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Lavoro manuale vs Lavoro intellettuale


patrizio

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patrizio

Il mantra dei nostri genitori:studia,prenditi la laurea,non fermarti alla terza media.

Ora sono sempre di più i pentiti della laurea.

Leggete qui:

A questo punto mi sono convinto che della vita ho capito ben poco.

Anni di studi, passati (poco, fortunatamente...) sui libri, per avere un pezzo di carta con cui pulirsi beatamente il culo, ma grazie al quale (il foglio di carta, non il culo! n.d.r.) sono riuscito ad aprirmi più di una porta nel mondo del lavoro.

Il tanto agognato mondo del lavoro, che con una mano ti dà e con tutto il resto ti toglie: libertà, amicizie, tempo libero, passioni, barattate per qualche centinaia di sporchissimi euro.

E allora, se sporco deve essere, che sporco sia!

A voi che siete ancora in tempo, voglio regalare questo consiglio: non studiate, non lauretevi, ma imparate bene un mestiere in cui la manualità sia tutto. La gente oramai sa solamente battere le dita su una tastiera quindi chi vuole fare soldi deve diventare un idraulico.

Perchè proprio l'idraulico? Si da il caso che l'articolo più commentato su questo blog sia "come sturare il water intasato", con circa 200 visite al mese. Andatevelo a leggere.

Mi hano ringraziato da tutto il mondo. Se avessi fatto pagare 10 euro per ogni cesso sturato grazie all'articolo, oggi sarei su una spiaggia con un drink in mano a farmi sventolare i piedi.

Invece quelli che si arricchiscono sono proprio gli idraulici, che all'occorrenza sanno mettere le mani anche nella merda; e forse un giorno dovrete chiamarlo anche voi, per rimuovere l'ostruzione creata nel water da quel pezzo di carta con cui vi eravate puliti il culo all'inizio del articolo.

http://www.salmo69.com/2010/02/un-consiglio-per-il-vostro-futuro.html

Relativo commento:

-C'è molta saggezza in questo articolo. Te lo dice un laureato in Fisica. Mi sa che nella prossima vita farò l'idraulico o l'imbianchino! Conosco un imbianchino che afferma di prendere quasi 8000 euro al mese. Non so se è vero, ma penso che non ci sia andato lontano. Buona sturatura di lavandini ;-)

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patrizio

Anche da parte degli italiani emigrati ed è una laurea di "peso"...ingegneria edile!

Se avessi fatto …

… l’idraulico, il carpentiere, il meccanico, il pasticciere, ecc…

In Australia, ma non solo, questa sarebbe stata un’arma vincente.

L’Australia è una terra di opportunità, una nazione che ha risentito meno, rispetto alle altre, della crisi mondiali, dove gli annunci di lavoro riempiono pagine e pagine di giornali, siti internet e vetrine dei negozi.

Si ricercano parecchie figure professionali, di tutti i tipi, dal kitchen hand (il lavapiatti) al manager di azienda, la cosa è sorprendente!

Durante i miei mesi in Australia mi sono accorto di quanto troppo tempo abbia dedicato allo studio e quanto in realtà avrei dovuto dedicare all’apprendimento di un altro mestiere alternativo, non dico un lavoro salvagente, ma qualcosa che avrei potuto fare come hobby, come lavoro estivo o serale che mi qui in Australia sarebbe stato molto utile.

In realtà non è mai troppo tardi, infatti qualcosa me la son pur inventata, qui sono diventato pizzaiolo/pasticciere, ovviamente non stiamo parlando di un maestro pizzaiolo napoletano, quelli sono Pizzaioli con la P maiuscola, delle istituzioni, non stiamo nemmeno parlando di un pasticciere siciliano, campano o pugliese esperto di cannoli, pastiere o “tette delle suore” (pasticcino tipico della mia città Altamura), ma comunque un apprendista cuoco che di impegno e passione ce ne mette tanta.

Quindi, mentre un neolaureato (forse nemmeno tanto neo) passa le giornate a percorrere la via crucis australiana bussando a portoni blindati per cercare un lavoro, tanti altri professionisti, non laureati ma altamente qualificati trovano i cancelli aperti e il tappeto rosso che li invita a prender parte alle “danze”.

