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leavingmyheart

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_Silente_

Perdonami, ma tu come fai a sapere che tutto quello che pensi è corretto? voglio dire, ti basi sulla decodifica delle sue reazioni. Non hai pensato che la sua disponibilità sia legata alla gentilezza professionale? credo di sapere come eccepirai: si, ma lei mi guardava in quel modo lì.

Ebbene figliolo, a mio parere non vuol dire una mazza. Una donna è attratta (e tu ne hai la prova) soltanto quando le hai tolto le mutande per la prima volta. Semplicissimo. io posso guardare con occhi languidi qualunque donna, ma un secondo dopo decidere che non me la farei mai e poi mai (esempio: troppo piccola, troppo grande, troppo alta, troppo bassa, apre la bocca e voglio scappare dopo due minuti, etc.)

Quello che descrivi per me è un non rapporto, un non approccio.

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leavingmyheart
1 ora fa, _Silente_ ha scritto:

Perdonami, ma tu come fai a sapere che tutto quello che pensi è corretto? voglio dire, ti basi sulla decodifica delle sue reazioni. Non hai pensato che la sua disponibilità sia legata alla gentilezza professionale? credo di sapere come eccepirai: si, ma lei mi guardava in quel modo lì.

Ebbene figliolo, a mio parere non vuol dire una mazza. Una donna è attratta (e tu ne hai la prova) soltanto quando le hai tolto le mutande per la prima volta. Semplicissimo. io posso guardare con occhi languidi qualunque donna, ma un secondo dopo decidere che non me la farei mai e poi mai (esempio: troppo piccola, troppo grande, troppo alta, troppo bassa, apre la bocca e voglio scappare dopo due minuti, etc.)

Quello che descrivi per me è un non rapporto, un non approccio.

 

l'interpretazione la fai quando non sai. Con l'esperienza il sensore per i semafori verdi ti viene. Non è che interpreti o deduci, lo "senti", è un insieme di microcose, movimenti, espressioni... 

È una finestrella, che può anche richiudersi in pochi istanti. Quella che tu chiami "attrazione" è qualcosa di fittizio, come se fosse una realtà a priori. In realtà sei tu che la puoi generare in una tipa o meno

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Mat_two

Ciao 

secondo me il discorso è interessante. Capita spesso anche a me di attrarre le ragazze e poi, per una sorta di "freddezza" o disattenzione, perdere il treno. E magari sul treno poi ci sale qualcuno che inizialmente non aveva attirato quella ragazza, ma poi, con dimostrazioni di interesse, attenzioni, ecc, riesce a coinvolgere la donzella maggiormente.

@leavingmyheart tu come sei riuscito/stai provando a migliorare in questo aspetto? 

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La donna è mobile
Qual piuma al vento
Muta d'accento
E di pensiero.

E si, le donne cambiano mentalmente, emotivamente, chimicamente, biologicamente da un giorno all'altro.

Una volta da giovane una ragazza ci stava palesemente con me, arriva l'occasione giusta, una festa, e per quella serata mi respinge come se mi odiasse. E io a farmi milel paranoie e ragionamenti. Verro poi a sapere che semplicemente aveva le sue cose e per l'imbarazzo e non sapendo come cavarsela semplicemente mi allontanava.

E quindi si, entrare in queste benedette finestre di opportunità quando si aprono. Una volta entrati lei avrà investito in voi e sarà più stabile.

Modificato da CoolAid
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leavingmyheart
7 ore fa, Mat_two ha scritto:

secondo me il discorso è interessante. Capita spesso anche a me di attrarre le ragazze e poi, per una sorta di "freddezza" o disattenzione, perdere il treno. E magari sul treno poi ci sale qualcuno che inizialmente non aveva attirato quella ragazza, ma poi, con dimostrazioni di interesse, attenzioni, ecc, riesce a coinvolgere la donzella maggiormente.

@leavingmyheart tu come sei riuscito/stai provando a migliorare in questo aspetto? 

