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Avete paura della solitudine o ci convivete?


Bobby

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Reverie

potresti spiegarti meglio sul cosa mi sarà chiaro?

Immagino che tu conosca qualche gruppetto di persone che si conoscono da anni, e che hanno contatti umani quasi esclusivamente fra di loro. Magari ne hai fatto parte o ne fai ancora parte.

Osserva come si comportano, come parlano...

Nella vita sociale non li vedi mai da soli, sono sempre accompagnati da almeno uno del loro gruppo, come se l'uno traesse forza e identità dalla presenza dell'altro. A furia di stare sempre fra loro hanno subìto un'evoluzione divergente da tutti gli altri gruppi: parlano usando termini gergali, spesso leggermente diversi anche solo per significati delle stesse parole o frequenza d'utilizzo di una parola piuttosto che un'altra, sviluppano dei memi diversi, iniziano ad adeguare i loro gusti a quelli degli altri per effetto del bisogno di riprova sociale.

Presi singolarmente, non sono nessuno. Sono solo una caricatura del resto del loro gruppo.

Sono pecore.

Per anni ho cercato di capire cosa spingesse le persone a formare dei gruppi in questo modo. E per anni il mio bisogno di appartenere ad un gruppo mi ha spinto magneticamente verso di essi. Perché le persone cercano la propria identità in qualcosa di più grande di loro? E perché io stesso provo questo bisogno? Questo, mi domandavo.

Da solo, non mi sentivo accettato, e via via ho preso pezzi di altre persone per costruire una mia maschera. Ricordo, con ben poco orgoglio, che nel periodo della prima superiore, quando ero nel dubbio, per non prendere decisioni sbagliate dicevo a me stesso "pensa a cosa farebbe Tizio".

Come una gocciolina d'acqua che, scorrendo per effetto della corrente dalla sorgente al torrente, dal torrente al fiume, dal fiume al mare, dal mare all'atmosfera, dall'atmosfera alla pioggia e dalla pioggia di nuovo alla terra e alla sorgente, ho seguito la fiumana delle persone che si alternavano nei gruppi in cui mi ritrovavo.

Una delle domande che mi assillavano trovò finalmente risposta con il tempo. Le persone fanno amicizia con persone che la pensano allo stesso modo, oppure le persone che iniziano a frequentarsi si ritrovano ad assomigliarsi sempre di più?

La seconda ipotesi si rivelò quella giusta.

Osservai persone dal comportamento completamente diverso frequentarsi a vicenda per "cause di forza maggiore" come il ritrovarsi in banco insieme a scuola, li osservai fare amicizia, li osservai assumere via via atteggiamenti e comportamenti sempre più simili, li osservai adeguarsi alla stessa lunghezza d'onda. Li osservai allontanarsi e in seguito accorgersi, dopo essersi rivisti tanto tempo, di non avere più la stessa lunghezza di pensiero. Di non avere più nulla da dirsi.

Osservai tutto ciò su un sacco di persone, me stesso compreso.

Quindi... Se le persone sono influenzate da quelli che frequentano, come puoi conoscerle davvero?

O come possono loro stessi conoscersi davvero?

Giunsi quindi ad una conclusione.

Gli esseri umani hanno smesso di ascoltare il loro Io, che tenta di farsi sentire in mezzo al frastuono dei "rapporti umani" quotidiani. In alcuni, quest'Io nemmeno ci tenta più.

Quando si è abituati a questo tipo di relazioni, è naturale sentirsi indifesi, nudi e sperduti quando si è soli.

Il silenzio ci porta a chiederci chi siamo. La non-risposta ci terrorizza. E plachiamo questo terrore identificandoci in qualcosa di più grande di noi.

Un gruppo di ragazzi che parla come noi, si veste come noi, pensa come noi, apprezza le stesse cose che apprezziamo noi. Una fede religiosa. Un credo politico. Uno status symbol. Una squadra di calcio. Un malsano senso di appartenenza ad un pezzo di terra i cui confini non naturali sono stati decisi da chissà chi per motivi che non ci riguardano.

Tutte cose prefabbricate che ci rendono ignavi, che passano l'eternità ad inseguire un drappello senza stemma.

Ascoltando il silenzio nel nostro cuore, del nostro Io, possiamo scoprire chi siamo davvero.

Il silenzio è Oro.

Modificato da Reverie
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Bobby

Immagino che tu conosca qualche gruppetto di persone che si conoscono da anni, e che hanno contatti umani quasi esclusivamente fra di loro. Magari ne hai fatto parte o ne fai ancora parte.

Osserva come si comportano, come parlano...

Nella vita sociale non li vedi mai da soli, sono sempre accompagnati da almeno uno del loro gruppo, come se l'uno traesse forza e identità dalla presenza dell'altro. A furia di stare sempre fra loro hanno subìto un'evoluzione divergente da tutti gli altri gruppi: parlano usando termini gergali, spesso leggermente diversi anche solo per significati delle stesse parole o frequenza d'utilizzo di una parola piuttosto che un'altra, sviluppano dei memi diversi, iniziano ad adeguare i loro gusti a quelli degli altri per effetto del bisogno di riprova sociale.

Presi singolarmente, non sono nessuno. Sono solo una caricatura del resto del loro gruppo.

Sono pecore.

Per anni ho cercato di capire cosa spingesse le persone a formare dei gruppi in questo modo. E per anni il mio bisogno di appartenere ad un gruppo mi ha spinto magneticamente verso di essi. Perché le persone cercano la propria identità in qualcosa di più grande di loro? E perché io stesso provo questo bisogno? Questo, mi domandavo.

