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Mi ha chiesto di uscire e gli ho detto di no...è sparito


Denise1988

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Wyatt99
9 minuti fa, Yuber ha scritto:

chi esce dal suo paesino con soltanto una maglietta e le scarpe nella valigia è un eroe

Non è un eroe, è uno che (forse) ha sentito dentro di se che il paesino è il suo limite di miglioramento.

Non so tu, ma io mi sento scoppiare rimanendo nel mio paese. Il limite è la laurea, e infatti manca poco alla conclusione. Ma come detto in precedenza, non è per tutti questo salto.

10 minuti fa, Yuber ha scritto:

qui, la vita è altrettanto cara e i ritmi e gli stili di vita sono differenti senza contare la lingua differente, queste sono solo una parte delle  considerazioni che si devono fare per valutare l'idea di andare a vivere e lavorare all'estero.

Normale.

 

Comunque il succo di questa storia è che l’autrice del post ha sbagliato, perché ha dato spazio alle “possibili” voci del paesino piuttosto che ascoltare il suo possibile piacere.

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Celeste
3 minuti fa, Yuber ha scritto:

Scusami tanto eh ma anche il tuo intervento è infarcito di retorica.

Io sono campano, e si, ci sono tanti ragazzi che non si muovono da casa  e non hanno voglia di lavorare  , ma non si possono ignorare quelli che vorrebbero uscire da casa ma non possono farlo perché gli stipendi in genere non lo permettono.

Mi espongo personalmente su questo tema, io mi sono laureato da poco e parlo 3 lingue e finora ho fatto solo due stage non pagati e sto riscontrando delle serie difficoltà a trovare anche solo un lavoro che comprenda un contratto di stage con rimborso spese ad 800 euro al mese, ora mi spieghi come cavolo si fa a costruirsi un futuro con questi presupposti? Io sono sicuro che riuscirò a risolvere questo problema ma non si può, a parer mio, ignorare la condizione pietosa in cui versa il nostro mercato del lavoro, chi non ha un istruzione superiore non ha diritto a vivere una vita dignitosa? O devono fare per forza lavori massacranti e malpagati? Non so ma per me tutto questo è ingiusto, ed è ingiusta anche la posizione di chi dice: " ai miei tempi ho lavorato tantissimo e non venivo pagato ma non mi lamentavo" il fatto che nella vita questi soggetti abbiano mangiato merda non significa che anche tutti gli altri devono accettare questo trattamento.

Se ho capito bene il ragionamento che va per la maggiore in questo thread, chi esce dal suo paesino con soltanto una maglietta e le scarpe nella valigia è un eroe, chi invece pensa che andare in un paese straniero senza ne arte ne parte sia inutile controproducente è soltanto un fannullone o mammone o chissà cosa altro.

Le persone che conosco che vivono e lavorano all'estero fanno una vita non molto dissimile da quella che farebbero qui e anzi, molti ritornano perché seppur guadagnino in media più soldi di quelli che guadagnerebbero qui, la vita è altrettanto cara e i ritmi e gli stili di vita sono differenti senza contare la lingua differente, queste sono solo una parte delle  considerazioni che si devono fare per valutare l'idea di andare a vivere e lavorare all'estero.

Discorso diverso invece è se si vuole fare un'esperienza all'estero, in quel caso anche il cameriere, barista, lavapiatti, magazziniere ecc. sono delle ottime opzioni, ma da qui a dire che oltre la manica o sulle sponde del fiume Reno ci sia la nuova America ce ne passa.

 

 

Io francamente mai parlato di espatriare o cambiar regione. Ho solo fatto notare che se un libro non lo vuoi legger manco ammazzato, di certo non puoi dire di starti impegnando al tuo massimo. 
La volontà e la grinta si misurano a partire dalle cose semplici. Se robe da minimo sforzo e a costo zero non le fai, inutile piagnucolare per l’assenza di risorse e fortuna per far cose grandiose.

Il miglioramento personale parte dal microscopico. Io l’inglese C1+ l’ho raggiunto cazzeggiando tra serie tv e video su youtube, eppure me lo ritrovo lo stesso come materiale da cv e mi aiuta a sbarcare il lunario. Se non avessi avuto un livello tale d’inglese, col cazzo che avrei potuto ambire a certi lavori. 
 

Non sono stata a lagnarmi, lamentandomi per la mia cattiva stella, perchè mamma e papá non mi pagavano il corsetto d’inglese o non mi finanziavano le vacanze studio all’estero: ho imparato comunque stando a casa, nel tempo libero. Come hanno fatto tantissimi altri ragazzi - niente di straordinario o per cui plaudire al genio.