La mia esperienza qui in Australia mi insegna questo.

Le mie ultime giornate australiane le ho passate con uno chef romano della mia età, 28 anni quasi 29, un talento, qualsiasi cosa lui metta sui fornelli, come un prestigiatore, la trasforma in un’autentica delizia, è stato capace di farmi mangiare capperi ed acciughe in un colpo solo, due ingredienti che generalmente detesto.

Tutti e due usciamo dall’ostello alla stessa ora con diverse destinazioni, lui ristoranti, io agenzie e studi professionali.

La sera ci ritroviamo a tavola a raccontare la giornata, il massimo che riesco a raccontare è una chiacchierata con un ingegnere che mi fornisce qualche consiglio e la constatazione che qui se voglio iniziare a fare qualcosa di serio, devo riprendere a fare “l’AutoCAD man” e tanti NO!

Lui invece mi racconta di aver ricevuto offerte in tutti i ristoranti in cui è entrato, offerte serie ed importanti, gente sbalordita da un curriculum di 11 anni e con esperienze nelle grossi capitali europee; ovviamente il ragazzo la gavetta l’ha fatta, e anche tanta, quello che oggi gli spetta di diritto se l’è sudato.

La mia riflessione è sempre la stessa: in Italia ci sono tanti laureati, io sono fra questi, ma diventare ingegnere era il mio sogno da bambino (in realtà volevo fare l’architetto, sono laureato in ingegneria edile – architettura), quindi la laurea non l’ho presa tanto per prenderla ma è stata la coronazione di un sogno.

Il sistema universitario italiano è vecchio, puzza di muffa, nonostante l’età dei laureati sia diminuita ( non parlo di dati ufficiali, ma è l’impressione che ho avuto frequentando l’università) dall’università usciamo (ed entriamo) troppo “vecchi” rispetto ai nostri colleghi mondiali; ad esempio in Francia o Spagna il liceo lo si completa a 18 anni, la laurea consiste in una da 3 anni, come la nostra laurea breve, ed un master che generalmente dura un anno, il risultato è che a 22 anni loro hanno finito gli studi che un italiano finisce a 26-27 di media ( io sono uscito a 24 e mezzo, ho corso abbastanza) e correggetemi, con garbo, se mi sbaglio.

Inoltre, il nostro sistema di universitario prevede pochi tirocini o esperienze concrete che nel resto del mondo sono fondamentali, vengono ben guardate dai potenziali datori di lavoro; qui in Australia ho conosciuto una coppia di francesi, ovviamente ventunenni che stavano svolgendo il loro tirocinio, il loro percorso di studi prevedeva un’esperienza professionale di qualsiasi tipo in un paese di lingua inglese e loro hanno deciso di unire l’utile al dilettevole, hanno visitato l’Australia e allo stesso tempo lavorato guadagnando un po’ di denaro e i mesi necessari per il loro tirocinio.

Quello che posso concludere è che un neolaureato italiano risulterà meno competitivo per età , esperienza pratica e forse anche di vita.

Tempo fa obiettai ad un mio professore universitario il fatto che in Italia le esperienza pratiche erano poche e che secondo il mio parere si potevano eliminare alcune materie per garantire più tirocini; la risposta che mi fu data è la seguente:

“Il periodo universitario è l’unico della tua formazione, in futuro avrai tempo di fare le tue esperienza lavorative”

Completamente sbagliato, le aziende moderne garantiscono ai propri dipendenti una formazione continua, qui in Australia (e in molte altre parti del mondo) le società investono nella formazione dei propri dipendenti, ciò permette agli stessi di poter avanzare di posizione velocemente ed anche iniziare un business in altri segmenti di mercato.

Nessuna conoscenza è assoluta, tutti devono sentirsi in grado di potersi mettere in discussione e arricchire i propri saperi.

In Italia quando inizi una professione non hai più la possibilità di cambiare, questo sarebbe un grosso rischio, se disegni case a 2 piani continuerai a disegnare case a due piani per sempre; qui se oggi disegni navi domani nessuno ti toglie la possibilità di vendere aerei, la gente a 40 anni riprende a studiare all’università perchè ha scoperto altri interessi o vuole allargare i propri settori di investimento!

