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Il giorno che morì la democrazia in Italia


ArmandoBis

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ArmandoBis
15 minuti fa, mrjako ha scritto:

La ggggente che leggo sui social e i giornalisti (quest'ultimi non in buona fede comunque) che definisce Draghi di altissimo profilo, competente ecc ha sicuramente ragione...

Ma gli sfugge un dettaglio, non è lì col suo altissimo profilo e la sua competenza per risolvere i loro problemi.. Deve semplicemente portare a termine le vaccinazioni e sorvegliare come verranno spesi questi soldi... 

Poi avremo salassi di tasse e misure di austerità varie negli anni a venire, è una sorta di riedizione di Monti... 

L'Altissimo profilo e la Competenza se non sono messe lì a far star meglio la gente te ne fai un baffo... (e non saranno mai lì per farlo ovviamente, tocca ad ognuno di noi farsi il culo nella vita) 

Sì, hai ragione.

Ho avuto un soprassalto di speranza, ma non ha alcun senso.

Draghi è stato messo lì da Bruxelles per il compito che hai indicato tu.

La competenza, vera o presunta, non gioca alcun ruolo.

È un esecutore di ordini.

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velvetacid

 

Secondo me siamo in una situazione che Aristotele definiva seisachteia. Credo sia perfettamente lecito domandarsi se a livello legislativo non siamo semplicemente davanti al solito compromesso tra classi dominanti e classi dominate. Sembra che questi continui tantativi di miglioramento e falsa opportunità di progresso rispecchino esattamente il modello di Solone. Infatti proprio come ai tempi di Solone nessuno è contento, dopo Solone in Grecia furono tempi molto duri, con la tirannia di Pisistrato. Ora non voglio sembrare troppo Nietzschiano e invocare l'eterno ritorno dell'eguale, ma le forze psichiche in gioco sono potenti, tutti sembrano invocare al dittatore perché nessuno di quelli che sta lì, al potere, sembra  sapere veramente cosa fare. Apro qualsiasi social network e mi sembra di leggere ( magari fossero scritti con la stessa capacità letteraria ) il Dostoevskij del Grande Inquisitore. Nessuno sembra in grado di tollerare questa precarietà, si vogliono risposte. Tutti invocano la libertà, ma poi si fanno angosciare se si rendono conto di essere troppo liberi. Quindi invochiamo tutti l'uomo della provvidenza, uno con il quale poi sia facilissimo prendersela. 

Modificato da velvetacid
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2 ore fa, ArmandoBis ha scritto:

Anch'io ho sempre pensato che la capacità di interpretare il reale dipendesse dall'istruzione e dal tempo che si dedicava a tenersi informati.

Purtroppo non è così.

Per anni ho creduto di capire, ma in realtà non capivo nulla.

Manipolavo concetti economici senza sapere cosa stavo dicendo, semplicemente ripetendo a pappagallo cose lette sul giornale.

Quello che ho potuto constatare in questi ultimi anni è che sono le persone pratiche, senza istruzione, ma a contatto con i fatti economici quotidiani, che hanno una comprensione effettiva di ciò che sta accadendo.

Percepiscono le cose, ma non sanno perché accadono in quel modo.

Invece le persone laureate e informate vivono in un mondo totalmente irreale.

Per loro, gli anni in cui la crescita economica italiana era elevata sono ricordati come anni bui, mentre invece gli anni più recenti, con tassi di crescita risibili o addirittura negativi, sono considerati anni, non dico buoni, ma comunque passabili.

L'errore di fondo, ma è un errore tragico, è che si è capovolto ogni nesso causale che collega le scelte di politica economica agli effetti reali sull'economia.

Nessuno dei laureati che conosco crede che esistano politiche economiche, che si possano prendere decisioni diverse e avere così risultati diversi.

Tutto ciò che accade è una sorta di emanazione della psicologia delle persone prese individualmente.

Se c'è disoccupazione, è perché ogni singolo disoccupato non vuole lavorare.

Se in Grecia esplode il debito, è perché ogni singolo individuo ha deciso di indebitarsi. Non vi sono alla base scelte e condizioni che hanno fatto sì che si creasse liquidità a go-go e questa liquidità venisse distribuita a volontà a costo zero.