Quanti di questi piagnoni “sfortunatissimi” in giro fanno queste cose? Quanti? 
La giustificazione per non aver accresciuto le proprie conoscenze, qual è?

Sono piccoli esempi: te ne potrei fare altri cento, senza bisogno di menzionare gavette obbligatorie all’estero come lavapiatti (cosa infatti da me mai detta).

 

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Yuber
12 minuti fa, Wyatt99 ha scritto:

Non è un eroe, è uno che (forse) ha sentito dentro di se che il paesino è il suo limite di miglioramento.

Non so tu, ma io mi sento scoppiare rimanendo nel mio paese. Il limite è la laurea, e infatti manca poco alla conclusione. Ma come detto in precedenza, non è per tutti questo salto.

Normale.

 

Comunque il succo di questa storia è che l’autrice del post ha sbagliato, perché ha dato spazio alle “possibili” voci del paesino piuttosto che ascoltare il suo possibile piacere.

Ritornando al tema del topic , l'autrice del thread ha "sbagliato" ma ribadisco che non mi sento di incolparla in maniera eccessiva.

Per me la soluzione è quella di frequentare altri luoghi e allontanarsi dal proprio paesino, tuttavia siccome vivo anche io in Campania e conosco la situazione lavorativa non è scontato che lei abbia la capacità economica che le permetta di spostarsi verso altri lidi.

Inoltre il consiglio "fregatene di quel che dice la gente" può valere per qualcuno ma molti altri non hanno il carattere per reggere questo genere di pressione sociale, immaginate solamente cosa possa significare per una donna essere additata come una zoccola in un paesino come Pompei.

C'è gente che si è suicidata per cose del genere, non voglio farvi degli esempi perché penso li conosciate già, aggiungo e ribadisco che sono temi molto complessi e di difficile risoluzione e non vanno banalizzati e liquidati dispensando consigli spicci.

 

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Gamebred
3 minuti fa, Yuber ha scritto:

non vanno banalizzati e liquidati dispensando consigli spicci.

This.

Il fatto è che la maggior parte della gente è cognitivamente e intellettualmente pigra, è molto più facile fare battute e frasi fatte che parlare, argomentare, dare consigli con cognizione di causa. 

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senza nome
43 minuti fa, Yuber ha scritto:

Scusami tanto eh ma anche il tuo intervento è infarcito di retorica.

Io sono campano, e si, ci sono tanti ragazzi che non si muovono da casa  e non hanno voglia di lavorare  , ma non si possono ignorare quelli che vorrebbero uscire da casa ma non possono farlo perché gli stipendi in genere non lo permettono.

Mi espongo personalmente su questo tema, io mi sono laureato da poco e parlo 3 lingue e finora ho fatto solo due stage non pagati e sto riscontrando delle serie difficoltà a trovare anche solo un lavoro che comprenda un contratto di stage con rimborso spese ad 800 euro al mese, ora mi spieghi come cavolo si fa a costruirsi un futuro con questi presupposti? Io sono sicuro che riuscirò a risolvere questo problema ma non si può, a parer mio, ignorare la condizione pietosa in cui versa il nostro mercato del lavoro, chi non ha un istruzione superiore non ha diritto a vivere una vita dignitosa? O devono fare per forza lavori massacranti e malpagati? Non so ma per me tutto questo è ingiusto, ed è ingiusta anche la posizione di chi dice: " ai miei tempi ho lavorato tantissimo e non venivo pagato ma non mi lamentavo" il fatto che nella vita questi soggetti abbiano mangiato merda non significa che anche tutti gli altri devono accettare questo trattamento.

Se ho capito bene il ragionamento che va per la maggiore in questo thread, chi esce dal suo paesino con soltanto una maglietta e le scarpe nella valigia è un eroe, chi invece pensa che andare in un paese straniero senza ne arte ne parte sia inutile controproducente è soltanto un fannullone o mammone o chissà cosa altro.

Le persone che conosco che vivono e lavorano all'estero fanno una vita non molto dissimile da quella che farebbero qui e anzi, molti ritornano perché seppur guadagnino in media più soldi di quelli che guadagnerebbero qui, la vita è altrettanto cara e i ritmi e gli stili di vita sono differenti senza contare la lingua differente, queste sono solo una parte delle  considerazioni che si devono fare per valutare l'idea di andare a vivere e lavorare all'estero.

Discorso diverso invece è se si vuole fare un'esperienza all'estero, in quel caso anche il cameriere, barista, lavapiatti, magazziniere ecc. sono delle ottime opzioni, ma da qui a dire che oltre la manica o sulle sponde del fiume Reno ci sia la nuova America ce ne passa.

