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Neuroni specchio e controllo delle masse


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CONTROLLO DELLE MASSE: Suscitare la paura e la richiesta di salvezza

1] Neuroni Specchio. 2]La televisione. 3] Come i gruppi sociali rispondono ad eventi pericolosi e traumatici. 4] Come favorire il cambiamento nei gruppi. 5] Conclusioni. 6] Riferimenti.

1] Neuroni specchio

Nel 1992 è stata scoperta una classe di neuroni che scaricava gli impulsi non solo durante l’esecuzione di un compito ma anche durante l’osservazione del compito .Questa classe di neuroni è stata nominata neuroni specchio.

Sebbene i primi esperimenti avessero confermato la presenza di tali neuroni nelle scimmie macaco altri studi hanno dimostrato l’esistenza dei neuroni specchio anche negli umani [1][2][3][4]. Guardare un persona mentre compie un’azione attiva questa classe di neuroni sia che l’azione osservata appartenga al repertorio di conoscenze dell’osservatore sia che l’azione osservata non appartenga a tale repertorio. Le azioni che appartengono al repertorio dell’osservatore sono mappate nel sistema motorio dell’osservatore, le azioni che invece non appartengono a tale repertorio sono prima mappate e poi categorizzate sulla base delle pure proprietà visive [5].Un esperimento ha poi dimostrato che la sola osservazione dei movimenti prodotti per emettere dei suoni a livello comunicativo facilitava nell’osservatore l’eccitabilità dei neuroni coinvolti nella produzione della stessa azione [6].

Sperimentalmente è stato dimostrato che i neuroni specchio sono la base neurologica di quello che comunemente viene chiamata empatia.

1.1] La vista

Studi su lesioni cerebrali hanno dimostrato che effettivamente esistono delle aree cerebrali deputate al riconoscimento delle emozioni negli altri [7]. La lesione di una specifica aree cerebrale (la corteccia somatosensoriale destra) ha dato validità all’idea che il riconoscimento delle emozioni è mediato da un meccanismo di simulazione. L’osservatore si rappresenta a livello somatosensoriale l’emozione come se stesse sperimentando gli stessi stati emotivi della persona osservata.

Solo dopo questi primi studi sulle lesioni cerebrali è cominciato il filone di ricerca riguardante il riconoscimento delle emozioni per mezzo del sistema dei neuroni specchio (Sistema perché i neuroni specchio si trovano in diverse aree del cervello, essi comunicano tra di loro e perciò formano in sistema). Tramite la risonanza magnetica funzionale (fMRI) si è visto che regioni specifiche del cervello ( la corteccia parietale e premotoria,l’amigdala, l’insula) sono coinvolte sia nell’osservazione che nell’esecuzione delle espressioni del volto.

Altri studi, approfondendo l’argomento, hanno visto che gli esseri umani hanno un sistema di neuroni specchio “esteso” agli stati emotivi. Essi si attivano non solo con l’osservazione del volto e la produzione di espressioni mimiche, ma anche con l’osservazione di stati emotivi e il fare esperienza di stati emotivi. Tale sistema di neuroni specchio viene definito “esteso” poiché in questo sistema non è necessaria la presenza di proprietà sia visivo-motorie degli stimoli (le azioni), è invece necessaria però la presenza di proprietà visive dello stimolo che si ricollegano a proprietà in altri domini quali le emozioni o le sensazioni [8][9].

Capire le espressioni del volto è una componente essenziale per la comprensione delle emozioni ma non è una capacità propriamente empatica poiché non c’è la condivisione dello stato emotivo.

Il sistema “esteso” dei neuroni specchio serve proprio a condividere lo stato emotivo, a sentire quello che l’altra persona sente.

Nel capire le emozioni e nel condividerle si attivano le regioni limbiche del cervello, e l’attivazione di tali regioni possono riflettere la processazione di più emozioni. Tra l’attivazione di tutte le regioni limbiche l’amigdala ha ottenuto più riscontri dal punto di vista sperimentale [9][10][11][12][13].

Studi di neuroimmagine hanno quindi dimostrato che il riconoscimento delle espressioni del volto di una persona assieme alla capacità di sperimentare l’emozione “dentro di sé” attivano circuiti neurali che si sovrappongono [12][13][14][15].

L’apprendimento tramite osservazione è strettamente legato all’esperienza emotiva nell’osservatore.

