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Ne vale la pena?


TARAS88

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Nuovo_utente

Come ha detto già qualcuno bisogna portare avanti entrambi i progetti...vita lavorativa e vita sociale.

Se il tutto si sbilancia...si nell'uno che nell'altro senso...ne deriva una vita non appagante.

Una cosa che poi bisogna mettere in conto è il fattore tempo. Lo dico a me stesso...vorrei tutto e subito! Iperattivo del cazzo ed impaziente. Ambientarsi, rifarsi un circolo sociale da zero...amici, donne, casa, comodità...ecc... 

Richiede tutto tempo. L'importante è non stare fermo. Provare, tentare, cambiare...ogni fallimento ci aiuta a prendere meglio la mira in qualsiasi ambito.

Trovi una casa...fa cagare...te ne rendi conto...la cambi!

Trovi una tipa...ti accorgi che è una pazza...next! 

Ogni volta...l'importante è aggiustare il tiro!

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comeback
1 ora fa, Nuovo_utente ha scritto:

Come ha detto già qualcuno bisogna portare avanti entrambi i progetti...vita lavorativa e vita sociale.

Se il tutto si sbilancia...si nell'uno che nell'altro senso...ne deriva una vita non appagante.

Una cosa che poi bisogna mettere in conto è il fattore tempo. Lo dico a me stesso...vorrei tutto e subito! Iperattivo del cazzo ed impaziente. Ambientarsi, rifarsi un circolo sociale da zero...amici, donne, casa, comodità...ecc... 

Richiede tutto tempo. L'importante è non stare fermo. Provare, tentare, cambiare...ogni fallimento ci aiuta a prendere meglio la mira in qualsiasi ambito.

Trovi una casa...fa cagare...te ne rendi conto...la cambi!

Trovi una tipa...ti accorgi che è una pazza...next! 

Ogni volta...l'importante è aggiustare il tiro!

Vero.

Infatti credo che i cambiamenti non siano per tutti. Alcuni non li reggono e non rischiano nulla nella vita appiattendosi nelle loro vite.

Forse hanno ragione loro, o chissà forse avremo ragione noi. 

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Nuovo_utente

Tempo fa ho letto un libro sulla PNL.

E c'era proprio un capitolo in cui venivano distinte le persone in due categorie: quelle che in fondo cercano il cambiamento e quelle che invece fuggono letteralmente da ciò che possa discostarli dalla loro comfort zone.

 

L'analisi dell'autore alla fine privilegia le persone che non hanno paura di cambiare. "Uscire dalla comfort zone" è spesso la leva fondamentale per generare una versione 2.0 migliore del proprio sè precedente. Il cambiamento è arricchimento, esperienza, un tuffo dentro di sè. Ma a quanto pare non è per tutti.

 

Chi non rischia non rosica...forse è tutta lì la faccenda!

 

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Zugzwang
Il 12/3/2018 alle 07:43 , TARAS88 ha scritto:

Non riesco proprio ad abituarmi. Sono circa 8 mesi che vivo lontano dalla mia città per lavoro. Sono distante 800 km. La mia città mi manca tanto e soprattutto i miei affetti. Qui dove vivo non mi sono ancora ambientato, forse anche a causa dei ritmi di lavoro. Non ho auto e mi sposto con i mezzi. Il mio orario di lavoro è dalle 9 alle 18 da lunedì a venerdì, ma se ci includo anche il tempo che ci metto per andare e tornare beh, mi sveglio alle 6:30 e ritorno a casa per le 20 se va bene. Più di 12 ore. Mi sento quasi come se stessi vivendo per lavorare. Nel resto della giornata non faccio altro se non mettermi a letto per la stanchezza. Non vi parlo dei giorni festivi. Non so che fare, il più delle volte non ho molta compagnia, o mi faccio un giro in centro in solitaria oppure rimango a letto. Pranzare e cenare da solo ormai è prassi. Io non mi sento felice anche se il lavoro mi piace. Voi cosa fareste nei miei panni? Io sono in procinto di lasciare e ricominciare da zero. Ma non sono convinto al 100%

Trovati un hobby interesse per il fine settimana...

Qualche corso che ti permette di conoscere gente...

Abbi solo premura di fare qualcosa che ti interessi veramente e non qualcosa tanto per conoscere...il resto verrà da se...