 

 

Se sei senza arte né parte puoi stare in qualsiasi parte del mondo e starai sempre male.

Perché il problema sei te che sei senza arte né parte, non il luogo.

La domanda seguente è cosa voglia dire essere senza arte né parte.

Avere una laurea è avere un'arte?

Avere l'intelligenza sociale di prendere n voti per divenire carica politica x anche se quasi analfabeti è avere parte?

Ad ogni modo, quando si ha arte e/o parte, lì allora sei nel campo della scelta su cosa farci, dove poterla mettere a frutto, come...

 

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Yuber
15 minuti fa, senza nome ha scritto:

Se sei senza arte né parte puoi stare in qualsiasi parte del mondo e starai sempre male.

Perché il problema sei te che sei senza arte né parte, non il luogo.

La domanda seguente è cosa voglia dire essere senza arte né parte.

Avere una laurea è avere un'arte?

Avere l'intelligenza sociale di prendere n voti per divenire carica politica x anche se quasi analfabeti è avere parte?

Ad ogni modo, quando si ha arte e/o parte, lì allora sei nel campo della scelta su cosa farci, dove poterla mettere a frutto, come...

 

Quando parlavo di essere senza arte né parte mi riferivo al fatto di andare a vivere e lavorare all'estero, nello specifico intendevo che se non si hanno delle competenze professionali molto solide è, a parer mio, inutile e controproducente andare all'estero sperando di migliorare la propria posizione, perché come dicevo poc'anzi ci sono delle ulteriori difficoltà date dalla lingua, clima, cultura, stile di vita ecc.

Questo è il mio parere però sono felice di leggere che ci sono tante persone che invece ce l'hanno fatta, buon per loro.

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Gamebred
7 minuti fa, Yuber ha scritto:

sono felice di leggere che ci sono tante persone che invece ce l'hanno fatta, buon per loro.

Dove le hai lette? A memoria, la stragrande maggioranza degli utenti che definirei "di successo" qui su IS vive in Italia. 

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Yuber
9 ore fa, ^'V'^ ha scritto:

La domanda sembra avere come presupposto l'idea che se uno si è laureato lo debbano pagare. 

Probabilmente è un retaggio antico, che passa da nonno contadino a padre cittadino a figlio studiato. 

Un professore di economia ci disse una cosa che da ragazzino mi aprì gli occhi

"Se fate guadagnare ad un'azienda cento lire all'anno sono idioti a non assumervi e a non tenervi".

E qualche idiota ci sarà sicuro, ma questa cantilena secondo cui non si venga pagati e non ci sia modo di lavorare è in giro da troppe decadi. 

Studiare tutta la vita é la mia passione e non son certo a dire di non studiare. 

Ma se ti sei laureato da poco significa che quello che hai studiato è tanto vecchio e inutile nel trading di vero valore attuale, che sono arrivati con la macchina statale a capirlo, organizzarlo e farci dei corsi ufficiali e c'era qualcuno che già poteva essere professore. 

Parliamo di qualcosa che serviva a portare valore una ventina d'anni fa. 

E fai bene a studiarlo se ti piace, e fai bene a prenderci un titolo che lo attesti se fa contente le zie. 

Ma come fa una persona che organizza i processi e i sistemi per portare un valore aggiunto al cliente finale a pagarti se non produci un valore aggiunto superiore a quel che costi? 

A parte lo stato, che ti compra il voto di tutti i famigliari pagandoti con denari estorti a chi produce valore.  

Se parliamo di "lavoro", di stage, contratti ecc. 

Non so in cosa ti sia laureato e tiro nel mucchio, so che ci sono una caterva di laureati che lamentano le stesse cose (e non è che a prendere 1500 a Milano con l'affitto di un monolocale a 1500 sia diverso). 

Tirando nel mucchio, è chiaro che solo un idiota non spenderebbe 3k lordi al mese per pagare chi gli faccia guadagnare dieci euro? 

Bene. 

Se è chiaro, potrebbe diventare interessante chiedersi: a parte studiare cose che portavano valore così tante decadi fa che lo stato ci si è già organizzato con corsi riconosciuti e professori. 

Io che dieci euro in più di quello che costo sono in grado di portare a chi voglio che mi paghi? 

A partire da questa domanda si aprono un sacco di sentieri. 

Nessuno di questi sentieri garantisce di "costruirsi un futuro".

Quello era un mito del grande dopoguerra coi soldi stampati a strozzo degli americani. 

Il futuro erano i figli dei figli che nascono indebitati a vita. Noi. 

Il futuro si prenderà cura di Sé.

Ma oggi, come posso far guadagnare l'1% più di quello che costo a qualcuno che porta un valore aggiunto ad un mercato disposto a pagarlo? 

