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La storia della vagina in un saggio di catherine blackledge


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La storia della vagina in un saggio di Catherine Blackledge, giornalista e studiosa di chimica

Trionfa la V, insostituibile sesso forte

Dai riti magici ai risvolti scientifici: l’esaltazione della femminilità

Un saggio di 400 pagine sulla vagina, comeidea, fa ridere. Oppure imbarazza. Oppure disgusta (può capitare). Se poi il saggio è documentatissimo ci si perde: tra riti magici che prevedevano l’esposizione dei genitali in funzione anti-demonio, teorie di medici medievali, paragoni sfavorevoli tra la clitorideumana e quella della iena maculata (è lunga 17 centimetri), evoluzioni nella rappresentazione artistica, fervorini sul ruolo vaginesco (non «vaso passivo» ma organo sessuale articolato e intelligente), digressioni erotiche, e descrizioni di usi alternativi grazie all’allenamento dei muscoli vaginali (scrivere messaggi, aprire bottiglie, mangiare sushi con le bacchette, altre cose utili). Fortunatamente il libro in questione si può leggere saltabeccando qua e là; forse è anche meglio, una lettura nonstop può produrre effetti collaterali (calo della libido, coprolalia, rimbecillimento temporaneo) in donne e uomini poco evoluti.

Cioè tutti e tutte o quasi. La storia di V, appena tradotto in Italia dal Saggiatore (traduzione di Monica Fiorini, pagine 411, e 18,50), racconta tutto quello che non si sapeva sulla vagina e non si era mai pensato di chiedere. Perché è «la» parte del corpo femminile che non si nomina (meglio: si usa come parolaccia), di cui non si parla (neanche dicendo parolacce). Catherine Blackledge, giovane studiosa inglese, ha scritto per sdoganarla (ed esaltarla). Lo dice apertamente, e apertamente passa a raccontareVdal punto di vista culturale, storico, antropologico e anatomico (fino al trionfo finale, con tentativo di dimostrare che l’orgasmo femminile è molto meglio di quello maschile). Blackledge è una ricercatrice formidabile, così brava che si passa sopra a una possibile ambizione fallita (scrivere la versione vaginale del Secondo sesso di Simone de Beauvoir) e a qualche ingenuo entusiasmo da femminista trentenne (le teorie enunciate su vagina e clitoride non sono nuovissime, molte hanno all’incirca la sua età). E le sue storie su V possono essere lette in vari modi.

Manuale per streghe. Le postfemministe New Age, le lettrici di tarocchi, le appassionate di magia potrebbero dare una lettura poco seria della Storia di V; e trovarci ispirazioni, spunti, suggerimenti. Anche se la vera passione magica di Blackledge è ciò che gli antichi greci chiamavano anasyromai: l’atto di sollevarsi le vesti esponendo i genitali. Rintracciando elementi comuni in varie culture: lo facevano le mogli dei pescatori catalani e le donne di Madras (specializzate, pare) per domare le tempeste (avverte Blackledge, «il rovescio della medaglia… è che una donna può provocare una tempesta urinando nell’acqua», e questo potrebbe rovinare le vacanze a qualche lettrice ansiosa); le russe per scacciare gli orsi; europee e non per allontanare demoni e spiriti maligni, e per propiziare i raccolti; le bellunesi per far produrre le miniere (sarebbe questa, scrive Blackledge, l’origine del rapporto di Biancaneve con i sette nani). Seguono molti altri casi, tutti incentrati sul potere vaginale di proteggere dal male e accrescere la fertilità.

Info per adolescenti. I capitoli scientifici del libro possono essere molto utili alle ragazze poco esperte di anatomia femminile. Sono noiosimaincoraggianti: lodano la sensibilità delle pareti interne, raccontano la scoperta del punto G, invitano a esercitare i muscoli vaginali—come raccomandato dal manuale erotico indiano Ananga Ranga, dal profeta Maometto, e da altri—per un maggior piacere sessuale proprio e dei partner. Da lì passa a parlar bene della clitoride. E arriva alla tesi centrale del libro: la vagina è intelligente. In quanto strumento di piacere ben congegnato e di selezionatore delle sostanze in essa introdotte; grazie al suo ecosistema interno in grado di rigettare materiale genetico danneggiato, e al contributo delle contrazioni orgasmiche al viaggio degli spermatozoi (tesi controverse, ma sostenute da alcuni scienziati). Blackledge non ha altrettanta stima per il pene (descritto come accessorio marginale, la cui sola funzione è di fornire alla vagina la migliore stimolazione, a scopo riproduttivo e non) e in questo forse esagera.

Il mondo animale. Alle appassionate di documentari sulla natura Blackledge, nel suo sforzo di rivalutare la vagina e non considerarla più come un pene mancante o al negativo, racconta molte cose interessanti sugli animali femmina. Dallo sfregamento «G-G»(genito-genitale) delle scimmie bonobo agli intricati canali di inseminazione di alcuni ragni, dalle attrezzature delle tacchine per conservare a lungo lo sperma alla presenza di un imene nei dugonghi.

Alla fine dell’opera l’esausta lettrice femmina è informatissima, anche troppo; ma di certo non sarà più in grado di ignorare, o sottovalutare, V.

Maria Laura Rodotà

http://www.ecologias...fem_vagina.html

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