Da solo, non mi sentivo accettato, e via via ho preso pezzi di altre persone per costruire una mia maschera. Ricordo, con ben poco orgoglio, che nel periodo della prima superiore, quando ero nel dubbio, per non prendere decisioni sbagliate dicevo a me stesso "pensa a cosa farebbe Tizio".

Come una gocciolina d'acqua che, scorrendo per effetto della corrente dalla sorgente al torrente, dal torrente al fiume, dal fiume al mare, dal mare all'atmosfera, dall'atmosfera alla pioggia e dalla pioggia di nuovo alla terra e alla sorgente, ho seguito la fiumana delle persone che si alternavano nei gruppi in cui mi ritrovavo.

Una delle domande che mi assillavano trovò finalmente risposta con il tempo. Le persone fanno amicizia con persone che la pensano allo stesso modo, oppure le persone che iniziano a frequentarsi si ritrovano ad assomigliarsi sempre di più?

La seconda ipotesi si rivelò quella giusta.

Osservai persone dal comportamento completamente diverso frequentarsi a vicenda per "cause di forza maggiore" come il ritrovarsi in banco insieme a scuola, li osservai fare amicizia, li osservai assumere via via atteggiamenti e comportamenti sempre più simili, li osservai adeguarsi alla stessa lunghezza d'onda. Li osservai allontanarsi e in seguito accorgersi, dopo essersi rivisti tanto tempo, di non avere più la stessa lunghezza di pensiero. Di non avere più nulla da dirsi.

Osservai tutto ciò su un sacco di persone, me stesso compreso.

Quindi... Se le persone sono influenzate da quelli che frequentano, come puoi conoscerle davvero?

O come possono loro stessi conoscersi davvero?

Giunsi quindi ad una conclusione.

Gli esseri umani hanno smesso di ascoltare il loro Io, che tenta di farsi sentire in mezzo al frastuono dei "rapporti umani" quotidiani. In alcuni, quest'Io nemmeno ci tenta più.

Quando si è abituati a questo tipo di relazioni, è naturale sentirsi indifesi, nudi e sperduti quando si è soli.

Il silenzio ci porta a chiederci chi siamo. La non-risposta ci terrorizza. E plachiamo questo terrore identificandoci in qualcosa di più grande di noi.

Un gruppo di ragazzi che parla come noi, si veste come noi, pensa come noi, apprezza le stesse cose che apprezziamo noi. Una fede religiosa. Un credo politico. Uno status symbol. Una squadra di calcio. Un malsano senso di appartenenza ad un pezzo di terra i cui confini non naturali sono stati decisi da chissà chi per motivi che non ci riguardano.

Tutte cose prefabbricate che ci rendono ignavi, che passano l'eternità ad inseguire un drappello senza stemma.

Ascoltando il silenzio nel nostro cuore, del nostro Io, possiamo scoprire chi siamo davvero.

Il silenzio è Oro.

Gran bel post. Sono d'accordo al 100%

Questo adattamento agli amici l'ho visto succedere molto spesso e purtroppo penso di esserne stato vittima anch'io

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B.i.g.

Gran bel post. Sono d'accordo al 100%

Questo adattamento agli amici l'ho visto succedere molto spesso e purtroppo penso di esserne stato vittima anch'io

:)

Non diventare vittima,sii sempre padrone di te stesso.

Comunque non è colpa tua,fai questo per istinto.

L'istinto di sopravvivenza.

Il tuo istinto fa si che tu ti adatti al gruppo,anche cambiando i tuoi "valori" da un giorno ad un altro,perchè vedi,è meglio andare a caccia con 10 persone hai più possibilità di sopravvivere.

Ma da solo,moriresti subito.

Quindi ecco perchè tutti compriamo l'Iphone o le Converse,agiamo per istinto in modo che veniamo accettati dal gruppo,un istinto che scrive la storia dei giorni nostri.

Comunque,ritornando IT.

Io sono solo fin da quando mia madre mi ha messo al mondo.

Ma solo non come lo intendete voi.

Ho molto social proof e ho molti amici.

Ma in realtà fingo,io so benissimo come piacere alle persone,so cosa piace a loro e cosa fa si che si fidino di me,per me loro sono nudi come Dio li vuole.

Io sono solo in un'altro senso,mi sento un'alieno in un mondo pieno di umani.

Non è il mio mondo questo,non ne accetto la struttura e neanche chi lo compone.

A loro offrono un buffet di bugie e lo mandano giù senza pensarci,son pecore indirizzate verso il macello del padrone.

Io non ne ho mai mangiato un boccone del loro buffet,quando me lo hanno offerto ci ho sputato sopra.

Vedo le loro vite spoglie,senza ideali,hanno la testa piena di ovatta.

Hanno perso la passione di vivere la vita,per molti di loro la morte è solo una formalità.

Ecco perchè mi sento solo.

Mi son sempre chiesto se sono io quello sbagliato o son loro che fanno finta di non vedere....

La risposto l'ho trovata,purtroppo...per loro.

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Bobby

la mia connessione è precaria quindi non posso vedere il video ora..di cosa parla? :)

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Kaihō-sha

Della solitudine (o meglio del senso di sentirsi abbandonati) neanche più di tanto a dire il vero...di solito tendo a buttarla molto di più (sbagliando, ovviamente) sul valore personale...sei solo: questo significa che non vali abbastanza!! Se non ho questo pensiero sto benissimo anche da solo

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Bobby

Ragazzi posso aggiungervi su FB? :) siete dei grandi

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  • 2 settimane dopo...
  • 4 settimane dopo...
Lovepoison

Anche io cerco sempre compagnia, con le ragazze sorpratutto e come tutti qui del resto altrimenti non saremmo nel gioco. senso comunque che più hai successo in un determinato campo della tua vita e meno soddisfazioni ne ricavi perché ormai ci sei abituato, è come in una fase di un PU

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