Le informazioni emotive sono immagazzinate nella memoria e l’utilizzo di tali informazioni attiva l’ “embodiment” (letteralmente “incarnazione”. Si riferisce al modo in cui una persona sperimenta uno stato emotivo come proprio dopo averlo riconosciuto nella persona che sta osservando. Questa sperimentazione avviene a livello fisico e non psicologico).

La solo differenza che passa dal sentire un propria sensazione in prima persona ed il sentire una sensazione osservando un’altra persona sta nel grado di attivazione delle stesse aree cerebrali [16].

1.2] L’udito

Quanto detto fino ad adesso riguardo le funzioni e le conseguenze del sistema dei neuroni specchio vale anche se lo stimolo è di tipo uditivo. In campo sperimentale c’è stato uno sviluppo riguardo le teorie sulla comprensione emotiva del linguaggio [17].

Le parole che sentiamo durante un discorso fungono da referenti per le cose che intendono rappresentare, siano esse oggetti, emozioni o idee.

In uno studio è stato chiesto a due gruppi di partecipanti di tenere una penna tra i denti mentre osservavano un filmato. Un gruppo di partecipanti teneva la penna in modo che li costringeva a sorridere, l’altro gruppo teneva la penna tra le labbra di modo che fosse impossibile sorridere. Il gruppo che teneva la penna simulando un sorriso reputava il filmato più divertente rispetto l’altro gruppo. Tale esperimento dimostra che è possibile suscitare uno stato emotivo in maniera “controllata”. Una secondo parte dell’esperimento consisteva nel chiedere ai soggetti quali erano le parti del filmato meno piacevoli. I soggetti a cui era stato impedito di sorridere rispondevano più velocemente. Questo dimostra che l’introiezione dello stato emotivo ha un effetto non solo sul modo di rappresentarsi gli eventi, ma anche sulla velocità di individuare i segnali congruenti con lo stato emotivo [18].

L’espressione del volto corrisponde ad una specifica classe di azioni con un fine. Questo è vero alla luce di quanto detto prima, per questo motivo le espressioni del volto possono essere viste come uno strumento per influenzare le altre persone [19][20].

L’utilizzo del linguaggio può essere inteso allo stesso modo.

Diversi studi fMRI hanno dimostrato che durante il processamento di stimoli uditivi si attivano regioni del sistema motorio congruenti con il materiale semantico proposto. Per esempio durante la lettura di parole come “gamba”, “faccia”, “braccio” si attivano diverse parti delle aree premotorie e motorie [21]. Ascoltare frasi dove venivano descritte azioni che coinvolgevano l’utilizzo delle mani o dei piedi attivavano differenti settori della corteccia premotoria [22].

Questi dati quindi dimostrano che il sistema dei neuroni specchio è coinvolto non solo nel processamento di stimoli visivi, ma anche nel processamento di stimoli uditivi che rappresentano delle azioni. Siamo in grado di rappresentarci ed immedesimarci nelle azioni che ci vengono raccontate.

Risultati importanti per capire a che livello possiamo essere influenzati dalle parole derivano da una serie di studi che si sono focalizzati sull’aumento della memoria per le parole emotive.

E’ stato dimostrato che da sole le parole emotive vengono ricordate prima (ciò è vero anche per la prosodia), e vengono ricordate ancora prima se tra due o più parole con significato emotivo si instaura una relazione semantica [23].Le emozioni aiutano a collegare tra loro più situazioni e ciò aumenta la capacità mnemonica [24]. Quando le storie narrative coinvolgono aspetti emotivi tali storie vengono ricordate più facilmente [25] . Tra due stimoli uditivi con valenza positiva e valenza negativa il sistema dei neuroni specchio risponde prima per gli stimoli con valenza positiva [26]. Tale risultato è particolarmente interessante perché potrebbe far pensare che l’essere umano è biologicamente portato a vivere in uno stato di affettività positiva sia verso sé stesso che verso gli altri.

L’essere umano è biologicamente dotato a livello del sistema nervoso centrale di strutture e circuiti neuronali che gli permettono di sperimentare e vivere le emozioni e le sensazioni che vede in un’altra persona e che la persona comunica attraverso il linguaggio.

Il contenuto di una frase o di un discorso può attivarci emozionalmente se all’’interno del discorso vengono utilizzate parole con valenza emotiva. Se tali parole emotive sono poi legate semanticamente l’effetto sarà ancora più veloce.

