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Lei in crisi (io)


lisbeth

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Massimo12
1 ora fa, purple pill ha scritto:

io non ne sarei troppo sicuro. 

posto che qui dentro, in anonimato, tutti quanti sono più sinceri e dunque buttano un po' la maschera, lei è venuta a dirci delle cose che molte non hanno nemmeno il coraggio di confessare a se stesse. Perlomeno fino al primo divorzio. 

 Posto pure che nessuno qui fa l'indovino o è capace di leggere gli altri come si legge il manuale dell'aspirapolvere,  l'impressione è che lei stia andando in crisi perché viene in contatto con  delle parti di sé a cui finora non ha voluto dare attenzione. Però le va riconosciuto il fatto che queste crisi lei ha comunque il coraggio di viverle, di starci in mezzo.

La maggior parte della gente lì fuori, quando attraversa momenti del genere, fa di tutto per mettersi a tacere.  Così si ritrova ad alienarsi totalmente parti di sé, che puntualmente, poi, diventano quelle che andranno a massacrare le persone "amate".

diventeranno il gemello cattivo che mena la compagna.O la sorellastra che, tra milioni di persone, andrà a letto proprio col migliore amico di lui, e guardacaso proprio con lui avrà gli orgasmi più forti della sua vita, senza mai avere il coraggio di confessarsi il perché.

Il fatto è che siamo tutti divisi in due. Viviamo in un mondo che ci incoraggia ad esserlo, circondati da gente che non fa altro che normare, moralizzare, regolare, perimetrare. Gente che spesso - ed ecco la tragedia - è pure convita di fare tutto l'opposto.  

Non è che sia solo Santa Romana a renderci schizofrenici...  

 

se poi nelle donne certe crisi, almeno in apparenza, sembrano più frequenti o evidenti, è perché la loro sessualità è per l'appunto dieci volte più normata, delimitata e perimetrata, e viene trattata in generale in modo molto più schizofrenico.   Specie qui in Ita, ma non solo.

 

Poi a me, onestamente, non sembra troppo strano l'atteggiamento di nessuno dei due. Nel senso che mi pare proprio ordinaria amministrazione. 

Sono due insicuri della madonna. 

Lei ha capito che lui non le piace fino in fondo, o forse non le piace per nulla. Va in crisi perché ciò che non le piace è proprio quello che la sua razionalità le ha insegnato a desiderare. E quindi ora si ritrova come quando ti compri un paio di scarpe ma poi te le metti a casa e non ti piacciono più, ma cazz... hai perso lo scontrino, non si possono più cambiare. Che faccio, cerco sto cazzo di scontrino o me le faccio piacere a forza? Mi piglio per il culo o mi piglio il rischio di andare in negozio a vedere se me le cambiano lo stesso?

Lui, il paio di scarpe, in fondo ha già intuito tutto. Il punto è che lui, a differenza di una qualsiasi calzatura, ha un cervello, due testicoli e un paio di gambe, e potrebbe levarsi di mezzo in ogni momento. Però, oltre a non capire già un cazzo di suo perché innamorato, in fondo è pure un dipendente affettivo, e quindi crede di poterla risolvere asfissiando lei, e mandandola ancora più in crisi.

a me sembra ordinaria amministrazione. C'è gente che su queste basi ci resta insieme per anni e finisce per farsi cose orribili.

Ma va benissimo, che tanto l'importante è non dare scandalo coi vicini.  

 

 

Al di là del fatto che lui è innamorato, quindi dipendente affettivo. È di sicuro una qualità della relazione, ma non è detto che lo sia dell'individuo. Bisognerebbe sapere di come vive le altre relazioni della sua vita per dirlo.

Personalmente non credo che la nostra donzella agirà in qualche modo efficace per sé e la relazione. Questo richiede un controllo di sé e una determinazione che non ho visto da nessuna parte nei suoi post. Senza nulla togliere al coraggio di stare in questa situazione senza tagliare subito la corda.

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Massimo12
13 ore fa, purple pill ha scritto:

 

Massimo, se è vero quello che dice lei,  il tipo fa delle cose che farebbero scendere la catena a un'indemoniata. 

non è lei che può insegnargli a vivere, ci deve arrivare da solo.  Lei in effetti, più che coraggiosa, è stata un minimo onesta con se stessa. 

ora se vuol essere anche coraggiosa, prenda atto di cosa vuole da sto tizio, ed eventualmente lo lasci andare.

E si prepari pure a vederlo sbottare male assai, che spesso i bravi ragazzoni a modo come lui fanno bruttissimo, quando gli si rompe il giocattolo. 

 

 

Si si, non sto dando la colpa né all'uno né all'altro. Semplicemente le cose stanno così e dal mio punto di vista non ci sono le condizioni perché le cose funzionino rendendo non dico entrambi, ma nemmeno uno dei due felice.

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Francesca Faca
Il 21/11/2017 alle 01:58 , purple pill ha scritto:

vabbè ma tranquilla, più o meno fate tutte così. 

è il grande paradosso femminile.  Nel momento in cui uno comincia a darvi quel che volete* (attenzioni), PUF, di colpo non lo volete più.

