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Selezione sessuale, indicatori di fitness e DHV (demonstration of higher value)


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Sulla selezione sessuale

Alice Cannone, 01 dicembre 2010, 10:09

Disillusioni ottiche e su quella tesi di Darwin secondo cui la mente dell'uomo altro non è che una sofisticatissima "coda di pavone"

Ho sempre diffidato abbastanza di Darwin non concependo come un essere evoluto come me, capace di abbinare la borsa alla cintura e le scarpe al maglione, il tutto con un impeccabile pandant di smalto, possa derivare da una scimmia. Ma ammetto che la teoria della selezione sessuale, che a suo tempo valse al nostro amico barbuto solo un mucchio di ghignate, mi ha spiazzato. Leggo su Wikipedia che stando a questo tipo di selezione "le femmine preferiscono spesso accoppiarsi con i maschi con ornamenti esterni dalle caratteristiche morfologiche pronunciate. Ciò accade, verosimilmente, nel momento in cui preferenze arbitrarie femminili per una certa caratteristica della morfologia maschile, inizialmente aumentate da deriva genetica, generano, nel tempo, selezione per i maschi con l'ornamento adatto."

Tutta colpa di questo benedetto "ornamento adatto" quindi. Prendiamo i pavoni per esempio, con le loro bellissime ed ingombrantissime code; oppure gli usignoli che potrebbero anche tacere anziché comporre cinguettii utili solo a farsi individuare dai rapaci; o i tucani con il loro bel becco bananiforme, piuttosto di qualcosa che fosse un po' più mimetico. E fu per questo che Charles tirò fuori questa teoria secondo cui la selezione deriva non da una capacità di sopravvivenza ma dalla ben più nobile competizione per l'accoppiamento, dove maschi vanesi sfilano in passerella di fronte a esigenti giurie femminili.

Il tutto ovviamente osteggiato e negato in un'epoca vittoriana di imperante maschilismo, ma si sa, le luci della ribalta hanno tempi così imprevedibili... Geoffrey Miller nel suo libro "Uomini, donne e code di pavone" ci spiega che questi caratteri manifestamente inutili, e talvolta addirittura controproducenti dal punto di vista della sopravvivenza, sono "indicatori di fitness" ovvero una specie di vetrina del corredo genico dell'individuo. Un lusso inutile, ma grazie al quale nel corteggiamento si può stupire la partner per dimostrare che l'esemplare (pavone, tucano o bellimbusto bipede che sia) goda di ottima salute e può anche spendersi nella dura lotta per la sopravvivenza. Un po' come la mia professoressa di liceo che per spiegarmi l'utilità del latino e del greco paragonava queste materie ai diamanti, la cui funzione è solo quella di essere sfoggiati e lasciar presumere un florido conto in banca. Miller però è molto ottimista e porta avanti la tesi di Darwin: la mente dell'uomo altro non è che una sofisticatissima "coda di pavone". La conclusione a cui giunge questo scrittore, a mio avviso, si rivela piuttosto ottimista o quanto meno non tiene in conto della fenomenologia femminile che tendendo a stringere liasons sentimentalsessuali con uomini idioti, non consente a quelli intelligenti di propagare la specie. Siamo tutte brave a lamentarci di fedifraghi dal basso Q.I., ma non ci rendiamo conto che questo nostro piangerci addosso non solo ha delle incredibili ricadute sulle nostre vite, che tanto ormai, ma lo avrà sulle povere ed ignare generazioni future.