Quello che permette al nostro sistema nervoso centrale (cioè a Noi) di riuscire a distinguere le nostre sensazioni da quelle delle persona che osserviamo o ascoltiamo dipende dal grado di attivazione dei circuiti neurali che automaticamente scaricano in queste circostanze. Questo sistema ci permette di mantenere il nostro senso di Sé e contemporaneamente ci permette di essere empatici.

Essere empatici significa entrare nello stato emotivo dell’altra persona per poi uscirne ( se così non fosse ci sarebbe una perdita di confini tra il Sé e l’Altro). Si può essere empatici sia di fronte ad una persona che esprime felicità, come di fronte ad una persona che esprime paura e ansia. L’empatia è una sola e non discrimina le emozioni.

2] La televisione

Dopo aver spiegato attraverso quali canali le informazioni provenienti dall’esterno ci rendono empatici è facile pensare a come i mass-media siano in grado di sfruttare questa nostra dote a proprio piacimento

Riporto per intero un articolo della Repubblica del 28 ottobre 2007 [27].

“Guardare la televisione provoca ansia: lo sostiene uno studio promosso da Meta Comunicazione e realizzato in collaborazione con un pool di 60 psicologi e psicoterapeuti. Sotto accusa toni concitati, annunciatori che sembrano lanciare allarmi bomba, termini super allarmistici. Lo studio ha analizzato, per un periodo di 4 settimane, i contenuti, i toni e il lessico utilizzato in diverse tipologie di trasmissioni.

Il primo degli elementi sotto accusa è costituito dai temi trattati, che rappresentano la causa più evidente dell'ansia e dello stress che sempre di più si associano al piccolo schermo, come sottolinea il 63% degli intervistati. Scandali, efferati delitti, accuse e litigi che minano ogni fiducia nei confronti della politica e dell'economia del paese: sono solo alcune delle tematiche che quotidianamente vengono evidenziate in Tv.

Ma per l'84% degli esperti non sono solo gli argomenti di cui si parla a generare questo clima: a contribuire a far sentire il telespettatore letteralmente accerchiato è il modo in cui si parla di qualsiasi argomento, da quello più scottante a quello più tranquillo e leggero. Sotto accusa, infatti l'allarmismo (58%), ormai utilizzati in ogni tipo di trasmissione, dalle news ai contenitori di costume.

A questo si aggiungono poi i toni dei diversi servizi: a qualsiasi ora del giorno, infatti, anche quelli più normali vengono annunciati come se si stesse dando la notizia di una meteora che sta per colpire la terra. Insomma per il 51% i toni isterici che ormai dominano nel piccolo schermo rappresentano una delle maggiori cause dell'ansia che sempre più spesso prende chi resta troppo tempo davanti alla Tv.

Di conseguenza, il piccolo schermo sta perdendo la funzione di intrattenere, come dice il 34%, ma anche, sotto certi aspetti quella di informare (27%): il continuare ad utilizzare certi toni rischia di far mettere sullo stesso piano notizie e temi di importanza diversa, causando alla lunga una sorta di atarassia dell'informazione, dove il modo in cui viene data una notizia diventa più pregnante della notizia stessa.

Di fatto per il 63% degli intervistati la Tv sta sempre più diventando una fonte di stress (anche dal punto di vista acustico), genera ansia (55%) e aggressività (49%), ma fa venire anche l'idea di essere continuamente fregati(43%), tanto che si sta sviluppando una sorta di sindrome da accerchiamento, che rischia di avere conseguenze anche sulla vita quotidiana (43%).

Sicuramente in una sorta di classifica del grado di ansia catodica i Talk show sono al primo posto, come sottolinea il 58% degli esperti e conferma l'analisi dei programmi andati in onda nelle ultime 4 settimane. In media, infatti, ogni 6 minuti di messa in onda vengono utilizzati toni e termini che alzano il livello di ansia e aggressività, oltre al fatto che gli stessi temi trattati bombardano lo spettatore con tutto ciò che di più stressante avviene quotidianamente, che si tratti di politica, di scandali o di fatti di cronaca nera.

Subito dietro ai Talk show ci sono naturalmente i telegiornali (52%): sicuramente gli argomenti ansiogeni sono più concentrati, ma i toni e il lessico utilizzato sono più controllati e meno allarmistici (in media si raggiungono alti livelli di stress ogni 12 minuti).