Però non è che a quel punto glielo dite chiaro, e amici come prima. No no.  Glielo sub-comunicate.  Cioè glielo scrivete tra le righe di ogni gesto, di ogni discorso,  di ogni cosa detta, non detta, fatta, non fatta.... "mi stai venendo a noia". 

a quel punto, se uno è mentalmente (mal)attrezzato come il tuo boy,  va a scontrarsi con un altro grande paradosso femminile... la "comunicazione". Passate la vita a chiedere ai maschi di "comunicare", di "aprirsi", eccetera. Ma quando ne trovate uno che v'accontenta, è più forte di voi... tre minuti dopo già vi è venuto in schifo. E il problema è che si vede. A volte è chiaro pure dall'esterno. 

al qual punto, un ragazzo come il tuo ragazzo di solito comincia veramente a fottersi il cervello, rimbalzando come una pallina da ping pong tra quello che gli comunicate e quello che gli subcomunicate.  Quello che questi tizi purtroppo non riescono a capire, è che siete davvero divise in due in momenti del genere, e nessuna delle due in realtà sta mentendo. Si stanno solo prendendo a schiaffoni.

Loro invece scelgono di continuare a credere disperatamente a una delle due, quella che gli dice "ti amo".

 Finché un bel giorno si ritrovano scaricati. 

un paio di storie così, ed ecco venuto al mondo un altro misogino. 

 

Allora guarda, Lisbeth. 

A me sembrate due ciechi che fanno a sassate.

Ma è evidente che, tra i due, tu sei quella che ci vede un po' di più. 

e allora, cerca di averne cura di questo orsacchiottone. 

se non vuoi prendere in giro lui, non pigliarti per il culo neanche tu.

quando senti quella vocetta che ti dice "ma io lo amo. Finalmente ho trovato il principe azzurro che mi cucina, s'azzerbina,  mi scrive il "buongiorno" tre volte al giorno, si mette una ramazza nel culo e mi pulisce la stanza, ecc ecc"... beh, quella non sei tu. E' la tua sorellastra Genoveffa, che ti sta a sfottere.

beninteso, è sempre la tua sorellastra. Sempre mezzosangue tuo è...

Ma c'è una parte di te a cui evidentemente non stai dando udienza; e il problema è che quella se ne fotte e spinge lo stesso per uscire.

Mettici pure il tuo lui, che invece di sostenerti sta lì a farti il computo degli sms...  ed ecco che ogni volta che resti due secondi in silenzio, vai fuori di testa. 

Il fatto è che, con tutto il rispetto, chi dice che la psicoterapeuta non deve mandarti in crisi, essenzialmente dice una cazzata. 

In quella frizione che senti, proprio lì, ci sei tu.  Se ora metti tutto a tacere, sta scenetta la rifarai pari pari con i prossimi 20 fidanzati

Solo....  stai attenta che quando l'altra te stessa verrà al mondo, non finisca per travolgere lui. 

perché capita. 

abbine cure, di questo orsacchiottone.

Fa che non muoia l'ennesimo uomo per far nascere l'ennesimo misogino.

 

* (o forse quel che credete di volere, boh, non lo so)

 

 

 

 

 

Quindi @purple pill in queste situazione, alla ragazza di turno, consiglieresti di mollare la presa con il tipo di turno? 

Comunque è pazzesco come tu abbia descritto bene il tutto.

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Crescendo63
On 11/17/2017 at 2:23 PM, lisbeth said:

In pratica non so cosa significhi innamorarsi, mi sento gelida ed è sempre stato così fatto salvo per una disastrosissima frequentazione adolescenziale con un ragazzo con palese disturbo narcisistico di personalità e dal quale finii per dipendere emotivamente facendomi seriamente male.

Cosa dovrei fare? E se fossi io il problema?

Per prima cosa, rilassati e respira :-)

A me sembra che tu hai dei problemi (e chi non ne ha...?!?), ma non direi che sei il problema. E' un prospettiva ben diversa.

  • Ok, allora hai delle difficoltà ad aprirti affettivamente. Ce l'hanno un sacco di persone.
  • E/o hai dei tempi emotivi più lunghi (normale in molte donne).
  • E/o sei meno presa di lui (normale anche questo: tante relazioni sono "asimmetriche", ovvero non si prova il medesimo coinvolgimento).

Il fatto che hai delle difficoltà psicologiche e/o affettive non vuol dire che ti sia impossibile amare, o vivere una relazione positiva. Qui è pieno di gente con difficoltà simili, e non è che il resto del mondo ne sia privo... ;-D

 

Da quel che scrivi, mi pare che il tuo problema principale (in questa situazione) sia che tu senti l'obbligo di amare di un certo modo: e siccome non riesci come vorresti, ti senti sbagliata o inadeguata.

Il guaio è che certe cose NON si possono fare per forza o volontà: non è possible dover amare, dover perdonare, o farci piacere qualcuno. Sentiamo quello che sentiamo.

E quello che sentiamo non è mai sbagliato, è semplicemente come siamo in quel momento. Se tu forzi quello che senti, non ottieni di amare di più, ma solo di stare male e di squilibrare ancor più le tue emozioni; finirai con l'andare in crisi e scappare. La via verso l'amore non prevede il dovere o la forzatura; ma pazienza, gentilezza e cura.

Prova ad accettare quello che sei e come ti senti, a renderti conto che non c'è un modo "giusto" di amare. Prova a partire da un'idea "rivoluzionaria": che vai bene come sei (pur con le tue imperfezioni), e che anche il tuo modo di amare va bene, e che crescerà pian piano, col suo tempo. Vedilo come un germoglio che diventerà albero.

 

Se lui vuole stare con te, vuol dire che gli piace come sei. Puoi parlare con lui delle tue difficoltà, dirgli che sei interessata e ti piace, e chiedergli di essere paziente; se già fate sesso, lui dovrebbe comunque essere contento :-)

Tutto il resto, poi, lo costruirete insieme, un passo per volta.

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