La realtà è che in Italia a molti signori ciò va bene, a 25-26 anni tu devi iniziare il tuo calvario tra uno stage e l’altro, non beccare un soldo e pertanto non essere considerato come un professionista, la formazione non ti sarà garantita, perchè ovviamente chi investe su uno che fra 6 mesi verrà mandato via?!

Ora eccomi qua in Australia a saltare da una porta all’altra a chiedere di poter iniziare la mia vita professionale, a 28 anni, dopo che l’unico lusso che mi sono preso è stato l’anno scorso, il mio “gap year” che i tedeschi prendono a 19 anni, i francesi a 23 e gli italiani che se lo prendono lo fanno a 26-27!

Il risultato è: se lo avessi saputo prima, invece di realizzare il mio sogno da ingegnere, avrei fatto l’idraulico e comunque non è mai troppo tardi!

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"Se avessi fatto l'idraulico", sai cosa significa? Che non hai fatto l'idraulico :) e che chi scrive parla per sentito dire o per luoghi comuni.

Io HO FATTO l'idraulico :) e ti dico una cosa, Sì ci sarà anche l'idraulico, muratore, imbianchino, piastrellista che porta a casa fior fior di quattrini ma, è solo un'isola in mezzo al mare. Il 99% sta rantolando.......... i bei tempi sono finiti.

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Jumpy

La sera ci ritroviamo a tavola a raccontare la giornata, il massimo che riesco a raccontare è una chiacchierata con un ingegnere che mi fornisce qualche consiglio e la constatazione che qui se voglio iniziare a fare qualcosa di serio, devo riprendere a fare “l’AutoCAD man” e tanti NO!

Be' più o meno quello che si prospetta ad un giovane ingegnere in Italia.

Sempre se è sveglio, conosco ingegneri che a malapena sanno accendere un PC, figuriamoci fare i caddisti.

Il sistema universitario italiano è vecchio, puzza di muffa, nonostante l’età dei laureati sia diminuita ( non parlo di dati ufficiali, ma è l’impressione che ho avuto frequentando l’università) dall’università usciamo (ed entriamo) troppo “vecchi” rispetto ai nostri colleghi mondiali; ad esempio in Francia o Spagna il liceo lo si completa a 18 anni, la laurea consiste in una da 3 anni, come la nostra laurea breve, ed un master che generalmente dura un anno, il risultato è che a 22 anni loro hanno finito gli studi che un italiano finisce a 26-27 di media ( io sono uscito a 24 e mezzo, ho corso abbastanza) e correggetemi, con garbo, se mi sbaglio.

[/Quote]

Si è no. Conosco molto bene il mondo dell'università "da dentro" da entrambe le parti della cattedra ;)

Quel che è cambiato, nell'ultimo decennio circa, oltre l'età media dei laureati (ai miei tempi per laurearti in ingegneria prima dei 30 dovevi essere un genio, o quasi) è anche la preparazione, sia sul piano teorico (si presentan a scienza delle costruzioni ragazzi che son in difficoltà di fronte ad una trave appoggiata e, a forza di tentativi, l'esame lo prendono comunque) che pratico (programmi di calcolo? AutoCAD? Persino Word ed Excel per tanti giovani laureati son ancora parole senza senso).

Lo scopo IMHO è stato quello di buttar sul mercato quanti più giovani laureati possibile da dare in pasto alle aziende per poterli sfruttare e strizzare come spugne per un tozzo di pane (a volte neanche).

Motivo? Semplice, almeno in Italia, gran parte delle mansioni richiedono la prontezza mentale che potrebbe avere un liceale sveglio e conoscenze che, nel giro di qualche settimana/mese, quasi chiunque può apprendere direttamente sul campo.

Insomma, più che tecnici iperspecializzati son richiesti faccendieri-tuttofare o "supersegretari".

Il luogo comune che il lavoratore manuale guadagni più di un laureato era vero quando, in certi settori, l'evasione totale era praticamente la norma ed un elettricista in un pomeriggio guadagnava (esentasse) quanto un impiegato in una settimana, negli ultimi anni però, tra crisi che non passa mai e Finanza che sembra aver un po' aperto gli occhi, le cose stan cambiando.