Lo stesso vale per le trasmissioni sportive, dove l'ansia catodica sembra la costante per cercare di fidelizzare gli spettatori (45%, con i picchi di ansia catodica che hanno una frequenza media di uno ogni 15 minuti).

Seguono le trasmissioni di servizio, dove si vogliono tutelare i consumatori o dirimere controversie (41%, con i picchi di ansia catodica che hanno una frequenza media di uno ogni 20 minuti).

Ma ad essere messe sotto accusa sono anche le trasmissioni di costume e di puro intrattenimento come i contenitori pomeridiani (38%, dove i toni e gli atteggiamenti di conduttori e partecipanti fanno impennare il livello d'ansia in media ogni 21 minuti).

Seguono i reality (36%), che seguono lo stesso principio delle trasmissioni sportive e dove i toni e gli atteggiamenti di conduttori e partecipanti fanno impennare il livello d'ansia in media ogni 24 minuti.”

Già dalla fine degli anni ‘60 diversi autori hanno formulato l’ipotesi (poi confermata) che l’esposizione ad alte dosi di violenza (siano queste dirette o indirette come nei giornali, nei film, nelle programmazioni televisive e in altri media) possono portare ad uno “spegnimento psicologico” rispetto le normali risposte emotive ad eventi violenti [28][29][30][31][32][33].

“Attraverso il processo imitativo e di modellamento i comportamenti delle persone possono essere influenzate anche dalla violenza indiretta. Se si combina l’effetto della desensibilizzazione, che può avere effetti sulla presa di coscienza e sulla preoccupazione, con l’effetto del modellamento, che fornisce le formule cognitive per commettere violenza, non dovrebbe essere troppo sorprendente vedere non solo un aumento degli atti aggressivi nella nostra società ma anche un aumento dell’indifferenza verso tali atti”[28].

L’effetto di desensibilizzazione è stato provato attraverso la risposta galvanica della pelle e la risposta pupillare da Zuckerman nel 1971 [34].

Le desensibilizzazione avviene in senso generale e non solo per alcuni spezzoni di film o articoli.

Se le scoperte fatte nel 1970 sembrano lontano abbiamo un articolo recente, del 2009, che conferma che la paura per il virus dell’influenza aviaria non era dovuta alla effettiva pericolosità del ceppo virale, ma piuttosto allo stile comunicativo messo in atto dai mezzi di comunicazione di massa. L’esposizione alla televisione risulta essere associata alle preoccupazioni riguardo il virus [35]

“E’ stato suggerito che l’inaccurato o sensazionale passaggio di informazioni dei media è la cause originaria della divisione tra rischio attuale e la percezione del rischio[…] l’esposizione ai media può contribuire ad una sensazione di paura piuttosto che alla presenza di un attuale rischio” [35]

La televisione bombardandoci di : 1) messaggi; 2)utilizzando le immagini piuttosto che il ragionamento critico; 3)utilizzando toni sensazionalistici; 4) ripetendo più e più volte sia i toni che i messaggi crea nell’ascoltatore uno stato d’ansia che deriva dalla paura.

Freud sottolineava che l’ansia è l’aspettativa di un trauma.

Freud sottolineava che: 1)quando siamo sottoposti ad uno stimolo avverso si crea uno stato di elevata tensione (o “attenzione”) e una meno specifica prontezza per l’incombente stimolo traumatico; 2)dato che questo tipo stato di tensione non è ottimale per l’organismo, l’organismo si allontana dalla situazione pericolosa.

Questo aspetto preparatorio dell’ansia che permette all’organismo di attivare la risposta di fuga viene talvolta oscurato perché l’evento traumatico può sorgere e passare così velocemente prima che ci sia la reazione ansiosa. Paradossalmente la reazione ansiosa può presentarsi dopo che l’evento traumatico è passato.

Questa teoria di Freud trova validità nella presenza di singoli casi di bambini che hanno sviluppato un Disturbo Post-Traumatico da Stress dopo aver assistito a dei programmi televisivi.

Tanto più traumatico a livello soggettivo sarà l’evento che si vuole evitare tanto maggiore sarà l’ansia di cui faremo esperienza.

I messaggi televisivi hanno un’ alte percentuale di contenuti e toni allarmistici. Noi possediamo a livello biologico le strutture funzionali non solo per recepire questo tipo di stimoli, ma anche per “viverli” tramite il meccanismo dell’empatia e tramite il meccanismo dell’evocazione di ricordi emotivi.

