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Hillman,sui giovani


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Anarchia e sicurezza personale

di Silvia Ronchey

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lettere_03.jpglla fine di questo secolo, in cui le scelte etiche potrebbero considerarsi più libere, i giovani di cui lei parla sembrano attratti dalla morte. Lo vediamo nelle folli corse in macchina all'uscita della discoteca o quando prendono droghe pesanti o cercano di mettersi alla prova in nuovi riti di iniziazione. Lei, che ha scritto già nel '64 "Il suicidio e l'anima", ha un'idea del perché la generazione futura sembra cercare in ogni modo di distruggersi?

"Queste sono riflessioni di anziani sui cosiddetti giovani. Ippolito correva sul suo carro e anche Fetonte correva sul suo carro incontro al Sole, e Icaro precipitò. Tutti costoro distrussero se stessi nei miti greci molto tempo fa.

Che i giovani guidino a velocità folle non è necessariamente un evento contemporaneo. I giovani hanno sempre cercato di andare il più veloce possibile, fin da principio. Persefone voleva scendere nel mondo infero. E' il desiderio totale dell'azzardo, dell'avventura, di entrare nel buio, nel mistero, nella città, nella notte, è un desiderio forte e antico. Psiche trovò l'estasi con Amore nella notte più buia e più profonda. Non si tratta solo dell'oggi".

E la droga?

"La droga è qualcosa di diverso perché la droga rende la nekyia - la discesa agli inferi, l'avventura - rapida e facile. La droga appartiene ad una società rapida e facile: sono droghe entrambe, droga illegale e droga legale. Ma se noi ci troviamo nella società in cui oggi siamo, dove si trova la morte? E' nei giovani, o il desiderio di morte non è forse nei politici, nei ministri, nei funzionari delle istituzioni che governano il mondo? Dov'è il vero desiderio di morte? Io non credo affatto sia nei giovani".

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James Hillman,

Una presentazione

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Vedi anche:

Zygmunt Bauman

La solitudine del cittadino globalizzato

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lettere_40.jpguole dire che il contatto con la morte cercato dai giovani è un atto vitale e al contrario il prenderne le distanze è un atto di negazione, un atto, per usare i suoi termini, saturnino?

"Quello che i giovani cercano di realizzare è il desiderio di una vita che sia in contatto con la morte - perché una vita non in contatto con la morte è mortale, moribonda. E questo è ciò che traspare dai sistemi di assicurazione e sicurezza che incontriamo nelle immagini senili della società politica. Se cerchiamo la morte nella nostra società, è un errore cercarla nei giovani, dobbiamo cercarla negli anziani e nella loro volontà di avere il controllo su tutto, che è il lato Saturno della vecchia generazione, della mia generazione".

In effetti lei ha scritto: "Qualsiasi atto che tenga a distanza la morte ostacola la vita".

"E questo si manifesta nell'ossessione della sicurezza. Gli Stati Uniti sono stretti nella morsa delle grandi compagnie assicuratrici e delle grandi case farmaceutiche. Grandi consorzi forniscono a chiunque lo desideri abbastanza pillole e abbastanza garanzie per tutelarci, si ritiene, dalla morte. Credo che in Europa sia diverso. C'è il Giorno dei Morti. Il Giorno degli Spiriti defunti.

Novembre. E' una ricorrenza importante in Europa. (...)".

Però la notte di Halloween resta anche per voi negli Stati Uniti una sopravvivenza del culto pagano dei morti, che ha i suoi feticci nelle spettrali zucche e i suoi officianti nei bambini, categoria da sempre in rapporto privilegiato con gli spiriti defunti. Non lo trova un residuo significativo?

"Il dato significativo è che negli Stati Uniti (...) l'ossessione della sicurezza elimina ogni evenienza di fatalità o incidente o disastro, ogni possibilità che gli dèi si manifestino e agiscano nelle nostre vite. L'ossessione della sicurezza elimina ogni inventio degli dèi. Qualunque imprevisto accada, si sporge una denuncia di sinistro e si viene risarciti. Un incidente può essere anche un buon affare. (...) Ma è un insano senso di protezione pensare che la morte sarà tenuta lontana. E così, naturalmente, si tiene lontana la vita! Non c'è rischio, non c'è trasgressione, non c'è pericolo, non c'è avventura. E allora, da dove la prendiamo? dai videogames? dal cyberspazio? Forse. Oppure, dalle droghe o dagli scontri d'auto o dagli incidenti di sci. Tengo a ribadire che il luogo in cui abbiamo collocato la morte è ora proprio in tutti questi sistemi di protezione, che ci impediscono di aprirci al rischio della vita. E così siamo totalmente sconvolti dai terroristi, che sono aperti alla morte".

lettere_13.jpga forza vera, se non il fascino del terrorismo, la sua capacità di attrarre su di sé la nostra attenzione, a Londra come a Parigi, in America come in Italia, deriva dunque dal contrasto con la nostra ossessione di sicurezza?