Certo, la colpa va coerentemente divisa con le altre piagnone che prima di noi hanno fatto sì che la stupidità diventasse "l'ornamento adatto", il criterio con cui scegliere un partner che si rispetti. Ma non sia mai che le colpe di madri inavvedute e masochiste ricadano poi sulle povere figlie. E confido nel futuro: se il pollice opponibile è ormai la nostra salvezza per inviare sms e giocare con la playstation, le cose non possono che migliorare. E magari i bipedi maschi potranno anche mutuare dai cervi quelle loro splendide corna come "ornamento adatto", utilissime nei combattimenti ma letali nelle stagioni di caccia. E noi la smetteremo finalmente di piangerci addosso mentre loro continueranno sì ad essere idioti ma anche cornuti e mazziati.

http://www.paneacqua...ia.php?id=16372

Corsa e corteggiamento

L'evoluzione del nostro cervello forse deve molto alla cosiddetta “scelta della donna”, che deve privilegiare il partner con il migliore corredo genetico. Tra i segnali di fitness evolutiva, la corsa - inutile e dispendiosa - ci regala ancora oggi un'immagine vincente.

Darwin e la donna

Quando Darwin ha scritto “L'origine delle specie” nel 1859 non ha parlato della specie umana. Ha osato farlo solo più avanti, nel 1871 con il libro “L'origine dell'uomo e la selezione in base al sesso”, nel quale scioglie ogni riserva e indica i primati come progenitori ultimi dell'uomo. In tale testo tuttavia dedica solo 250 pagine alla “sopravvivenza del più adatto”, che gli ha dato fama, e ben 570 alla cosiddetta “selezione sessuale”. Di che cosa si trattava? La società maschilista (e creazionista) di allora ha sorvolato su questa seconda parte, non meno importante della prima, per non accettare il fatto che la scelta femminile del partner potesse aver influenzato il processo evolutivo tanto quanto la selezione naturale.

Scelte femminili

All'origine della “selezione sessuale” sta la diversità biologica tra individui maschili e femminili. La donna produce un solo ovulo, ricco di sostanze di riserva, ad ogni ciclo. E deve poi nutrire e curare la prole. L'uomo invece produce milioni di piccoli spermatozoi, agili e privi di nutrimento. Da questa differenza nasce l'esigenza per l'uomo di distribuire il più possibile il suo seme, e per la donna di scegliere un partner di alto livello. Cosa che la femmina fa attivamente, scegliendo il partner geneticamente più valido, e condannando all'estinzione tutti gli altri.

Indicatori di fitness

I geni però sono nascosti e invisibili. Dunque le femmine di ogni specie hanno bisogno di identificare nei maschi degli indicatori genetici affidabili. La selezione operata dalla donna nella scelta del partner ha un'influenza molto forte (grazie al processo a cascata di Fischer), che può favorire in modo casuale caratteristiche bizzare: dalla coda del pavone, alle creste frontali o ai ciuffi colorati degli uccelli tropicali, fino al canto dell'usignolo o al cervello umano. La coda del pavone non serve evidentemente a fuggire dai predatori (anzi è un ostacolo). Ci sono però pavoni che possono permettersela, e pavoni che non possono. Come potrebbe infatti un mutante con problemi di vario genere e cattivi geni, disporre di tutta l'energia necessaria a produrre una bella coda, senza risentirne?

Diamanti o pomodori?

Il biologo israeliano Amos Zahavi sostiene che gli ornamenti bizzarri e costosi non siano altro che “indicatori di fitness”. Cioè mezzi con i quali un maschio si appone addosso un cartellino che dice: “Guardate come sono sano!”. Ma perché un indicatore di fitness sia efficiente (e non si presti a mistificazioni) deve davvero essere costoso e raro. E richiedere molta energia. Vi siete mai chiesti perché i regali di fidanzamento siano preziosi? Perché il promesso sposo regala un diamante e non un grosso pomodoro, che almeno potrebbe essere mangiato? Insomma per conquistare una femmina, di qualunque specie, bisogna mostrarle di essere in grado di sprecare, di disporre di più forza ed energia di tutti gli altri. Se no, geneticamente parlando, perché dovrebbe scegliere proprio noi?