Sebbene tale esperienza avvenga in modo automatico (e quindi ad un livello subconscio o addirittura inconscio) questo non significa che non abbia dei riscontri nella realtà.

Tutti i meccanismi che guidano l’empatia (cioè il riconoscimento di parole emotive e toni emotivi ) attivano aree cerebrali che si sovrappongo. Un esempio è l’amigdala la quale in caso di un evento o un’emozione con carattere negativo rilascia l’ormone di rilascio della corticotropina che attiva il sistema nervoso simpatico il quale poi media i meccanismi di attacco e di fuga.

I programmi televisivi, lo stile di conduzione di una trasmissione, la scelta delle immagini, i toni dei presentatori, hanno degli effetti reali su di noi anche se non ne siamo consapevoli. Questo avviene perché si attivano delle risposte automatiche. Ma il fatto che non siamo consapevoli di tali effetti non significa che non avvenga un condizionamento.

3] Come i gruppi sociali rispondono ad eventi pericolosi e traumatici.

I gruppi sociali , come gli individui singoli, interagiscono con l’obiettivo di trovare dei modi per dare un senso alle loro esperienze e per sviluppare dei meccanismi di difesa contro l’incertezza e l’ansia [36][37][38][39].

Secondo Lewin [40][41] l’esistenza e la sopravvivenza di ogni gruppo umano dipende dai continui scambi che avvengono tra il gruppo e l’ambiente, indipendentemente dall’oggetto dello scambio (esso può essere rappresentato dai beni materiali, ma anche dalle persone, dalle idee, dai ragionamento, dalle fantasie).

Dal momento che questi scambi non sono mai stabili e statici, e dal momento che il comportamento e l’identità del sistema sono soggette a continue regolazioni e ridefinizioni, il confine (il limite) di un sistema è meglio concettualizzato sotto forma di una “regione” invece che di una “linea”. La regione rappresenta il luogo in cui i ruoli e le attività sono coinvolte nei processi di mediazione tra l’interno della regione e l’esterno della regione.La leadership che viene esercitata all’interno della regione protegge il sotto-sistema interno dalla distruzione che le continue fluttuazioni derivanti dalle richieste esterne possono portare. La leadership al contempo promuove i cambiamenti interni che permetto al sistema di adattarsi ed essere proattivo nelle relazioni con l’ambiente.

Questa concettualizzazione dei gruppi sociali sotto forma di gruppo aperti è stata sviluppata poi da Rice [42] proponendo l’idea che ogni sistema umano ha un obiettivo primario da raggiungere.

Tale obiettivo è la propria sopravvivenza.

Esistono poi obiettivi di sistema attraverso i quali si definiscono quali siano le attività che possono essere portate a termine per l’organizzazione della regione di appartenenza. Alla fine, le singole persone (che sono considerate le risorse umane del sistema) sono spinte a scegliere dei ruoli attraverso i quali contribuire per il raggiungimento degli obiettivi di sistema diretti verso l’obiettivo primario ( la sopravvivenza).

Rice [43] afferma che i gruppi mettono in atto delle difese per fronteggiare l’ansia che deriva dalla transazioni interne del gruppo.

Turquet [44] spiega i meccanismi attraverso i quali un individuo entra a far parte di un gruppo.

Turquet definisce “Singleton” l’individuo che in un gruppo ampio non ha ancora un ruolo definito, cioè è privo di status.

Il “singleton [… ]non fa ancora parte del gruppo ma cerca di definire se stesso e di relazionarsi con altri singleton che sono in una stato simile al suo”.

Quando un Singleton stabilisce delle relazioni con altri Singleton viene definito “Membro Individuale” (IM, Individual Member). L’IM, per fronteggiare la spinta contro la possibilità dell’annichilimento derivante dall’appatenenza ad un gruppo, sperimenta dei tentativi costanti di conversione da “Membro Individuale” a “Membership Individual” (MI), esso diventa cioè una creatura del gruppo, e in quanto tale è al sicuro dalla minaccia di annichilimento data dal gruppo.