"Esattamente. Risiede nel contrasto con la nostra ossessione di sicurezza, con la nostra ansia paranoide: sintomi che rappresentano l'archetipo stesso del senex. La minaccia più grande oggi non viene per noi da un esercito militare, da carri armati o navi da guerra. Immaginiamo invece virus e gas e sostanze chimiche nell'acqua che beviamo. Cose invisibili. Paranoia. Immaginiamo un uomo che irrompe e fa saltare in aria l'aereo, fa saltare in aria il palazzo: il terrorista. Perché il terrorista? Perché il terrorista vive a fianco della morte, e in una società che ha escluso la morte e il rischio di morte, che si rifiuta di prevederne l'eventualità, è lui che possiede la vera arma segreta. E l'arma non è la bomba che ha in mano, né le sostanze chimiche tossiche che inocula: la sua arma segreta è il suo voler vivere a fianco della morte".

Per cui il terrorismo ha sostituito quella fantasia di morte che negli anni 50 e 60 era l'ossessione della bomba, il nucleare?

"C'è un sottofondo di morte, nella società presente, che viene percepito in termini di catastrofe ecologica, o anche di Aids, di Ebola, di contagio, di catastrofe epidemiologica. Ora, è giusto che la società cerchi di tenere alla larga la morte, le malattie, le carestie e simili. Deve farlo. Tutti dobbiamo cercare di vivere. La morte è sempre vicina, in ogni società e in ogni periodo della storia.

Così, il Terrorista è divenuto una figura mitica, il portatore di morte alla società.

Ed è questo l'aspetto psicologicamente interessante. Il suo intento di morte si concentra sulla società. E' teorizzato e moralizzato. Non è un serial killer o un pervertito psicopatico che provi eccitazioni private".

Sembra quasi un elogio del terrorismo.

"Non direi. Mi interessa il fenomeno: il terrorismo vuole far esplodere tutto il sistema. Che cosa fa il vero terrorista? Fa saltare in aria edifici pubblici, stazioni, i suoi gesti sono simbolici, rituali. E' questa la cosa interessante. Ma non è realmente un rivoluzionario, con un programma elaborato in mente, come Sendero Luminoso in Perù o gli odierni zapatisti fautori della redistribuzione delle terre nel Chiapas. Il terrorista è piuttosto un vendicatore solitario - profondamente disamorato, che vive nell'assenza di legge, nell'anomia, e rifiuta di vivere ancora in tale condizione. Preferisce la morte - mentre il rivoluzionario preferisce il cambiamento. Perciò il terrorista aggredisce il governo, lo Stato, i simboli della sicurezza, l'ordine, il contenimento, la difesa. Il sistema. Occorre dunque riflettere su un punto: come recuperare questa metafora, perché il sistema possa essere fatto saltare psicologicamente. Dove sono finite le ideologie degli anarchici, per esempio?".

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Un punto di vista da parte di uno storico Psicanalista,Hillman

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Rarox

Rischiare la morte, per vivere? Mi perdoni Hillman, ma a me sembra una autentica strunzata. blink.gif

Per vivere non serve rischiare la morte, quella è incoscienza pura. Per vivere, basterebbe cambiare le strade che percorriamo ogni giorno. Purtroppo la maggior parte di noi non fa mai nulla di diverso, lavoro -->casa--> lavoro. Ma ricordiamoci che il lavoro nobilita l'uomo, esso è importante perchè permette di rendere ancora più prezioso quel tempo libero che abbiamo a disposizione. Ed è in quel tempo libero che andrebbero percorse ogni volta strade differenti. Il fatto è che... abbiamo paura di esplorare l'ignoto, ci fanno comodo le abitudini, ci fanno paura i cambiamenti...

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GiorgioCatania

Rischiare la morte, per vivere? Mi perdoni Hillman, ma a me sembra una autentica strunzata. blink.gif

Per vivere non serve rischiare la morte, quella è incoscienza pura. Per vivere, basterebbe cambiare le strade che percorriamo ogni giorno. Purtroppo la maggior parte di noi non fa mai nulla di diverso, lavoro -->casa--> lavoro. Ma ricordiamoci che il lavoro nobilita l'uomo, esso è importante perchè permette di rendere ancora più prezioso quel tempo libero che abbiamo a disposizione. Ed è in quel tempo libero che andrebbero percorse ogni volta strade differenti. Il fatto è che... abbiamo paura di esplorare l'ignoto, ci fanno comodo le abitudini, ci fanno paura i cambiamenti...

Rarox, rileggi bene quello che ha scritto kasanova. Non c'è scritto di RISCHIARE INCOSCIENTEMENTE LA MORTE per vivere

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Rarox

Rarox, rileggi bene quello che ha scritto kasanova. Non c'è scritto di RISCHIARE INCOSCIENTEMENTE LA MORTE per vivere

"Quello che i giovani cercano di realizzare è il desiderio di una vita che sia in contatto con la morte - perché una vita non in contatto con la morte è mortale, moribonda".