In Italia quando inizi una professione non hai più la possibilità di cambiare, questo sarebbe un grosso rischio, se disegni case a 2 piani continuerai a disegnare case a due piani per sempre; qui se oggi disegni navi domani nessuno ti toglie la possibilità di vendere aerei, la gente a 40 anni riprende a studiare all’università perchè ha scoperto altri interessi o vuole allargare i propri settori di investimento!

...mmm... si e no, diciamo che in Italia si pensa, comunemente, che uno debba far lo stesso mestiere per tutta la vita IMHO è più che altro un preconcetto (sbagliato).

Io stesso negli ultimi anni mi son trovato a spaziare in settori abbastanza lontani: dall'editoria tecnico-scientifica alla grafica pubblicitaria.

Modificato da Jumpy
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patrizio

Io stesso negli ultimi anni mi son trovato a spaziare in settori abbastanza lontani: dall'editoria tecnico-scientifica alla grafica pubblicitaria.

Ecco,per me,questo è di difficile comprensione.

Scusa ma cambiando diversi settori non sconti comunque una mancanza di preparazione e di know-how difficilmente colmabile?

Mi spiego:

Se un laureato in giurisprudenza cambiasse per andare nel settore marketing rimarrebbe nei "piani bassi" di carriera e di "conoscenze" per un bel pò,visto che i suoi competitor per un determinato lavoro sono magari persone laureate in quel campo,con esperienza in quel campo...

Inoltre lui comunque perde o fa diminuire il suo sapere nelle materie di diritto,se non le esercita...

Insomma mi sembra una soluzione possibile ma non ottimale,cioè è una perdita secca aver studiato una cosa e ricominciare da tutt'altro,sempre se ne hai le competenze.

Eppure leggo che nei paesi anglosassoni si cambia lavoro con una velocità impressionante,gente che torna all'uni a 40 anni ecc...

La domanda che mi faccio è:

E' per vera passione o è una mera soluzione di ripiego visto che magari il proprio settore è in crisi o stra-saturo?

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Jumpy

Scusa ma cambiando diversi settori non sconti comunque una mancanza di preparazione e di know-how difficilmente colmabile?

Con me è andata più o meno così.

Son stato per alcuni anni a tempo pieno nella ricerca, facendo attività di laboratorio, didattica e facendo numerose pubblicazioni.

Ragion per cui ho acquisito competenze "iperspecializzate" in questi specifici settori ma sempre legate al mio campo.

Son diventato utente molto avanzato di Word, Excel e vari programmi di grafica ed editing avanzato dei testi, scrivo al PC quasi alla velocità con cui si parla, sia in italiano che in inglese.

Ovvio che da qui all'editoria il passo è molto più breve di quanto sembri, mentre nella grafica pubblicitaria è bastato conciliare quanto sopra col mio (vago) senso artistico facendomi guidare da esempi e da persone più brave e settorializzate di me.

Come si fa tutto questo? Be'.... dicono gli inglesi "...but I have a PhD ;) "

Elasticità mentale ed estrema velocità di apprendimento, questi sono i miei segreti.

Eppure leggo che nei paesi anglosassoni si cambia lavoro con una velocità impressionante,gente che torna all'uni a 40 anni ecc...

La domanda che mi faccio è:

E' per vera passione o è una mera soluzione di ripiego visto che magari il proprio settore è in crisi o stra-saturo?

IMHO un po' l'uno ed un po' l'altro.

In Italia è un meccanismo che ancora non prende piede per via di troppi pregiudizi sull'età che incidono sul mondo del lavoro.