I conflitti intrapsichici e l’ansia dei singoli sono riversati nel gruppo. La difesa sociale dell’intero gruppo rispecchia, nel mondo esterno, le difese psichiche interne dei singoli membri nel fronteggiare l’ansia. Il sistema di difesa sociale viene a costituirsi sotto forma di accordo inconscio tra i membri del gruppo con l’obiettivo di diminuire i compiti che suscitano in qualche misura ansia [45].

“si può pensare ad una parte della cultura di un gruppo come ad un “meccanismo di difesa dall’ansia”. [46]

L’ideologia può essere vista come un meccanismo di difesa sociale che fornisce un metodo per fronteggiare situazioni che provocano ansia [47].

Il gruppo possiede un’energia mentale che è il corrispettivo dell’ES nel singolo. Tale energia viene definita da Bion con il termine “mentalità”.

Nel mantenere tale mentalità i gruppi utilizzano delle difese chiamate Assunti di Base.

Gli Assunti di Base sono delle modalità di comportamento e in totale sono tre[48][49].

-
Assunto di base di Dipendenza

I membri del gruppo ritengono che all’interno del gruppo esiste una persona da cui dipende l’esistenza del gruppo stesso. Tale membro viene individuato come leader del gruppo, ed il gruppo si mobiliterà affinché il leader sia sempre efficiente di modo da placare l’ansia del gruppo stesso.

Tale Assunto di Base viene identificato nel ruolo delle religioni[50].

-
Assunto di Base Attacco e Fuga

Il gruppo crede inconsciamente di essere impegnato in situazioni dove sono necessarie azioni come l’attacco o la fuga. Il leader di questo tipo di gruppo solitamente ha dei tratti paranoidi di personalità.

Tale Assunto di Base viene identificato nell’economia di tipo industriale e nell’Esercito[50].

-
Assunto di Base dell’Accoppiamento

Questo gruppo crede che arriverà un giorno in cui due persone o due idee si uniranno e adempiranno alla loro funzione salvifica.

Tale Assunto di Base viene identificato nell’aristocrazia e nel sistema politico [50].

I gruppi sociali, grandi e piccoli che siano, hanno delle modalità di comportamento che in parte rispecchiano le modalità di comportamento dell’individuo singolo, la prima tra tutte è l’evitamento della morte e dell’ansia della morte ( angoscia di morte direbbe Freud riferendosi al singolo).

La morte nel gruppo viene intesa come l’annullamento del gruppo e il primo obiettivo di ogni gruppo (inconscio o conscio ) è la sopravvivenza.

Il secondo compito è trovare dei metodi per difendersi dalla paura dell’annullamento. tale paura genera ansia e questo stato d’ansia mobilità le difese del gruppo identificate da Bion negli Assunti di Base. Il gruppo individua uno o più leader e delega ai leader le scelte. Questo avviene perché nel momento in cui i singoli membri del gruppo devono attivarsi per partecipare ad un piano di intervento rivolto verso un obiettivo (primario o secondario) l’ansia che devono sostenere è troppa. Essa viene quindi divisa a diversi livelli all’interno del gruppo per mezzo della figura del leader (o dei leaders)

4] Come favorire il cambiamento nei gruppi

Lewin ha teorizzato un modello per il cambiamento all’interno dei gruppi in tre stadi (Unfreezing-change-refreezing), tale modello è stato poi ampliato da Schein [51][52].

Passo 1 Unfreezing

L’essere umano stabilisce i propri comportamenti in base ad apprendimenti passati avvenuti tramite l’osservazione e tramite influenze culturali. Sono necessarie nuove forze che vadano ad destabilizzare e rompere l’equilibrio che permette il perpetrarsi del comportamento. Per fare questo sono necessari tre sotto-processi:

  • Disconfermare le condizioni attuali nel caso tali condizioni portino insoddisfazione e non siano funzionali al raggiungimento dell’obiettivo.
  • Dopo che le credenze precedenti sono reputate invalide esse creeranno “l’ansia da sopravvivenza”. La disconferma però non è sufficiente a promuovere un cambiamento se è pre-esistente “l’ansia da apprendimento”.
  • L’ansia da apprendimento è legata alla resistenza di dover disimparare ciò che prima veniva ritenuto valido. Come risposta all’ansia da apprendimento il gruppo mostrerà tra comportamenti: diniego; capro espiatorio & passare la responsabilità; mobilitazione e contrattualità.

Per superare questo primo passo è necessario che l’ansia da sopravvivenza sia maggiore dell’ansia da apprendimento.