In contatto con la morte non vuol dire rischiare la vita???

Cerca anche di spiegare il perchè i giovani vanno forti con la macchina. Dicendo che devono provare il "brivido" del contatto con la morte.

Ma per favore dai, questa è pura ed unica incoscienza. Io non ho MAI sentito il bisogno di andare veloce, nè ai tempi del motorino, nè ai tempi della moto più potente, nè con la macchina. Perchè? Perchè so che potrei morire correndo a 100 km/h per la città. E io amo la vita, no grazie non voglio il contatto con la morte.

Modificato da Rarox
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kasanova

Rarox,parliamo di azioni inconsce.Non te ne rendi conto

Il discorso è questo,ognuno di noi nasce,vive e poi muore.Il dualismo,vita-morte,ci sei?Ora,fino a qualche decennio fa,l'uomo portava avanti una vita in cui aveva contatti ed interazioni sia con la vita,sia con la morte.La morte era un qualcosa che veniva messo in conto,veniva "vissuta" anche da vivo.Pensa ai rituali,pensa a come era normalissimo uccidere persone,scannare animali e via dicendo

Ovvero,una vita "completa" dovrebbe essere una vita per cui le persone mantengono un contatto con la morte.

Eliminare la morte dalla tua vita,cercare di cancellarla,di non volerla vedere,di rifiutarne "l'esistenza",porta ad una vita non completa.Anche Freud trattò molto l'argomento morte

Ora,oggi,in una società dove tutto deve essere facile e veloce,si è modificato questo coltivare il dualismo vita-morte.Le istituzioni,gli educatori,tutto quello che sta in alto,negli anni è arrivato pian piano a cancellare la morte dalle nostre menti.Lo scrive benissimo Hillman sopra.Pertanto,questo "vuoto" la persona cerca di colmarlo,perchè istintivamente "deve" farlo.........e quindi si sfocia negli esempi giovanili scritti sopra

Immagino che tu non corri in auto,ognuno si comporta come meglio crede............magari il tuo contatto con la morte lo cerchi in altro modo e non te ne rendi conto.Non si sta dicendo che i giovani e tu,andate cercando di suicidarvi e volete ammazzarvi perchè non vi piace la vita.Si parla di "contatto" con la morte,......non il desiderio della morte

Insomma,la distruzione dell'accoppiata vita-morte,che si è avuta negli anni porta ad uno squilibrio psichico

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Rarox

Kasanova se è come dici tu allora il problema verte sulla paura della morte, giusto? Dato che ormai come hai ben detto l'uomo non si scanna più come un tempo. Io la morte non la temo, sposo la filosofia di Epicuro: <<la morte non va temuta, perchè quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei non ci siamo noi.>>

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kasanova

Kasanova se è come dici tu allora il problema verte sulla paura della morte, giusto? Dato che ormai come hai ben detto l'uomo non si scanna più come un tempo. Io la morte non la temo, sposo la filosofia di Epicuro: <<la morte non va temuta, perchè quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei non ci siamo noi.>>

Non credo che Hillman intenda "paura della morte"

Parla di ricerca di "contatto" con la morte

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saimon

Kasanova posso sapere il tuo parere a riguardo?

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the_max

concordo col pensiero di Hillman

gli sport estremi penso siano un esempio lampante

per questo motivo sono così interessanti e molti ne hanno così paura

meglio inseguire la morte o farsi inseguire da essa?

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Maxx881

Io penso che il significato del discorsi stia in questi due periodi.

"Ma è un insano senso di protezione pensare che la morte sarà tenuta lontana. E così, naturalmente, si tiene lontana la vita! Non c'è rischio, non c'è trasgressione, non c'è pericolo, non c'è avventura".

Certo pensare che l'autore parli di morte "reale", e che i ragazzi per vivere, debbano per forza rischiare le loro vite, è una generalizzazone un pò troppo forzata. Certo ci sono anche esempi di persone che ne hanno realmente bisogno, e che effettivamente come dice Max93, inseguono la morte.

Tuttavia, l'elemento principale secondo me stà non nella "ricerca della morte" intesa come morte fisica,, ma nello sfuggire dalla sicurezza di cui l'autore parla. Sfuggire a tutte le certezze, i limiti i paletti, che ti fanno vivere un tempo e una società in cui niente può andare storto, in cui tutto è programmato e che non lascia spazio all'imprevisto, all'incertezza. Quando Rarox parla di "cambiare strada per andare a lavoro", ebbene secondo me anche quella è ricerca della morte, nel senso che per un attimo, tu lasci il cammino sicuro e consociuto che tante volte ti ha portato sano e salvo alla tua destinazione, per intraprendere una strada che non sai cosa ti potrebbe riservare.

In questo senso dunque, la morte intesa come aprire le possibilità all'incerto.

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