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  • 2 settimane dopo...
TARAS88
On 13/3/2018 at 9:43 AM, Nuovo_utente said:

Tempo fa ho letto un libro sulla PNL.

E c'era proprio un capitolo in cui venivano distinte le persone in due categorie: quelle che in fondo cercano il cambiamento e quelle che invece fuggono letteralmente da ciò che possa discostarli dalla loro comfort zone.

 

L'analisi dell'autore alla fine privilegia le persone che non hanno paura di cambiare. "Uscire dalla comfort zone" è spesso la leva fondamentale per generare una versione 2.0 migliore del proprio sè precedente. Il cambiamento è arricchimento, esperienza, un tuffo dentro di sè. Ma a quanto pare non è per tutti.

 

Chi non rischia non rosica...forse è tutta lì la faccenda!

 

Non è che si deve essere obbligati ad esprimere un proprio parere anche per farsi fighi. Cosa c'entra la comfort zone in tutto questo? Già il fatto che io sia andato a vivere e lavorare fuori mi ha fatto uscire dalla zona di comfort. Ora, il fatto che non mi piaccia una certa città e che i miei orari lavorativi (dalle 6 di mattina alle 20 di sera) non mi consentano di vivere una vita soddisfacente, cosa cazzo c'entrano con la comfort zone? 

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Nuovo_utente

Senti...nessuno ti ha accusato di niente.

 

Il fatto che scatti come una molla però la dice lunga sul tuo malessere.

 

Rifletti bene sulla tua vita e non travisare le parole di chi a titolo gratuito ti offre spunti di riflessione. È abbastanza fuori luogo il tuo commento, non il mio.

 

Buona vita ed in bocca al lupo per tutto

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TADsince1995
Il 12/3/2018 alle 15:23 , Nuovo_utente ha scritto:

Però sui 35 ritrovarsi a ricostruire tutto per l'ennesima volta...effettivamente è una gran rottura di coglioni.

Ne avevo esattamente 35 quando mi sono ritrovato solo come un cane a Roma, dopo aver lasciato la mia città natale a 32 anni.

Fresco di frontal crash.

Chiuso in un monolocale sottoscala buio e squallidissimo di 25 mq che mi costava 550 euro al mese.

Completamente e improvvisamente solo. Praticamente da un giorno all'altro. Le mie giornate erano solo lavoro e mezzi pubblici.

E' una rottura di coglioni? Sì. Ricostruire tutto a 30 anni abbondantemente passati e in queste condizioni psicologiche è una gran rottura di coglioni.

Ma vuoi fare il bambino piagnone che gli manca la mamma? Come quella mia amica del paesino siciliano che a 30 anni passati è stata assunta in una delle più grandi multinazionali del mondo a Milano, dopo che i genitori l'hanno fatta laureare in ingegneria... E si è licenziata perché gli mancava il paesello con i suoi colori e i suoi profumi? E il sole e il mare? Ed è andata a lavorare da un fornaio con suo padre che praticamente la voleva buttare fuori di casa?

Sei un UOMO.

Molti dimenticano cosa significa essere uomo. Uomo significa che non hai bisogno di nessuno. Uomo significa autosufficienza assoluta. Uomo significa muoverti e modificare la tua situazione personale se non ti piace, nei limiti delle tue capacità e possibilità, che nel 95% dei casi sono sottovalutate perché la società ci ha imposto che dobbiamo essere umili.

Non verrà nessuno. Non verrà nessuno a prenderti per mano e a risolverti i problemi. Devi risolverteli da solo. E puoi farlo. Non andrà sempre bene quello che proverai, ma puoi farlo.

Ero solo come un cane. Ma non riuscivo a guardare il soffitto e ad autocommiserarmi. Mi iscrissi in palestra. Solo. Ma cominciavo a muovermi, e anche il solo movimento dava notizia al mio cervello che stavo evolvendo e che stavo facendo qualcosa per la mia sopravvivenza.

E tutto iniziò da un borsone.

Per puro caso, una sera nello spogliatoio, un altro ragazzo poggiò un borsone accanto al mio, un borsone identico. Entrambi poi andammo a mettere le mani nel borsone dell'altro. Ci facemmo due risate. E cominciò un'amicizia che ha fatto nascere parte di quello che oggi è il mio social circle, almeno finora.

E so che se dovesse finire io ho le capacità per ricominciare di nuovo daccapo. Perché l'ho già fatto e posso ripeterlo.

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