Passo 2 Unfrozen and moving to a new state

In questo passo si identifica quali bisogni debbano essere modificati. Nel processo di manipolazione dell’informazioni sono possibili tre scenari: 1) Le parole assumono un nuovo significato, o un significato allargato; 2) i concetti sono interpretati in un contesto più ampio; 3) si presenta un cambiamento nella scala di valutazione delle nuove informazioni.

E’ necessario riuscire a determinare chiaramente il nuovo stato di modo da poter chiaramente identificare i cambiamenti avvenuti da uno stato all’altro. Attività che aiuta in questo stadio è l’imitazione di modelli comportamentali nuovi.

Passo 3 Refreezing

Questo è l’ultimo passo. I nuovi comportamenti diventano abituali, si sono sviluppati nuovi concetti e nuovi parametri per valutare se stessi e la propria identità, e si sono stabilite nuove relazioni interpersonali e nuovi modi di intendere le relazioni interpersonali.

5] Conclusioni

L’essere umano è dotato di un meccanismo per riconoscere gli stati emotivi nelle altre parsone, tale meccanismo viene definito empatia. Esso ci permette di condividere le gioie ed i dolori delle altre persone.

La comunicazione di massa utilizza dei messaggi carichi d’ansia, drammatizzando quasi totalmente qualsiasi tipo di avvenimento. La maggior parte delle notizie riguardano fatti di cronaca nera e le immagini di violenza occupano la maggior parte dello spazio informativo. Considerando il singolo messo di fronte all’informazione di massa notiamo che il meccanismo biologico di cui dispone per sintonizzarsi affettivamente con le altre persone viene sollecitato quasi esclusivamente da stati di paura, dolore, ansia ,perdita e tensione. Tale meccanismo è lo stesso meccanismo che ci ha reso degli animali sociali, che ci ha spinto a formare dei gruppi e a vivere nei gruppi.

I gruppi seguono delle dinamiche ed il loro scopo primario combacia con lo scopo del singolo individuo che fa parte del gruppo: la sopravvivenza.

Il gruppo può trovare diverse strategie per difendersi dall’ansia di annullamento ma nel momento in cui esso viene sottoposto a delle informazioni che guidano le decisioni quasi esclusivamente in un determinato versante (cioè quello dell’evitamento) si rafforzerà la delega delle decisioni per il conseguimento degli obiettivi.

Infatti già il dover impegnarsi in determinati obiettivi fa nascere nella persona uno stato d’ansia, nel momento in cui tale stato d’ansia viene proposto come l’unico stato possibile dell’esistenza (e questo è quello che fanno i mass media) il gruppo verrà spinto verso il cambiamento delegando al leader del gruppo le scelte.

Il modello di Lewin\Schein è il modello di riferimento per spingere i gruppi al cambiamento, ed è facile vedere come questo modello venga utilizzato non solo dai sistemi politici per facilitare il cambiamento in una determinata direzione.

L’individuo, come il gruppo, viene immerso in uno stato di terrore perpetuo. Tale stato di terrore viene vissuto come “proprio” anche se non si è direttamente coinvolti nei fatti che generano tale stato di terrore. Vi è un condivisione empatica della paura, anche chi non è spaventato, nel momento in cui verrà sottoposto ad informazioni ansiogene, si sentirà spaventato presentando delle differenze individuali di base per la razionalizzazione dell’ansia. L’ansia comunque sarà presente e spingerà per la destabilizzazione di precedenti equilibri. Accadono cioè degli eventi che disconfermano una visione del mondo precedente.

Tali eventi fanno leva sull’ansia di base che ogni gruppo vive inconsciamente.

Si attiva un processo di cambiamento , esso può essere richiesto dal gruppo stesso al leader, oppure può essere il leader che lo propone. In questo secondo caso la proposta del leader sarà più funzionale perché libererà il gruppo dall’ansia della decisione.

Individuare tale metodo nella manipolazione degli eventi, capire in quale modo reagiamo alla informazioni che ci vengono proposte dai mass media e capire quali processi mettiamo automaticamente in atto come conseguenza ci aiuta sviluppare un maggiore senso critico e a razionalizzare l’ansia stabilendo dei metodi di difesa più funzionali senza dover necessariamente rinunciare alla nostra libertà.

6] Riferimenti

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http://psicologiamarcia.blogspot.it/2011/07/controllo-delle-masse-suscitare-la.html

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