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Premi e punizioni


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Il sistema premi e punizioni

Messo a punto dal cervello per evitare le esperienze negative e ottenere quelle positive

di Piero Angela

Tutta la nostra vita è condizionata, senza che ce ne accorgiamo, da premi e da punizioni.

Cioè da motivazioni profonde che ci fanno agire e che regolano ogni nostro comportamento, anche quando pensiamo di prendere decisioni in piena autonomia e indipendenza.

Nel nostro cervello infatti abbiamo memorizzato un'enorme quantità di esperienze, positive e negative, in base alle quali formuliamo dei giudizi su ciò che vediamo (agendo poi di conseguenza).

Il nostro cervello registra automaticamente gli avvenimenti che provocano in noi particolari emozioni. Se provate a passare rapidamente in rassegna "il film della vostra vita" cioè i ricordi che avete accumulato negli anni o nei decenni, vi renderete conto che si tratta sempre di avvenimenti legati a situazioni emotive (piacevoli oppure spiacevoli).

Ad esempio: nascite, funerali, matrimoni, incidenti, viaggi, amori, separazioni, vincite, malattie, successi e insuccessi (nella scuola, nel lavoro, nella vita familiare), figuracce, litigate, lutti, regali, esperienze sessuali, guadagni, pericoli corsi eccetera. Perché tutte queste cose riescono a imprimersi più facilmente nella memoria?

Quando scatta l'allarme

Perché il nostro cervello (attraverso una lunghissima storia evolutiva di centinaia di milioni di anni) si è man mano strutturato per rispondere nel migliore dei modi al problema numero uno di un organismo: sopravvivere. E sopravvive meglio chi impara (attraverso la memorizzazione e l'esperienza) a evitare le cose negative e a ottenere quelle positive. Ad esempio a procurarsi del cibo e a evitare un predatore.

Quando ci troviamo in una situazione emotiva, sia essa piacevole o spiacevole (del tipo di quelle elencate prima), scatta un allarme, e nella nostra corteccia cerebrale si diffondono delle particolari sostanze chimiche stimolate da una zona arcaica sottostante, il sistema limbico, che presiede alle emozioni e all'affettività. Sono queste sostanze, sembra, a permettere il fissaggio a lungo termine delle memorie, grazie a vere e proprie crescite di nuovi "rametti" nervosi.

Queste memorie rimangono ancor più impresse perché ogni tanto, ripensandoci, noi le riattiviamo e le rinforziamo (così come avviene per il ripasso di una poesia).

Riempiendo man mano il nostro cervello di queste esperienze creiamo una griglia mentale attraverso la quale passano le nuove percezioni: esse vengono immediatamente confrontate con le esperienze precedenti e catalogate in utili/non utili, buone/cattive, gradevoli/sgradevoli, portatrici di premi o di punizioni.

L'ottovolante e il concerto

Naturalmente i giudizi possono variare a seconda delle esperienze personali degli individui: un giro in ottovolante può essere una gioia o una sofferenza (una serata al concerto può essere un premio o una punizione, a seconda della cultura musicale di chi ci va).

Va anche detto che in uno stesso individuo possono esservi conflitti interni, dovuti al fatto che premi e punizioni premono in modo diverso. Si può essere attratti da qualcosa che la morale ha insegnato essere disdicevole. Si può essere tentati di rincorrere delle gratificazioni che sono contrarie all'educazione ricevuta. O ci si può trovare nella situazione di dover prendere una decisione scegliendo tra due spinte contrastanti.

Sono "casi di coscienza", nei quali solitamente (ma non sempre) prende il sopravvento il riflesso più forte, più radicato: ma a prezzo di esitazioni e di tormenti.

Conflitti interni

Tutto ciò avviene anche perché nel nostro ecosistema cerebrale si affollano tantissime "spinte" di origine diversa: quelle che provengono dalle zone arcaiche del paleoencefalo, cioè gli istinti, quelle che provengono dall'area delle emozioni e dell'affettività, il limbico, e quelle (molto più articolate e complesse) che sono immagazzinate nella corteccia cerebrale (la parte "pensante" e razionale del cervello).

È evidente che queste spinte spesso premono in direzioni diverse, o magari opposte, alla ricerca di gratificazioni differenti, creando contraddizioni e conflitti. Soprattutto quando i "pesi" si equivalgono e la bilancia del comportamento non riesce a pendere decisamente da una parte o dall'altra.

Piero Angela Giornalista e scrittore

http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=102008

Premi e Punizioni

Piero Angela, Mondadori

di Alessandro Zocchi

Gli ammaestratori nei circhi sanno bene una cosa: per insegnare un esercizio a un animale bisogna dargli una ricompensa. La scimmia farà una capriola solo se si aspetta una bella banana e un cane abbaierà a comando solo se gli si darà un biscotto. C'è però un altro modo per insegnare qualcosa a un animale: metterlo di fronte al fatto che se non eseguirà un dato compito, avrà una punizione.

Ricevere un premio o evitare una punizione sono le uniche condizioni accettate dagli animali per imparare a eseguire un comportamento. Questa situazione è in realtà la regola che governa la vita di ogni animale in natura. L'uomo la sfrutta per divertire, come nei circhi, o per aiutare se stesso, come nel caso degli animali per disabili o i cani antidroga.

A noi uomini viene spontaneo pensare che la maggior parte delle nostre azioni non siano finalizzate a ricevere un premio o a evitare una punizione. Anzi, molte delle cose che facciamo sembrano essere prive di un preciso scopo e alcune altre, addirittura, sono rivolte a far stare meglio gli altri, anche a nostro discapito.

Ma le cose stanno veramente così? Siamo davvero slegati dal sistema di premi e punizioni che regola la vita degli animali? E siamo realmente capaci di azioni altruistiche?

Piero Angela, nel suo ultimo libro, descrive come si possa osservare la vita dell'uomo nell'ottica del sistema premi-punizioni. Sembrerebbe ovvio dire che chiunque cerca di ottenere cose piacevoli e di evitare quelle spiacevoli, ma come spiega Angela la ricerca di premi e l'allontanamento delle punizioni penetrano la nostra vita in maniera profonda, e la condizionano in ogni suo aspetto. Gli esempi forniti nella prima parte del libro, dedicata al comportamento individuale, sono molteplici e spesso sorprendenti. L'individuo viene poi inserito nella vita collettiva che è a sua volta impostata su premi e punizioni. Questa seconda parte risulta particolarmente interessante, anche perché ci illustra come certe società possano essere diverse da altre. Un esempio sono le famose città svizzere, molto pulite non perché i cittadini siano ben educati ma perché ci sono forti controlli e pesanti sanzioni.

Benché divulgativo, il libro affronta ogni argomento basandosi su fatti e considerazioni ben fondate. Senza fare paragoni con le teorie classiche del comportamento umano, ci propone un'interpretazione del nostro comportamento chiara e semplice. L'efficacia della chiave di lettura è notevole. Non c'è aspetto umano che non possa essere ricondotto al sistema di premi e punizioni. Persino la scelta di diventare monaca di clausura o di suicidarsi.

Nella prima riga del libro, Piero Angela scrive: "Scopo di questo libro è cercare di capire meglio le leve del comportamento umano". Scoprire che queste leve rientrano nel sistema di premi e punizioni non è certo offensivo per l'uomo. Anzi, come viene detto nel libro, rendersi conto di quali regole ci siano alla base delle nostre azioni ci può aiutare a comprendere meglio noi stessi e gli altri. E assecondare queste regole può voler dire cercare la felicità.

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