance con la quale è arrivato e ha fatto da ombra ad A, ma questo A non lo saprà mai, non si conoscevano.

Ora che lo ricordo, credo che fosse per me, a ricordarmi qualcosa che tendo a dimenticare o per pigrizia o per volontà. 

Può darsi che così fanno tutti in palestra che ne so è da un mese che ci vado.

Anche se la bellezza sta negli occhi di chi guarda.

Sono invidioso a bestia!

Voglio imparare.

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46 minuti fa, the Chairman ha scritto:

Può darsi che così fanno tutti in palestra che ne so è da un mese che ci vado.

Anche se la bellezza sta negli occhi di chi guarda.

Sono invidioso a bestia!

Voglio imparare.

Molte volte quando sto parlando con una ragazza che sembra troppo per me, ho dietro uno come un'ombra che se sbaglio me la prende al volo. 

Mi sento sicuro. 

Perché so che anche se sbaglio lei non va a casa senza chiavare. 

Se non sbaglio, se ne va, senza dirmi nulla, senza ricordarmi che al massimo la faceva lui. 

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senza nome
Il 12/12/2012 alle 02:26 , ^'V'^ ha scritto:

Preferisco ardere vivo dal desiderio. Lo preferisco alla fugace serenità post consumo.

Il che non significa che sia meglio o peggio.

Semplicemente, alcune persone godono e soffrono nel desiderare, altre nell'avere.

Sembra che nei primi anni registriamo forti emozioni al riguardo, e che in futuro ce ne nutriamo ricercandole.

Esempio:

sei bambino e piangi guardando il biberon, lo vuoi. Ti viene dato subito. In futuro probabilmente godrai, e soffrirai, nell'avere. (da non confondersi con considerazioni filosifiche avere/essere)

sei bambino e piangi guardando il biberon, lo vuoi. Ti viene dato uno schiaffo / non ti viene dato nulla / ti viene dato un pezzo di gomma da mordere...

continui a guardare il biberon...e probabilmente in futuro cercherai di rivivere quella tempesta emotiva, godendo, e soffrendo, nel desiderare.

Ovviamente ho riportato un esempio ma non è certo un caso isolato a definire questa fame emotiva.

Moltiplica per centinaia e migliaia di volte in cui l'oggetto del tuo desiderio è appena fuori dalla tua portata, che esso sia la mamma, il babbo, un giocattolo, una festa di compleanno, cibo, qualcosa al di là di una vetrina, un libro, e ti trovi da grande con una strana voglia di masturbarti mentre la figa ti viene tenuta a pochi cm dal viso...ti trovi a godere di più di una vicina che si spoglia vista dalla finestra, che della stessa vicina sul tuo letto.

Non è tutto o bianco o nero, ma si estende su uno spettro continuo, c'è il momento in cui godi di più ad avere e prendere, c'è situazione e situazione, semplicemente rispetto ad altri ti trovi ad esperire più emozioni nel desiderare che nell'avere, è più probabile che sia il momento in cui vuoi desiderare, come se avessi percentuali del 70% Desiderare e 30% Avere.

E non potrai mai sottoscrivere frasi come "chi si accontenta gode".

E potrai anche capire perché una percentuale più alta del 50% delle ragazze con cui hai avuto le storie più passionali ed incendiate vivono in un altra città rispetto alla tua.

E tornando al discorso Sargy gatto e Sarge On!.... d'ora in poi dico... Dem On!

Se hai desiderato talmente tanto quel biberon senza riuscire a fartelo mai dare che sei finito per smettere di desiderarlo? O meglio fai di tutto per convincerti che non lo vuoi(soprattutto inconsciamente) e per abbassare(ovviamente involontariamente) il desiderio del biberon,perché tanto già sai che il desiderio, ed ancor più il possesso, verrà disatteso anche questa volta?

Modificato da senza nome
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Io ho l'abitudine di fissare gli scaffali nei negozi per ore e ore, e uscire avendo comprato poco e nulla. (È anche il modo in cui mi rapporto con le ragazze. Ma forse a quel punto è più giusto chiamarla meno abitudine e più tara mentale.)

Di fatto ci ho sempre visto il nesso con la scena di me bambino, incantato da un oceano di leccornie policromatiche ma al contempo deciso a non chiederne nessuna; sapevo di non meritarmele.

Modificato da AlessioC
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7 ore fa, AlessioC ha scritto:

....sapevo di non meritarmele.


Forse questa è la tua chiave di volta

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