Maschi alfa

In tutte le comunità di primati, dallo scimpanzé al gorilla, vi sono maschi dominanti (o maschi “alfa”) che si sono conquistati il diritto di fecondare le donne. Alcuni maschi, della massima qualità genetica, feconderanno la totalità delle femmine, lasciando fuori dalla partita tutti quelli che saranno portatori di mutazioni, di tare, di malattie. Ma per essere maschi “alfa” non basta essere forti o violenti. In mezzo ad altri maschi “sani”, serve una capacità di corteggiamento complessiva che porti la femmina a scegliere proprio noi. Lo psicologo evoluzionista Geoffrey Miller, in “Uomini, donne e code di pavone”, mostra come proprio l'esibizione di un inutile lusso rappresenti una tattica di corteggiamento di sicuro successo. Tra le varie attività che Miller suggerisce come rivelatrici di fitness genetica, vi è proprio l'attività sportiva.

Corsa e “spreco”

Praticare una disciplina sportiva può essere un gioioso spreco di energia, il cui piacere si è sviluppato in epoche remote con fini di corteggiamento (chissà se questo è uno dei motivi per cui corrono tanti più uomini che donne?). Solo chi è in perfette condizioni di salute può infatti eccellere nella corsa. Una corsa che, svincolata da ogni conseguenza terapeutica diretta, diventa rilevatore specifico di fitness evolutiva. E nella sua stupenda inutilità, può trovare grandezza e significato, più di un diamante o di una rossa Ferrari. Perché per quanto grande il diamante possa essere, sarà pur sempre un segnale di fitness indiretto: potrà essere comprato coi denari di famiglia, rubato, preso a noleggio. Una maratona no. Non potrà mai essere corsa a noleggio, o coi muscoli di qualcun altro. Chi corre una maratona ad un ritmo sostenuto mostra una fitness genetica di cui pochi possono disporre. E inconsciamente una femmina di Homo sapiens sarà attratta da quella dimostrazione di perfezione.

Tutti al campo?

Dunque tutti ad allenarci? Impossibile semplificare. La donna cerca anche protezione, intelligenza, capacità di impegno nella crescita della prole. Ma, a parità di altri fattori, il ragazzo che poltrisce su un'amaca, attrarrà simpatie femminili molto meno di un ragazzo muscoloso e sano in grado di correre un trail o un'ultramaratona, nella loro stupenda inutilità. Una mia amica un giorno mi ha detto: “Scegliere un compagno è sempre difficile, ma per me lo è di più: io lo voglio che corra!”. Esagerazioni? Certamente, visto che i motivi di unione tra persone devono andare ben oltre. Ma riflettono una tendenza interiore che - per chi la prova - è chiarissima. Può essere importante conoscerne le origini per dominarla e non esserne dominati.

Gesti antichi

I maestri zen ci stimolano ad essere consapevoli in ogni momento. La chiave dello zen è nell'essere completamente dentro a ciò che facciamo, nel momento in cui lo facciamo, liberi dalle trappole del pensiero razionale. La vera consapevolezza, tuttavia, passa anche attraverso la conoscenza delle dinamiche che ci guidano. L'evoluzione è una forza potente che ci ha modellato. Sapere che il nostro essere Homo sapiens non è passato solo attraverso una cieca selezione del più adatto, ma anche - e con forza - attraverso una consapevole scelta femminile, può darci nuova dignità. Come uomini e come compagni delle nostre donne. Il nostro essere uomini è stato anche guidato dalle scelte e dalle preferenze della nostra mente: siamo così anche perché abbiamo voluto esserlo. E il cielo, non so perché, ma mi sembra un po' più azzurro. Quando metteremo con gioia un passo dopo l'altro nelle nostre maratone, potremo sentire, una volta ancora, che se siamo qui (noi e non altri) lo dobbiamo anche a quel semplice, “inutile” gesto, che affonda le sue radici nella notte dei tempi.

Luca Speciani

http://www.eurosalus...-corteggiamento

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