Sembra una domanda ovvia, ma se si fanno 100 colloqui si ascoltano 100 persone convinte di dover essere pagate 

- Per il tempo al giorno che stanno sul posto.

- Per il titolo di studio.

Ci sono professioni come il cardiochirurgo neonatale o l'avvocato in cui il titolo è imprescindibile.

Ma non è che ti paghino per quello, non puoi esercitare senza. E ok.

Ma dove serve apportare un valore aggiunto ad uno che sia disposto a pagare per questo, il motivo per cui si può venir pagati non è il proprio tempo, né il proprio titolo. 

È il valore aggiunto diretto o il tempo liberato a chi lo apporta (ad esempio lavando i piatti e facendo la spesa per liberare due ore a chi produce più valore in quelle due ore). 

Non so se queste parole ti prendano contropelo o ti trovino tremendamente d'accordo. 

Quello che so è che se sei l'unico di cento laureati che fanno un colloquio ad averle capite e ad applicarle (trovare davvero modi per far guadagnare più di quanto costi, e si trovano JIT Just in Time sul field, non ci si dà un esame generico), intanto non c'é competizione, inoltre gli altri che si lamentano sui social di avere due master ma di non trovare chi gli regali soldi e un futuro garantito, ti sembrano [inserire tipo di animale più offensivo]  scappati dalla gabbia. 

Nota. 

Il 90-99% delle persone che hanno una partita IVA o una PMI, mentre scrivo, sono sopraffatte e costrette a fare 10 cose di cui solo 2 gli portano vero guadagno. 

Basta chiedergli se abbiano 2 cose da delegare, due rotture di palle da scaricare su qualcuno, e gli si libera il tempo per fare 4 invece che 2 di quello che li fa guadagnare. 

Avendo 5 "clienti" P IVA o PMI che ti smazzano 2 rotture di palle a testa da sbrigare sei al tappo, perché sei a 10 cose da fare. 

E possono pagare perché ognuno di loro può guadagnare il doppio. 

Ma possono pagare dopo, che gli hai permesso di produrre 4 di valore invece che 2. 

Continuare a mandare curriculum a gente che è al tappo e non può pagare da sola uno che se è un genio diventa produttivo in sei mesi, prima è un costo di tempo, errori, clienti persi, soldi, enorme... 

Può non essere il modo più 2025 per entrare nel "mondo del lavoro". 

Se uno non è in grado di manlevare qualcun altro da due rotture di palle su dieci, che impari. 

Non stai vendendo il tuo tempo, stai permettendo ad uno che il tempo lo mette a miglior frutto, di comprarsi due ore produttive del suo.

Non sta comprando il tuo, ti sta comprando il suo. 

Chiaro, ed è altresì chiaro che un percorso formativo universitario non è un corso professionalizzante.

Il problema del nostro mercato del lavoro è questo: le imprese italiane considerano i neolaureati come delle risorse da formare e accusano le università di non fare formazione mirata ad un determinato lavoro. Il punto è che le università non formano lavoratori ma bensì uomini e donne liberi, inoltre come potrebbero le università rispondere alle esigenze specifiche di una data impresa? 

La realtà è che ( per quanto riguarda l'Italia) il nostro territorio è pieno di PMI (piccole e medie imprese) e di solito queste realtà non hanno la forza economica per formare le risorse e quindi cercano chi sa già fare qualcosa, il punto è che i profili senior non ci vengono a lavorare per quattro soldi e preferiscono perciò essere dei freelancer o essere pagati come consulenti esterni. Il risultato è che queste aziende rimangono scoperte in tali posizioni e sono costrette ad affidarsi ai consulenti esterni (che per la cronaca non sono economici).

Quindi si è creato questo cane che si morde la coda, le PMI accusano le università di non fornire soggetti formati e le università fanno semplicemente spallucce perché non è il loro compito fare ciò ma bensì è il compito delle PMI, ma questa sembra essere una cosa che il piccolo imprenditore non vuole accettare.

Da quel che so tu gestisci un locale, se ho capito bene ed è normale che tu la pensi così in base alla tua posizione, pertanto da questa discussione non credo si possa avere un parere oggettivo e non di parte.

Detto questo, data la mia posizione io sto cercando una realtà lavorativa in cui hanno un serio bisogno di inserire delle risorse e non sto cercando invece un azienda che ha l'acqua alla gola ed è alla disperata ricerca dell'uomo dei miracoli che gli faccia fare millemila euro in più di utile al mese, perchè come dicevo poc'anzi gli uomini dei miracoli si mettono in proprio e non ci pensano proprio ad andare a salvare il culo di qualche piccolo imprenditore per 4 soldi.

 

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