Se un paese va male, è perché si è comportato male.

Il laureato che legge i titoli del giornale, perché oltre non riesce ad andare e sarebbe comunque inutile, non sa che il Paese A, adottando politiche macroeconomiche autonome, può impoverire il Paese B (se questo non adotta le adeguate contromisure.)

Il laureato tipico invece è convinto che il Paese B paga il giusto scotto per i suoi peccati. La sua è una visione totalmente moralistica, e totalmente fasulla, della realtà.

Il laureato tipico che legge i giornali, va da sé, è convinto di essere la parte migliore del paese.

Stai parlando con una non laureata eh

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5 ore fa, Outsider ha scritto:

Le "distrazioni", unite a contentini di varia natura, date in pasto al gregge per distrarli dal pensiero che in cima alla piramide di questa follia democratica ci sono persone a cui del suddetto gregge interessa meno di zero

Almeno fino a un anno fa Panem et Circensis esistevano ancora. E andava anche bene così.

Fateli voi i giochi del potere, che a me di dominare il mondo frega niente. Lasciatemi solo vivere, lasciatemi il contatto con gli umani, il pallone, il sabato sera... quello che vuoi, quello che ti piaceva.

Ad oggi ci è stato privato tutto.

Non ci sono prospettive, non si sa per cosa vai avanti. Magari studi, lavori, risparmi... per...? Per tempi migliori? Chi l'ha detto arrivino?

Non si può uscire, non si può nemmeno lavorare tra un po'.  Non si vede un reale motivo per cui andare avanti coi tuoi progetti.

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ArmandoBis
1 ora fa, Edo ha scritto:

Stai parlando con una non laureata eh

Bene.

Ma leggi i giornali?

Io sono più di dieci anni che non leggo i giornali e ovviamente non guardo la TV.

Le mie uniche fonti di informazione sono i libri e i paper di certi economisti.

Se fai il confronto fra ciò che dicono i giornali e quello che si trova nei paper, è come se si parlasse di mondi diversi.

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38 minuti fa, ArmandoBis ha scritto:

Ma leggi i giornali?

Onestamente? Solo i titoli dei quotidiani online e le notizie di cronaca nera 

I giornalisti sono persone che vivono se vendono le notizie quindi per venderle devono fare in modo che siano appetibili, in barba ai fatti. Credo che il giornalismo quello serio come anche i sindacati, siano ormai cosa di un tempo. Ho qualche giornalista di fiducia che si occupa di cronaca nera e giudiziaria a cui chiedo approfondimenti ma nulla più

 

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Doom Head
5 hours ago, ArmandoBis said:

Il laureato tipico che legge i giornali, va da sé, è convinto di essere la parte migliore del paese.

Da laureato ti rispondo che dovresti fare un pesante distinguo non in base al titolo di studio, ma alla testa sulla quale viene posata quella corona di alloro che tutti indossano alla festa di laurea.

C'è un divario enorme di mentalità sotto l'aspetto territoriale tra vari laureati, non per nulla mi si prega di trasferirmi al nord perché, boh, non so, forse i titolati del nord non vogliono fare quel lavoro o forse perché ci sono pochi laurati al nord, non saprei. Rimane il fatto che quelli come me vedono nel lavoro l'opportunità di fare soldi, indipendentemente se ci troviamo sotto il sole siciliano o in mezzo alla nebbia piemontese. 

In termini politici la puoi tradurre con: pane al pane e vino al vino. 

Con la mia mentalità, non me ne fotte uno stracazzo di espressioni politichesi sull'economia globale; da buon popolano che munge le vacche e si ingroppa le mogli grasse degli altri, preferisco il linguaggio più terra terra possibile che, di certo, non appartiene a molti rappresentanti politici di certe fazioni; forti delle loro radici popolari, intortano la nazione con il loro linguaggio tecnico della quale si riescono a capire solo parole come "situazione", "crisi" e "soldi". Allora quelli come me si alzano dalla poltrona dicendo "Non c'ho capito un cazzo" e lo dicono da laureati; probabilmente qualcun altro si alza e dice "Io, invece, ho capito tutto" e alla fine ci si rende conto che non c'ha capito un cazzo neanche lui.