 

Essendo nel mio caso fisiologico non c'è niente da fare, è la mia persona che produce quell'effetto collaterale, non posso smettere di avere la testa fra le nuvole a comando. Ma se si tratta di una che mi piace molto allora cambia tutto

 

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Loco Bielsa
Il 19/11/2018 alle 23:40 , leavingmyheart ha scritto:

 

 

 

Se sei rapido poi è tutto in discesa. Se poi sei diretto sbatti il muso varie volte ma quando è verde si 🎺, non ci sono cazzi.

Io come vi dicevo soffro di disattenzione e mi sono perso un sacco di treni, ma tanti tanti neh. Quando hai poca esperienza succede pure, solo che non se ne te accorgi e credi di essere un fallito.

Il problema che ho io è che per accendermi ho bisogno di più tempo, al principio è molto difficile che una mi piaccia, succede solo in casi particolari (spesso per somiglianze fisiche con tipe del passato 😅)

Questa cosa l'ho pagata e la continuerò a pagare. Poi quando me le perdo per strada allora ci faccio caso. Se rivedessi adesso la stessa ragazza che ho conosciuto al principio avrei di più quel "brivido"...

Più o meno anche io sono cosi, magari vedo una 2-3 volte e non mi interessa, mi faccio gli affari miei., poi magari torno a casa e dico "cazzo, mi piace! voglio rivederla!". SI, credici che la rivedrò. 

Mi è capitato di conoscere ragazze che non mi trasmettevano nulla, poi incredibilmente mi si è accesa la lucina dell'intuito, roba che capisci già come provarci con loro. Delle volte ho avuto occasione di rivederle, delle volte chi le ha più viste

EDIT: ho riletto e il tuo è un caso di disattenzione, il mio più di disinteresse, forse dato dalla mancanza di certi stimoli, però a conti fatti parliamo sempre di occasioni perse, perchè non vengono colte al volo 

Modificato da Loco Bielsa
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leavingmyheart

La riporto da un mio vecchio post che riportava una testimonianza:

 

Ripenso alle medie e vedo donne giganti accanto a me, il loro sguardo mi ignora, mi attraversa e punta direttamente verso i maschi più grandi che (nei miei ricordi) mi sembrano anch’essi dei giganti: da tenere a bada, testa bassa, mai gesti e atteggiamenti minacciosi o parole ambigue. 

Nel 1980, d’estate, in Calabria, il maschio dominante era un pescatore del posto, si chiamava Marcello. Entrava in campo mentre noi giocavamo a pallone, sfruttava un cross sulla fascia, si inseriva e colpiva di testa, segnando e elevandosi di un metro e mezzo (o così mi sembrava). Poi usciva dal campo incurante di sapere per quale squadra avesse segnato. 

Se c’era il mare grosso e in Calabria, in certe giornate di vento, le onde arrivavano a tre metri, ruotavano su loro stesse, rumoreggiavano e trascinavano il pietrame, ebbene se c’era il mare grosso, noi maschi di 14 anni stavano sulla battigia a bagnarci, mentre Marcello arrivava con un asciugamano poggiato sulla spalla sinistra, con un gesto che evidenziava nonchalance lo buttava per terra, prendeva la rincorsa sfruttando la risacca e si tuffava nel cuore dell’onda. 

Siccome non riemergeva subito tutti noi, ragazzini inesperti, pensavamo ogni volta, e con una certa soddisfazione, che fosse morto. E invece eccolo che spuntava, prendeva aria e nuotava fra i marosi. 

Cercando di guadagnarmi la mia nicchia evolutiva avevo cominciato a raccontare barzellette, copiando pari pari quelle di Gino Bramieri (di cui avevo le tre musicassette), imitavo gergo e tempi comici e con grande successo: le femmine mi stavano a sentire. 