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vanhalen

ora ragazzi onestamente la questione per come la vedo io è seria ! nel senso che la gente ha un piccolo problema , ovvero molti non sanno che cazzo vogliono fare nella vita ,e di conseguenza non prendono decisioni e a questo punto lasciano che siano gli altri a decidere al posto loro che cazzo fare della propria vita ! pazzesco !!

personalmente io sono dell'idea che sono piu intelligenti i lavori che richiedono testa ... ma lasciatemi chiarire .

per lavori che richiedono testa non intendo essere laureati e avere una scrivania dietro alla quale stare per otto ore al giorno . io onestamente preferirei spararmi . eppoi i lavori manuali non sono piu richiesti come un tempo , e soprattutto nel settore dell'industria , questo accade per svariate ragioni che non sto a raccontare , ve lo dice uno che ha iniziato per passione a ciappinare sulle minimoto a 6 anni in garage , poi dopo anni ho fatto vari lavori in officine auto e moto e automazione , quindi sono uno del settore da parecchi anni .

la verità è che la gente deve darsi l'obbiettivo di quanti soldi vuole , definire il proprio tenore di vita desiderato e a quel punto trovare il modo per farlo ,e cosa piu importante togliere dal proprio vocabolario la parola lavoro , perchè tanto barattare il proprio tempo per soldi non porta a nessuna parte a livello economico. perché diciamoci la verità uno si laurea per soldi , che poi ci sia la passione per quel che si studia ci sta, ma il fine sono i soldi , inutile raccontarsi balle . il tutto ovviamente era una semplice opinione , ma tanto è risaputo che la laurea non serve a livello economico , anzi è un pessimo investimento a mio parere

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BananaNike

Il problema sta a monte.

Boom di universitari a fine anni 80 e per tutti gli anni 90, con la vacca Italia che già mostrava i primi segni di smagrimento

dal punto di vista delle risorse lavorative.

Errore clamoroso degli atenei che non corrono ai ripari imponendo il numero chiuso in tutti i corsi sulla base di un non ben

specificato ed altamente demagogico "diritto allo studio" sancito in Costituzione ma con ben altro significato rispetto

a quello per cui veniva utilizzato al fine di tenere in vita questi mostri accademici.

Centinaia di laureati senza arte ne parte cresciuti esclusivamente a pane e libro messi in quarantena subito dopo l'università.

Ed ora l'ultima fase, quella in cui sai che al 90% l'università non ti servirà per fare ciò che sogni ma sarà comunque un bel diversivo per allontanare il più possibile la terribile "struggle for life and death" portata dalla ricerca di un lavoro.

Non saprei cosa consigliare se mi chiedessero di dare un parere sulla scelta tra le due opzioni di cui sopra.

Una cosa è certa, prima di scegliere è meglio farlo con cognizione di causa. Provare un pò dell'uno ed un pò dell'altro.

Io l'ho fatto e vi assicuro che ogni volta in cui andavo a fare il manovale, l'operaio per traslochi, lo spazzino etc mi rendevo conto di quanto fossero lavori usuranti e necessitanti anch'essi di preparazione.; non si poteva di certo improvvisare.

Ma soprattutto ogni minuto mi dicevo "ma io qua che cazzo ci faccio?" soprattutto quando pensavo agli anni spesi per laurea

ed a tutte le mie passate ed attuali potenzialità.

I lavori manuali sono usuranti all'inverosimile, non è un luogo comune quello per cui ti devi spaccare la schiena per ottenere qualche soldo.

E fare l'avvocato,il medico, il commercialista, il pubblicitario o il giornalista,l'impiegato per quanto faticosi possano essere non potranno mai essere considerati dei lavori nel vero senso del termine. E sono quindi un obbiettivo, tra tanti, da prefissarsi se non ci si vuole consumare troppo presto.

Mario Sconcerti docet: "..è vero è fatico fare il giornalista. Ma è sempre meglio di lavorare".

Modificato da BananaNike
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vanhalen

boh io comunque rimango dell'idea che laurea o non laurea uno debba vivere senza deludere le proprie aspetattive . preferisco adattare il mio guadagno allo stile di vita che voglio fare ,e prefissarmelo e raggiungere gli obbiettivi prefissati e vivere senza dirmi che ho delle potenzialità ma sono buttate nel cesso , invece di adattare il mio stile di vita a cio che la società vuole farci credere ovvero che il massimo ottenibile è uno stile di vita del cazzo basat su uno stipendio della minchia. poi vedete voi , io la vedo cosi , tutto finisce per essere convertito in soldi , quidi è piu intelligente chiedersi quanti soldi ci servano e trovare il modo che ci è piu congeniale , ma la laurea non conduce a molto

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