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Superare i "no"


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Superare i No

La vita offre tante gradazioni di No. Dai piccoli contrattempi alla perdita di persone care.

Ed in mezzo ci sono contrarietà, frustrazioni di progetti non accettati, licenziamenti o fallimenti.

In ogni caso, che noi stiamo dalla parte di chi il no lo comunica o lo subisce, è importante sapere che c’è un ciclo per il superamento della negazione che è stato studiato e proposto quaranta anni fa da Elisabeth Kubler-Ross, un medico comportamentale che studiava le reazioni dei malati terminali.

E lo stesso studio è stato riproposto negli ultimi anni da chi come George Kohlrieser o William Ury si sono occupati di negoziazione e di gestione dei conflitti. Anche in questi casi infatti, è importante essere consapevoli delle dinamiche che toccano chi deve superare i no.

Quando una persona subisce un no reagisce tipicamente seguendo un ciclo che prevede una serie di fasi che possono avere questa evoluzione:

a) Negazione: è la fase in cui la persona reagisce ad un dolore negandolo. Non accettandone l’idea. Una separazione da una persona cara, una chiusura di una relazione o di un progetto importante possono scatenare delle emozioni così grandi da essere inizialmente rifiutate.

B) Paura e Rabbia: ad un certo punto la realtà si impone e non è più possibile negare l’evidenza. E a quel punto il rifiuto del no diventa esplicito. La realtà non viene accettata e si scatenano reazioni che possono essere violente o bloccanti. E’ la fase dell’istinto di sopravvivenza: o si lotta, o si scappa o ci si immobilizza. Se da una parte si tratta di una fase necessaria per il superamento della negazione, è altrettanto necessario che questa fase venga gestita nel modo più efficace per non creare ulteriori danni.

c) Negoziazione: la persona comincia a venire a patti con la realtà, ma cerca ancora soluzioni di compromesso, che salvino il più possibile di quello che si è perso. Non è ancora una vera e propria accettazione, ma inizia la fase di rielaborazione e adattamento alla nuova realtà. Ricomincia una parte costruttiva e sono fondamentali le figure di supporto e di riferimento.

d) Tristezza e Depressione: la consapevolezza della nuova realtà lascia spazio a sentimenti di tristezza e depressione legati a ciò che si è già perso o che si andrà a perdere. Se si è arrivati a patti con la realtà in termini di conoscenza, non ci si è ancora del tutto adeguati e il senso di sconfitta pesa sull’immagine di noi stessi.

e) Accettazione: ad un certo punto l’accettazione è sia di testa che emotiva. Ci si rende conto che si può andare avanti nonostante quello che si è perso.

f) Rinnovamento: a partire da questo punto si aprono nuove prospettive, si possono costruire nuovi legami e si possono iniziare nuovi progetti. E’ solo quando si è pienamente accettata la nuova realtà che si può tornare a vivere pienamente.

g) Perdono: lasciar andare, superare il risentimento per la persona o la cosa che si pensa ci abbia procurato la perdita. Come dice qualcuno, non si può perdonare se non si ha sofferto. Ed il perdono come ricordava recentemente Spaltro, è la condizione necessaria per assaporare pienamente una nuova bellezza. Perdonare vuol dire liberare nuovamente il nostro potenziale di energia per un nuovo ciclo di attività e di relazioni.

h) Gratitudine: un senso di gratitudine per quello che si è superato e per quello che si è appreso è il segnale inequivocabile che si è giunti alla fine del ciclo. E qui si può finalmente tornare a gioire.

Fino a quando non si riceve un no, non è dato sapere quanta importanza si dà ad una realtà che viene negata.

Ma quando quel no viene, è importante che il ciclo della perdita faccia il suo corso perchè si possano sviluppare nuovi progetti e perchè si formino nuovi legami. il rischio altrimenti è che il nuovo progetto o il nuovo legame sia solo il tentativo di chiudere una falla non ancora rimarginata. Qualcuno si sposa subito di nuovo, qualcuno vuole subito un nuovo lavoro o un nuovo progetto ma se non vi è stata una rielaborazione piena della perdita, è solo una soluzione surrogata del passato, non è in realtà un progetto o una relazione fondata su basi sicure.

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Alcuni riferimenti

Elisabeth Kubler-Ross in Wikipedia

George Kohlrieser e il suo Hostage at the Table

William Ury e il No positivo.

http://www.lucamarcolin.it/superare-i-no/

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