Avevo puntato Roberta, una ragazzina della mia età, più alta di me ma non di molto, con i capelli cortissimi (seppi solo dopo che li aveva tagliati per i pidocchi) e un bel corpicino. Una sera al bar cominciai con le barzellette e non dimenticherò mai le risate che riuscivo a tirare fuori e Roberta che mi diceva: sei proprio bravo. 

Nemmeno scorderò finché campo quando mentre davo il meglio di me (raccontavo una barzelletta), qualcuno mi chiamò: pss pss. Mi girai e vidi Marcello appena illuminato dalla fioca luce di un lampione a braccio corto. Con pochi segni indicò Roberta: voleva dirle una cosa. 

Chiamai Roberta, la quale non appena vide Marcello smise immediatamente di ridere (e dire che stava ridendo) e scappò da lui senza nemmeno salutare. 

La sera dopo, il 29 luglio 1980, Marcello al bar, seduto al tavolino, dopo aver visto la fantastica finale dei 200, a Mosca, dove Mennea vinse l’oro, probabilmente esaltato per l’impresa o perché sentiva una competizione a distanza, raccontò a noi tutti come aveva sverginato Roberta e ci spiegò con molti dettagli come andava fatta l’operazione. 

Dopo di che Roberta apparve alla luce fioca del lampione, lo stesso della sera prima, e Marcello si alzò e senza salutare la raggiunse e si incamminarono nella notte. Non dimenticherò mai, finché campo, il dolore che provai, perché spiai nella notte, verso il mare in attesa che tornassero e non tornarono fino alle tre. 

Il giorno dopo cercavo vendetta e così mi misi dietro a Marcello. 

Lui giocava a flipper, naturalmente molto ma molto bene, lucido e con le anche sempre in leggero movimento. C’ero io e altri miei amici, tutti attorno al flipper e Marcello perse improvvisamente la concentrazione e una palla andò in buca. Mi misi a ridere e lui prima cosa mi incenerì con uno sguardo e io abbassai gli occhi, poi mi mollò una schiaffo tra capo e collo. 

Fecero tutti silenzio e tutti mi guardarono. 

Non piansi ma lentamente abbandonai la postazione e mi riparai sotto il mio ombrellone. 

Ora, metti il dolore per Roberta, metti l’umiliazione per lo schiaffo, caddi in un sonno profondissimo, spalle all’aria e faccia sulla sabbia, così quando mi risvegliai, parecchie ore dopo, mi ritrovai con le gambe al sole. 

Non me ne accorsi subito, ma avevo ustioni nella parte posteriore delle ginocchia, e non potevo fletterle bene. Così camminavo accovacciato e tutti ridevano. 

Un’estate da dimenticare alla fine della quale però Marcello mi dette una lezione: non devi far ridere sempre le donne, devi far sentire che le desideri. 

Basta poco, nulla è più eccitante per una donna di sentire una maschio che la desidera veramente. 

La lezione fu utile perché ridussi le barzellette di un buon 50%, e dolorosa perché non riuscii mai a conquistare Roberta, nemmeno gli anni a venire. 

Ah, a parte i miei tristi ricordi, secondo alcuni calcoli legati alla variazione del cromosoma Y (trasmesso dai maschi) e quello del dna mitocondriale (di origine femminile) i biologi credono che la nostra specie sia stata tendenzialmente poligama fino a 10/5 mila anni fa. 

Ora siamo tendenzialmente monogami, quindi la competizione per le donne e le conseguenti frustrazioni dovrebbero venir meno. 

Eppure negli anni Ottanta, né io né Marcello eravamo a conoscenza di questi dati.

 

 

 

 

https://www.corriere.it/cultura/17_febbraio_14/i-miei-problemi-il-maschio-alfa-futura-newsletter-corriere-pascale-deeabc74-f2bb-11e6-a761-60f3fdff5014.shtml

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2 ore fa, leavingmyheart ha scritto:

La riporto da un mio vecchio post che riportava una testimonianza:

 

Ripenso alle medie e vedo donne giganti accanto a me, il loro sguardo mi ignora, mi attraversa e punta direttamente verso i maschi più grandi che (nei miei ricordi) mi sembrano anch’essi dei giganti: da tenere a bada, testa bassa, mai gesti e atteggiamenti minacciosi o parole ambigue. 

