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Epicuro e Aristippo per l'inner game


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Epicuro è stato uno dei più grandi filosofi dell'età ellenistica, fondatore dell'epicureismo. Fra le tante tematiche trattate dal pensatore merita particolare attenzione l'etica, qui egli riprende la teoria edonistica applicandole però un profondo cambiamento: il piacere (ossia la felicità) non è dinamico (ricerca del piacere) ma statico (eliminazione del dolore).

<< Il male, dunque, che più ci spaventa, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei non ci siamo più noi.>>

Epicuro ritiene che la filosofia sia il mezzo teorico e pratico per raggiungere la felicità.

<<Non si è mai troppo vecchi o troppo giovani per essere felici, uomo o donna, ricco o povero, chiunque può esserlo>>

Epicuro ritiene che il sommo bene sia il piacere (edonè). È necessario comprendere a fondo questo termine; Epicuro distingue due fondamentali tipologie di piacere:

  • Il piacere catastematico (statico).
  • Il piacere cinetico (dinamico).

Per piacere cinetico si intende il piacere transeunte, che dura per un istante e lascia poi l'uomo più insoddisfatto di prima. Sono piaceri cinetici quelli legati al corpo, alla soddisfazione dei sensi.

Il piacere catastematico è invece durevole, e consta della capacità di sapersi accontentare della propria vita, di godersi ogni momento come se fosse l'ultimo, senza preoccupazioni per l'avvenire. La condotta, quindi, deve essere improntata verso una grande moderazione: meno si possiede, meno si teme di perdere.

« Dei desideri alcuni sono naturali e necessari, altri naturali e non necessari, altri né naturali né necessari, ma nati solo da vana opinione.»

Epicuro elabora una specie di catalogazione dei bisogni che se soddisfatti procurano eudemonia (letteralmente "star insieme a un buon demone", "serenità"):

  • Bisogni naturali e necessari, come ad esempio bere acqua per dissetarsi: questi soddisfano interamente poiché essendo limitati possono essere completamente colmati.
  • Bisogni naturali ma non necessari: come ad esempio per dissetarsi bere vino, certo non avrò più sete ma desidererò bere vini sempre più raffinati e quindi il bisogno rimarrà in parte insoddisfatto.
  • Bisogni né naturali né necessari, come ad esempio il desiderio di gloria e di ricchezze: questi non sono naturali, non hanno limite e quindi non potranno mai essere soddisfatti.

In realtà Epicuro non indica quali debbano essere i bisogni naturali e necessari da soddisfare poiché è demandato alla ragione dell'uomo stabilire quali per lui siano i bisogni essenziali, naturali da soddisfare. Per Cesare può essere ininfluente il bisogno di mangiare e bere mentre per lui è veramente naturale e necessario soddisfare il suo ineliminabile desiderio di gloria

Epicuro paragona la vita ad un banchetto, dal quale si può essere scacciati all'improvviso. Il convitato saggio non si abbuffa, non attende le portate più raffinate, ma sa accontentarsi di quello che ha avuto ed è pronto ad andarsene appena sarà il momento, senza alcun rimorso. Il piacere catastematico è profondamente legato ai concetti di atarassia e aponia (assenza di turbamento e assenza di dolore)

Importante è quindi l'amicizia, intesa come reciproca solidariet tra coloro che cercano insieme la serena felicità.

La filosofia epicurea insegna a rifiutare ogni superstizione o pregiudizio in una serena accettazione dei propri limiti e delle proprie potenzialità.

:D:D:D:D

Aristippo è stato un filosofo greco, fondatore della scuola cirenaica.

Egli pone il piacere come fine primario dell'esistenza. Aristippo ha caratterizzato quest'indirizzo filosofico su queste basi: 1) antropocentrismo, 2) sensismo assoluto, 3) ricerca del piacere corporeo, 4) autosufficienza individualistica.

Il piacere immediato e dinamico si accompagna all'individualismo che cerca il piacere, abbracciando ogni momento dell'esistenza che lo possa offrire e in qualsisasi forma. Soltanto i fatti umani sono degni di interesse e i fenomeni naturali lo sono, solo se producono piacere. Ma l'autosufficienza, quest'importante principio aristippeo, riguarda anche il piacere, che va perseguito senza diventarne dipendenti, poiché se esso è sempre bene, quindi da perseguire in ogni situazione e circostanza, se da posseduto diventa possessore, va abbandonato poiché l'autosufficienza e l'autonomia individuale è sopra ogni altra cosa.

Il piacere vero è sempre e comunque dinamico (non l'aponìa epicurea = "assenza di dolore") ed è il vero motore positivo dell'esistenza di una persona, che è successione discontinua di istanti e va vissuta solo nel presente, ignorando il passato e il futuro: è questa una formulazione ante litteram del cosiddetto carpe diem. Infine, il fenomenismo aristippeo è assoluto, in quanto egli sostiene che soltanto ciò che viene percepito è reale.

Modificato da TheItalianBull
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  • 4 settimane dopo...
lbj

<< Il male, dunque, che più ci spaventa, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei non ci siamo più noi.>>

mai sentito questa frase, però è....INCREDIBILMENTE VERA, BELLA e SUGGESITVA.. Gran bel post TheItalianBull..So due giorni che leggo un pò tutto il forum..trovo i tuoi interventi (come ho fatto già notare ad un altro membro) molto interessanti..continua cosi.

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soulboy

Che spessore complimenti! Davvero interessante questa visione delle cose.

Complimenti di nuovo e grazie!

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maxmax

Buona idea questo post bull :)

Mi permetto di aggiungere sempre in tema di innergame alcune citazioni di Seneca, filosofo latino

  • Chi domanda timorosamente, insegna a rifiutare

  • Giammai sarai felice finché un altro ti darà fastidio per il fatto che è più felice di te.

  • La vera felicità è non aver bisogno di felicità.

  • Ma se sei uomo, ammira chi tenta grandi imprese, anche se fallisce

  • Molte cose, non perché sono difficili non osiamo (farle), ma perché non osiamo (farle)sono difficili.

  • Nessuno è obbligato a correre sulla via del successo.

  • Dipenderai meno dal futuro se avrai in pugno il presente.

  • Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente.

  • La fortuna aiuta gli audaci, il pigro si ostacola da solo.

  • È povero non chi possiede poco, ma chi brama avere di più.

  • Se mi arrenderò al piacere, dovrò arrendermi anche al dolore, alla fatica, alla povertà; anche l'ambizione e l'ira vorranno le mie energie, anzi sarò straziato fra tante passioni. Aspiro alla libertà; questo è il premio a cui sono rivolte tutte le mie fatiche. Mi chiedi che cosa sia la libertà? È indipendenza da ogni cosa, da qualunque circostanza esterna, da qualunque necessità. (lettera 51; 1975)

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