Quindi, per me, "Draghi" è solo l'ennesimo nome di qualcuno che cercherà di non farmi capire niente su ciò che accade in questo paese, o il plurale di una creatura fantasy.

Modificato da Doom Head
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ArmandoBis
3 ore fa, velvetacid ha scritto:

 

Secondo me siamo in una situazione che Aristotele definiva seisachteia. Credo sia perfettamente lecito domandarsi se a livello legislativo non siamo semplicemente davanti al solito compromesso tra classi dominanti e classi dominate. Sembra che questi continui tantativi di miglioramento e falsa opportunità di progresso rispecchino esattamente il modello di Solone. Infatti proprio come ai tempi di Solone nessuno è contento, dopo Solone in Grecia furono tempi molto duri, con la tirannia di Pisistrato. Ora non voglio sembrare troppo Nietzschiano e invocare l'eterno ritorno dell'eguale, ma le forze psichiche in gioco sono potenti, tutti sembrano invocare al dittatore perché nessuno di quelli che sta lì, al potere, sembra  sapere veramente cosa fare. Apro qualsiasi social network e mi sembra di leggere ( magari fossero scritti con la stessa capacità letteraria ) il Dostoevskij del Grande Inquisitore. Nessuno sembra in grado di tollerare questa precarietà, si vogliono risposte. Tutti invocano la libertà, ma poi si fanno angosciare se si rendono conto di essere troppo liberi. Quindi invochiamo tutti l'uomo della provvidenza, uno con il quale poi sia facilissimo prendersela. 

Molto interessante, ma la situazione europea e italiana è di altro tipo.

Tutto nasce dall'adesione alla moneta unica. È dall'inizio degli anni '60, precisamente da un articolo di Mundell uscito nel 1961, che si sa che per avere una moneta unica fra Stati diversi bisogna essere un'area valutaria ottimale, vi deve essere cioè una piena mobilità dei fattori, a cominciare dal fattore lavoro.

L'Europa non è un'area valutaria ottimale.

In genere le aree valutarie sono tenute assieme da bilanci di trasferimento, come ad esempio gli Usa, che esistono solo perché lo Stato Federale redistribuisce parte delle tasse dirottandolo dagli Stati ricchi a quelli poveri.

Un meccanismo del genere in Europa non c'è, ma è impensabile anche che si possa mettere in piedi, perché i politici, del nord e del sud, hanno costruito le loro fortune descrivendo i greci, gli italiani, gli spagnoli, come prodighi, bugiardi e fannulloni.

Una moneta unica ti impedisce di agire sulla leva del cambio nel caso, per qualunque ragione, tu abbia perso competitività nei confronti degli altri paesi dell'area valutaria.

La perdita di competitività può essere dovuta anche a un diverso tasso di inflazione interno.

Dall'entrata nell'euro, l'Italia ha avuto un aumento dei prezzi al consumo di circa il 20% rispetto alla Germania.

Questo vuol dire che ogni prodotto italiano è come se avesse una tassa del 20% che ne aumenta il prezzo. Il concorrente tedesco, invece, si trova a poter vendere lo stesso prodotto del concorrente italiano al 20% in meno. Ma questo 20% in meno non è dipeso da abilità imprenditoriali, organizzative, investimenti in tecnologia.

È dovuto solo ed esclusivamente alla moneta unica.

Così le merci italiane hanno visto deteriorare la loro posizione nel mercato europeo. Le esportazioni sono diminuite e le importazioni aumentate, generando chiusure a non finire nel comparto industriale, creando disoccupazione e l'arresto di ogni crescita economica (che è la vera causa dell'aumento del debito pubblico, che come è noto è espresso in rapporto al PIL).

Quindi della crisi italiana ed europea (non siamo solo noi in queste circostanze) si sa tutto: cause, conseguenze, rimedi.

Tutto è stato raccontato e sviscerato ormai in decine di libri e articoli, alcuni scritti da premi Nobel (ad esempio Stiglitz).

Ma i libri e gli articoli semplicemente non li legge nessuno. 

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