Nel 1980, d’estate, in Calabria, il maschio dominante era un pescatore del posto, si chiamava Marcello. Entrava in campo mentre noi giocavamo a pallone, sfruttava un cross sulla fascia, si inseriva e colpiva di testa, segnando e elevandosi di un metro e mezzo (o così mi sembrava). Poi usciva dal campo incurante di sapere per quale squadra avesse segnato. 

Se c’era il mare grosso e in Calabria, in certe giornate di vento, le onde arrivavano a tre metri, ruotavano su loro stesse, rumoreggiavano e trascinavano il pietrame, ebbene se c’era il mare grosso, noi maschi di 14 anni stavano sulla battigia a bagnarci, mentre Marcello arrivava con un asciugamano poggiato sulla spalla sinistra, con un gesto che evidenziava nonchalance lo buttava per terra, prendeva la rincorsa sfruttando la risacca e si tuffava nel cuore dell’onda. 

Siccome non riemergeva subito tutti noi, ragazzini inesperti, pensavamo ogni volta, e con una certa soddisfazione, che fosse morto. E invece eccolo che spuntava, prendeva aria e nuotava fra i marosi. 

Cercando di guadagnarmi la mia nicchia evolutiva avevo cominciato a raccontare barzellette, copiando pari pari quelle di Gino Bramieri (di cui avevo le tre musicassette), imitavo gergo e tempi comici e con grande successo: le femmine mi stavano a sentire. 

Avevo puntato Roberta, una ragazzina della mia età, più alta di me ma non di molto, con i capelli cortissimi (seppi solo dopo che li aveva tagliati per i pidocchi) e un bel corpicino. Una sera al bar cominciai con le barzellette e non dimenticherò mai le risate che riuscivo a tirare fuori e Roberta che mi diceva: sei proprio bravo. 

Nemmeno scorderò finché campo quando mentre davo il meglio di me (raccontavo una barzelletta), qualcuno mi chiamò: pss pss. Mi girai e vidi Marcello appena illuminato dalla fioca luce di un lampione a braccio corto. Con pochi segni indicò Roberta: voleva dirle una cosa. 

Chiamai Roberta, la quale non appena vide Marcello smise immediatamente di ridere (e dire che stava ridendo) e scappò da lui senza nemmeno salutare. 

La sera dopo, il 29 luglio 1980, Marcello al bar, seduto al tavolino, dopo aver visto la fantastica finale dei 200, a Mosca, dove Mennea vinse l’oro, probabilmente esaltato per l’impresa o perché sentiva una competizione a distanza, raccontò a noi tutti come aveva sverginato Roberta e ci spiegò con molti dettagli come andava fatta l’operazione. 

Dopo di che Roberta apparve alla luce fioca del lampione, lo stesso della sera prima, e Marcello si alzò e senza salutare la raggiunse e si incamminarono nella notte. Non dimenticherò mai, finché campo, il dolore che provai, perché spiai nella notte, verso il mare in attesa che tornassero e non tornarono fino alle tre. 

Il giorno dopo cercavo vendetta e così mi misi dietro a Marcello. 

Lui giocava a flipper, naturalmente molto ma molto bene, lucido e con le anche sempre in leggero movimento. C’ero io e altri miei amici, tutti attorno al flipper e Marcello perse improvvisamente la concentrazione e una palla andò in buca. Mi misi a ridere e lui prima cosa mi incenerì con uno sguardo e io abbassai gli occhi, poi mi mollò una schiaffo tra capo e collo. 

Fecero tutti silenzio e tutti mi guardarono. 

Non piansi ma lentamente abbandonai la postazione e mi riparai sotto il mio ombrellone. 

Ora, metti il dolore per Roberta, metti l’umiliazione per lo schiaffo, caddi in un sonno profondissimo, spalle all’aria e faccia sulla sabbia, così quando mi risvegliai, parecchie ore dopo, mi ritrovai con le gambe al sole. 

Non me ne accorsi subito, ma avevo ustioni nella parte posteriore delle ginocchia, e non potevo fletterle bene. Così camminavo accovacciato e tutti ridevano. 

Un’estate da dimenticare alla fine della quale però Marcello mi dette una lezione:
non devi far ridere sempre le donne, devi far sentire che le desideri. 

Basta poco, nulla è più eccitante per una donna di sentire una maschio che la desidera veramente. 


La lezione fu utile perché ridussi le barzellette di un buon 50%, e dolorosa perché non riuscii mai a conquistare Roberta, nemmeno gli anni a venire. 

Ah, a parte i miei tristi ricordi, secondo alcuni calcoli legati alla variazione del cromosoma Y (trasmesso dai maschi) e quello del dna mitocondriale (di origine femminile) i biologi credono che la nostra specie sia stata tendenzialmente poligama fino a 10/5 mila anni fa. 

Ora siamo tendenzialmente monogami, quindi la competizione per le donne e le conseguenti frustrazioni dovrebbero venir meno. 

Eppure negli anni Ottanta, né io né Marcello eravamo a conoscenza di questi dati.

 

 

 

 

https://www.corriere.it/cultura/17_febbraio_14/i-miei-problemi-il-maschio-alfa-futura-newsletter-corriere-pascale-deeabc74-f2bb-11e6-a761-60f3fdff5014.shtml

non devi far ridere sempre le donne, devi far sentire che le desideri. 

Basta poco, nulla è più eccitante per una donna di sentire una maschio che la desidera veramente.

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Che intendi tu con questa parte evidenziata?

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IO.SI.TU.NO
Il 3/12/2018 alle 21:12 , _Silente_ ha scritto:

Perdonami, ma tu come fai a sapere che tutto quello che pensi è corretto? voglio dire, ti basi sulla decodifica delle sue reazioni. Non hai pensato che la sua disponibilità sia legata alla gentilezza professionale? credo di sapere come eccepirai: si, ma lei mi guardava in quel modo lì.

Ebbene figliolo, a mio parere non vuol dire una mazza. Una donna è attratta (e tu ne hai la prova) soltanto quando le hai tolto le mutande per la prima volta. Semplicissimo. io posso guardare con occhi languidi qualunque donna, ma un secondo dopo decidere che non me la farei mai e poi mai (esempio: troppo piccola, troppo grande, troppo alta, troppo bassa, apre la bocca e voglio scappare dopo due minuti, etc.)

Quello che descrivi per me è un non rapporto, un non approccio.

Filosofia sbagliata.

O meglio, devi prima cercare di interpretare e cogliere l’attrazione da parte di una donna, per poi arrivare a sfilarle le mutande.

Il capire quanto e se sia attratta in primis è fondamentale per le mosse successive che farai.

 

In più, una ragazza non attratta e per cui sei un cliente qualsiasi, ti tratterà in maniera piatta...

Anzi, magari fin troppo gentilmente.

Nel caso in questione c’è un netto cambio di atteggiamento...

Una iper reazione ad un piccolissimo cambiamento di atteggiamento di leavingmyheart.

 

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IO.SI.TU.NO
3 ore fa, Kagan ha scritto:

non devi far ridere sempre le donne, devi far sentire che le desideri. 

Basta poco, nulla è più eccitante per una donna di sentire una maschio che la desidera veramente.

--------


Che intendi tu con questa parte evidenziata?

 

Intende che puoi anche essere simpatico, anche farle più ridere di un comico, ma se non ci provi non scopi...

Le abilità da comunicatore e il sapersi mettere al centro dell’attenzione aiutano, ma poi per scopare serve anche altro.

 

E comunque, è pieno di uomini per niente simpatici e con zero senso dell’umorismo, che scopano lo stesso.

Ognuno ha la sua personalità.

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